Palestina: la grande sconfitta dell'Occidente

Lo schiaffo sonoro alla politica di pacificazione imperialista in Medio Oriente (l’esatto contrario della pace) venuto dalla valanga elettorale di Hamas in Palestina dovrebbe essere motivo di gioia per tutti gli antimperialisti, per le ragioni che Mauro Manno esprime diffusamente in questa stessa pagina.

Invece i commenti, anche a sinistra, sono improntati allo sgomento, allo sconcerto, alla amarezza e fanno così da controcanto "pacifista" alla pervasiva demonizzazione degli islamici in funzione dei piani di guerra imperialisti. (1).

Non ci potrebbe essere spia più eloquente di quella “ipnosi spirituale” di cui ha parlato con tanta efficacia Harold Pinter (vedi l’articolo di Amedeo Curatoli in prima pagina). Come si spiega che anche compagni sicuramente attenti e preparati non riescano a togliersi di dosso i propri occhiali colorati ed eurocentrici e a vedere in tutta la sua crudezza lo scontro in atto, il ruolo scandaloso che vi esercitano, insieme agli USA e ai sionisti, i paesi dell’Unione Europea, ma anche la speranza che viene per tutto il mondo dalla forza della resistenza dei popoli del Medio Oriente?

Molti amici dei palestinesi si sono così tenacemente aggrappati al preteso “processo di pace”, da Oslo in poi, che non riescono proprio a farne a meno. Ma quale pace ci può essere con l’Iraq e l’Afganistan occupati e i preparativi di guerra contro l’Iran? Quale pace ci può essere con la situazione di fatto - tante volte documentata - nella Palestina martirizzata e colonizzata? Che pace si può fare con uno stato che, con un arsenale nucleare da grande potenza, promuove attivamente la canea imperialista contro l'Iran e intanto rimette sotto processo Vanunu accusandolo di rapporti con la stampa estera? Evidentemente la necessità del momento NON E' LA PACE, MA LA RESISTENZA, in Iraq come in Palestina: resistenza armata, politica, di massa, in tutta la molteplicità di forme e strumenti che tutte le resistenze hanno sempre avuto. Questo stanno dicendo i palestinesi (e gli iracheni) al mondo intero e questo stanno facendo, in barba a tutti i ricatti e le violenze a cui sono stati sottoposti.. Perchè tanta spocchia e presunzione "occidentale", venata di razzismo, di fronte ai modi concreti in cui si articola la resistenza che i popoli del Medio Oriente stanno opponendo all'imperialismo e al sionismo?

Il ricordo della manifestazione bipartisan in favore di Israele del 3 novembre scorso è ancora fresco. Tutti per Israele - compresi quelli che, per un soprassalto di pudore, si sono astenuti dal partecipare in prima persona. Ma come mai è così difficile per la sinistra, che pure si vuole laica e progressista quando prende le distanze dai movimenti islamici, dire che lo stato sionista, costruito su presupposti razzisti e colonialisti, deve essere distrutto? Perchè questo tabu? Eppure il ruolo bellicista di Israele anche ben al di là della Palestina è ormai palese.

La presentazione del libro di Giancarlo Paciello “La conquista della Palestina” sarà l’occasione il prossimo 2 febbraio per riproporre l’esigenza di una lotta senza equivoci contro lo stato di Israele, con l’abbandono definitivo di quella “oscena equidistanza” di cui Paciello parla nell’intervista che pubblichiamo, che evita l’accusa di antisemitismo, sempre brandita contro chi non accetta la vulgata sionista, ma - mettendo sullo stesso piano oppressori ed oppressi - non fa davvero un buon servizio alla causa palestinese. (2)

Note

(1) Citiamo due esempi tra i tanti: “Quello che io osservo, e lo osservo ovviamente da marxista, con un pò di amarezza, è che per decenni il movimento palestinese, i palestinesi nel loro complesso, sono stati considerati l’avanguardia, ed al tempo stesso la speranza, del mondo arabo, per il loro carattere di forza di movimento, di società laica, democratica, pluralistica, progressista e adesso, di colpo, ci ritroviamo con una prevalenza del movimento islamico che non è certo un segnale in quella direzione.” Giancarlo Lannutti, intervistato sul sito de L’Ernesto (www.lernesto.it).
E’ il crollo del mondo palestinese che abbiamo conosciuto, laico, democratico e di sinistra. Tommaso Di Francesco, Editoriale “Prima dell’abisso”, Il Manifesto 27 gennaio.

(2) A proposito delle accuse di antisemitismo, il sito di Aginform non poteva naturalmente sfuggire. L'accusaè formulata infatti in un recente saggio da Emanuele Ottolenghi (... Il sito internet di sinistra della Fondazione Nino Pasti ha una sezione speciale sulla Palestina che offre collegamenti con varie organizzazioni negazioniste palestinesi, compresa Hamas e con scritti dell’ultimo Israel Shamir che spesso confinano con l’antisemitismo...). Per una documentazione più completa al riguardo rimandiamo al sito (www.aginform.org/antisem2.html).

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