DEDICATO

ai martiri e patrioti afgani
ed ai 15.000 soldati sovietici
caduti per difendere
un barlume di speranza e di luce
contro l'oscurantismo
e l'oppressione secolare
del popolo afgano,
schiacciato nella tenaglia distruttrice
del fanatismo religioso
e dell'imperialismo.

In particolare, al ricordo per me perenne
del compagno Noor,
rientrato a Kabul
per combattere l'ultima battaglia
e lasciare al suo popolo,
con il sacrificio della propria vita,
un atto scolpito come lascito
alle future generazioni di quel paese,
nell'impervio e difficile cammino
verso il progresso e l'emancipazione.

Enrico Vigna

Afghanistan ieri e oggi

1978-2001 Cronaca di una rivoluzione e di una controrivoluzione

LA CITTA DEL SOLE 2001

La Città del Sole®
Via Giovanni Ninni, 34
80135 Napoli

ISBN 88-8292-155-7

Le Edizioni La Città del Sole sono contro la riduzione a merce dell'uomo e del prodotto del suo ingegno. La riproduzione, anche integrale, di questo volume è, pertanto, possibile e gratuita, ed è subordinata ad autorizzazione dell'editore soltanto a garanzia di un uso proprio e legittimo dei contenuti dell'opera.



Indice

Prefazione

Ho inteso questo lavoro non tanto in funzione interpretativa o analitica, bensì come un atto dovuto di Memoria Storica, in quanto attraverso la memoria, la storia continua a vivere nelle speranze, negli scopi e nelle aspettative di uomini e donne, che cercano di dare un senso alla vita, di trovare un ordine nel caos, di scoprire soluzioni ignote a problemi noti. Un lavoro di documentazione di fatti e passaggi storici avvenuti e quindi, ormai pezzi di storia fissata a nostra disposizione non come ipotesi o valutazone, bensì come dati di fatto. Un testo, come si potrà vedere, fondato su dati e cifre, riconosciuti dagli organismi internazionali preposti (ONU in primo luogo), oltreché da foto e immagini che non hanno bisogno di commenti.

Ho voluto fare questo sforzo per tre motivi fondamentali: il primo per un dovere morale di solidarietà verso il popolo afgano di cui negli anni '80 ho avuto l'onore di conoscere e stimare alcuni tra i suoi figli migliori: alcuni membri del Partito Democratico Popolare Afghano (PDPA) e del fronte Patriottico Nazionale (FPN); uno in particolare: il compagno Noor che verso la fine della resistenza popolare contro i banditi controrivoluzionari, decise di tornare a Kabul per combattere e morire, come estremo sacrificio per non far sparire la speranza e lasciare una traccia indelebile per le future generazioni, quando avrebbero ripreso il cammino verso un futuro degno di essere vissuto. A nulla servirono i tentativi di dissuasione motivati in vari modi, egli lo riteneva un dovere morale e politico verso il suo popolo e lo riteneva un atto di speranza per il futuro della sua gente e del socialismo. Da allora il suo coraggio, la sua onestà, la sua serenità, le sue grandi doti intellettuali, si sono fissate nella mia anima come una pietra e mi hanno arricchito nei seguenti percorsi di vita. Oggi con questo piccolo lavoro, cerco di ridare solo un po' di quello che ho avuto, facendo uscire dall'oblio frammenti di storia di lotte, di sforzi e sacrifici umani, di rivoluzionari e lavoratori, uomini e donne, che sì sono battuti per conquistarsi come popolo, un'alba di dignità e speranza, di giustizia e di un futuro degno di essere vissuto. Un popolo ed una rivoluzione di cui apprendevo particolari ed aspetti da ore di descrizioni accalorate, intense, mai sprezzanti anche se spesso dolorose. Narrazioni che raccontavano di un popolo che dal lontano 1747, anno d'inizio di un processo formativo di un'identità nazionale afgana, ha lottato e cercato, pagando prezzi altissimi, l'affermazione di una sua esistenza indipendente e specifica. Dove tristemente si parlava dei pregiudizi, dell'ignoranza, del disprezzo, di come solitamente nella letteratura occidentale si parlava di quei luoghi, di quelle genti e delle loro culture e tradizioni, arrivando spesso ad un vero e proprio razzismo culturale (vedi R. Kipling). Ma si parlava anche di futuro, di conquiste sociali e speranze che, mattone su mattone il nuovo Afghanistan popolare stava costruendo. Delle donne, uno degli zoccoli duri di quella rivoluzione, che in quell'aprile 1978 si erano conquistate l'uscita dalle tenebre del Medio Evo e che, fino all'ultimo istante hanno difeso e si sono sacrificate nella difesa popolare, con i loro battaglioni e milizie femminili immolatesi per non tornare nell'oscurantismo barbarico (come poi è purtroppo successo, grazie alla vittoria dei "combattenti per la libertà" o mujaheddin, ingrassati, armati e sostenuti dall'occidente capitalistico, per i soliti motivi dì interessi economici, militari e di profitti).

Si parlava di bambini, come egli diceva, dove forse viveva la speranza più forte e concreta che la rivoluzione ce la potesse fare, diceva sempre "... se riusciamo a completare l'alfabetizzazione e a far crescere una generazione di adolescenti nella pace e cultura, quindi se resisteremo almeno 15 anni agli assalti controrivoluzionari, questo popolo ce la potrà fare...". Non ce l'hanno fatta. Ha vinto la guerra, il ritorno all'ignoranza, la violenza, il fanatismo, la morte come valore simbolico. Vinsero gli amici dell'occidente, donne e bambini in primis tornarono all'inferno medioevale, furono distrutti scuole, biblioteche, teatri, cinema, asili d'infanzia, università... Le lancette dell'orologio tornarono indietro. E soprattutto ciò che era nei timori di chi aveva una coscienza e un'attenzione profonda verso la situazione afgana si avverò... l'eccidio di decine di migliala di militanti di sinistra, di sindacalisti, di donne che si erano levate il velo, di giovani universitari. Un lago di sangue di cui nessuno si occupò (si tratta di decine di migliata di morti)... in quanto la sinistra variopinta occidentale e la reazione anticomunista all'unisono, erano troppo impegnati a brindare e a festeggiare la "vittoria dei combattenti della libertà o mujaheddin", portatori di libertà, democrazia e civiltà contro le famigerate forze legate al giogo del socialismo e dell'emancipazione dei popoli, che avevano tentato qualcosa che sembrava impossibile, deviare il corso medievale del proprio popolo (ma qualcuno scrisse che quando l'impossibile è stato tentato una volta esso è già meno impossibile. .. ), ma soprattutto con un grande "torto" ... quello di aver perso.

La seconda motivazione di questo lavoro è legata ad un impegno di lavoro di informazione e controinformazione, inteso come strumento di difesa della verità e della memoria storica, contro la pianificata e scientifica disinformazione strategica imperialista (vedi l'aggressione mediatica alla Jugoslavia, metodo tuttora applicato) e le falsità e menzogne che ci vengono iniettate sistematicamente qui in occidente (dove l'87 % delle nostre informazioni è fornita da quattro Agenzie internazionali... ). Un impegno da usare come deterrente contro camaleonti ed opportunisti di ogni tipo e sponda politica, che abbondano come gli stolti e gli ipocriti, che cambiano posizioni politiche come gli abiti, con il passar delle stagioni e sempre pronti a saltare sul carro del dominante o del "politicamente corretto".

Per questo mi auguro che i documenti, i dati, i fatti più avanti elencati, possano essere un piccolo contributo e strumento per chi cerca di contrastare la guerra mass-mediatica a cui siamo sottoposti (... Jugoslavia docetì); per poter fare questo sempre più è fondamentale una approfondita e rigorosa conoscenza degli avvenimenti passati e presenti, inerenti ogni situazione affrontata.

