La sinistra è morta. Viva la sinistra?

Sono in molti a sostenere che la sinistra è morta. Il decesso è attribuito all'esperienza governista dei 'radicali' i quali, dopo quasi due anni di subalternità al rigorista 'sociale' Prodi, si sono ritrovati fuori dal governo. La 'contaminazione' bertinottiana non ha funzionato e, nonostante le balle del compagno presidente, i fatti hanno dimostrato che la sinistra 'radicale' ha fatto solo da ruota di scorta di un governo liberaldemocratico, le cui forze dominanti, quando hanno visto le brutte, l'hanno pure scaricata.

In questi quasi due anni di governo abbiamo assistito ad una 'sinistra' di governo che accettava il raddoppio della base strategica americana di Vicenza, manteneva le truppe di occupazione in Afganistan e altrove, aumentava le spese militari, taceva sulla Palestina, rafforzava i suoi legami col sionismo, costruiva cacciabombardieri strategici, faceva della difesa dell'equilibrio di bilancio il suo punto forte, rafforzava il potere della chiesa, negava i diritti civili, ecc ecc ecc.

Poteva reggere la credibilità di questa 'sinistra' alla prova dei fatti? Certamente no, e difatti la crisi è esplosa in vari modi. Sono partite le miniscissioni di apparato, di natura trotskoide, sono riemersi 'dissensi' radicali quanto sfiatati dei gruppi ernestini, si sono alzati i lamenti di giornalisti e intellettuali di complemento che hanno rappresentato l'angoscia della sconfitta e invocato 'qui si fa l'Italia o si muore'.

Nonostante questo, neppure la prospettiva di un'aggregazione elettoralistica per contare di più ha rianimato il cadavere.

Gli esponenti governisti sono apparsi storditi, suonati dall'esito della vicenda. Ancor più storditi i supporter che non avevano capito con chi avevano a che fare. In realtà avevano opportunisticamente collaborato fino a un minuto prima.

La commedia è finita? Niente affatto. Gli attori si stanno preparando alla nuova commedia, la riesumazione del cadavere presentandolo come riferimento di valori contro la destra e il centrismo.

Ed ecco Diliberto tuonare contro le larghe intese come se ci fosse qualcuno che possa prendere sul serio chi, all'epoca di D'Alema, stava al governo bombardando la Jugoslavia.

Eppure il rischio che la sinistra governista risorga, in mancanza di alternative, esiste, ed è basato sulla logica del meno peggio che è la madre di tutti gli opportunismi. A sinistra sono in molti a tuonare, ma alla fine non piove.

Se si cerca di dare una spiegazione a tutto ciò ci si accorge, analizzando le cose, che di fronte ad una crisi vera e a una situazione politicamente e socialmente drammatica ci si comporta, nel teatrino della politica, come usano comportarsi le solite comparse che recitano secondo copione. I trotskoidi fondano partiti a ripetizione, superando nel genere anche i liquefatti emme-elle. I movimentisti non hanno capito che il vento è cambiato e si inventano scadenze come quella bernocchiana del 26 gennaio, mentre i 'comunisti di mezzo' mettono sempre più la testa nella sabbia e blaterano di rivoluzioni e di resistenze virtuali.

Eppure bastava fare, come minimo, due riflessioni concrete. La prima, come ci siamo sforzati di dire in questi ultimi tempi, riguardava la necessità di aprire contro la sinistra governista e i suoi misfatti una campagna di massa per impedirle di evitare la resa dei conti. Per fare questo però bisogna avere coraggio e un minimo di senso politico, ma la generazione sessantottina difetta di ambedue le cose. Eppoi, sarebbe stato indispensabile che la riflessione si allargasse alla situazione generale. La crisi non è solo crisi provocata nella sinistra governista, ma crisi sociale e istituzionale, quindi qual'è la proposta? Le comparse, su questo continuano a recitare il ruolo di comparse.

Erregi

2 febbraio 2008


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