Mosca, 15-16 dicembre 2012

Il movimento comunista internazionale oggi e domani

Seminario organizzato dal Partito Comunista della Federazione Russa

Replica del rappresentante del KKE

Elisseos Vagenas

Fonte: KKE, sito internazionale in inglese
Link: [qui]
16 dicembre 2012
Il primo intervento [qui]


Nota della redazione del sito del KKE

Nel corso del dibattito i problemi fondamentali su cui c'è una lotta ideologica e politica nell'ambito del movimento comunista sono emersi con chiarezza. Questi problemi sono: le cause della crisi capitalista; l'importanza della lotta a livello nazionale e del suo sviluppo a livello regionale e internazionale; la posizione dei comunisti verso il cosiddetto mondo multipolare e l'attuale diritto internazionale, che diventa sempre più reazionario; la posizione nei confronti del gruppo dei paesi BRICS e in generale di quei governi borghesi che per il momento non sono stati coinvolti nella crisi capitalistica globale; i punti di vista che, in nome della particolarità nazionale, negano le leggi della rivoluzione e della costruzione socialista; le cause delle relazioni ineguali che si sviluppano tra gli stati capitalisti; il problema delle alleanze dei PC; il modo in cui bisogna far fronte alle organizzazioni neofasciste; la proposta politica dei comunisti, le cosiddette "fasi intermedie" verso il socialismo, ecc

Su queste questioni sono state espresse opinioni diverse e anche diametralmente opposte, confermando la valutazione contenuta nelle Tesi del CC del KKE per il 19º Congresso là dove si dice che "il movimento comunista rimane organizzativamente e ideologicamente frammentato".

Il rappresentante del KKE, Elisseos Vagenas, membro del CC e responsabile della Sezione Relazioni Internazionali del KKE, ha preso la parola e ha detto quanto segue nel suo secondo intervento.



Prima di tutto vorrei ringraziare il PCFR per l'invito a questa riunione informale che ci ha dato la possibilità di uno scambio di opinioni sui problemi e le prospettive del movimento comunista.

     Cari compagni,

Stiamo discutendo questioni molto complesse che ciascun partito affronta dal punto di vista della sua esperienza, l'esperienza dello sviluppo della lotta di classe nel suo paese contro l'attacco del capitale e delle forze politiche che servono i suoi interessi.

Ebbene sì! Ci sono diversi approcci tra i nostri partiti su problemi molto seri, problemi di importanza strategica. Il movimento comunista deve affrontare grandi difficoltà, ma noi insisteremo. La definizione della strategia rivoluzionaria e delle tattiche corrispondenti è un problema difficile ma ineludibile. E' lo strumento insostituibile per creare una base solida per la lotta ideologico-politica e la lotta di massa e contribuire alla concentrazione e preparazione della classe operaia e delle forze popolari nel conflitto con il capitale, i suoi partiti e le sue unioni imperialiste per abbattere la barbarie capitalista.

Questa è la causa dei comunisti. È la causa dei partiti comunisti che si oppongono alla deriva opportunista e difendono la lotta di classe fino alla fine, i partiti che lottano per la prospettiva socialista.

L'esperienza che è stata presentata dal nostro partito come anche da altri partiti porta alla conclusione che l'attacco del capitale è duro e coordinato. Il suo scopo è ridurre ulteriormente il prezzo della forza lavoro per aumentare i profitti dei monopoli e trasferire il peso della crisi sui ceti popolari. Il regime di sfruttamento dell'uomo sull'uomo alimenta e acuisce i problemi sociali. I bisogni sociali non possono essere soddisfatti sul terreno del capitalismo!

Le forze che gestiscono il capitalismo e la sua crisi puntano coerentemente a questo obiettivo, quale che sia la forma di intervento che viene adottata, come avviene nei paesi dell'UE con le politiche restrittive che acuiscono la recessione dell'economia capitalista o con la politica espansiva che gonfia i deficit e il debito, come avviene negli USA.

In entrambi i casi sono i ceti popolari che pagano le conseguenze con la riduzione di stipendi e pensioni, gli alti tassi di disoccupazione, l'abolizione dei diritti del lavoro e della sicurezza sociale, la commercializzazione dei servizi sociali, le privatizzazioni, le dure misure fiscali.

Spesso sentiamo dire che il deterioramento della situazione della classe operaia, dei contadini e dei ceti medi urbani e la compromissione del futuro dei giovani è dovuta al capitalismo "sfrenato", al neo-liberalismo, al capitalismo da casinò.

