Cina: determinismo economico?
Una lettera e la nostra risposta

Cari compagni,

ho ricevuto il n. 1 di AGINFORM. Vi ringrazio. Qua allego ricevuta di versamento per l'abbonamento, al momento solo ordinario e non sostenitore, per ragioni di PRINCIPIO. L'abbonamento sostenitore comporta piena adesione a una linea CHIARA e CONDIVISIBILE, linea IDEOLOGICO-DOTTRINALE che in AGINFORM al momento non riesco a focalizzare. Se questa fosse, ad esempio, impostata su quanto sostiene nell'articolo-ospite il compagno russo NAZAROV in modo categorico, inequivocabile, nulla io avrei da ridire perchè perfettamente collimante col mio pensiero. Di contro a questa CHIAREZZA sta invece "UNA LETTERA SIGNIFICATIVA" di Antonio Dori; infatti in essa io non capisco, e credo che nessun altro lettore lo capisca, il carattere (negativo o positivo?) del giudizio sul signor Jiang Zemin, signore che nella sua Cina ai tipi come Nazarov, come me e forse come te, assegnerebbe il classico colpo mortale alla nuca per il semplice motivo di non essere DETERMINISTI ECONOMICI come LUI, ma comunisti con DETERMINANTE VOLONTA'; Stalin ed Enver insegnano!

Il giudizio comunista su detto signore, freddo manichino senza IDEALE e VOLONTA', che là prevede il socialismo forse nel 2.100 e il comunismo forse nel 2.500 quali portati storici del determinismo economico, deve essere NEGATIVO perchè la sua previsione è già comprovata falsa da quella simile del determinista KRUSCIOV - 1956, il quale assicurava la realizzazione dell'URSS - COMUNISMO nel 1985.

Sperando che il mio dubbio non sia VERITA', ti lascio con sincero saluto comunista.

Giovanni Cozzani

P.S. In omaggio alla CHIAREZZA verso tutti i lettori, sulla oscura "UNA LETTERA SIGNIFICATIVA" la tua eventuale risposta in merito non dovrebbe essere data in forma privata, ma pubblica.


Caro compagno Cozzani,

la lettera del compagno Dori si riferiva al quaderno di Aginform contenente il testo integrale del rapporto di Jiang Zemin al XV Congresso del PCC e l'introduzione redazionale al rapporto stesso. Naturalmente solo chi ha avuto occasione di leggere il Quaderno ha potuto interamente comprendere la lettera del compagno Dori.

Ma ora veniamo alla tua, di lettera. E sgombriamo il campo da due questioni minori, anche se importanti. Per prima cosa, mi sembra che in ogni caso potrai dissentire a lungo da Jiang perchè nel PCC da molti anni non è nemmeno concepibile che si possa giustiziare un iscritto per dissenso politico. In secondo luogo, mi sembra necessaria molta cautela nell'accostare Enver a Stalin: nell'interpretazione del significato storico dell'enverismo, per esempio, dovremmo dare necessariamente rilievo al fatto che alcuni suoi attuali sostenitori, a partire dalla moglie, oggi applaudano l'aggressione NATO alla Jugoslavia.

Ma veniamo alla questione principale, all'accusa di "determinismo economico" che tu muovi a Jiang e all'attuale gruppo dirigente del PCC. Mi permetto di farti notare, in primo luogo, che tutto il pensiero di Marx si impernia sulla tesi secondo la quale il grado di sviluppo delle forze produttive in ultima analisi determina sia i rapporti di produzione, sia i rapporti sociali, sia l'evoluzione culturale; in secondo luogo, che la tesi secondo la quale per passare dal capitalismo al comunismo è necessario instaurare un lungo periodo di socialismo, ovvero di dittatura del proletariato, per sviluppare le forze produttive e trasformare i rapporti sociali, specie nei paesi arretrati, rappresenta un altro pilastro del marxismo, che solo un falso rivoluzionario come Krusciov, non certo un vero rivoluzionario come Stalin, poteva volutamente permettersi di ignorare. E neanche il PCC. Il 10 ottobre 1996, la 6ª sessione plenaria del XIV Congresso ha adottato una "risoluzione su alcune importanti questioni relative alla promozione del progresso etico e culturale socialista" (parzialmente pubblicata da Aginform del 15/12/96). A partire dal riconoscimento dell'esistenza di un "problema di trascuratezza rispetto all'educazione ideologica e al progresso etico e culturale" e in coerenza con lo "sforzo per cercare di inculcare il patriottismo, il collettivismo e il socialismo", viene ribadito che "tutto il processo di modernizzazione socialista deve essere caratterizzato dal rispetto dei quattro principi cardinali (cioè della "dittatura democratica popolare", n.d.r.) e della lotta contro il liberalismo borghese, perchè il liberalismo porterebbe la Cina a imboccare la via capitalista". Il 15 marzo di quest'anno, la nuova formulazione dell'art. 12 della Costituzione ribadisce che "le differenti nazionalità della Cina, dirette dal Partito Comunista Cinese e guidate dal marxismo-leninismo, dal pensiero di Mao Zedong e dalla teoria di Deng Xiaoping, manterranno la dittatura democratica popolare e proseguiranno la via socialista ..." E' questo il linguaggio del determinismo economico? Non è, piuttosto, il linguaggio tipico del primato della politica, che utilizza e indirizza l'economia verso mete stabilite dal corpo collettivo del Partito? Vogliamo discuterne?

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