Lettera ai compagni, ai gruppi e ai giornali comunisti

Come redazione di AGINFORM avevamo deciso di scrivervi per verificare, a distanza di alcuni anni e dopo l'esperienza di FAX, se era possibile riprendere le fila di un dialogo tra comunisti che si dichiarano di comune orientamento inviandovi copia del Foglio e chiedendovi la vostra opinione.

L'aggressione alla Serbia da parte dei paesi NATO e il ruolo di primo piano che sta svolgendo l'Italia in questa aggressione, hanno accelerato i tempi di questa lettera e, per certi versi, anche modificato l'indirizzo. Difatti, più che dalle questioni generali, ci interessa partire dalla guerra, dalla sua natura e dalle prospettive che pone ai comunisti che operano nell'occidente capitalistico.

Due questioni in particolare ci interessa porre all'attenzione dei compagni cui è indirizzata questa lettera: quale ruolo possono e debbono svolgere i comunisti in questa circostanza e come misurarsi con la prospettiva della nuova guerra imperialista.

Sul primo punto, i fatti confermano la necessità che i comunisti svolgano una corretta opera di informazione e di orientamento di massa. Questa azione di orientamento riguarda tutti i settori della società italiana e non solo della sinistra che sono coinvolti dalla grande opera di mistificazione dei media legati alle forze imperialiste e al governo. In questo momento così difficile non bisogna regalare agli imperialisti nessuno spazio politico.

E' ovvio, però, che l'azione principale dei comunisti deve riguardare la sinistra. Verso la quale bisogna saper svolgere un'azione decisa e intelligente. Decisa per quanto riguarda le posizioni filomperialiste e di pura provocazione. D'alema dovrà essere il principale bersaglio della nostra azione politica e con lui tutto lo stuolo di amministratori e politici diessini a cui nessuno dovrà più dare la connotazione di uomini di sinistra. Essi sono ormai dei criminali di guerra che dovranno rendere conto al popolo italiano del loro operato e in tal senso bisogna preparare le condizioni politiche perchè ciò avvenga.

Anche con taluni settori che si definiscono di estrema sinistra occorre fare i conti. Provocatori come SOCIALISMO RIVOLUZIONARIO che scendono in piazza al grido e con cartelli MILOSEVIC BOIA non possono essere che prezzolati della CIA e del MOSSAD. Non dimentichiamoci che i servizi segreti e in particolare quelli americani hanno sempre utilizzato gruppi cosiddetti di sinistra e in particolare i trotskisti per creare confusione e coprire le azioni di guerra dell'imperialismo. Ricordiamoci di come siano stati utilizzati all'epoca dell'Afghanistan e di Praga questi gruppi. Ed ora, ovviamente, la storia si ripete con la Serbia di Milosevic. Questi gruppi devono stare laddove è logico che stiano: con Pannella e i fautori della guerra.

Diversa è la posizione da prendere verso quei settori della sinistra che sono contro l'intervento militare NATO, ma mantengono posizioni critiche nei confronti di Milosevic e della SERBIA. Con questi settori pacifisti e della sinistra il dialogo è certamente possibile, ma ad una condizione: che la scelta di lotta contro l'intervento armato della NATO sia prioritaria e determinante.

L'apporto dei comunisti nella lotta contro la guerra imperialista non si esaurisce certamente nell'informazione e nella definizione di linea politica. C'è un problema pratico, di intervento che assume un ruolo prioritario. L'mmagine delle famigliole che fanno il picnic ai margini della base di Aviano mentre gli F116 decollano per le loro missioni di distruzione e di morte, devono lasciare il campo ad una situazione in cui ai governi italiani non sia pi permesso di fare guerre di aggressione e di usare il territorio come base degli imperialisti USA.

Dalla guerra del Golfo in poi, e siamo ormai al quarto intervento armato italiano e NATO in pochi anni, la risposta alla guerra è stata debole, spesso confusa e episodica. Dire che questo dipende anche dall'assenza di una forza comunista autentica e responsabile dei compiti storici che competono ad essa è riaffermare un dato di fatto che sta sotto gli occhi di tutti. A questo non si può ovviare con dei comunicati dell'ultima ora alla cui durezza formale non corrisponde una capacità reale di costruire forza politica e livelli di organizzazione. Il corso degli avvenimenti non si modifica con i comunicati.

Dunque, ci sembra che le ragioni, anche piuttosto urgenti, per una discussione tra comunisti ci siano tutte. E' posssibile che i settori piu' sensibili tra di essi trovino il modo, uscendo dalle particolari ritualità, di affrontare seriamente il dibattito su come muoversi in queste circostanze e delineare una progettualità strategica comune su come affrontare la nuova epoca della guerra imperialista?

Ci aspettiamo un vostro riscontro a questo interrogativo.

Roma, 6 aprile 1999
Aginform, Foglio di Corrispondenza Comunista

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