E anche questo, ritengo sia un modo dignitoso e positivo, in questi tempi di assimilazioni e appiattimenti (per non dire spianamenti) di valori etici e di classe, per sostenere e solidarizzare con la causa della liberazione, indipendenza ed emancipazione dei popoli.

Come diceva qualcuno... "la verità è rivoluzionaria... ".

La terza motivazione è quella di riaffermare, storia alla mano un NO alla Guerra, che è stata nuovamente scatenata sul popolo afgano, ancora una volta martoriato e colpito dagli interessi dell'imperialismo USA, ieri allevatore e finanziatore di quelli che oggi, sono diventati i nemici da annientare, in un gioco di interessi geopolitici, economici, militari... in sostanza di profitti. Così come accade in questi anni ai popoli palestinese, iracheno, colombiano (senza dimenticare la Jugoslavia aggredita e distrutta).


Carta geografica dell'Afganistan

L'Afghanistan ha una superficie di 647.500 km quadrati con 5.529 km di confini (di cui 76 km con la Cina, 936 con l'Iran, 9.430 con il Pakistan, 1.206 con il Tajiki-stan, 744 con il Turkmenistan e 137 con l'Uzbekistan).

La popolazione era stimata (dati luglio '99) in circa 25.000.000 di abitanti, oltre a tre milioni di rifugiati e profughi dal 1997.

Le risorse naturali più considerevoli ma non notevoli sono: gas naturale, petrolio, carbone, rame, talco, barite, zolfo, piombo, zinco, ferro, sale, metalli preziosi.

Il paese è suddiviso in trenta province; la lingua maggioritaria è il Pashtu, poi il Dari, il Turkic e altre decine di dialetti locali; molto diffuso il bilinguismo.


Alle soglie del 1978. Brevi cenni di Storia.

La data ufficiale dell'indipendenza dell'Afghanistan dalla dominazione inglese è il 19/8/1919, ma la lotta contro l'impero britannico è stata lunga ed aspra già dal 1838 vi sono state vere e proprie battaglie con le conseguenti rappresaglie e "pacificazioni".

Il 28/2/1921 fu stipulato tra l'Unione Sovietica (uno dei primi paesi a riconoscere il nuovo stato afgano) il Trattato di amicizia e cooperazione Afghanistan-URSS.

Nel 1919 si compì l'unità politica del paese, ma le logiche feudali che portavano avanti i potenti capi tribù, non permisero grandi e sostanziali passi vanti evolutivi per la popolazione. Faide e lotte intestine di clan caratterizzarono gli anni del dopo indipendenza, fino ad arrivare all'ascesa al potere del generale Dost Mohammed che cercò con metodi duri e repressivi di limitare il potere dei capi tribù, ma anch'egli fu ucciso nel 1933. Gli successe il figlio Mohammed Zahir, proclamatesi Re. Ed è il personaggio ritornato celebre proprio in queste settimane, riesumato dalla sua dorata residenza romana (divenne famoso perché nel 1978 al momento della sua fuga da Kabul nel 1978, non si portò via soltanto i denari ma anche arazzi e gioielli di carattere più che altro storico artistico). Improvvisamente innalzato dalle cancellerie occidentali a salvatore della patria e uomo simbolo dell'unità nazionale afgana... meriti riconosciutigli solo a Washington, Londra, Parigi o Roma visto che alla prima riunione da lui indetta sotto gli auspici CIA e USA in questi giorni, nessuno dei leader più noti delle forze della cosiddetta "Alleanza del Nord", che come vedremo poi raccoglie un po' tutte le bande attuali mujaheddin alleate e sponsorizzate dagli americani, ha partecipato al meeting che doveva sancire la leadership di quest'uomo "mite e illuminato", seppure un po' scippatore di ricchezze del suo paese... Come scritto dagli stessi nostri mass media... un clamoroso fiasco.

1978-1980

Ma torniamo al 1978. Nella metà di Aprile di quell'anno, dopo lotte e sollevazioni per migliori condizioni di vita e processi di ammodernamento sociale (scuole, sanità, diritti, industrie ecc.), che duravano già da mesi, fu assassinato uno dei principali dirigenti del Partito Democratico Popolare Afghanistan (PDPA) M. A. Haybar. I suoi funerali si trasformarono in una possente manifestazione antimperialistica e antigovernativa, a cui seguirono repressioni e incarceramenti, tra cui molti dirigenti, lo stesso segretario generale del PDPA e centinaia di giovani e militanti; si prospettava la messa fuorilegge dello stesso partito oltreché delle Associazioni giovanili e delle forze progressiste. A questa situazione le forze di sinistra ed in primo luogo il PDPA, decisero di anticipare i progetti repressivi del potere lanciando, il 27 aprile, l'appello all'insurrezione generale. Una decisione causata dal succedersi degli avvenimenti e dalla dirczione totalitaria che stavano prendendo, che sorprese persino molti attivisti. L'azione rivoluzionaria iniziata a Kabul si estese come un incendio in tutto il paese, la stragrande maggioranza dello stesso esercito (su cui molto forte era l'influenza del PDPA) appoggiò la rivoluzione popolare; in pochi giorni l'Afghanistan era in mano al potere rivoluzionario.

La nuova giunta rivoluzionaria ereditò un paese socialmente e culturalmente a livello medievale, economicamente e produttivamente arretrato, se non in certi campi addirittura inesistente: analfabetismo di massa, oscurantismo, miseria, fame, disoccupazione, malattie, arretratezza sociale generalizzata della popolazione, rapporti sociali feudali e prefeudali risalenti a codici medievali, rivalità e discordie centenarie tra le tribù componenti la popolazione.

Ma soprattutto cominciò l'aggressione politica e militare dall'esterno, e dal maggio 1978 iniziò (come documentato più avanti dalle stesse loro ammissioni), la più grande operazione "coperta" nella storia della CIA dal dopoguerra ad allora. Come riportato dall'analista americano Y. Bodansky della rivista Jane's: "... gli agenti americani hanno seguito passo a passo i mujaheddin, rifornendoli di armi della più diversa provenienza, non collegabili direttamente al "Made in USA" (N. d. T. ... fino al 1986, quando ci fu una svolta con la fornitura dei missili americani Stinger, come documentato più avanti). Hanno acquistato persino centinaia di muli in tutto il mondo per trasportare attraverso le montagne armi per 2 miliardi di dollari e rifornimenti vari per 1 miliardo...".1

In sostanza il popolo afgano si trovò vittima della sua posizione geo-strategica per gli interessi degli Usa: sia per i suoi lunghi confini con l'URSS, che erano utilissimi per cercare di indebolire e fomentare conflitti interni con logiche destabilizzatrici verso la potenza socialista; sia perché proprio in quegli anni nel confinante Iran c'era stata la rivoluzione contro lo scià, fatto che nello scacchiere mediorientale significò la perdita di un caposaldo fondamentale dell'influenza americana nell'area. In questa situazione l'Afghanistan assunse un'importanza fondamentale e strategica, che fu una delle cause di tutti gli avvenimenti seguenti pagati dal popolo afgano con sangue, guerre e distruzioni, per interessi stranieri fino ai giorni nostri.

La prima reazione straniera alla rivoluzione fu la dichiarazione del Presidente del vicino Pakistan: "II potere è stato preso dagli infedeli" 2. E già ai primi di maggio nel Pakistan fu formato il Consiglio militare per la lotta contro gli infedeli, guidato dal generale M. Rahman Khan uomo della CIA.