Ma bisogna fare attenzione. Si tratta di un tentativo organizzato e pianificato di indurre la gente in errore. Queste caratterizzazioni cercano di nascondere l'essenziale, cioè che responsabile per la disoccupazione, la povertà, i problemi della gente in generale, le crisi e le guerre imperialiste è il modo capitalistico di produzione e non soltanto una forma particolare della sua gestione. E' il sistema che vive e respira con lo sfruttamento della classe operaia, con l'estrazione di plusvalore, la ricerca del profitto, la competizione per l'espansione in nuovi mercati; il sistema basato sul potere dei monopoli e sulla proprietà capitalistica dei mezzi di produzione.

La vita dimostra che è impossibile seguire una linea politica favorevole ai lavoratori se il potere, gli strumenti economici e la ricchezza sono nelle mani del capitale. È una trappola ben congegnata che dobbiamo smascherare e contro cui dobbiamo lottare dicendo alla gente la verità apertamente e con decisione.

E' vero che la crisi attualmente non si è manifestata in alcuni paesi capitalisti, caratterizzati da alti tassi di sviluppo. Questo è il risultato della legge dello sviluppo ineguale del capitalismo. Prima della crisi, la Grecia ha avuto tassi relativamente alti di sviluppo capitalistico nell'arco di vent'anni! Nello stesso periodo si manifestò la crisi delle “tigri asiatiche” e la crisi in Russia, in Turchia e in diversi altri paesi. Adesso c'è una crisi in Grecia, mentre le statistiche borghesi mostrano che in Russia e in Turchia c'è crescita. Ma anche nei casi in cui il motore capitalista si riavvia, la crescita sarà segnata dallo sfruttamento più selvaggio, sulle rovine dei diritti degli operai e dei ceti popolari.

     Cari compagni,

La concorrenza capitalista si intensificherà e il sistema diventerà più aggressivo, con l'ulteriore riduzione delle sue possibilità di fare concessioni. Non dobbiamo dimenticare che i presupposti per una nuova crisi saranno creati dalle condizioni stesse della crescita capitalistica dovunque essa si manifesti.

La lotta dei comunisti acquista perciò grande e cruciale importanza perchè i comunisti hanno il compito storico di rafforzare la lotta per l'abbattimento del sistema marcio, affinchè la classe operaia e i ceti popolari prendano il potere nelle proprie mani per costruire la nuova società, il socialismo, che è più attuale e necessario che mai. Il potere operaio e popolare esprime gli interessi della più larga maggioranza.

A nostro avviso, questo significa che i mezzi di produzione, la ricchezza, sarà proprietà di coloro che la producono, di coloro che la creano, e l'economia sarà organizzata per soddisfare i bisogni della gente, si svilupperà in modo pianificato e potrà garantire il diritto al lavoro per tutti e servizi sociali gratuiti. Questo tipo di sviluppo annullerà le cause delle crisi capitaliste. Il potere operaio e popolare provvederà a uscire dalle unioni imperialiste, come la NATO e l'UE.

Nella nostra lotta si deve assolutamente tenere conto delle peculiarità nazionali, come il livello di sviluppo delle forze produttive, la posizione geografica, la tradizione culturale, ecc. Questo non significa però che si possano invocare le peculiarità nazionali al fine di abbandonare le leggi della rivoluzione socialista. Questo è un dibattito di enorme rilevanza che è iniziato dopo la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre, quando diversi partiti, in nome delle peculiarità nazionali della Russia, proponevano di abbandonare l'esperienza di quella grande rivoluzione. In molti PC dell'Europa occidentale questo ha portato a suo tempo al prevalere della corrente dell' "Eurocomunismo", con l'invocazione delle peculiarità nazionali, ma di fatto con l'abbandono delle leggi della rivoluzione socialista, della dittatura del proletariato e in generale della lotta rivoluzionaria. Quei partiti ritenevano che il sistema capitalistico potesse essere trasformato in un sistema socialista mediante “riforme di struttura” e "democrazia politica". Noi riteniamo che la vita abbia smentito queste teorie.

Qualche parola sull'UE

Ci sono 30 milioni di disoccupati e 127 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà nella UE, che è stata costruita per servire gli interessi del capitale e delle multinazionali a scapito dei popoli e diventerà sempre più reazionaria.

