Organizziamoci contro la normalità della guerra

Per 78 giorni e 78 notti hanno bombardato un piccolo paese praticamente indifeso di fronte all'esibizione della più moderna tecnologia di guerra. Hanno continuato a farlo anche dopo l'acettazione jugoslava del loro "piano di pace". In totale hanno compiuto 35.788 incursioni, di cui 1378 italiane (cifra fornita dal Capo di Stato Maggiore della Difesa italiano gen. Maro Arpino). Come ha notato nel suo discorso il rappresentante permanente di Cuba all'ONU, il prodotto interno lordo (PIL) dei paesi attaccanti era 1163 volte quello della loro vittima.

Contemporaneamente ai bombardamenti con gli aerei e i missili lanciati da grandi distanze hanno bombardato le opinioni pubbliche dei paesi impegnati nella guerra con la più violenta campagna di manipolazione e intossicazione mediatica mai sperimentata.

Cerchiamo, per quanto possibile, di fare un primo bilancio. Per quanto riguarda la Jugoslavia innanzitutto:
Sul piano militare l'esercito jugoslavo non è stato sconfitto. Gli aerei NATO hanno continuato fino all'ultimo a bombardare da grandi altezze per timore di una contraerea di cui avevano proclamato la distruzione nella prima settimana di guerra. Le truppe di terra si sono ritirate ordinatamente e praticamente intatte dal Kosovo, nonostante il diluvio di bombe con cui avevano cercato di annientarle.

Sul piano politico le istituzioni e il popolo della Federazione Jugoslava hanno saputo opporre una resistenza ferma e largamente unitaria agli ultimatum prima e all'aggressione militare poi, condannando al fallimento tutti i tentativi di destabilizzazione interna.

La resistenza jugoslava è stata così, in questi mesi, un fattore importante di crescita e sviluppo nel mondo intero di una coscienza antiimperialista all'altezza delle nuove sfide.

Tuttavia la superiorità schiacciante degli aggressori, unita alla più completa mancanza di scrupoli, ha reso possibile di pianificare ed eseguire per 78 giorni la distruzione sistematica dell'economia e delle strutture civili del paese, terrorizzando e massacrando la popolazione, con un cinismo criminale che fa impallidire quello non certo lieve di altre fasi storiche.

In queste condizioni, la resistenza jugoslava non poteva prolungarsi all'infinito, tanto più di fronte al ruolo sempre più esplicito di fiancheggiamento della NATO svolto dalla cosiddetta mediazione russa. L'occupazione NATO del Kosovo è stata resa possibile in definitiva dai servigi resi alla NATO dal potere criminale insediato al Cremlino e l'unica parentesi positiva del blitz dei militari russi su Pristina non ha potuto capovolgere il senso generale degli avvenimenti, nè restituire valore alle parole della risoluzione ONU, sulla carta assai diverse da quelle di Rambouillet.

Dopo 78 giorni ci hanno detto che la guerra era finita ed era ritornata la pace. Non è vero, naturalmente. La guerra continua.

Continua per le decine di migliaia di civili terrorizzati in fuga dalle bande criminali dell'UCK, armate e organizzate dalla NATO e a cui la NATO ha spalancato le porte e dato mano libera. Continua in nuove forme per la Jugoslavia mutilata e devastata, sottoposta a sanzioni e blocco economico, ma non piegata, per costringerla con ignobili ricatti a sottomettersi. Continua per gli altri territori già jugoslavi ridotti a protettorati e domini coloniali.

Ma la guerra non è finita neanche in un orizzonte assai più vasto, che coinvolge il mondo intero. L'espansione della NATO verso est, l'eliminazione di ogni parvenza di diritto internazionale, la impennata delle spese militari, il sabotaggio di ogni trattativa onesta ed equilibrata sulla riduzione degli armamenti, la formulazione esplicita, senza pudore, delle nuove dottrine di intervento, il bombardamento dell'ambasciata cinese, non lasciano adito a dubbi circa gli scenari del futuro prossimo, circa i quali ci sembra assai significativa l'analisi di Zjuganov che ospitiamo su questo stesso giornale. L'alleanza strategica firmata a Washington a fine aprile tra i governi di Georgia, Ucraina, Uzbekistan, Azerbaijan e Moldavia, la cosiddetta GUUAM, è solo l'ultimo tassello che mostra chiaramente quale sia la direttrice della nuova espansione coloniale con obiettivo finale Russia e Cina. Gettata ogni maschera e ogni remora (strano che da noi sembrano essersene accorti in pochi!), gli imperialisti sono ormai decisi a portare avanti i loro piani di conquista schiacciando chiunque abbia l'ardire (o la sfortuna) di mettersi (o di essere) di traverso.

La guerra, che la nostra Costituzione "ripudia", è ormai ridiventata l'ingrediente principale e l'orizzonte della politica internazionale e di conseguenza anche della politica interna, di tutta la politica, anche quando gli aerei non scaricano sulle popolazioni i loro micidiali arsenali. E' un nuovo fascismo - come lo chiama giustamente Zjuganov - che bisogna attrezzarsi a combattere fino in fondo, e senza benevole illusioni circa la sua natura, perchè non ci potrà essere nessun progresso sociale e nessuna prospettiva di cambiamento se esso non sarà travolto e sconfitto.

Per questo sono importanti le iniziative per la incriminazione dei suoi dirigenti ed esponenti, come quelle chieste da Cuba e dalla Duma russa nei confronti di Javier Solana, o le tante denunce presentate per crimini di guerra e attentati alla Costituzione e alle leggi internazionali, sia in Italia che in altri paesi, o il lavoro avviato da Ramesey Clark per la costituzione di un Tribunale Internazionale indipendente. Chi non mette al centro dell'attenzione il carattere criminale della borghesia imperialista, dei suoi governi e delle sue organizzazioni armate, come la NATO, e non lavora per creare un ampio fronte internazionale per il loro scioglimento, fa solo opera di mistificazione e ipocrisia che il nuovo fascismo sa molto bene come utilizzare a proprio vantaggio.

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