Dibattito per un incontro

Nel mese di luglio abbiamo inviato agli abbonati una lettera della redazione che sollecitava i nostri lettori ad esprimere un parere sulla nostra proposta di convocare un incontro, nel mese di novembre, per avere uno scambio di idee sulla situazione e su come consolidare i rapporti tra i compagni dell’area comunista.

Abbiamo anche chiarito, nella lettera, che il nostro non vuole e non può essere un incontro con caratteristiche fondative di qualcosa, ma un vero confronto tra quei compagni che intendono uscire da posizioni di pura testimonianza o di separatezza organizzativa per affrontare una discussione a campo aperto.

Non ci nascondiamo che l’impresa è ardua. Si tratta, nelle nostre intenzioni, di mettere in primo piano la necessità di vincere logiche antiche fatte di autoaffermazioni, di protagonismo, di cristallizzazione di tesi mai sottoposte a una verifica. Eppure dobbiamo tentare, puntando non tanto e non solo a far capire che senza un confronto di posizioni e uno sviluppo unitario non c’è futuro, ma che è il caso che la discussione sui contenuti si misuri con la realtà e produca un progetto strategico adeguato alla situazione interna e internazionale dentro cui i comunisti devono muoversi.

Ci rendiamo conto che un incontro di questo tipo non può che essere un inizio, ma già questo basterebbe se si imbocca la strada giusta.

Decidere definitivamente sull’incontro dipende da alcune condizioni che stiamo verificando:

1) se i compagni e le compagne che intendono partecipare sono effettivamente intenzionati a misurarsi con le questioni di come costruire una forte presenza comunista dentro la sinistra;

2) che si determini un clima, nella preparazione dell’incontro, che dia un segnale di novità nei rapporti tra comunisti.

E’ il caso di domandarsi se i nostri eroi riusciranno nell’intento, ma siccome la svolta che auspichiamo è un passaggio necessario, andiamo a verificare a che punto siamo.

P.S. L’incontro si dovrebbe tenere a Torino con la collaborazione della redazione di Nuova Unità, a metà novembre. Col numero di ottobre di AGINFORM daremo notizia dello stato di preparazione e saremo anche in grado di dare notizie definitive.


Per una presenza organizzata nel PRC

Cari compagni,

ho ricevuto la lettera di "Aginform" sostitutiva del numero di luglio. A parte le questioni finanziarie, che mi sembrano un problema comune a tutta la stampa comunista, nella lettera si pone una domanda articolata ma che per brevità, se ho ben capito, si potrebbe riassumere nel classico "che fare?". Ora, io non sono in grado di entrare in modo approfondito nel merito delle questioni che voi ponete, purtuttavia mi sono fatta un’opinione personale (e sottolineo, strettamente personale) della situazione in cui siamo e delle possibilità di fare qualcosa. Immagino che l’idea possa sembrare riduttiva ma d’altra parte io non vedo niente di meglio intorno. Vediamo dunque di entrare nel merito.

Il "radicalismo di sinistra" con cui voi ve la prendete non ha prodotto granché, come del resto non hanno prodotto grandi cose i marxisti-leninisti in giro per l’Italia, i quali più o meno si riducono a scrivere e spedire riviste che pochissima gente legge, ovviamente col solito problema di far quadrare il bilancio. Di fatto, che piaccia o no, l’unica realtà esistente che conti qualcosa è Rifondazione Comunista, in cui è in parte presente il summenzionato "radicalismo di sinistra". In una situazione così pietosa mi sembra che il confronto che si è svolto poco tempo fa sulle pagine di "Liberazione" tra le posizioni espresse da Sorini e quelle espresse da Mantovani possa aprire qualche spiraglio per un’attività interna a Rifondazione tesa a evitare una presenza puramente istituzionale e contemporaneamente "radicale di sinistra" del partito. La rivista "l’Ernesto" esprime più compiutamente questa esigenza, sia cercando di analizzare i processi reali di tipo capitalistico sia cercando di portare avanti un discorso internazionalista in continuità con la storia del movimento comunista. Secondo me, sarebbe auspicabile una presenza organizzata di quest’area all’interno del partito, diversamente da come stanno le cose oggidì, quando alcuni compagni (come la sottoscritta) non si sono neppure reiscritti a causa di alcune non entusiasmanti analisi e posizioni. Se tutti quelli che condividono preoccupazioni comuni sullo stato del mondo contemporaneo e vedono i rischi di guerra che l’attuale ordine politico internazionale comporta, si unissero o per lo meno lavorassero insieme, possibilmente all’interno di un partito che avesse un minimo di operatività, non sarebbe male. A giudicare da quanto leggo sulla rivista "Correspondences Internationales", il problema non è solo italiano. Mi sembra quindi molto positivo che ci siano convegni o incontri comuni con compagni di altri paesi, come quello che avete prospettato a Torino in autunno. A tale proposito, vi sarei grata se lo organizzaste di domenica, perché non tutti i compagni sono liberi il sabato e mi piacerebbe venire in compagnia.

