9 giugno, inizia la chiarificazione?

Possiamo sicuramente dire che il 9 giugno è stata un'utile verifica su come stanno le cose a sinistra e sulle conclusioni che se ne possono trarre. Il punto più analizzato dai mass media è stato il flop di piazza del Popolo, un flop clamoroso e senza appello. Dopo i molti fischi a Bertinotti, finalmente si è chiarito che la 'sinistra radicale' è solo una banda di ladri di voti che cercano, agitando la bandiera rossa, il socialismo e la condizione ambientale di imbrogliare milioni di persone a cui la bandiera rossa, il socialismo (non quello europeo) e la lotta contro la distruzione dell'ambiente stanno effettivamente a cuore, ma che questo imbroglio non si sta prolungando oltre.

Peraltro, sentore di questa situazione si era già avuto con le ultime elezioni amministrative, con l'astensionismo di sinistra e il forte calo del PRC. I ladri di voti pensavano però di recuperare con lo slogan, 'nè con Bush nè contro Prodi', ma hanno fatto i conti, a piazza del Popolo, con gli umori del popolo di sinistra. Da questo punto di vista, quindi, il 9 giugno è stata una buona giornata.

Ma non è tutto perchè anche laddove la gente ha partecipato alla manifestazione contro Bush e 'l'interventismo di Prodi' (?) c'è stata una ulteriore chiarificazione. I partecipanti al corteo hanno potuto constatare, anche senza arrivare ai dati statistici del buon Roberto Massari, del tutto verosimili peraltro, che la partecipazione di massa ha messo in netta minoranza gli 'organizzatori' della giornata di protesta, i quali si arrogano il diritto e pensano, come le mosche cocchiere, di dirigere il carro.

Stavolta il carro era rappresentato non da quegli attori di provincia che cercano, con l'aiuto dei giornalisti amici, di dare il tono politico agli avvenimenti, ma da giovani e giovanissimi che se ne strafregano di questo 'storico' ceto politico e vogliono manifestare la loro avversione a Bush e al suo alleato italiano, il governo Prodi-D'Alema-Bertinotti, senza passare per i tormentoni di leader e leaderini che rappresentano la farsa del dibattito politico e, soprattutto, la pratica delle convenienze. Ripetiamo che le ambiguità hanno un prezzo sul mercato della politica.

Andiamo quindi alle conclusioni che si possono trarre dai due dati che abbiamo evidenziato. Per quanto riguarda la sinistra governista che si sta preparando col nuovo 'cantiere' per arrivare al partito delle due cifre (già ipotizzano il 15% dei voti), occorre insistere nel discreditare questa ipotesi individuandola come una copertura dell'ordine di cose esistenti, come il governo di centro sinistra ha dimostrato. Per ricominciare abbiamo bisogno di una nuova piazza del Popolo elettorale. Nessuno si illuda che il 15% sarà usato a sinistra, bensì nei fatti a sostegno del PD e dell'alleanza centrista dell'Unione. Quindi non facciamoci scrupoli. Ora la parola d'ordine deve essere astensionismo, astensionismo e ancora una volta astensionismo, battendo in breccia anche lo sciacallaggio di chi vuole appropriarsi di nicchie di voto approfittando della crisi della sinistra governista.

Per raggiungere questo scopo, però, non basta l'invettiva, bisogna operare politicamente per recuperare forze e ricomporle strategicamente. Il che esclude sia la dinamica dei pontieri, quelli che strabicamente parlano a sinistra e guardano a destra, sia la logica gruppettara che moltiplica i finti partiti e le aggregazioni di 'movimento'.

Per superare lo stallo occorre porsi seriamente, superando le inadeguadezze di molte esperienze precedenti, il compito di analizzare le forze reali in movimento e gli obiettivi a cui collegarle. Da rottamare non c'è solo l'ipotesi della sinistra europea, ma anche l'ideologia 'movimentista' che riproduce rituali e livelli di ambiguità che gli stessi manifestanti del 9 giugno hanno dimostrato estranei.

Non ci sono idee precostituite sul che fare, ma un dibattito da iniziare con interlocutori che abbiano intenzione di fare sul serio.

Erregi

11 giugno 2007


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