A proposito del Coordinamento Unitario Nazionale Antimperialista

Lettera aperta al compagno Gracci

Abbiamo preso atto, nell’ultima riunione di quello che si definisce comitato unitario antimperialista, delle tue dichiarazioni rispetto ai dubbi da noi espressi a proposito di questo organismo e, pur condividendole in gran parte, abbiamo dovuto constatare che esse non hanno modificato il clima e il modo di operare dei compagni che lo compongono.

Come ben sai, questi dubbi ce li portiamo dietro dall’assemblea di Firenze del 19 settembre, ma nella situazione difficile in cui ci troviamo e rispetto alla necessità di aggregare forze nella lotta antimperialista abbiamo scelto di partecipare sperando che con la pratica si superassero. Al contrario, abbiamo dovuto constatare che, dopo Firenze, in luogo di portare avanti un dibattito sulla situazione oggettiva e su come organizzare gli strumenti per una crescita del movimento, si è data una impostazione al lavoro di netto stampo gruppettaro fondata su un attivismo impregnato di volontarismo che certamente non fa fare passi in avanti nè all’unità tra i compagni, nè alla lotta.

Le stesse discriminanti politiche che sono state definite al momento della costituzione del comitato e che noi stessi abbiamo ritenuto necessarie per dare chiarezza alla iniziativa, sono state trasformate in una sorta di teologia antimperialista dove il programma concreto si perde per dar luogo a formulazioni teoriche da inventori dell’acqua calda del tipo: dal momento che l’imperialismo nasce dal sistema capitalistico e siccome tale capitalismo in Italia è rappresentato dal governo D’Alema che a sua volta esprime la sua natura con la legge finanziaria, compito principale del comitato antimperialista è quello di combattere la finanziaria!

Tant’è che la struttura principale di questo presunto comitato antimperialista è la commissione lavoro! E il movimento contro la guerra? E le basi americane e NATO in Italia? E la costruzione di un movimento europeo contro il ruolo imperialista della UE?

Possibile che questi che sono i capisaldi di un comitato unitario antimperialista diventino elementi trascurabili in una strategia di lotta? E’ casuale tutto questo? Non possiamo credere che dei comunisti non si rendano conto di quanto certe farneticazioni siano lontane da un comune sentire antimperialista e di quanto danneggino il movimento e non ne traggano le dovute conseguenze.

Fondazione Nino Pasti

La risposta del compagno Gracci

Caro presidente,

ritengo corretto indirizzare a te la risposta alla "lettera aperta" firmata "Fondazione Nino Pasti" inviatami il 5 novembre per fax e facente seguito al colloquio telefonico del 2 con i compagni.

Confido nella nostra lunga amicizia affinchè, insieme, possiamo risolvere la contraddizione insorta all’interno del Comitato esecutivo del neocostituito C.U.N.A. tra i compagni rappresentanti la Fondazione e altri.

Trattasi, sostanzialmente, di garantire alla vita del C.U.N.A. (di cui, al momento, sono garante quale presidente) il superamento, nella pratica di un corretto lavoro collettivo, di ogni riserva sul cotestato persistere di un incompatibile "spirito di gruppo". Tale superamento è del tutto possibile perchè sulla questione principale, l’impostazione politica e le finalità di organizzazione, esiste una sostanziale, fondamentale convergenza.

E’ per questo che entrambi dobbiamo fare tutto quanto necessario e urgente per evitare rotture e gravi indebolimenti dell’importante iniziativa sulla quale sarebbe deleterio e ingiustificabile deludere le molte speranze suscitate dopo decenni di movimentismo antimperialista-pacifista-antimilitarista discontinuo e inconcludente.

Per orientarti sul caso potrai prendere visione delle lettere dell’11 e 18 ottobre inviatemi dai compagni della Fondazione e della mia risposta del 29 dello stesso mese, nonchè di quanto pubblicato sul n.6 di Aginform (ottobre 1999).

Credo che, fino a prova contraria, la contraddizione sia da considerare per dirla alla Mao Tsetung del tutto "in seno alpopolo" e non certo "tra il nemico e noi" e, pertanto, risolvibile col metodo della critica e dell’autocritica anteponendo, per questo, con la necessaria modestia, l’interesse generale a quello delle singole sensibilità soggettive.

