Da www.resistenze.org - popoli resistenti - Russia - 09 maggio 2004

Si avvicina per la Russia il momento delle scelte decisive

di Dmitrij Jakushev http://www.partaktiv.info/analytics/409a197fea4c1/

Il sito comunista ucraino "partaktiv.info" ha pubblicato un commento dello studioso marxista russo Dmitrij Jakushev, di cui si propone la traduzione

Recentemente è stata resa pubblica la relazione dal titolo "Le tendenze globali fino al 2015", preparata dagli analisti della CIA nel 2000, secondo cui la Russia nel giro di alcuni anni dovrebbe essere divisa in 6-8 stati, mentre le sue enormi risorse energetiche verranno spartite tra Unione Europea, Giappone e USA. E' evidente come l'autorevolezza degli autori dello studio testimoni della sua serietà. I quattro anni della presidenza di Putin, attraverso la repressione del separatismo e la costruzione della "verticale" del potere, nel migliore dei casi hanno solo ridotto l'acutezza del problema, ma, certamente, non lo hanno risolto. E non avrebbero potuto farlo, dal momento che nell'ambito del capitalismo tale questione non è risolvibile in linea di principio. Il capitalismorappresenta la morte per la Russia.E' assolutamente inevitabile che le infinite ricchezze naturali del paese debbano essere divise tra i centri imperialistici dominanti. La Russia capitalistica non è in grado di competere con l'imperialismo.

Una parte significativa della grande borghesia russa, pur incontrando alcuni ostacoli, ritiene inevitabile accordarsi sulla spartizione del proprio paese e sulla sua consegna al pieno controllo imperialista. In prospettiva, è solo l'Occidente imperialista, e non certo lo stato russo, che sarà in grado di garantire effettivamente la conservazione dei capitali di costoro. Già ora il capitale privato russo chiede che l'Occidente lo difenda dal proprio stato, che intende sottoporlo al rispetto di alcune regole. Ecco perché Dmitrij Rogozin (attuale leader di "Rodina"), che conosce a fondo i retroscena delle relazioni tra la Russia e l'Occidente, così si esprime sul ruolo degli oligarchi nelle trattative con l'Unione Europea:

"A giudicare da ciò che avviene in sede di trattative con l'UE, si può affermare che i nostri oligarchi, attraverso le imprese e le lobby occidentali, pongono la questione della privatizzazione dei condotti energetici. E ciò annienta tutti i vantaggi derivanti dall'esportazione. Ciò significa che i nostri oligarchi sono ancora vivi e che se ne infischiano degli interessi del paese. Per questo gli oligarchi continuano a rappresentare per noi un pericolo molto concreto". ("Nezavisimaja gazeta" 30.04.04).

Non c'è alcun dubbio che la dura pressione dell'Occidente in merito alla questione energetica prima o poi riuscirà a raggiungere il suo scopo: la rete energetica, il gas e il petrolio saranno strappati dalle mani dello stato e consegnati ai privati, il che significa, in ultima analisi, all'imperialismo. Non dovrebbe esserci neppure alcun dubbio sul fatto che l'attuale accerchiamento militare della Russia, che si stringe sempre di più, si concluderà con l'occupazione del suo territorio, con lo smantellamento dell'arsenale nucleare e con la spartizione in zone di influenza tra i centri imperialistici.

E da tutto ciò ne deriva che la politica di Putin, indirizzata alla creazione di una Russia capitalistica indipendente, nell'ingresso della Russia nel club imperialista, andrà incontro, in tempi molto ravvicinati, a un completo fallimento. Non ci accetteranno mai tra i ranghi dei forti e dei ricchi e la Russia non ha certo la forza per ottenerlo. Lo stato russo non è in grado di difendere i russi nella regione del Baltico dall'assimilazione violenta, non è in grado di controllare le repubbliche vicine (Ucraina, Bielorussia, Georgia, ecc.), anche in presenza di governi leali, o addirittura diretti dalla Russia, non è in grado di fermare l'allargamento della NATO e dell'UE, non è in grado di fare quasi nulla.

Quando sarà chiaro che il progetto di una Russia capitalistica indipendente è fallito - e ciò avverrà molto presto -, allora tutti ci troveremo di fronte alla scelta: o ancora una volta ci si orienterà verso una rivoluzione comunista, o si consegnerà il proprio destino ai partiti filoimperialisti, quali l' "Unione delle forze di destra", "Mela", "Comitato-2008" (che raccoglie anche i radicali "alla Pannella" e che è direttamente sostenuto dai principali oligarchi, in vista del prossimo ricambio presidenziale, nota del traduttore), il "Partito nazional-bolscevico" (i nazisti di Limonov), il "Fronte giovanile di sinistra" (diretto dal giovane dirigente del PCFR Ilya Ponomariov e che raccoglie alcune organizzazioni giovanili di estrema sinistra, tra cui quella del PCFR e sigle "altermondialiste", nota del traduttore), una parte dei "comunisti". Allora si dovrà sperare che la Russia non venga eccessivamente straziata, che si possa trattare sulle forme meno pesanti di occupazione. Si dovrà sperare che costoro cerchino di "ottenere uno sconto", attraverso una qualche variante di confederazione, e di assicurare uno spazio culturale e linguistico.

E' allora evidente che non ci sarà una via d'uscita comunista da questo vicolo cieco, se in tempi molto ravvicinati nel paese non apparirà un vero partito comunista operaio.

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

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