Come informava il New York Times del 24 giugno 1978 ad Annapolis (USA), si tenne una riunione di alti ufficiali dell'esercito e dei servizi di informazione alla quale parteciparono 270 persone. Il problema discusso: cosa fare nell'Afghanistan e come. Dopo questa riunione comparve a Kabul un gruppo di americani che non passò inosservato alle autorità afgane. Il loro compito era di spionaggio e di inizio concreto delle operazioni antigovernative. L'attività fu smascherata e questo gruppo diretto da Louis Duprey, agente della CIA, fu espulso dal paese nel novembre del 1978. Lo stesso Duprey, trasferito nel Pakistan, fu messo a capo del gruppo spionistico nel Pakistan, di cui facevano parte: R. Lessard,, L. Robinson, V. David, R. Brook, D. Turman, R. Jaken, D. Ree-gan, tutti agenti CIA. Il compito del gruppo era di rifornire di armi, di assistenza tecnica, di soldi e di coordinamento i reazionari fuggiti in seguito alla rivoluzione, trovando spesso più adepti tra i vecchi emigrati, quelli che avevano già lasciato il paese prima del 1978... .; la copertura del piano era l'"Ufficio per il controllo sui narcotici", situato a Lahore diretto da L. Adams, altro agente CIA. Tra di loro un altro volto ricomparso in questi giorni alla ribalta: G. Hekmatyar, espulso dall'Afghanistan prima del 1978 per aver tentato un golpe separatista; oppure la figura di A. Gaylani fuggito nel Pakistan già nel 1976, sempre per un tentativo di golpe. Tra gli altri attivisti della lotta per la "libertà" c'erano i cittadini americani Zia Khan Nastri, Habib Mebeser Agashar (proprietario di società di trasporti a New York), Bashir Zakrya della Columbia University e Zia Nezri, il quale aveva ricevuto la cittadinanza americana già nel 1963. Lo stesso, nel marzo del 1979 incontra a Washington il funzionario del Dipartimento di stato R. Porton come rappresentante dei "combattenti per la libertà "dell'Afghanistan e dopo l'incontro dichiarò: "... sono venuto a chiedere l'appoggio finanziario e politico per la lotta contro il potere in Afghanistan...". Subito dopo la Rivoluzione d'Aprile, all'interno del Consiglio Rivoluzionario emersero due tendenze diverse su come applicare il processo rivoluzionario nel paese. Una, che faceva capo a H. Amin, riteneva necessario procedere a riforme radicali sancite dal potere rivoluzionario senza mediazioni verso il grado di consapevolezza delle larghe masse del paese. L'altra, che faceva capo a B Karmal, al contrario riteneva necessario un processo di sviluppo graduale che partisse dalle condizioni sociali e culturali di arretratezza ereditate e dalla realtà sociale, in cui una profonda influenza era esercitata da tradizioni, costumi e religione radicate da secoli nel popolo afgano, e che le trasformazioni sociali ed economiche avvenissero in un quadro di coinvolgimento di forze e strati sociali diversi.

1979

Dopo un duro scontro prevalse il secondo indirizzo e il 27 dicembre 1979 il Comitato Centrale del PDPA approvò questo orientamento. Questa fu la seconda tappa della Rivoluzione d'Aprile. La convinzione fu che il passaggio dalla profonda arretratezza, a un progresso in tutti i campi, richiede tempi e sforzi coscienti e continui, di ampie masse popolari guidate dalla avanguardia politica, il Partito Rivoluzionario al governo. Una rivoluzione quindi nazionale e democratica, con carattere antimperialista, come dichiarato il 27 dicembre 1979. Gli obiettivi democratici generali immediati consistevano: nella liquidazione delle sopravvivenze feudali e prefeudali, limitazione delle grandi proprietà terriere, consegna della terra ai contadini senza terra o con poca terra, sviluppo dell'economia nazionale, elevamento del livello di vita della popolazione, alfabetizzazione e sviluppo della cultura, democratizzazione della vita sociale e politica.

Nella proposta di Costituzione vennero delineate le linee più generali e i principi basilari del nuovo stato afgano (vedi allegato).

Da quel momento si formarono le prime bande (spesso tribali o di clan) e i primi campi di controrivoluzionari nel Pakistan: già nei primi mesi 1979 nella regione di Peshawar c'erano venti campi e una cinquantina di basi in cui erano concentrati fino a 30.000 uomini, finanziati, armati e foraggiati dal Congresso americano. A marzo-aprile del 1979 la controrivoluzione assaltò la città di Herat con bande provenienti dal vicino Pakistan con la complicità dello stesso esercito pakistano. Il leader di queste prime bande era S. Mojaddadi, riparato in occidente già nel luglio 1978. Il tentativo fallì, l'esercito e le milizie popolari respinsero l'aggressione. Il rappresentante del Dipartimento di Stato degli Usa W. Christopher in visita in Pakistan nell'estate 1979, invitò alla formazione di un governo in esilio e all'unione dei rivoltosi, garantendone il riconoscimento degli Stati Uniti. Nel frattempo in Pakistan cominciarono ad arrivare navi con armi e munizioni. Gli Usa cercarono per un po' di negare il loro coinvolgimento, ma furono traditi dall'ex-presidente dell'Egitto Sadat: nel settembre 1981 parlando alla televisione fu preso improvvisamente da uno slancio di sincerità e dichiarò: "... vi rivelerò un segreto. Appena cominciò la lotta nell'Afghanistan, gli Stati Uniti stabilirono contatti con me per fornire armi all'opposizione afgana dal Cairo su aerei americani...".3

Così cominciò l'intervento e l'ingerenza straniera e il calvario del popolo afgano che dura ancora oggi: fondamentale sottolineare che tutto questo avveniva quando di truppe sovietiche in Afghanistan non c'era nemmeno l'ombra. Dopo i fatti di Herat il governo afgano sulla base del punto 7 del Trattato Sovietico-Afghano di amicizia, buon vicinato e collaborazione richiese più volte aiuto all'Unione Sovietica, la quale pur solidarizzando con il governo afgano non prese decisioni immediate, valutando ponderatamente la situazione nell'insieme e sollecitando fermamente l'ONU a fermare le attività di questi gruppi fuorilegge e armati.

Nel suo libro di memorie "Dalle ombre", l'ex direttore della CIA, R. Gates scrive che i Sevizi segreti americani cominciarono a fornire aiuti alla controrivoluzione sei mesi prima dell'intervento sovietico4. Confermato dallo stesso Brzezinski, che all'epoca era Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Carter, in un intervista al "Le Nouvel Observateur"; alla faccia dei nostri intelligentoni leaders della sinistra nostrana, creduloni e storicamente puntualmente disponibili (... ultimo esempio la Jugoslavia... ) a recepire e fare proprie le versioni che poi, immancabilmente si dimostrano direttive e progetti targati CIA, serenamente ammessi (perlomeno negli ultimi cinquant'anni). In questa intervista egli ammette tranquillamente: "... la versione ufficiale della CIA fu che gli aiuti ai mujaheddin cominciarono durante il 1980, dopo l'intervento sovietico del 24 dicembre 1979, ma la realtà... è completamente diversa: infatti fu il 3 luglio 1979 che il presidente Carter firmò la prima direttiva per aiuti segreti all'opposizione del regime prò-sovietico di Kabul... Quando i sovietici giustificarono il loro intervento per contrastare il coinvolgimento segreto degli Stati Uniti in Afghanistan, l'opinione pubblica non gli credette...". Alla domanda se fosse pentito del fatto di aver finanziato e aiutato il fondamentalismo islamico e avviato i futuri terroristi, la risposta rimanda ad un concetto politico e storico, totalmente archiviato in una sinistra supina e codina, attenta al "politicamente corretto" dei nostri tempi, ma che gli USA non hanno affatto abbandonato: la necessità di affrontare prima la contraddizione principale poi quelle secondarie... Ma l'aveva detto quel tal Lenin che è "superato" e ormai "inservibile", per affrontare i nodi dei nostri tempi... Ma certamente non per il signor Brzezinski che così risponde, in linea con il suo punto di vista e di classe: "... Pentito di cosa?... . Cosa era più importante per la storia del mondo? I talebani o il collasso dell'Impero sovietico? Il fanatismo di alcuni musulmani o la liberazione dell'Europa centrale e la fine della guerra fredda?..." Verrebbe da pensare: meditate gente di sinistra, meditate sulla cinica e netta lucidità di chi governa il mondo e lo orienta ai suoi progetti e strategie, trovando spesso in occidente opposizioni fatte di se, di ma, di però e di né; nel frattempo i popoli e le idee di giustizia sociale ed emancipazione soccombono e vengono spazzate via spesso con bagni di sangue... che ogni tanto fastidiosamente ci vengono fatti notare.5

