Uscire dai ghetti
e costruire una politica comunista

Non ci illudiamo che basti delineare un percorso ipotetico perchè questo si realizzi. Ci rendiamo ben conto che il nostro schema di ragionamento si cala in una situazione del partito comunista che non c’è e quindi questo rende virtuale ogni progetto di lavoro. Però questo non ci porta a rinunciare alla discussione sulla fase e sui compiti delle avanguardie comuniste oggi esistenti.

Questa discussione è tanto più necessaria dal momento che sta avanzando una ipotesi di rilancio unitario neoriformista rispetto al quale dobbiamo evitare il fatidico ‘né aderire né sabotare’ o riproporre una separatezza priva di contenuti politici. E, nel contempo, si fa avanti l’ipotesi di un governo di destra che sostituisca quello di D’Alema, un governo rispetto al quale i poteri forti, bankitalia, confindustria, vaticano tendono ad esprimersi direttamente.

Queste due novità vanno colte perchè misurarsi con esse permette di evitare il solito rintanarsi nei riti alternativi privi di significato e di incidenza sulla realtà.

Cerchiamo di definire in concreto queste due esigenze.

Rispetto al rilancio neoriformista si tratta di capirne, come è detto in altra parte di AGINFORM, il dato oggettivo, di movimento a sinistra e costruirci un rapporto che entra in dialettica con le elites neoriformiste e tende a fare di questo spostamento un elemento chiaro e di lotta. Come può avvenire questo? A nostro parere, misurandoci con le tematiche su cui questo spostamento avviene e inquadrando queste tematiche in una prospettiva strategica corretta. In altri termini: invece di andare in giro coi santini sperando in improbabili ravvedimenti, occorre intervenire nella situazione che muove a sinistra certi settori dibattendo i termini di un possibile cambiamento. Per capirci facciamo alcuni esempi: sulla guerra il neoriformismo spinge su una politica di condizionamento del governo e mantiene una equivoca equidistanza interpretativa sulle responsabilità. Ebbene, compito dei comunisti è quello di spiegare le responsabilità vere, individuare il ruolo strategico USA e NATO nei conflitti, creare mobilitazione contro il dispositivo di guerra a partire dalle basi, indicare il ruolo imperialista del governo italiano e, ovviamente, essere in prima fila nelle lotte.

Il punto di vista dei comunisti non ci contrappone però a coloro che sono contro la guerra, ma sono influenzati da altre posizioni politiche; più semplicemente essi individuano i punti di unità e di diversità sui quali misurare un lavoro politico di massa che modifichi i rapporti di forza nella sinistra a favore delle nostre posizioni .

Altro esempio, importante, è quello che riguarda il dibattito sull’alternativa politica. Il neoriformismo, per sua natura, tende non solo a riportare nell’ambito istituzionale e parlamentaristico i conflitti, ma crea l’illusione della alternativa di governo che non sarebbe in grado di modificare i dati strutturali. Anche questo non è problema che riguarda i cultori di Stato e Rivoluzione, ma attiene anch’esso alla coscienza di massa rispetto alla quale il ruolo dei comunisti è fornire gli elementi scientifici di conoscenza della situazione e di definizione di obiettivi concreti. Sicchè, alla illusione del governo dell’alternativa occorre contrapporre la coscienza dei rapporti di forza effettivi e la dimostrazione della praticabilità degli obiettivi che ci poniamo.

Il disegno dei neoriformisti è quello di creare una moderna forza socialista legata alle tendenze socialdemocratiche europee e a questo disegno noi non possiamo contrapporre solo un diniego o fare la ruota di scorta. Per i comunisti uscire dal ghetto vuol dire indicare negli obiettivi di classe e antimperialisti i punti di svolta attorno ai quali costruire rapporti e nazionali e internazionali. Ma, come si è detto, questo è un lavoro di massa e non di addetti ai lavori, da svolgere dentro e fuori l’ambito della sinistra, sia per recuperare i compagni ad una corretta prospettiva che per sottrarre settori popolari coinvolti dalla demagogia della destra.

Questo vale anche nella lotta contro la destra. La prospettiva di un governo Berlusconi è reale e concreta ed essa porrà problemi nuovi (le cosiddette due destre non sono affatto uguali!). Anche qui, nel contesto della lotta contro la destra, l’autonomia dei comunisti deve dimostrarsi capace di esercitare egemonia sulla opposizione per evitare che il movimento si chiuda in una logica del meno peggio (vedi lettera pubblicata in questa pagina).

I temi su cui costruire una politica comunista oggi sono molti e gli esempi dunque potrebbero continuare, ma quello che ci interessa sottolineare è il dato generale del lavoro da compiere nella fase di ricostruzione dell’unità a sinistra.

Questo dato è rappresentato da tre elementi essenziali: autonomia di analisi, rapporto dialettico e di trasformazione coi movimenti reali e con le forze politiche che li influenzano, capacità di individuare il terreno concreto di azione.

Aprire una discussione tra comunisti su questo sarebbe un punto di partenza importante per costruire qualcosa di nuovo e rispondere anche ad esigenze di organizzazione.

A proposito di organizzazione comunista dobbiamo constatare che nel ‘vivace’ dibattito che sta animando settori di invisibili, fautori di nuovi stati maggiori, capitani senza esercito e aggregatori di forze soggettive della rivoluzione e così via, manca assolutamente la dimostrazione di quale funzione reale l’organizzazione comunista è chiamata a svolgere, per cui queste discussioni rimangono nell’ambito delle astrazioni organizzative .

A nostro parere il salto organizzativo che può far uscire i comunisti dai ghetti che si sono costruiti si può determinare alla sola condizione che essi siano in grado di misurarsi con i dati oggettivi che la situazione pone e partendo da questa capacità si innesta il discorso del partito e dell’organizzazione.

Ci rendiamo conto che siamo ai preliminari, ma ci auguriamo che essi servano almeno ad avviare un serio dibattito su programma e sul rapporto tra programma e organizzazione.

Non coltiviamo l’illusione di poter risolvere subito e da soli problemi così complessi, ma aprendo il dibattitito sui ghetti comunisti e sul che fare cerchiamo di contribuire a far maturare quella condizione oggettiva nell’area che si definisce comunista per andare oltre le miserie attuali.

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