E' il momento di lanciare un grido!

Lettera spedita il 1 maggio 2011 dalla Fondazione Pasti

Sappiamo che in molti condividiamo lo sdegno per l'aggressione alla Libia e l'angoscia nel vedere il mare di fango in cui una casta politica marcia e corrotta sta precipitando il nostro paese, e noi con esso. La china per cui stiamo scendendo è iniziata da molti anni (basta pensare alla Jugoslavia). Molti di noi l'hanno analizzata e compresa, sia pure con le inevitabili parzialità e varietà di accenti, livelli e punti di osservazione. Mi sembra però che siamo di fronte ormai non solo alla riconferma ma a un'accelerazione di processi di degenerazione da cui non c'è ritorno o riscatto.

Pensiamo perciò che sia venuto il momento di gridare la nostra collera - fosse pure solo una testimonianza. Chissà, forse il nostro grido può arrivare più lontano di quanto osiamo immaginare. E in ogni caso lo dobbiamo alla nostra coscienza e al futuro.

C'è bisogno di un taglio netto con i criminali che ci portano in guerra e con i sepolcri imbiancati della destra e della sinistra che gli tengono bordone (vedi anche le recenti manifestazioni 'per la pace').

Apriamo perciò un rapido confronto tra noi per dare vita al più presto, per cominciare, a un'assemblea pubblica, senza bandierine di partito o di gruppo, ma su alcuni punti precisi che proviamo ad elencare:

1. L'aggressione contro la Libia è un'impresa criminale priva di qualsiasi giustificazione e il governo legittimo della Libia ha tutto il diritto di resistere.

2. La vergogna per il ruolo di ascaro assunto dal nostro paese, le cui forze politiche e istituzioni, su su fino al presidente della Repubblica, ci stanno coprendo di infamia. Bisogna trovare il modo di esprimere pubblicamente e concretamente il nostro sdegno e la nostra dissociazione dai traditori che governano l'Italia.

3. L'allarme per il livello ormai totalmente fuori controllo delle manipolazioni mediatiche con cui vengono preparate le campagne militari e per un orizzonte di guerra che si va sempre più incupendo e generalizzando.

4. La discussione e decisione su forme possibili di lotta e subito l'invio in Libia, nelle zone controllate dal governo legittimo, di gente che porti il punto di vista degli italiani che si ribellano alla guerra e al tradimento e si offra anche di accompagnare per fare da scudo i dirigenti libici che sono nel mirino degli assassini.

Ben sapendo che su queste questioni siamo già, da quanto leggiamo e per quelli di voi che conosciamo personalmente, in buona sintonia, abbiamo l'ardire di chiedervi un rapido giro di opinioni e proposte, per passare possibilmente poi a una fase operativa.

1 maggio 2011

Paolo Pioppi
Fondazione Pasti

www.aginform.org
inviare le risposte apasti@mclink.it


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