Nel perseguire questi scopi l'ambasciata americana di Kabul diventa un autentico covo di spie: in un opuscolo pubblicato nella capitale afgana, viene fatto un lungo elenco sia di funzionari della CIA che si nascondono sotto passaporti diplomatici, sia di accoliti locali arrestati. Oltre a individui "privati" o "rappresentanti" di organizzazioni internazionali sedicenti umanitarie (solita prassi per la Jugoslavia, Iraq, Palestina, Cuba, Corea, Vietnam, Nicaragua, Colombia ecc. ecc. ecc.: la lista è molto lunga). Cito solo alcuni tra questi "volontari per la pace": P. Ogayar, E. Kotny, S. Bodman.6

Ed è in questo periodo che comincia ad apparire sulla scena la figura di un tal Osama Bin Laden "protetto" della CIA, in quel tempo prezioso alleato ed ora nemico pubblico numero uno, come documenta con una mole di prove impressionanti ed inconfutabili il giornalista americano di ABC News nel suo libro "Una guerra empia". Viene dato così il via alla pianificazione della "guerra santa" contro l'Afghanistan rivoluzionario, costruendo l'alleanza con gli estremisti islamici in funzione anticomunista, che porterà ad armare, finanziare e addestrare oltre 250.000 mercenari islamici di tutto il mondo e che ai giorni nostri hanno partorito tra le altre cose: 30.000 assassinati in Algeria, la pulizia etnica della Bo-snia nella ex Jugoslavia e i crimini dell'Uck in Kosovo, che hanno provocato 350.000 profughi scappati dal terrore, 1.300 omicidi (65% albanesi kosovari) e 3000 desaparecidos (serbi e rom soprattutto), la guerra in Cecenia (che ha provocato decine di migliaia di morti oltre a un paese quasi completamente distrutto) fino ad arrivare all'attentato del World Trade Center... se risulterà provato che i responsabili sono quelli indicati.7

Lo stesso N. Y. Times (247 8/1998) conferma questi fatti: "... la resistenza afgana fu sostenuta dai servizi di intelligence degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita attraverso la fornitura di circa 6 miliardi di dollari in armamenti... alcuni degli stessi combattenti che lottarono contro i sovietici con l'aiuto della CIA, stanno ora combattendo sotto la bandiera di Mr. Bin Laden...".8

Anche il Pakistan ha avuto una parte di prim'ordine, come scritto da un giornale inglese, l'"Indipendent" del 9/2001: "... TISI (Direttorio Integrato d'Intelligence, i servizi segreti pakistani N. d. A.) fece dell'altro: addestramento ed equipaggiamento, indottrinamento e consulenza. E fecero il loro lavoro con ostentazione... e con passione." 9

Così come conferma l'insospettabile "II Giornale" del 17/9/01 nel quale la corrispondente da Londra E. Orsini scrive: "... l'esercito segreto di Osama Bin Laden, fu addestrato ad uccidere nei campi militari britannici, tra le colline scozzesi. A rivelarlo il "Sunday Mail" in un intervista ad uno degli "insegnanti" dei guerriglieri afgani che negli anni ottanta combatterono i russi... K. Condor, eroe dei corpi speciali inglesi, che fu incaricato di organizzare i vari campi di addestramento... Egli afferma anche che gran parte dell'infinita ricchezza di Bin Laden è stata costituita da finanziamenti della CIA per la costituzione di un governo afgano "amico" che combattesse la guerra per conto degli Stati Uniti... Oggi il presidente Bush - osserva Condor - forse si starà chiedendo quanto è costato veramente all'America l'addestramento dei futuri soldati di Bin Laden...".10

Nel frattempo la CEE (Comunità Economica Europea) decreta le Sanzioni Alimentari contro la RDA, primo caso della storia per un paese in via di sviluppo: se non si piegano con il piombo si piegheranno con la fame... era il ragionamento della "civile" Europa.

Anche secondo A. M. Saidali dell'Ai Aram Center for Strategics Studies del Cairo (fondazione "amica" e sostenuta dagli ambienti statunitensi): "... La CIA dotò Bin Laden e gli 'arabi in Afghanistan' di forme di addestramento parti-colarmente sofisticate e i finanziamenti, che provengono in gran parte dal crescente traffico di oppio...".

Per la popolazione dell'Afghanistan l'inizio di questo sporco gioco costò nel solo 1979 la riduzione del 9% delle terre seminate, la produzione dei cereali subì un calo del 10% che, per le colture industriali, fu addirittura del 25-30%; il reddito nazionale prò capite in questo solo anno diminuì quasi del 14%.

La guerra psicologica contro l'Afghanistan rivoluzionario è l'altro fronte, con quello militare, per destabilizzare il potere popolare: a questo scopo lavorano alacre-mente tramite notizie e informazioni quotidiane che vengono trasmesse dalla BBC, da Onda tedesca, dalla radio israeliana, da Radio Karachi, da Radio Zabol e da Radio Meshked. La CIA sta anche preparando la creazione di una succursale delle famigerate Radio "Free Europe" e Radio "Libertà"; il tutto sotto la copertura di vere e proprie fabbriche di menzogne e calunnie quali il "Centro di documentazione afgano" e la "Agency Afghan Press", sovvenzionate da uno stanziamento annuo di 2,5 miliardi di dollari del governo americano. Il tutto per terrorizzare moralmente, psicologicamente e avvilire il popolo afgano e isolare il partito rivoluzionario dalla gente.

1981

Per dare un idea di come veniva portata avanti la "lotta per la libertà", sarebbe bastato prestare un po' più di attenzione anche tra le righe dei nostri mass media; per esempio in un articolo del 2 ottobre 1981, il giornalista di Le Monde J. Bettolino, narra di un suo viaggio tra la guerriglia. Tra le altre cose dice: "... Uno dei capi del Fronte nazionale di liberazione si rivela uno spregiudicato truffatore... ha le tasche piene di banconote, che ama esibire... il lampo di cupidigia che ha negli occhi ci spaventa, con i suoi uomini non perde occasione di fare baldoria... vende le armi a individui dall'aspetto poco raccomandabile rivelandosi un trafficante, ora abbiamo la certezza che sfrutta la resistenza per arricchirsi... I sei gruppi della resistenza danno troppo spesso una sorta di immunità a delinquenti comuni capaci di efferati delitti... per essere credibili, gli autentici combattenti afgani dovranno liberarsi dai BANDITI che operano sul territorio ... poiché questi banditi costituiscono l'embrione di verità che permette alla propaganda sovietica di definire i ribelli "banditi". L'anno scorso una banda ... fermò sulla strada Kabul-Ghazni un autobus pieno di civili e un auto con un medico, la moglie e la figlia. Tutti furono rapinati, 17 vennero uccisi senza pietà. Fra questi il medico e la sua famiglia... mutilarono molte donne per prendere braccialetti e orecchini... A Pe-shawar in Pakistan i responsabili delle organizzazioni ufficiali, per rivalità e sete di potere, dimostrano un lassismo dissennato nel reclutamento. Per loro conta soltanto il numero di guerriglieri che possono ostentare... l'unificazione è necessaria, ma si potrà fare con gli attuali leader dei mujaheddin?...".11

E furono proprio questi a "liberare" l'Afghanistan nel 1992...

