Una guerra di sterminio

Fulvio Grimaldi, da «Liberazione», 12 marzo 2000.

La tardiva e scontata rivelazione che la Nato ha condotto contro i popoli della Jugoslavia una vera e propria guerra nucleare, con 31mila proiettili all'uranio 238 (che non includono né i missili Tomahawk, lanciati dalle navi, né le mine radioattive), dopo averla praticata per nove anni contro l'Iraq (950mila proiettili), sottolinea il carattere di crimine ecologico dell'aggressione.

E i bombardamenti con armi che liberano radioattività sono per loro natura "Friendly Fire", fuoco amico, poiché il loro raggio d'azione, collegato alla mobilità di aria, acqua, prodotti alimentari, non è calcolabile, nè circoscrivibile. Ne sanno qualcosa i 200mila veterani Usa e britannici dell'aggressione nel Golfo, colpiti da radiazioni, e si ha tutte le ragioni per temere che ne sapranno qualcosa anche i militari italiani partecipi delle spedizioni genocide in Bosnia e Kosovo, ai quali ci si era limitati a raccomandare, 5 mesi dopo l'ingresso nelle regioni uranizzate, di "lavarsi spesso". Destino analogo incombe poi sui volontari delle 900 Ong precipitatesi in Kosovo, non tutte con motivazioni innocenti, e ai quali non era neppure stata raccomandata quella risibile precauzione.

Il Tribunale contro i crimini di guerra di Rarnsey Clark ha dunque tutte le ragioni per dedicare massima attenzione ai delitti contro l'ambiente commessi durante le aggressioni Nato prima all'Iraq e poi alla Jugoslavia e che continuano ad essere commessi attraverso gli embarghi, i cui effetti vengono prolungati e potenziati nel tempo dalla negazione delle difese sanitarie, delle bonifiche e dei mezzi elementari di sostentamento della vita. L'accanimento degli aggressori in particolare contro l'ambiente naturale è stato documentato in modo impressionante dai bombardamenti a tappeto sul parco nazionale di Fruska Gora, a Novi Sad, il più vasto dei Balcani (fu istituito da Tito) e uno dei più ricchi di biodiversità d'Europa. Due mila ordigni lanciati su un territorio del tutto privo di obiettivi militari, di cui ben mille bombe a grappolo finalizzate a uccidere nel tempo, appena sfiorate da esseri viventi, dalla volpe al picchio al cane al bambino. Le prime conseguenze di questi demenziali attacchi, proseguitiper tutti i 78 giorni della carneficina, sono state lo sconvolgimento dei ritmi riproduttivi degli animali, le alterazioni delle rotte dei migratori, sordità cecità e morte di molti animali che si trovavano nei pressi delle deflagrazioni, estinzione di specie già rare. Naturalmente sono state sottolineate le gravissime responsabilità politiche e militari italiane in questa guerra di sterminio ecologico, a partire dalla concessione delle basi per l'aggressione, fino alla violazione di tutti i trattati e delle convenzioni internazionali sulla protezione delle popolazioni civili e degli ecosistemi, nonché sulle armi bandite e su quelle di distruzione di massa. E' stato anche sottolineato dal Tribunale come l'ingresso del nostro paese in un meccanismo di guerra, che promette di essere permanente e di cui nuovi bagliori si vedono già lampeggiare in Montenegro e Kosovo, sta determinando un pesante arretramento della cultura e della politica ambientali che sono - per loro natura e per necessità economico-finanziarie - ineluttabilmente di pace. Complicità istituzionali italiane sono state anche ravvisate nella mancata informazione al pubblico ed ai militari coinvolti circa l'impiego di armi proibite e circa gli immani pericoli che ne derivano. Una fattispecie particolarmente grave di questo tradimento di responsabilità è rappresentata dallo sganciamento di innumerevoli ordigni di ogni tipo nell'Adriatico e della successiva gestione di questa vera e propria emergenza nazionale. Precedenti sedute della Sezione Italiana del Tribunale Ramsey Clark hanno affrontato - con Raniero Lavalle e giuristi vari - le violazioni di diritto, a livello nazionale ed internazionale, commesse dalla Nato, dal governo, dai militari e dalle operazioni arcobaleno per quanto riguarda l'Italia. Nelle prossime settimane si svolgeranno altre sedute, una particolare dedicata alle clamorose violazioni della deontologia giornalistica e delle leggi su stampa ed informazione. La seduta finale, con sentenza, avrà luogo a NewYork il 10 giugno, con il concorso di tutte le sezioni europee del Tribunale. Intanto, martedì 14, alle 17, sempre alla Libreria del Manifesto, si tornerà sull'argomento dei bombardamenti all'uranio su Jugoslavia ed Iraq e sull'apocalisse ecologica che ne deriva a gran parte dell'Europa. L'occasione sarà la presentazione del nuovo video "Iraq, genocidio nell'Eden", sulle conseguenze di 10 anni di guerra nucleare, biologica e chimica contro il paese che ha originato le prime grandi civiltà! Partecipano Giovanni Russo Spena (Prc), Stefano Chiarini (Il Manifesto), Stefano DeAngelis (TribunaleRamseyClark) e il sottoscritto, autore. Ci vediamo.

Ritorna alla prima pagina