In Iraq la resistenza avanza ...

Il piano di stabilizzazione congegnato con il piano Brahimi, la risoluzione ONU n° 1546 del giugno scorso (che aveva visto l'allineamento dell'Europa alle posizioni degli USA), la farsa del cosiddetto "passaggio dei poteri" del 1° luglio, è clamorosamente fallito.

Il governo Allawi non rappresenta in alcun modo il popolo iracheno, non controlla il territorio iracheno e non ha alcuna autonomia dagli occupanti americani.

Insomma, il governo Allawi ha impiegato pochissimo tempo per rivelarsi ciò che sapevamo fosse: un governo fantoccio nelle mani degli USA.

Questi ultimi due mesi sono stati caratterizzati dalla battaglia di Najaf, uno scontro dal quale la Resistenza è uscita più che onorevolmente, avendo impedito agli americani il controlo della città, salvando nel contempo il grosso delle proprie forze.

E sono ormai molte le città controllate di fatto dalla guerriglia. E' questa una realtà da noi segnalata da tempo, ignorata dalla stragrande maggioranza dei mezzi di informazione, ed ora (New York Times del 08/09/04) riconosciuta dallo stesso Rumsfeld.

Non è un caso che contro queste città gli USA ricorrano sempre più spesso a bombardamenti terroristici con centinaia di vittime civili.

Secondo le fonti ospedaliere irachene, le vittime civili dell'occupazione dal 1° maggio 2003 alla fine di agosto 2004 sono oltre 10.000 nella sola Bagdad, e vengono stimate in circa 30.000 nell'intero paese.

E' questo il prezzo di sangue che il popolo dell'Iraq sta pagando per la sua liberazione. Ma se accanto alla resistenza militare, i cui successi sono innegabili, saprà svilupparsi anche un processo di unificazione politica la Resistenza non potrà che vincere, infliggendo così agli imperialisti a stelle e strisce una sonora lezione che ridarebbe forza, slancio e prospettiva a tutte le lotte dei popoli oppressi nel mondo.

Ma intanto in Italia...

Mentre in Iraq la Resistenza avanza, in Italia è ripartito da alcune settimane un fortissimo attacco contro il concetto e la parola stessa di Resistenza.

Questo attacco ha avuto un grande impulso dopo il sequestro di Simona Torretta e Simona Pari, un rapimento che stride con lo spirito, gli obiettivi politici e le modalità operative della Resistenza. Un rapimento che fa pensare sempre più ad un'operazione di controguerriglia (in cui il nuovo ambasciatore americano a Bagdad, John Negroponte, è uno dei principali esperti al mondo) tesa a costruire l'immagine di un "terrorismo cieco" utile non solo a togliere credibilità alla vera Resistenza popolare, ma anche a giustificare le rappresaglie sempre più feroci contro il popolo iracheno.

Le conseguenze politiche di questo fatto in Italia, sono enormi. Si è rispolverato un clima da "unità nazionale", l'opposizione è corsa a Palazzo Chigi rispondendo signorsì alla chiamata di Berlusconi che oggi può vantarsi che il "paese è unito" dietro al suo governo e alla sua politica estera. Ed è per questi fatti politici che la negazione della resistenza del popolo iracheno si sta facendo nuovamente largo nel movimento per la pace.

Infine, la posizione altamente simbolica, assunta dal segretario di Rifondazione Comunista, che ha di fatto subordinato la richiesta del ritiro delle truppe italiane alla lotta al "terrorismo", ha chiarito quali sono i soggetti e la portata di una rotta che cozza frontalmente con la stessa ragion d'essere dell'intero movimento contro la guerra.

Siamo qui di fronte al più clamoroso degli inciuci. Ad un adattamento di Bertinotti alle posizioni dell'Ulivo, che è quello schieramento che nel 1999 fece la guerra alla Jugoslavia e che ha sempre ribadito la sua fedeltà atlantica.

E su questi punti - negazione della resistenza, unità nazionale al servizio degli USA, tacito avallo alle crociate contro i popoli che resistono all'imperialismo - i Comitati Iraq Libero ritengono che sia urgente costruire una risposta ampia, forte e chiarificatrice per contrastare con tutti i mezzi una deriva collaborazionista che va incontro alle esigenze dell'imperialismo americano.

E' una deriva che da un lato porta alla cancellazione della parola d'ordine "contro la guerra senza sé e senza ma" che aveva reso forte il movimento in Italia, e dall'altro - con la rinuncia all'obiettivo del ritiro immediato delle truppe di occupazione - a richieste di un generico "cessate il fuoco" che, visto dai combattenti iracheni nel momento in cui la guerriglia è all'attacco, suona chiaramente contro il diritto di quel popolo alla propria libertà ed autodeterminazione.

Per questi motivi i Comitati Iraq Libero chiamano all'unità tutte quelle componenti del movimento contro la guerra che non accettano questa deriva collaborazionista di chi - preparandosi ad andare al governo -derubrica la questione della guerra imperialista.

Contro la virulenta campagna di criminalizzazione della Resistenza occorre che si levi da subito la voce di tutti quanti non intendono piegarsi al pensiero unico a stelle e strisce che attribuisce la qualifica di "terrorista" ad ogni oppositore, in ogni luogo del pianeta.

I VERI TERRORISTI SONO PROPRIO GLI IMPERIALISTI AMERICANI CHE PORTANO LA GUERRA, OPPRIMONO POPOLI, COSTRUISCONO LE LORO BASI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO.

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