Lettera internazionale ai partecipanti all'incontro del 2 ottobre a Roma

Cari compagni,

è chiaro che ci sono delle incomprensioni sulle decisioni assunte nella riunione internazionale di sabato 10 settembre a Roma.

Per superarle pensiamo che sia opportuno spiegare ancora meglio le ragioni di chi, come noi, ritiene sbagliato accontentarsi di una conferenza dimezzata.

Il punto è che la Conferenza del 1-2 ottobre, pensata come momento di organizzazione della solidarietà internazionale alla Resistenza irachena, con la pesanstissima ingerenza dell’Amministrazione americana (Lettera dei 44), si è caricata di nuovi e non meno importanti significati, subendo una vera e propria trasfigurazione politica. La Casa Bianca, in base al teorema che le forze irachene invitate sarebbero “terroriste”, ha messo al centro la questione della inammissibilità di dialogare con quelle forze, per cui chiunque osi sfidare questa prescrizione si pone come amico e fiancheggiatore del terrorismo ed è destinato a subire la vendetta del potere imperiale. Così la questione non era più come si deve sostenere la Resistenza, ma se questo sostegno abbia o no diritto di cittadinanza in Occidente e dunque se l’antimperialismo possa ancora liberamente manifestarsi o essere messo al bando, la possibilità della resistenza non solo di rappresentarsi e di presentarsi in Occidente come legittima, ma di accreditarsi come autentica rappresentante del popolo iracheno; infine l’intervento USA ha prepotentemente posto in agenda la questione della sovranità nazionale italiana ed europea

La domanda che ci siamo fatti, e che vi giriamo, è: potevamo non tener conto della metamorfosi causata dal pesante intervento USA?

Noi abbiamo ritenuto di NO. La partita è divenuta molto più grande di quanto pensassimo. L’intervista di al Zargani, pubblicata dal quotidiano Il Manifesto del 14 settembre, conferma che una consapevolezza identica alla nostra è presente tra gli stessi iracheni cui è stato impedito di venire in Italia.

D’altra parte è proprio grazie alla forza di una conferenza così concepita, e del modo come noi abbiamo reagito all’ingerenza americana, che in Italia il clima attorno alle forze che sostengono la Resistenza si è fatto nettamente migliore. Abbiamo avuto tanta solidarietà, l’adesione di molti intellettuali e dei principali esponenti del movimento pacifista e no global all’appello per i visti, l’apertura di una prospettiva di collaborazione con altri ambienti del movimento contro la guerra, che troverà un suo sbocco significativo in una manifestazione nazionale unitaria che si terrà entro novembre. Insomma: proprio perchè abbiamo compreso e svelato il nuovo piano dello scontro, proprio perchè la nostra risposta è stata deguata alla nuova posta in palio, si è determinata inaspettatamente una sostanziale unità di tutte le componenti italiene del movimento contro la guerra, comprese quelle molto distanti dall’antimperialismo (pacifisti, socialdemocratici, cattolici, ecc).

Non ci sembrano risultati da sottovalutare. Certo, essi riguardano principalmente l’Italia, ma potenziano notevolmente la prospettiva più generale della costruzione di una rete internazionale a sostegno della Resistenza. Rete che sarà tanto più credibile, quanto dalla sua azione scaturirà una capacità concreta di incidere sul nodo del riconoscimento politico delle forze che si oppongono all’occupazione militare.

Quello che vogliamo chiarire è che la strada che abbiamo intrapreso non solo non è un abbassamento del livello e degli obiettivi politici, al contrario è la via dell’innalzamento dell’uno e dell’altro.

Nessuno vuole rinunciare alla conferenza. Il problema è “QUALE” conferenza vogliamo fare. Noi pensiamo che sarebbe stato un grave errore arretrare, accettando le imposizioni di Fini, su una conferenza senza iracheni.

Comprendiamo e rispettiamo tuttavia la preoccupazione di altri compagni di un rinvio senza prospettive della conferenza.

Per discuterne nella maniera più larga possibile, per decidere insieme il percorso politico che deve portare alla conferenza con gli iracheni, abbiamo previsto di realizzare un incontro delle delegazioni dei vari paesi che verranno a Roma per l’assemblea del 2 ottobre.

Questo incontro si terrà sabato 1 ottobre e ci pare quella la sede giusta per fare il punto della situazione e per far sì che l’assemblea di domenica 2 rappresenti un passaggio fondamentale ed inequivocabile verso la conferenza internazionale con gli esponenti della Resistenza, conferenza che, con loro presenti, sarà davvero una grande spinta al movimento internazionale contro l’imperialismo.

Comitati Iraq Libero - Italia


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