La moltiplicazione dei pani e dei pesci, ovvero la 'Cosa rossa'

Alla fine di uno sconvolgimento politico di grandi dimensioni che ha visto la nascita del Partito Democratico, l'implosione della Casa delle Libertà e l'emarginazione dei 'radicali' della sinistra nel governo Prodi, si stanno facendo i conti sui risultati di ogni schieramento, per capire in definitiva chi ha vinto e chi ha perso.

La sinistra governista è uscita malissimo da questi sconvolgimenti. Dopo aver dovuto accettare, facendole passare come faccenduole, il raddoppio della base americana di Vicenza, l'aumento delle spese militari, la guerra in Afganistan, la costruzione a Cameri dei cacciabombardieri F35, la nuova controriforma delle pensioni, il blocco dei provvedimenti sui diritti civili, infine è arrivato lo schiaffo del voto di fiducia al Senato sul 'welfare'. Ormai arrampicarsi sugli specchi non serviva più, bisognava correre ai ripari e cambiare strategia. Dopo un adeguato cannoneggiamento mediatico su Liberazione che passava dal governismo della vigilia all’apertura di un dibattito a tutto campo sul 'che fare?', si è arrivati alla conclusione, non definitiva, che è bene prepararsi a una prospettiva di opposizione in attesa di rilanci governisti.

Andare però all’opposizione ora, significherebbe rischiare la scomparsa, e allora ecco che viene messa in campo la 'Cosa rossa': una unificazione dei ‘radicali’ che avrebbe, secondo le previsioni, la capacità di moltiplicare i pani e i pesci, cioè i voti. Quello che si è perso in termini politici dovrebbe essere recuperato con i consensi elettorali facendo credere ai soliti elettori di sinistra che così la contrattazione sarà forte.

Giulietto Chiesa [qui le sue considerazioni] avanza i suoi dubbi sulla moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma è ancora troppo speranzoso sulla possibilità che dalla 'Cosa rossa' possa nascere qualcosa di buono.

Noi non dobbiamo nutrire dubbi in proposito, la Cosa rossa non potrà essere qualcosa di diverso da un formazione socialdemocratica di sinistra a cui si aggrapperanno poi tutti i forchettoni e i forchettini rossi, come è stato per Rifondazione negli anni scorsi.

Ai compagni e alle compagne spetta il compito di elaborare una proposta politica che sia alternativa a questa deriva neosocialdemocratica, ma anche abbastanza realistica da misurarsi con le forze in campo. Per far questo dobbiamo però uscire dal patetico 'bernocchismo' di quelli del sabato sera e capire che l’alternativa passa attraverso una lotta politica dura verso i soggetti della Cosa rossa e la costruzione di strumenti seri, quindi non da dopolavoro movimentista, per raccogliere e orientare politicamente le esigenze di lotta che vengono captate e deviate dalla neosocialdemocrazia e poi usate per scopi elettorali da una spregiudicata casta di professionisti della politica che si definiscono di sinistra.

Erregi

4 dicembre 2007


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