La decisione di estradare Milosevic perché sia processato dal Tribunale istituito all'Aja sotto l'etichetta dell'Onu mediante una procedura di dubbia legittimità, non è un momento della storia della giustizia, ma è un momento della storia della vendetta e più ancora della storia del meccanismo vittimario che rimette a posto la pace e la buona coscienza di tutti mediante il sacrificio di una vittima, tanto meglio se adatta a farsi mettere in capo i delitti e i peccati di molti.
Anche qui, come già avvenne per l'arresto, c'è stato uno scambio tra un atto richiesto dall'estero e una promessa di denaro. Non è il giudicare Milosevic che è in discussione. Nessuno ha mai pensato che nel conflitto jugoslavo, dove tutti hanno compiuto crimini, dai capi delle fazioni armate ai negoziatori di Rambouillet, il presidente jugoslavo fosse l'unico immune da colpe. L'obbligatorietà dell'azione penale, l'indipendenza della magistratura dal potere politico, e la sanzione internazionale dei crimini contro l'umanità, che rivendichiamo quando sono negate in Italia, devono valere per tutti, anche nei Balcani.
Ma l'arresto prima, la decisione per l'estradizione di Milosevic poi, sono intervenuti per una volontà esterna, su impulso del Tribunale dell'Aja, quel Tribunale che dovendo giudicare i crimini commessi nei conflitti jugoslavi, non ha giudicato la distruzione del diritto compiuta dalla Nato, che ha violato tutte le norme del diritto internazionale e del diritto umanitario di guerra, perfino ammazzando i giornalisti, con il bombardamento della Televisione jugoslava. Il Tribunale dell'Aja ha in effetti aperto e subito chiuso l'inchiesta sulla Nato, non trovando nulla riguardo a cui procedere. Dunque si tratta della giustizia dei vincitori.
Ma prima ancora che dalla responsabile della Procura internazionale dell'Aja, l'arresto era stato reclamato dall'America di Bush, e con un ultimatum che scadeva il 31 marzo, giorno in cui è stato eseguito, in cambio di una elargizione di 50 milioni di dollari, pari a 100 miliardi di lire. Cento miliardi sono una cifra irrisoria, pari alla somma che si dice sia stata spesa da Berlusconi per la sua campagna elettorale per acquistare il potere in Italia. Cento miliardi per comprarsi la Jugoslavia, e per venderla, è una cifra irrisoria; al cambio sono meno di 30 danari. Ed ora l'estradizione è stata concessa dal governo e dal Parlamento serbi sotto il ricatto dei Paesi "donatori", che dovrebbero con un miliardo di dollari aiutare la Jugoslavia a ricostruire ciò che essi stessi con la guerra hanno distrutto.
Insomma una taglia su un colpevole. Ma più ancora una vendetta, per l'unico vero delitto che l'Occidente non può perdonare, che è il delitto di aver resistito all'America, e che Milosevic non ha compiuto da solo. Si uò dire che anche noi, che ci siamo opposti alla guerra, ne siamo stati complici. Un delitto che fin troppo a lungo non è stato perdonato al Vietnam, che non è stato perdonato in Salvador a mons. Romero e a quanti si sono opposti al regime voluto dagli Stati Uniti, che non è stato perdonato a Saddam Hussein e all'intero popolo iracheno, che continua a pagarne il prezzo in una guerra che per i vincitori non è mai finita, e in uno strangolamento che ammazza i bambini e si perpetua da una generazione all'altra di iracheni, anche nati dopo i fatti imputati come reato. Dunque si tratta di una giustizia tribale, che pretende la vendetta del sangue senza discernimento dei colpevoli e senza distinzione tra i padri ed i figli. Una giustizia che, così concepita, è una vergogna.
Quando dopo una lunga storia di diritti negati e di popoli calpestati la comunità internazionale ha riconosciuto e affermato i diritti umani, quando col patto di Roma si è tentato di istituire un Tribunale penale internazionale permanente che gli Stati Uniti si rifiutano di accettare e impediscono che nasca perché non vogliono sottoporsi ad alcuna giurisdizione, rivendicando l'impunità dei loro poteri imperiali, si pensava a una ben diversa istituzione e sovranità del diritto, si sperava in una ben diversa giustizia, si intendeva un'oggettività e un'imparzialità dei giudizi, senza vendette, senza imputati precostituiti e senza sentenze manipolate dal potere. Nulla di tutto ciò si riscontra nel modo in cui Milosevic, come si dice, viene ora "assicurato" alla giustizia, grazie a un salario di un pugno di dollari e con il mondo intorno a fare il tifo come in uno stadio. E' una brutta pagina per la civiltà del diritto, è un'ulteriore umiliazione per l'Europa; ed è questo che vogliamo esprimere con la nostra protesta.
Raniero La Valle, Giovanni Galloni, Antonia Sani, Vittorio Tranquilli, Teresa Lanzetta, Salvatore Lumia, Ettore Zerbino, Paola Mutui, Claudio Tosi, Bernardetta Forcella, Mariarosa Tinaburri.
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