I lamenti del giovane Piero

Parlando di Piero, mi riferisco a Piero Bernocchi e definendolo giovane penso non all'anagrafe, ma al suo ruolo ‘giovanile’ di esponente del social Forum.

Un po’ di tempo fa, al culmine del suo protagonismo di giovane ne’…né cioè di quello che stava a gambe divaricate tra la sinistra istituzionale e il ‘movimento’, qualcuno gli ha rimproverato, tra i rappresentanti storici del ’68, che egli stava interpretando la parte di quello che non voleva ‘invecchiare’, cioè di non misurarsi con le dinamiche politiche adulte e di limitarsi a vivere in eterno la dimensione scoutistica dei COBAS.

Ora bisogna riprendere questa critica e non per aprire una nuova polemica che, data l’evoluzione della situazione, ha un’importanza vicino allo zero. Il fatto è che Bernocchi ci riprova, vedi il suo recente comunicato ‘il governo Prodi e il conte Mascetti’, a svolgere un ruolo di sinistra senza costrutto e prospettiva. A parte ogni considerazione sulla ‘nuova’ scadenza del 26 gennaio mutuata dal calendario internazionale del social forum, rimane la povertà di idee e di proposta politica della sua posizione. Quando egli esprime la sua critica a Prodi e al PRC non indica forme e modi in cui una sinistra  vera debba misurarsi con la sinistra governista.

Che questa sinistra governista sia arrivata alla frutta e non riesca neppure a trovare lo slancio, tutto elettorale, di unirsi per contare è cosa evidente. Ma limitarsi a infierire è un modo maramaldesco di mettersi in mostra senza aver pagato il prezzo di una scelta politica chiara.

Si dirà: ma i cobas non sono stati protagonisti in questi due anni di iniziative ‘programmatiche’ che hanno denunciato il ruolo del governo Prodi? La risposta, per noi, è altrettanto chiara. Non solo il modo testimoniale, e a volte politicamente ambiguo, delle iniziative e delle forze coinvolte non ha avuto il carattere dell’incisività e dello scontro vero, ma, soprattutto, non è stato mai scelto un terreno direttamente politico di battaglia e di alternativa.

In apparenza la scelta movimentista poteva apparire corretta di fronte alle improvvisazioni partitiche dei gruppi trotskoidi che si aggirano attorno e dentro il PRC, ma il movimentismo non è l’antitodo e la definizione di una prospettiva.

Per essere espliciti, a mio parere, coloro i quali hanno condiviso il giudizio drasticamente negativo sulla ‘sinistra radicale’ avrebbero dovuto piazzare, dentro la crisi dei governisti una parola d’ordine e una proposta.

La parola d’ordine doveva essere, e rimane ancora oggi, quella di dire finiamola di credere che i governisti siano di sinistra e l’obiettivo quello di individuare un terreno politico, non formale e organizzativistico, di uscita dalla crisi, impedendo che i governisti possano riaccreditarsi e il ‘nostro’ popolo possa essere coinvolto nel riflusso.

Tutto ciò il ‘giovane’ Piero non ha voluto prendere in considerazione, per opportunismo, ma anche nel permanere di una subcultura postsessantottesca che è la madre di tutti i trasformismi. Nudi alla meta.

Erregi

25 gennaio 2008


Ritorna alla prima pagina