Intanto nel paese il governo rivoluzionario tenta lo sviluppo.

Alla fine dell'anno il PIL è accresciuto del 2,4% e hanno iniziato la produzione diciassette nuove fabbriche, va sottolineato che nel 1978 in tutto l'Afghanistan esistevano DUE sole fabbriche! È proseguita la realizzazione della riforma agraria e idrica. Per 760 mila famiglie contadine sono stati cancellati i debiti fiscali.

Nel giugno del 1981 nasce il Fronte Patriottico Nazionale con gli obiettivi più importanti di rafforzare la lotta contro la controrivoluzione armata, di consolidare ed estendere il potere rivoluzionario e garantire le riforma e la pace civile nel paese. Oltre 940 delegati appartenenti al PDPA a organizzazioni sociali, sindacali, etnie, tribù ed esponenti religiosi formarono il congresso fon-dativo del fronte.

1982

Nell'infaticabile guerra alla Rivoluzione democratica nazionale afgana, l'allora presidente Reagan dichiara il 21 marzo "Giornata dell'Afghanistan", presentando l'album fotografico "Afghanistan: lotta per la libertà", diffuso dal-l'ACI (Agenzia Comunicazioni Internazionali), un agenzia quasi ufficiale della CIA di propaganda per l'estero. Da come documentato precedentemente si può facilmente intuire quali foto contenga l'album. Il tutto fa parte di un "Progetto verità" lanciato come campagna dell'anno sull'informazione libera; all'interno ogni testimonianza è "anonima": "un giornalista occidentale" (chi?), un "profugo afgano" (senza nome), un "combattente per la libertà" (di dove?), un "viaggiatore" (apolide?), un "osservatore internazionale" (senza passaporto?) e così via.

Intanto, nel paese, il governo rivoluzionario...

Mentre succede questo, nel paese, nonostante l'aggressione e la guerra, nello stesso anno la produzione industriale è incrementata dell'1,5%, quella agricola del 3%, così come è aumentata l'estrazione di gas a Jawazjan e di carbone vicino a Herat; si è ingrandita l'officina per automobili di Jungalak, mentre è aumentata la produzione la fabbrica di concimi di Mazar i Sharif. A Kabul lo stabilimento di prefabbricati per l'edilizia è stato ristrutturato interamente e la produzione raddoppiata, ampliata l'area degli aranceti e oliveti irrigati dal canale di Jalala-bad, per consentire una maggior raccolta; la riforma agraria e dell'acqua (fino al 1978 di proprietà dei latifondisti... come in molte zone del nostro Sud... ancora oggi... ) prosegue, per permettere l'emancipazione dei contadini e dei nomadi da sottomissioni feudali; gli stipendi dei dipendenti statali sono aumentati del 26-50 %. Nel solo anno oltre mezzo milione di afgani e afgane avranno imparato a leggere e scrivere. Nello stesso momento in cui i "combattenti per la libertà" incendiano e distruggono centinaia di scuole, ospedali e moschee, soprattutto nelle campagne, uccidendo insegnanti e scolari per impedire l'alfabetizzazione, aggrediscono e violentano donne che non rinunciano alla propria emancipazione conquistata duramente.

Vengono ricostruite rapidamente le aziende distrutte dalle azioni dei controrivoluzionari; lo stato fornisce ai contadini seimila tonnellate di semi di alta resa per la semina primaverile; viene concesso un aumento unificato a operai ed impiegati con bassi salari. In questo anno è stato raggiunto l'obiettivo della scolarizzazione dell'80% dei ragazzi di età scolastica; nei corsi di alfabetizzazione partecipano oltre 550 mila uomini e donne. Nel rispetto della religione islamica il governo stanzia per la riparazione e la ricostruzione delle moschee attaccate dai sedicenti "combattenti per la libertà", 5 milioni di afgani e a carico dello stato sono costruite 29 nuove moschee e case di preghiera. In questo anno per la prima volta nella storia afgana è stata sancita la parità di diritti di nazionalità, etnie e tribù.

1983

Nel Giugno 1983 su iniziativa dell'organizzazione americana "Cittadini per l'America" si riunirono nella giungla dell'Angola, ospiti dei banditi dell'Unita (Unione Nazionale Indipendenza Totale Angola), i capi dei gruppi controrivoluzionari dell'Afghanistan, del Nicaragua, del Mozambico, degli esuli cubani ed altri. Molta stampa internazionale lo definì un "congresso di assassini"; ma non il presidente Reagan, di cui fu reso noto un messaggio dove affermava che i loro obbiettivi erano gli obbiettivi dell'America...

Intanto, nel paese, il governo rivoluzionario...

"... Dopo aver trascorso 18 giorni in Afghanistan e avendo visitato la provincia di Mazar I Sharif a Nord del paese, Jalalabad ad Est, Kabul e dintorni e anche le province al confine con il Pakistan sono giunto alla conclusione che la sfera di attività del governo si è sensibilmente ampliata dalla mia precedente visita, avvenuta quattro anni fa ... Non si tratta solo di successi militari. Dalle città alle campagne che le circondano si respira un senso di apprezzamento nei riguardi del programma governativo di modernizzazione, e spesso addirittura di consenso. È impossibile misurare la forza di questo sentimento, ma questo è uno degli aspetti del nuovo stato di cose in Afghanistan che sfugge ai diplomatici occidentali", così scriveva J. Steel nel suo articolo sul viaggio in Afghanistan pubblicato sul giornale inglese "Guardian". Steel racconta storie di uomini che combattevano dalla parte dei mujaheddin, anche come capi, e che ora erano tornati alla vita normale. Egli rilevava dagli incontri con i contadini le novità degli ultimi due anni: elettrificazione, ambulatori rurali, riforma agraria.12

286.000 famiglie avevano ricevuto la terra.

E in questo anno che, a seguito di una introduzione illegale di giornalisti stranieri nel paese (tra cui alcuni italiani), per "documentare" barbarie e violenze del governo rivoluzionario, che l'Associazione dei Giornalisti della RDA invia una lettera aperta ed un invito a visitare liberamente il paese, a Miriam Mafai, allora presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che riportiamo qui sotto, senza bisogno di fare commenti.

Lettera aperta dell'Associazione dei giornalisti della R. D. A.

Gentile signora Miriam Mafai,

L'Associazione dei giornalisti della RDA si rivolge a Lei in quanto presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, con la preghiera di rendere nota ai suoi colleghi giornalisti italiani la nostra opinione in merito alla discussione sulla libertà di informazione circa la situazione venutasi a creare intorno all'Afghanistan.