Saluti comunisti,
Milano, 5 agosto 2000

Emanuela Caldera


Continuare a lottare

In relazione alla vostra lettera agli abbonati affinchè porgano considerazioni e riflessioni sulle future posizioni e sviluppi politici del Foglio Aginform, sempre assai ben compilato, con chiara visione dell’attuale situazione e dialettica prospettiva, il mio modestissimo parere è il seguente:

1) Innanzitutto occorre porgervi un vivo ringraziamento ed alto encomio per l’opera da voi svolta sin qui con grande impegno e non pochi sacrifici;

2) trasparendo limpida l’incoerenza e la truculenta bestialità delle tesi dei traditori DS liberaldemocratici, approdati definitivamente sul carro imperialcapitalista che, menando il can per l’aia continuano a ingannare e addormentare le masse lavoratrici; apparendo ancora quale losco sotterfugio, ammantato da sottigliezze d’ingegno, il discorso vago e confuso di Bertinotti e soci; a noi, ancora pochi e dispersi, non compresi ancora del tutto da coloro che si dichiarano comunisti, occorre riflettere che, certo, rientra nell’ordine dell’umano destino soggiacere alle mazzate della fortuna (se fortuna si può chiamare il tradimento krusciov-gorbacioviano), ma il sentimento del coraggio e della cognizione d’esser nel vero impone ai cuori generosi e ardimentosi dei marxisti-leninisti di resistere incrollabili, sempre, fino agli estremi, consci che, senza cuore virile, nessun’arte o dialettica resiste alla prova del pericolo.

E sì, pericolo c’è, pericolo esiste, perchè ormai, è ovvio, fra D’Alema-Veltroni e Berlusconi la differenza è solo nominale, poichè entrambi sono agli ordini del Fondo Monetario e dell’imperialismo americano. Ragion per cui, noi comunisti d’autentica fede, alla superiorità tecnica della propaganda capitalista (ormai tutti i giornali sono identici) dobbiamo continuare a rispondere schierando in campo il nostro più ardente coraggio, seguitando a parlare, scrivere, dibattere, non stancandoci mai di chiamare a raccolta tutti coloro, assai frastagliati, che si richiamano ai valori del socialismo.

3) Quindi che fare? Come muoversi? Come poter agire razionalmente sull’uomo italiano lavoratore in quest’Italia che fa parte d’Europa in un villaggio ormai globale che si parla a colpi di siti Internet? Se dunque, per agire razionalmente sulla frastornata ragione delle masse lavoratrici, lungi da utopistiche visioni passatistiche, c’è bisogno della ragione, allora, a noi sembra, per agire su coscienze ingarbugliate e confuse, ma anche opportunistiche e infingarde, occorre una ragione perfetta. Ragione perfetta che può estrinsecarsi e manifestarsi in un solo e unico modo: continuare a lottare, a pensare, a gridare.

Mostri terribili la NATO, i mass media, la potenza USA? Niente affatto, per chi sa guardarli con occhio fermo, in piena luce, come seppero guradre i nostri fratelli maggiori che vissero sotto la tirannide dei regimi fascisti e nazisti e seppero, dovettero soffrire il carcere e la persecuzione. Noi siamo qui a testimoniare per loro e con loro, a continuare a gridare, a chiamare, a spiegare, a ragionare. Occorre rimanere, stare sulla breccia, anche in pochi, anche fra tanti sordi e ciechi che non vogliono o non possono udire e vedere; continuare a pubblicare il Foglio, mostrarsi ulteriormente e inflessibilmente decisi a chiarire l’infondatezza del discorso dei DS, di Rifondazione e soprattutto di quei gruppuscoli pseudorivoluzionari che stentano a far solido blocco comune con noi. Rimanere fino all’ultima goccia di sangue a mostrare le possibilità di respingere l’attacco sferrato dalle multinazionali mondiali proUSA per creare una nuova turba di schiavi con le varie flessibilità, lavoro in affitto, lavoro nero, sfruttamenti vari. Rimanere saldi, dunque, per continuare a smascherare il sordo intrigo dei falsi democratici fatto pure, e soprattutto, di bombe criminali sganciate sulla Serbia e sul Kosovo. Continuare dunque sempre, senza farsi mai prendere dallo sconforto o dallo sgomento, a far riflettere, aspramente, magari anche con continui volantinaggi, comizi volanti, come si faceva sotto il fascismo, far capire che la signoria della borghesia partitocratica fatta di corruzione, malaffare, consumismo, falsi divertimenti, droganti concerti rock, è sempre una tirannide.

Quindi, anche se non è facile pensare che si possa disporre in abbondanza di grande disponibilità finanziaria, continuare a mostrare, innanzitutto a noi stessi, che l’uomo forte e giusto può vivere fino alla morte a dispetto della fortuna imperialista.

Fraterni saluti.

