Una risposta al compagno Piermarini
A proposito di Stalin

Caro compagno Piermarini,

ho letto il tuo articolo apparso su Aginform n. 8 (gennaio 2000) «la discriminante Stalin» e gli ho prestato la massima attenzione, come a tutto quello che riguarda il compagno Stalin. Tu dai un giudizio molto positivo della sua azione, e in ciò mi trovo del tutto d’accordo, ma verso la fine dell’articolo gli muovi diverse critiche che non mi sembrano giustificate. Vorrei dunque farti avere alcune osservazioni al riguardo. Tu affermi che avrebbe commesso errori di principio ed errori secondari e non ti scosti da questa affermazione generale per presentare le tue obiezioni. Dici che avrebbe commesso degli errori riguardo al materialismo dialettico e alla pianificazione economica, ma non dai nessuna giustificazione della tua posizione. Lasciami dire che per quanto riguarda il materialismo dialettico Stalin è stato un maestro nella teoria come nella pratica. Rileggi «Materialismo dialettico e materialismo storico», rileggi «Il marxismo e i problemi della linguistica», scritto verso la fine della sua vita, che per me è la quintessenza della dialettica. Quanto alla pianificazione economica, essa ha reso possibile, sotto la direzione del partito e del suo grande dirigente, il successo dell’industrializzazione prima della guerra, un successo così netto da consentire di resistere allo choc dell’aggressione hitleriana e di ricostruire dopo la guerra in tempi record un paese che i nazisti avevano lasciato in rovine. Un anticomunista viscerale come Churchill ha dovuto riconoscere nelle sue memorie che «Stalin aveva trovato un paese con gli aratri e lo sveva lasciato con la bomba atomica». Un condensato sognificativo dei progressi compiuti dall’URSS grazie alla pianificazione economica. Confesso che non riesco a comprendere perchè ci si allinei alla tesi di cui sempre blatera la propaganda anticomunista per cui «naturalmente, come tutti sanno, Stalin ha commesso degli errori, ha delle colpe, ecc.». I nostri nemici sanno fare questo mestiere anche senza che li si soccorra. Quando entri nei particolari consentimi di contestare quel che dici.

1) Stalin non avrebbe distinto tra contraddizioni in seno al popolo e contraddizioni col nemico ...

2) A proposito dell’internazionalismo proletario, Stalin avrebbe commesso errori nei rapporti con i partiti comunisti fratelli e con altri popoli.

Io rispondo così:

1) Stalin distingueva perfettamente e chiaramente le contraddizioni in seno al popolo, quelle col nemico e ciò che le separava. Però c’era anche chi non faceva questa distinzione, perchè il nemico s’era infiltrato o tentava di farlo in seno al popolo e persino in seno al PC(b) dell’URSS (e senza posa). Al riguardo Stalin ha giudicato la situazione e agito con molta attenzione e tu come me sai bene che se per esempio la V colonna non fosse stata liquidata (a volte certo anche con degli "errori" perchè il nemico era riuscito a infiltrarsi persino nella NKVD e li provocava deliberatamente, cosa che non viene mai detta eppure è incontestabile e contro cui Stalin ha reagito con vigore), noi non saremmo qui oggi a discuterne, perchè l’Unione Sovietica sarebbe stata liquidata nel 1941.

2) Stalin non ha commesso errori nei confronti di altri partiti comunisti e di altri popoli. E’ ben vero invece che ancora molto tempo dopo la scomparsa di Stalin e molto tempo dopo il funesto XX congresso del PCUS i successori di Stalin, che non applicavano più la sua politica e si rendevano sempre più dipendenti dall’imperialismo, hanno continuato a beneficiare dell’aura di Stalin nella politica estera e nella fedeltà della gran parte dei partiti comunisti. Se Stalin avesse commesso errori così gravi su questo terreno, i dirigenti dell’URSS che gli succedettero, da Kruscev a Gorbaciov, non avrebbero certo goduto di tanto sostegno e della fiducia di cui parlp perchè non era certo la loro politica, salvo rare eccezioni, a poterla suscitare

Pensate alla vigilia della guerra del Golfo, quando gli USA e i loro alleati e lacchè si apprestavano ad avventarsi sull'Iraq, come Bagdad si rivolgeva all'URSS per cercare di scongiurare in extremis la guerra. Ma quell'URSS non aveva ormai più nulla a che fare con quella di Stalin.

Ecco dunque compagno quel che ti dovevo dire sul tuo articolo che è favorevole a Stalin, te ne dò atto, ma mi sembra necessario criticare come ho fatto. Ricevi insieme a tutti i compagni di Aginform i miei sinceri saluti comunisti. E che viva la nostra causa e riviva l'Unione Sovietica di Stalin!

Gino Giovetti

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