Diritto all'informazione, diritto alla verità: proprio di questo si è parlato alla Conferenza dell'Organizzazione di solidarietà dei popoli dell'Asia e dell'Africa su un nuovo ordine internazionale per l'informazione, Conferenza con-clusasi nei giorni scorsi a Kabul. I suoi partecipanti, in rappresentanza di oltre 30 paesi e di varie organizzazioni internazionali, fra cui noti giornalisti, hanno condannato con fermezza la guerra psicologica contro l'Afghanistan, le menzogne e le calunnie dei servizi di propaganda occidentali sul nostro paese, nonché i metodi di travisamento e tendenziosità nelle informazioni a cui fanno ricorso.

Gli organizzatori della, "guerra psicologica" contro l'Afghanistan democratico, approfittando del loro diritto sostanzialmente monopolistico alla diffusione delle informazioni, soprattutto nei paesi occidentali, influenzano anche i giornalisti, creando dei falsi stereotipi.

Per opporsi a questa influenza negativa, la Repubblica Democratica dell'Afghanistan è pronta a collaborare con tutti coloro che vogliono sapere la verità sull'Afghanistan ed aspirano ad una comprensione onesta e non preconcetta degli avvenimenti nella RDA. Negli ultimi anni l'Afghanistan è stato visitato da decine di giornalisti di diversi paesi del mondo, rappresentanti di vari organi di informazioni. Ad essi, nonostante le divergenze di opinioni, sono state concesse tutte le possibilità di comunicare liberamente con la gente e raccogliere informazioni. Noi non nascondiamole nostre difficoltà e ci aspettiamo dai colleghi occidentali soltanto una cosa: l'adempimento onesto, professionale del loro dovere. Noi vogliamo che il mondo conosca la verità sulla guerra non dichiarata che già da oltre sei anni viene condotta contro il nostro paese per mano di controrivoluzionari mercenari, per armare e mantenere i quali gli USA e i loro alleati spendono ogni anno sino ad un miliardo di dollari. Noi vogliamo che i giornalisti in visita nel nostro paese vedano con i loro occhi i danni arrecati al Paese dai controrivoluzionari, il dolore e la sofferenza dei cittadini, le centinaia di scuole e case di cura distrutte, le migliaia di bambini rimasti senza genitori e senza tetto. Noi siamo pronti a collaborare con tutti coloro, che vogliono sapere la verità anche sui nostri successi, su come - nonostante i danni colossali subiti dal nostro Paese per le azioni dei mercenari e dei loro protettori stranieri - le trasformazioni socio-economiche progressiste si vadano sempre più affermando.

Per visitare l'Afghanistan non occorre violare le leggi e penetrare illegalmente nel paese, avanzando la pretesa poco convincente di difendere la "libertà d'informazione". A tal fine esistono norme procedurali ampiamente riconosciute nei rapporti internazionali, e previste anche dall'Atto Finale di Helsinki.

L'Associazione dei giornalisti della RDA, ribadendo ancora una volta la sua fedeltà al principio della libertà di informazione, La invita a favorire la diffusione della verità sulla situazione in Afghanistan ed intorno ad esso, per il bene della pace e il rafforzamento della reciproca comprensione fra i popoli.

Il Presidente dell'Associazione dei giornalisti della RDA
Haidar Masud

1984

Nel corso del 1984 l'aggressione sia militare che me-diatica, comincia una escalation che di anno in anno assumerà un intensità di grande ferocia e violenza, che piegheranno e porteranno alla tragedia il popolo afgano, ancora oggi sotto i nostri occhi.

Israele stanzia milioni di dollari per la controrivoluzione: fornisce armi moderne e aiuti, invia specialisti militari come addestratori ... nel Pakistan musulmano ... Cosa non si fa pur di combattere le lotte dei popoli...

Il Congresso americano stanzia 300 milioni di dollari nell'ottobre per aiuti militari (dieci volte gli aiuti dati ai contras nicaraguensi: questo può dare un idea di quanta importanza strategicamente, abbia l'Afghanistan per gli USA).

Un raduno simile a quello dell'anno prima, si svolge in un hotel di Dallas nel Texas, nei primi mesi dell'84. Gli organizzatori "ufficiali" furono la "Lega anticomunista mondiale" e il "Consiglio americano per la libertà universale": circa trecento banditi e assassini appartenenti a bande controrivoluzionarie dei paesi nel mirino della CIA, discussero i piani di future azioni terroristiche contro i rispettivi governi popolari, sotto la supervisione di J. Singlow, generale a riposo, ex comandante nella guerra in Corea.

Per i "combattenti della libertà" afgani era presente Abdul Martin, che durante un incursione nel paese era saltato su una mina posata dai suoi stessi camerati e perduto le due braccia; questo raduno aveva l'obbiettivo di propagandare la "crociata" americana contro gli stati indipendenti e a governo popolare, che non stavano agli ordini della politica imperiale statunitense, oltreché di "raccolta fondi" per le loro attività controrivoluzionarie.

Nel frattempo proseguono gli attentati, gli assalti, i sabotaggi, eccidi che però ancora avvengono soprattutto nelle zone più periferiche del paese, con l'obbiettivo di terrorizzare la popolazione e creare una situazione di instabilità che impedisca lo svilupparsi dei progetti di riforme sociali e strutturali, lanciate dal governo.

L'anno sarà caratterizzato dal criminale ed efferato attentato ad un aereo civile di linea della compagnia Bakthar, che provocherà 52 morti e decine di feriti, effettuato tramite un missile americano Stinger donato ai banditi dal sostegno USA.

Intanto, nel paese, il governo rivoluzionario...

Il rispetto per l'Isiam era la politica del governo af-gano. In un'intervista all'agenzia Bahktar il ministro per le questioni dell'Isiam della RDA M. A. Wali Hojat sottolineava: "II governo dell'Afghanistan presta notevole attenzione a tutte le questioni legate all'Isiam. Il rispetto per la religione e i sentimenti dei fedeli sono sanciti dalla Costituzione provvisoria del paese. Gli organi della giustizia e tutto il sistema giuridico in vigore nella repubblica, nella loro attività tengono presenti le tradizioni e i costumi islamici. Molti mullah combattono nelle file dell'esercito regolare, nelle milizie delle tribù e nelle squadre della difesa della rivoluzione. Molti religiosi partecipano attivamente alla vita politica e sociale del paese, per esempio nelle attività del Fronte Patriottico Nazionale". Negli anni dal 1981 al 1984, la controrivoluzione ha distrutto 250 moschee, ucciso più di 500 mullah e centinaia di persone innocenti, morte sotto le bombe e i missili lanciati nei luoghi sacri, nei cinema, nelle scuole e sui mezzi pubblici. Nello stesso tempo il governo ha stanziato oltre 850 milioni di afgani per la costruzione di 59 nuove moschee e la ricostruzione e il restauro di altre 559. Nel solo anno 1984 furono stanziati oltre 100 milioni di afgani per le necessità delle istituzioni religiose.

1985

Nel marzo 1985 il presidente Reagan firma la National Security Decision (Directive 166) che autorizza il supporto militare diretto ai "combattenti afgani" che raggiungerà, nell'86, le 65.000 tonnellate di armi dagli USA all'Afghanistan, traffico in cui l'Italia è stata partecipe in quanto le batterie antiaeree "Erlikon-Burle" furono acquistate nel nostro paese...

Nel settembre 1985 i comitati speciali per i servizi segreti della Camera dei rappresentanti e del Senato, approvarono segretamente la richiesta dell'amministrazione Reagan per lo stanziamento nell'anno finanziario 1986-87 di 300 milioni di dollari supplementari, per l'acquisto di armi destinate alle formazioni contro-rivoluzionarie an-tiafgane. Questa ingente somma si va ad aggiungere agli stanziamenti già stabiliti di 280milioni di dollari per Panno'85 e ai 600milioni per l'86 per condurre la guerra non dichiarata contro la RDA. Lo stesso "Washington Post" si chiede, nel commentare le decisioni dell'amministrazione Usa di "rendere stabili le forniture di armi ai mujaheddin afgani per il 1986-1987, quali saranno le conseguenze future di tale politica.13 Certo alla luce di quanto avvenuto l'il settembre, questo giornalista ebbe una lucida capacità di leggere sviluppi e approdi di insensate e ciniche strategie distruttive.