Già nell’Assemblea costitutiva (Firenze, 19 settembre) fu chiaramente deciso che, proprio per superare le conseguenze negative del permanere di rispettivi, residui "spiriti di gruppo", alla prevista scadenza della successiva Assemblea nazionale (gennaio 2000) avrebbero partecipato non più rappresentanze dei gruppi promotori, bensì delegati democraticamente eletti dei vari comitati territoriali unitari che nel frattempo sarebbero stati costituiti nelle varie province. Penso che questo consapevole, esplicito impegno provi, quanto meno, la volontà di tutti i partecipanti all’Assemblea costitutiva di superare in tempi brevi (3-4 mesi) il perdurare di mentalità e pratiche di tipo localistico e/o di gruppo, tantopiù che alla prossima scadenza assembleare dovrà essere presentata, per l’approvazione, una proposta di statuto alla cui elaborazione, intanto, tutti noi dovremmo contribuire.

D’altra parte, è indubbio che un processo di omogeneizzazione unitaria richiede tempi tecnici adeguati, pazienza, tolleranza e rispetto reciproco evitando dimostrazione di sospetti, trasparenti riserve tra le varie sogettività, ed espressioni controproducenti.

Poichè l’avversario sta già osservandoci e tentando anche di intimidirci concretamente, sarebbe suicida e grottesco pretendere di considerarci idonei a promuovere un reale fronte di coerente lotta contro il formidabile schieramento imperialista dimostrandogli, già in partenza, una nostra organica incapacità a dominare, risolvere e moderare l’inevitabile insorgere di contraddizioni interne laddove, per contro, l’antagonista fonda proprio su questa sua collaudata capacità il raggiungimento dei propri criminali obiettivi strategici. Dobbiamo assolutamente evitare, dunque, di regalare al nemico un altro successo quale, senza dubbio, sarebbe la nostra divisione.

Naturalmente, da parte mia, contando sulla nostra leale collaborazione e reciproca stima, sono disposto a fare tutto il doverosamente possibile per chiarire e risolvere al meglio e al più presto il problema, tanto più che mi onoro di essere da molto tempo membro della Fondazione e di avere assolto positivamente, per essa, missioni importanti quale fu la relazione svolta a Cuba, per l’Italia, nel 1996, alla Conferenza internazionale contro le basi militari straniere.

Colgo occasione, al riguardo, per congratularmi con te e tutti i compagni della Fondazione per il successo della costituzione a Roma, il 1º novembre, del "Tribunale internazionale per i crimini di guerra della NATO", iniziativa alla quale avevo formalmente aderito come promotore, pur non avendo avuto, successivamente, la possibilità di essere presente alla manifestazione nella capitale. Tuttavia, consideratemi disponibile a partecipare alle responsabilità conseguenti l’istituzione del "Tribunale".

Per quanto concerne il carattere "aperto" che avete inteso dare lla vostra lettera del 5 novembre (i compagni mi hanno preannuciato che sarà pubblicata sul prossimo numero di Aginform), qualora, nonostante la presente, riteneste opportuno mantenere tale pubblicità, vorrete lealmente provvedere a pubblicare nello stesso contesto, accanto, questa mia risposta. Alttrimenti, fra l’altro, non avrei più alcuna possibilità di esercitare il diritto di far conoscere ai lettori anche gli argomenti che adesso vi ho esposto, in un sincero sforzo di dialettica ricomposizione unitaria.

Resto fiduciosamente in attesa di un tuo-vostro costruttivo riscontro e di un leale accoglimento di questa mia richiesta per l’eventuale pubblicazione.

Un forte, fraterno saluto
Angiolo Gracci

P.S. Per quanto riguarda la base USA de La Maddalena occorre rilanciare con forza la denuncia che tu facesti 22 anni or sono sulla truffa del "monitoraggio" bloccato e che io stesso constatai successivamente e in relazione alle cui conseguenze raccolsi elementi di prova accertando, in un sopralluogo al cimitero, il progressivo aumento di decessi per cancro tra la popolazione isolana negli anni seguenti l’installazione della base dei sommergibili atomici USA.

Sulla cessione anticostituzionale (autentico "alto tradimento") della base agli USA, fatta dal governo Andreotti nel 1973, posseggo la documentazione parlamentare della iniziale messa in stato di accusa del medesimo a seguito di una "Petizione popolare" nazionale promossa, con migliaia di adesioni (perfino di religiosi), nel 1984 dal Movimento militante antimperialista-anrifascista La Resistenza continua.

Ritorna alla prima pagina