Non siamo e non vogliamo essere
un gruppo di pressione rispetto al PRC

Dobbiamo rassicurare il compagno che ci ha inviato la lettera che pubblichiamosul fatto che la nostra critica alla dirigenza del PRC non è interna a questo partito. Abbiamo sempre sostenuto che il PRC non è il partito dei comunisti e non è un partito comunista, anche se al suo interno militano compagni che si definiscono comunisti. Certamente abbiamo auspicato che coloro che si definiscono comunisti potessero determinare un’aggregazione che si contrapponesse alla deriva anticomunista della dirigenza bertinottiana. In questo senso e solo in questo senso abbiamo fatto riferimento alla discussione interna a questo partito. Non solo, ma abbiamo sempre pensato che solo lavorando in una ricomposizione strategica dell’area dei comunisti si potesse uscire dalle ambiguità, dal politicismo e, in definitiva, dalla subalternità alle posizioni neosocialdemocratiche. Se finora abbiamo mostrato meno attenzione alle vicende del PDCI ciò è dovuto al fatto che la partenza di questo partito nato dalla scissione col PRC è collegata alla vicenda del governo Dalema e alla guerra contro la Jugoslavia. Si può essere comunisti e stare in un governo che conduce una guerra imperialista imbarcando Cossutta e Mastella? Su questo lato ‘oscuro’ del PDCI ci piacerebbe che si facesse una discussione aperta. E’ a partire da questa discussione che si può anche approdare ad un dibattito su come un partito di comunisti, nelle condizioni italiane, dovrebbe operare. Di questo dibattito c’è bisogno anche perchè ci consta che nelle ultime elezioni europee parecchi compagni legati ad Aginform hanno votato PDCI.

La redazione di Aginform

Ritorna alla prima pagina