In questo anno l'Afghanistan, che prima del 1978 aveva una produzione solo per il mercato locale, diventa il principale produttore mondiale di eroina e gestisce quasi il 60% del mercato americano; come pubblicamente ammesso nel 1995 da C. Cogan ex responsabile CIA per l'Afghanistan.14 Infatti nelle file della "Resistenza" erano incorporate tutte le bande locali di trafficanti, che dalla Rivoluzione di Aprile del 1978 erano entrate in collisione col nuovo potere popolare, il quale intendeva ripristinare una legalità ad uso delle masse povere delle campagne fino ad allora sottomesse alla violenza e alle imposizioni banditesene. Questo conflitto fu usato per rafforzare le forze controrivoluzionarie, che dal'85 imposero ai contadini, nelle zone sotto il loro controllo la coltivazione dell'oppio, per questo uccidevano e bruciavano i campi coltivati, di quei contadini o cooperative che attraverso la riforma agraria ottenevano la terra (espropriata ai latifondisti) per lavorarla. Ed anche questa fu una guerra silenziosa che nella campagne fece scorrere il sangue di mi-gliaia di contadini e delle loro famiglie, che per la prima volta nella loro esistenza avevano la possibilità di un riscatto sociale e di un futuro legato al proprio lavoro, e non alla millenaria catena dello sfruttamento bestiale e della sottomissione. Ma di questo tratterò in altra parte.

In una conferenza stampa nel 1985 a Kabul con la presenza di numerosi giornalisti stranieri, due controri-voluzionari arrestati (Sayed Qasim e Gul Rahman) confessarono le loro attività ricostruendo le complicità, le attività ed i metodi usati: da attentati, a omicidi, massacri spesso usando uniformi dei soldati governativi o sovietici, come veniva loro ordinato dal comando. Una di queste azioni fu fatta per due "amici francesi" come disse il loro capitano (Capit. F. Mohammad) che erano venuti a filmare e fotografare, per poi farli vedere in occidente, i misfatti dei sovietici sul popolo afgano e questo avrebbe aiutato la guerra santa contro gli infedeli (fatti avvenuti nel settembre 1981 a Mizan). Nel corso dell'intervista i due ex membri delle bande terroristiche rivelarono il ruolo di C. Thronton, agente della CIA penetrato illegalmente nel territorio afgano con J. Jackson, J. Morgan e P. Schlot-ter nel settembre '85, nei pressi di Kandahar; zona in cui rimarrà ucciso in uno scontro a fuoco la notte del 20 Settembre. Sul luogo dello scontro fu rinvenuta una borsa con documenti, pellicole filmate, fotografie, cartine e piani di attacchi eversivi. Tutto materiale che fu reso pubblico alla stampa anche straniera ... la quale casualmente distratta non girò la notizia nel mondo. In uno dei libretti di istruzioni rinvenuto e mostrato, vi era l'indicazione di travestire gli uomini delle bande con le uniformi governative e sovietiche, compiere saccheggi, incursioni nei villaggi con uccisioni di cittadini inermi per far crescere un sentimento di ostilità e odio verso le autorità rivoluzionarie. Uno dei due prigionieri, S. Qasim, ammise di essere stato personalmente istruito da un consigliere americano e di aver compiuto azioni criminose travestito. Lo stesso Thronton era ripreso con un fucile automatico, travestito con costumi locali; in un'altra foto era impegnato a caricare razzi su un autovettura; il gruppo della CIA si era introdotto nel paese sotto le spoglie di medici e giornalisti... (per le foto che lo ritraevano travestito con costumi locali insieme alla banda con cui collaborava, vedere le foto negli allegati 1).

Anche l'Iran per motivi di egemonia religiosa (quindi politica) tra le due tendenze islamiche sciite e sunnite, finanziava e sosteneva alcuni di questi gruppi che operavano nelle zone vicine ai propri confini, spesso sconfinando anche con proprie truppe. In questo anno in quelle zone ci sono state 63 aggressioni terrestri ed aeree, che sono costate 20 morti, 24 feriti e 19 prigionieri. In particolare erano territori abitati soprattutto dall'etnia Haza-ra, la quale dopo centinaia di anni di persecuzioni, massacri, persecuzioni, con la Rivoluzione d'Aprile del 1978 aveva trovato l'occasione di un riscatto ed una riaffermazione di identità e dignità, e per questo in gran parte sosteneva e appoggiava i processi di cambiamento nel paese. Queste popolazioni furono quelle che in quella zona, subirono le attività banditesche, patendo rappresaglie, atti terroristici e crimini contro la propria gente, allo scopo di distaccarle dal governo popolare. A settembre del 1985 il Consiglio Centrale dei Lavoratori Hazara fece un'istanza ufficiale alle autorità iraniane ed all'ONU perché cessassero immediatamente gli atti terroristici e le aggressioni contro la Repubblica Afgana e contro la popolazione della regione... ovviamente appello caduto nell'oblio anche da parte deU'ONU.

Anche la Gran Bretagna intanto faceva la sua parte: la Tatcher in una intervista alla televisione "ITV", ammise lo stanziamento di quattro milioni di sterline a favore del Pakistan per il sostentamento dei campi profughi afgani, dove in realtà si addestravano i guerriglieri e da cui partivano le incursioni contro la RDA. E proprio in questo anno fu conferita un onorificenza a A. Khak un capobanda autore dell'attentato all'aeroporto di Kabul dell'anno prima, costato la vita ed il ferimento di decine di civili, donne e bambini.

Insieme ai crimini sul campo, proseguiva incessante la "guerra psicologica" contro il giovane stato rivoluzionario afgano; nel corso dell'anno l'ex presidente USA Nixon e il Segretario di Stato per gli affari politici Arma-cost, si recarono nel Pakistan, dove incontrarono i leader dei gruppi controrivoluzionari a cui suggerirono di effettuare diversioni ed azioni eclatanti che potessero essere utili per l'opinione pubblica occidentale... Il tipo di azioni che verranno poi fatte, il popolo afgano se lo ricorderà per molto tempo: sono i crimini documentati in queste pagine dove la vera vittima primaria erano donne, bambini, contadini, insegnanti, sindacalisti e rivoluzionari.

In questo anno fu rafforzata e ampliata l'attività della "Agenzia di informazioni" dell'Afghanistan creata direttamente con soldi ed esperti CIA, tramite l'USIA-Agen-zia Informazioni degli Stati Uniti, una agenzia di propaganda americana con il compito di formare il consenso alle azioni del governo Usa a livello internazionale, come raccontato dalla Dott.ssa Nancy Snow, ex collaboratrice e autrice di un libro di memorie. Come confessato da alcuni banditi arrestati, il compito di questa agenzia consisteva nella "propaganda delle attività dei rivoltosi" e la divulgazione di prove "inconfutabili" circa le crudeltà compiute dall'esercito afgano contro la popolazione civile. Per rifornire la "agenzia" di materiale propagandistico, furono messi a disposizione un gruppo di agenti CIA americani in qualità di registi e teleoperatori.

Due di questi esperti erano J. Kohler e M. Berry, i quali si univano alle bande che perpetravano crimini contro civili inermi, saccheggiando villaggi e, con sangue freddo e assoluta indifferenza, filmavano gli eccidi facendoli poi passare per azioni compiute dall'esercito afgano.