Roma, 8 agosto 2000

Giuseppe Mariani


Buone prospettive

Cari compagni,

ho letto la lettera di Aginform; il nostro Circolo Comunista "Gastone Foco", che fa riferimento a "Nuova Unità", si è interessato per l’incontro che è già avvenuto con Aginform. Ci sembra che le prospettive siano buone. Io rinnoverò l’abbonamento e la diffusione di Aginform se continuerà ad uscire. Saluti fraterni

Padova, 5 agosto 2000

Ugo Pisani


Sono disponibile

Ho ricevuto la vostra lettera agli abbonati e mi trovo d’accordo sulla necessità di un incontro a Torino prossimo venturo per discutere dei punti 1), 2) e 3) elencati nella lettera e dei quali più mi interessa il punto 2) "come organizzare la presenza culturale delle posizioni comuniste per combattere l’opera di distruzione storica e ideologica delle posizioni comuniste ad opera della borghesia e del radicalismo di sinistra". Sono disponibile all’incontro prossimo venturo in data da stabilire: informatemi in tempo. Grazie.

Piacenza, 11 agosto 2000

Luigi Freschi


Una risposta urgente dei comunisti

rispondo volentieri alla vostra lettera di luglio. Sono d’accordo con la proposta dei compagni di Aginform rivolta a preparare un convegno che metta a confronto le posizioni dei comunisti che "fanno" Aginform e di quelli che leggono il Foglio di corrispondenza. Sono infatti convinto, soprattutto a partire dal criminale massacro NATO del popolo jugoslavo, che sia necessaria ed urgente una risposta aggregativa ed antisettaria dei comunisti che si muovono su una linea rivoluzionaria.

Saluti comunisti.
Milano, agosto 2000.

Stefano Paltrinieri


L'Unità è morta. Viva la Nuova Unità

Cari compagni, godo molto la fine dell’Unità. So che lo hanno detto tanti marxisti-leninisti, ma non importa. Mi colpisce come simbolo del socialtradimento. E molto entusiasticamente.

Era inevitabile. Oggi i punti di vista dichiarati restano pochi in giro, nell’universale conformarsi al pensiero unico globalista. Il PDS e i suoi vertici hanno cambiato il loro DNA (e "punto di vista") con una disinvoltura a cui un giornale non può adeguarsi. L’omologazione, la perdita di identità e di carattere, minaccia tutto e tutti oggi e i DS più di tutti. L’antica bussola leninista è diventata inservibile, le stelle fisse di Marx, Lenin, Stalin, per i DS sono cadute. Farsi una nuova bussola è difficile.

Il giornale di Gramsci chiude per mancanza di soldi, mentre il primo premier rinnegato e ieri segretario del partito (ex) di Gramsci ha la barca a vela e scarpe da un milione e mezzo. Un capo del partito ex dei lavoratori condivide i modi di vita degli antagonisti storici dei lavoratori. E Marx diceva: il modo di esistenza forma la coscienza. Certo, quando c’era il compagno Stalin, Togliatti non viveva così. Ma Togliatti era figlio di un’altra epoca. L’epoca del comunista severo, non solo militante ma militare. Tutti i marxisti-leninisti, quando non possono materialmente indossare, indossano mentalmente l'uniforme comunista, perchè uniformi nel pensiero, e la divisa comunista, perchè divisi dai servi del capitale. Questo anche nel duemila. Il giornale di partito dei diessini è ormai "Repubblica", effetto di una mutazione antropologica dei revisionisti. Il ragazzino coi pantaloni corti che portava i giornali al revisionista Berlinguer, che si chiama Veltroni, ha riempito il vuoto ideologico diessino di surrogati: buonismo, kennedismo, pensiero debole, radicalismo. Soprattutto questo: i DS oggi hanno acquisito integralmente la cultura dei radicali.

Sono disponibile a partecipare al confronto in progetto nella lettera che ho ricevuto. Sono contento che l’incontro tra i compagni si svolga in collaborazione con la redazione di "Nuova Unità":.

L’Unità è morta, viva la Nuova Unità. DS buona fine senza principi!
Saluti comunisti.

Civitavecchia, 8 agosto 2000.

Lorenzo Iengo


Ci vediamo a Torino

Cari compagni, oggi, 5 agosto, ho ricevuto la "lettera agli abbonati". Ci vediamo a Torino il prossimo autunno, allora. Sono un fallimento per le campagne abbonamenti. Tenetevi sicuramente il mio, con gli extra che potrò farvi avere di mia tasca. Speriamo in meglio per il futuro, ma per adesso limitatevi a mandarmi una sola copia del Foglio. Suggerimenti sul come portare avanti il progetto non sono al momento in grado di fornirne. Ne parleremo, e qualcosa verrà fuori. Mi coinvolge molto l’attività del Comitato Honecker, e questo credo sia sicuramente uno dei percorsi. C’è chi fa finta di non sapere, e chi davvero non sa: l’URSS era una potenza economicamente superiore agli Stati Uniti d’America quando il missionario Michail l’ha consegnata agli appetiti del "mondo libero". Questo non è un dogma per nostalgici, è la pura e semplice verità, e anche su questo bisognerebbe lavorare. Fraterni saluti.

Vicenza, 5 agosto 2000

Antonio Dori

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