La natura del nuovo fascismo

Se non ci fosse stato 'l'incidente' dell'aggressione squadrista ai tre romeni, l'operazione sicurezza avrebbe colpito nel segno con un governo unanime nell'adottare misure draconiane contro la criminalità organizzata o casuale. Di fronte agli effetti devastanti della campagna razzista antirumena si è cercato di rettificare, ma la sostanza non cambia.

Ormai c'è un progredire di azioni vergognose da parte delle istituzioni, siano esse gestite dalla destra o dalla 'sinistra', che va correttamente inquadrato. Anche se a sinistra, di fronte alla vergognosa campagna razzista condotta da televisioni e dai giornali, aiutati in questo dalle veline veltroniane, i settori più sensibili hanno registrato conati di vomito, non è emerso un dibattito vero su quello che sta accadendo.

Le critiche riguardano quasi sempre gli eccessi: quelli bolognesi di Cofferati, quelli del sindaco di Firenze rispetto ai lavavetri, i muri di Padova di Zandonato. Ma la domanda da porsi è questa: quale contesto sta a monte di tali episodi? In che clima si calano?

Per capire il senso delle cose è bene richiamare l'America del Patriot Act, un complesso di misure liberticide prese dall'amministrazione Bush dopo l'11 settembre che si considera in guerra e quindi decide di agire secondo le leggi di guerra.

Esiste una tendenza generalizzata ad imitare Bush nell'occidente civilizzato? Certamente sì, ma sembra che non ce ne siamo accorti. Probabilmente di fronte a Guantanamo o alle torture del carcere di Abu Ghraib, gli episodi di casa nostra sembrano irrilevanti e soprattutto non ci appaiono connessi agli eventi principali e per questo corriamo il rischio di non capire il senso vero della grande operazione sul 'terrorismo' e sulla difesa dei 'diritti umani' che è partita con il nuovo ciclo di guerre imperialiste.

I nuovi 'signori della guerra' si sono attrezzati e non solo con l'uranio impoverito, le bombe intelligenti e la guerra tecnologica, ma anche con unao una strategia sul fronte interno che colpisce duramente gli avversari.

Questo avviene sul piano della repressione dello scontro politico e della repressione sociale.

Sul terreno dello scontro politico i segnali di una organizzazione repressiva pronta ad affrontare l'emergenza in caso di innalzamento del livello del conflitto sono evidenti. Non c'è solo il G8 di Genova, teatro di un attacco militare teso a terrorizzare i 'sovversivi', ma anche molti fatti successivi, come a Milano con l'arresto e la condanna a oltre quattro anni per numerosi compagni in relazione alla manifestazione antifascista o come la condanna a più di tre anni del deputato Caruso. Tutti segnali pesanti che dimostrano che lo Stato è presente e non è disponibile a farsi scappare di mano la situazione. Soprattutto ad opera delle 'quinte colonne' straniere a partire dagli islamici che vengono continuamente inquisiti.

L'emergenza 'terrorismo' però non è l'unica a cui lo Stato si dedica. Per esso esiste anche una 'pericolosità' sociale che è contestuale alle condizioni materiali in cui vivono italiani e immigrati. La distruzione delle baracche dove famiglie intere vivono in condizioni inumane è il simbolo della decadenza sociale che attraversa il mondo 'civilizzato', cioè quello capitalistico, e le classi dominanti intravedono, giustamente, il rischio che corrono.

Di qui la strategia repressiva che accompagna le vicende internazionali e interne dei paesi che fanno parte dell'area imperialista. Una linea organica, che rende la democrazia una pura finzione sotto la quale emerge il volto vero del nuovo fascismo. Non quello dei manganelli e dell'olio di ricino, bensì quello dell'uso della violenza legale, un uso di destra o di 'sinistra' a seconda del colore dei governi che gestiscono il sistema.

Erregi

4 novembre 2007


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