L'UE non è una organizzazione sovranazionale, ma è un'unione imperialista interstatale, cioè una unione di stati capitalisti, in cui la classe borghese e i suoi partiti uniscono le loro forze contro i popoli.

Lo stato borghese resta la base dei monopoli. Lo stato borghese come apparato per l'oppressione della classe operaia da parte della borghesia non scompare all'interno dell'unione imperialista, ma rimette a punto le sue funzioni. Lo vediamo tutti i giorni. I conflitti di interessi, la concorrenza per nuovi mercati e maggiori profitti rimangono e le contraddizioni inter-imperialiste si stanno approfondendo.

I rapporti ineguali si manifestano tra gli stati capitalisti e nel sistema imperialista in generale a causa delle differenze esistenti nei punti di partenza storici, nel potenziale di sviluppo, nei vantaggi geografici, nella forza economica e politico-militare.

Questo è l'aspetto fondamentale che la realtà ci mostra ed è anche la risposta alle analisi errate in termini di "occupazione", "colonie", "centro-periferia" o "nord-sud".

La classe borghese è ostile ai popoli, indipendentemente dalla posizione geografica o dalla posizione dello stato capitalista nel sistema imperialista. Per fare un esempio, in Germania come in Irlanda, in Francia come in Grecia.

La cessione di diritti di sovranità da parte della classe borghese nel quadro di organizzazioni imperialiste come l'UE o la NATO è un fatto realizzato coscientemente col criterio degli interessi di classe comuni contro i popoli per perpetuare il sistema capitalista e per rendere più efficienti le unioni imperialiste.

In effetti, nel quadro del sistema di sfruttamento si sviluppano rapporti di dipendenza o, più precisamente, relazioni ineguali di interdipendenza. Questo problema però, che è connesso con la assimilazione del paese nella "piramide" imperialista, può essere eliminato solo attraverso l'abolizione delle cause che lo originano, vale a dire attraverso l'abbattimento dell'organizzazione capitalistica dell'economia e della società, con la soluzione dei problemi del potere e della proprietà dei mezzi di produzione.

In caso contrario, la lotta per l'indipendenza e la sovranità, per usare un'espressione di V.I. Lenin, verrebbe condotta "sotto falsa bandiera".

Qualche parola sulla politica delle alleanze dei partiti comunisti

Il nostro partito ha l'esperienza storica dalla formazione di unioni "di sinistra" e "patriottiche" con altre forze. Per due volte, nel 1968 e nel 1991, queste sono state trasformate in un "cavallo di Troia" della classe borghese finalizzato alla dissoluzione del partito comunista.

Dopo aver studiato questa esperienza e l'esperienza generale delle alleanze, siamo arrivati alla conclusione che la politica delle alleanze dei comunisti deve rispondere all'obiettivo di rovesciare il regime di sfruttamento e non di mantenerlo. Le varie forze politiche vengono giudicate non per l'etichetta che si attribuiscono, ma per la loro posizione rispetto allo sfruttamento del lavoro da parte del capitale, e per la loro posizione rispetto alle unioni imperialiste.

Per questo motivo, concentriamo la nostra attenzione sulle alleanze sociali della classe operaia, gli strati popolari e le organizzazioni di massa e sindacali. In questo campo stiamo ottenendo risultati concreti soprattutto con la formazione del Fronte Militante dei Lavoratori che riunisce centinaia di sindacati, federazioni industriali, centri di lavoro e comitati di lotta!

E 'un fatto che dobbiamo lottare contro le organizzazioni fasciste. In Grecia il nostro partito sta già lottando contro l'organizzazione neo-fascista “Alba Dorata”, che ha fatto il suo ingresso in Parlamento. E' evidente che il rafforzamento di questo partito è il risultato del sostegno che riceve dal capitale nazionale e dalle forze politiche che sono la punta dell'attacco contro il KKE e il movimento operaio con orientamento di classe. Il rafforzamento del movimento neofascista è strettamente legato al cosiddetto "movimento delle piazze" e al "movimento degli indignati". Nei nostri bollettini di informazione abbiamo scritto più volte su questo "movimento" e sulle responsabilità degli opportunisti, che portano una responsabilità enorme per la crescita del movimento neofascista.

