Cambiare tutto per non cambiare nulla

Un appello ai comunisti
contro le grandi manovre del ceto politico di sinistra

Si potrebbe dire 'ci risiamo'. Il quadro politico è in grande fibrillazione con spostamenti a destra e a sinistra. A destra assistiamo all'operazione indegna del Partito Democratico che cancella dalla politica italiana quello che rimaneva della storia iniziata a Livorno nel 1921. Non che abbiamo nostalgia del partito di Fassino e di D'Alema, ma la nascita del nuovo partito centrista dalle ceneri di quello che fu un partito comunista supera ogni immaginazione e testimonia la profonda degenerazione degli eredi di Gramsci e di Togliatti. Si dirà, eredi indegni, ma sempre eredi sono.

Le grandi manovre si stanno svolgendo anche a sinistra del nuovo partito di Rutelli e Fassino. Come per le leggi della fisica, quando si produce un vuoto nella geografia politica arrivano puntuali coloro che sono destinati a riempirlo. Il ragionamento che fanno costoro, come in un'operazione di marketing, è il seguente: siccome il partito dei DS scompare, organizziamo un bel partito socialdemocratico che faccia piazza pulita di ogni velleità di rifondazione comunista, che metta insieme spezzoni diessini, rifondaroli pentiti, comunisti italianissimi, con tutte le appendici e articolazioni interne ormai dominate dalla realpolitik bertinottiana, e conquisti una buona fetta di elettorato di sinistra per ricominciare il mercato delle vacche.

In questa operazione non c'è però nulla di sinistra. Si tratta di spartirsi un'eredità per sopravvivere fino alle nuove grandi manovre. Come in una rappresentazione già vista, il quadro degli attori si completa con la proposta di nascita di una nuova formazione trotsko-movimentista che ci viene da Cannavò e Turigliatutto, i protagonisti della telenovela sull'Afganistan ancora in corso. Non dimentichiamoci che nel frattempo i trotskisti hanno fondato almeno un paio di partiti 'comunisti'.

Che cosa cambierà dopo tutto questo scomporsi e ricomporsi? A conclusione di questo processo, saremo più deboli e più a destra. Non solo perchè i partiti della borghesia, di destra e di centro saranno in grande maggioranza, ma anche perchè a sinistra dopo tanti partiti comunisti e alternativi, dovremo fare i conti con una nuova socialdemocrazia che assorbirà fette ampie di 'movimento' disponibili al sottogovernismo.

Che cosa possono fare gli orfani del comunismo in questo contesto? Innanzitutto smettere di lamentarsi per come vanno le cose e dimostrare di avere una vera posizione politica che contrasti con lo stato di cose presente e di non essere una specie in estinzione.

Ora più che mai dobbiamo essere 'settari', assumendoci la responsabilità di una battaglia politica dura contro la nuova socialdemocrazia e contro il movimentismo subalterno. In questo includiamo coloro che normalmente si agitano con iniziative rituali, che fanno da controcanto alle vere operazioni politiche. Costoro non sono l'alternativa, ma la prosecuzione di quel movimento politico iniziato nel sessantotto che esprime le velleità, gli opportunismi e il trasformismo di un ceto sociale che cerca di emergere dentro le contraddizioni vere per ritagliarsi un posto al sole.

Iniziando il percorso della costruzione dell'Associazione dei comunisti, un tentativo di non farci travolgere dagli avvenimenti e di riprendere un discorso di autonomia, stiamo tentando di dare una risposta alle esigenze che emergono. Non siamo trionfalisti e fautori di partiti francobollo. Vogliamo esprimere, invece, il nostro 'settarismo' per avviare una ricerca e un dibattito che ci porti fuori dal guado.

Erregi
25 marzo 2007


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