Noi pensiamo che il movimento orientato in senso classista può affrontare con successo il partito neo-fascista e non vi è alcun motivo per creare un "fronte antifascista" con la socialdemocrazia e con tutti coloro che sono responsabili del rafforzamento dei neofascisti e ora spargono lacrime di coccodrillo. A nostro parere, la lotta contro il fascismo può essere efficace se è rivolta contro le cause che lo alimentano e cerca di sradicarle.

Sulla questione della partecipazione a un governo. Il nostro partito ha fatto esperienza al riguardo, in molti casi, e non solo nelle amministrazioni locali. La possibilità di formare un governo "di sinistra" ha avuto notevole rilevanza nelle recenti elezioni. Il KKE è stato invitato con ostinazione a parteciparvi. Il nostro partito però ha rifiutato fin dall'inizio la prospettiva di partecipare a un governo del genere perchè siamo ben coscienti del fatto che un governo che gestisce il capitalismo, il potere dei monopoli e la proprietà privata dei mezzi di produzione, un governo che attua un programma basato sui profitti capitalistici, sulla competitività, la produttività e la redditività dei principali gruppi di imprese non può seguire una linea politica a favore della classe operai e dei ceti popolari.

Un governo che opera nel quadro dell'UE e della NATO, della proprietà capitalista e del potere borghese, non può controllare le leggi del sistema e le sue contraddizioni e non può impedire lo scoppio della crisi capitalista.

Prima o poi le promesse di "alleviare" la popolazione si sgonfieranno dimostrando di essere parole vuote e le aspettative e le speranze del popolo in un miglioramento cederanno il passo alla delusione e alla ritirata del movimento operaio. C'è un esempio recente di quello che sto dicendo, ed è Cipro.

Pertanto, è di grande importanza che il KKE abbia mantenuto una posizione di principio respingendo la logica della partecipazione a un governo di gestione borghese, anche se questo governo sarà chiamato "di sinistra". Il nostro partito ha scelto di continuare la lotta di classe e di affrontare le difficoltà, consapevole che temporaneamente avrebbe potuto subire perdite nelle elezioni. Il numero di voti che si riportano nelle elezioni è solo un indicatore, e nemmeno il più importante! Ciò è dimostrato molto chiaramente dalla storia dei nostri vicini, dei compagni italiani.



Per quanto riguarda le questioni internazionali, vorrei sottolineare che non si può fare riferimento alla democratizzazione del diritto internazionale e delle organizzazioni internazionali, come chiedono l' "Internazionale Socialista" e il "Partito della Sinistra Europea", alimentando le illusioni che le guerre imperialiste possano essere fermate senza toccare il capitalismo e il potere del capitale. Noi condanniamo le guerre ingiuste e imperialiste e lottiamo per il disimpegno del nostro paese! Sappiamo però che le guerre, che costituiscono la continuazione della politica con altri, violenti mezzi, sono inevitabili finchè la società sarà divisa in classi, finché ci sarà lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, finchè ci sarà il dominio dell'imperialismo. La sostituzione della guerra con la pace a beneficio del popolo non può essere raggiunta senza la sostituzione del capitalismo col socialismo. Questa verità rende la nostra lotta oggi ancora più attuale e necessaria.

Infine, è stata posta una domanda sulle ragioni della fondazione della "International Communist Review". La risposta è semplice: l'uscita della "Rivista Comunista Internazionale" esprime la necessità di cooperazione tra le riviste teoriche e politiche di partiti comunisti che hanno posizioni comuni su una serie di fondamentali questioni teoriche e ideologiche. Sono le questioni menzionate nella Dichiarazione di Istanbul. Non c'è bisogno di leggerla qui dato che è disponibile sul sito della ICR [qui].

Il KKE ha sostenuto fin dal 17º Congresso, 8 anni fa, la necessità di un polo comunista tra partiti comunisti che hanno punti di vista ideologici e politici convergenti, partiti che difendono il marxismo-leninismo, il contributo del socialismo che abbiamo già conosciuto, come pure la necessità della lotta per il socialismo. Lo stesso vale per il potenziamento della cooperazione, la sua estensione alle questioni di sviluppo della teoria, ai problemi che sono all'epicentro dello scontro attuale, allo studio internazionale sulle cause della vittoria della controrivoluzione, all'elaborazione di una strategia comune contro l'imperialismo.

Noi non condividiamo i timori che un tale impegno collettivo possa creare difficoltà nel coordinamento su obiettivi antimperialisti dei partiti comunisti e operai tra i quali esistono divergenze.

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