Per facilitare lo sporco lavoro di questi "combattenti della libertà", in questo anno viene inaugurato a Monaco in Germania, un altro strumento della infaticabile e costosissima "guerra psicologica" contro l'indipendenza e la libertà della RDA: la stazione radio "Afghanistan libero", creata come struttura delle famigerate ed esperte stazioni della CIA radio "Libertà" e radio "Libera Europa" (non a caso erano tutte e tre nello stesso edificio), per decenni vere e proprie linee di montaggio di menzogne e falsità per i popoli dell'Est europeo, che hanno favorito la colonizzazione dell'Europa orientale riducendola a quello che attualmente è. In tutti gli anni che ha funzionato... ovviamente ha parlato continuamente... della riforma agraria, della riforma delle acque, dei diritti delle donne, della campagna di alfabetizzazione, delle nuove scuole costruite, delle attività dei sindacati afgani, dei nuovi ambulatori costruiti nelle province, delle attività degli scrittori, del nuovo cinema afgano, del nuovo teatro di Kabul, delle ristrutturazioni di moschee e luoghi di culto, delle assemblee delle tribù di confine a sostegno dell'indipendenza e sovranità nazionali dell'Afghanistan, dello sviluppo tra i giovani delle attività sportive e culturali... E qualche volta, si è soffermata sulle attività di qualche banda criminale che, perduto il proprio territorio in cui gestiva traffici di armi e droga, in cui disponeva della vita e del lavoro di contadini miseri, e dei corpi delle loro mogli e figlie, di donne e giovani ragazze come mercé di uso e consumo proprio (senza dimenticare che era consuetudine per i capobanda, diventati poi "leader" ed eroi per la libertà, lo "jus prime noctis" nei territori sotto il loro controllo... ). Forse sulla base delle politiche e scelte di una certa "sinistra" di allora, si sarebbe potuto comprendere la disastrosa e scellerata china dei giorni nostri: l'atto storico eticamente più alto di questa Italia, una Costituzione nata grazie ad una lotta di liberazione contro il nazifascismo, pagata con sangue e sacrifici da una generazione di uomini e donne, in cui vi "ERA" scritto che mai più il nostro paese sarebbe stato aggressore di un altro popolo se non aggredito, è stata violentata e calpestata nel marzo del 1999 con l'aggressione ed il bombardamento alla Jugoslavia ed al suo popolo da un governo di forze cosiddette di sinistra (che su quella storia e quei principi si sono bellamente e vilmente ingrassate per oltre quarantenni, usandole, per poi insultarli con un vile atto di sottomissione al padrone americano).

Ed oggi si replica nella guerra contro l'Afghanistan (al di là dei giudizi sui talebani: chi giudica chi? ... come documentato in queste pagine), seppur con forze di governo storicamente reazionarie, post fasciste o ancora orgogliosamente rivendicanti la propria identità fascista, ma funestamente accomunate e sostenute da coloro che si definiscono tuttora dalla parte del progresso e della pace.

Intanto, nel paese, il governo rivoluzionario...

Dal discorso del 9 novembre 1985 di B. Karmal (Segretario Generale del PDPA e Presidente del Consiglio della RDA):

... Operai, lavoratori della terra, artigiani: voi siete i capi-saldi della Rivoluzione! Il futuro della rivoluzione è nelle vostre mani callose e forti. La giusta soluzione del problema della terra e dell'acqua nella RDA, nell'interesse dei contadini, con il rispetto dei diritti legittimi degli altri strati è di primaria importanza...

... Illustri personalità della scienza, delle cultura e dell'arte, professori, insegnanti, dottori, ingegneri, architetti, esperti vari, ufficiali dello stato, impiegati e intellettuali! Voi siete la fonte di ispirazione della lotta del popolo e siete i portabandiera della scienza, della cultura, dell'arte e della conoscenza; voi dovrete seminare con generosità la saggezza, l'educazione e la benevolenza nei cuori della gente, e l'infinito amore per il popolo e per la patria rivoluzionaria dell'Afghanistan.

I giovani studenti dell'Università e della scuola sono la fonte dei futuri quadri nazionali del Paese, essi sono i figli dinamici e rigorosi della patria, e verrà prestata grande attenzione ai loro bisogni materiali e morali.

Noi dovremo intensificare la nostra crociata e la lotta contro l'analfabetismo. Il nostro motto è: "Tutto il meglio deve essere posto al servizio dei bambini". Alle generazioni emergenti del paese verrà assicurato tutto il necessario per una loro positiva educazione, per la loro crescita sia fisica che culturale.

Noi proteggeremo le scuole, gli ospedali, i giardini d'infanzia, gli asili, i figli e le figlie dei martiri, le moschee e gli altri luoghi sacri con una vigilanza sempre maggiore

. ... I principi della nostra rivoluzione nazionale e democratica prevedono la libertà, la democrazia e il progresso, l'umanesimo e la giustizia sociale, il rispetto dell'Isiam e l'istituto della famiglia, la prosperità, i diritti umani, la dignità umana, la tranquillità, la conservazione delle tradizioni e dei costumi dei nostri antenati...

... Le donne afgane, che per secoli e secoli hanno nascosto il volto con il chador o il burqa, oggi frequentano le scuole e hanno la possibilità di ricevere ogni istruzione. Oggi nell'Afghanistan vi sono donne giudici, medici, insegnanti, giornaliste, poetesse. Come nella vita sociale, così in quella privata, le donne afgane hanno acquistato il senso della propria dignità. Ritengo che ciò rappresenti un eccezionale mutamento, un atto rivoluzionario straordinario nei rapporti sociali di questo paese...

... Compagni, compagne, fratelli, sorelle, compatrioti!

Finché le bande di mercenari e assassini pagati dall'estero si troveranno sul nostro territorio, finché le nostre madri e i nostri figli piangeranno, finché gli orfani ed i vecchi contadini si troveranno ad affrontare l'orrore e la ferocia, nessun membro del PDPA, come patriota, potrà sentirsi felice. Ognuno di noi dovrà dire che si trovava tra le fila di coloro che negli anni difficili hanno difeso la patria e la rivoluzione dal genocidio e dalla devastazione, e che ha preso parte eroicamente alla crociata per la libertà dei lavoratori afgani e alla costruzione di una nuova famiglia sociale, democratica e nazionale del popolo afgano.

Uniamo le nostre mani nel lavoro e nella lotta rivoluzionaria !
Tutti insieme incamminati verso l'unità e la solidarietà di tutto il popolo afgano!
Compagni, amici, sostenitori, compatrioti, uniti tutti sotto lo slogan della Rivoluzione:
"Tutto il meglio sia per i nobili liberi lavoratori afgani.
La Rivoluzione continua!
La Rivoluzione è nostra !...."

Quanti della nostra gloriosa sinistra avevano mai letto queste parole, questi OBBIETTIVI, queste speranze, che furono poi pagate con il sangue e gli eccidi dei militanti della rivoluzione, delle donne, dei sindacalisti afgani, lasciati miseramente soli... Con il consenso ed il plauso occidentale per i vincitori, i "combattenti della libertà", lo abbiamo potuto vedere tutti, come hanno ridotto un popolo ed un paese.

In questo anno per la prima volta nella storia dell'Afghanistan si svolsero le elezioni a cui partecipano: il PDPA (150.000 iscritti), il FPN, organismi di massa nazionali, religiosi e di tribù. Il risultato delle elezioni diede il 57% dei deputati al PDPA, il 18% ai senza partito ed il resto al FPN e altri. La conseguente composizione della Grande Assemblea (LOYA JIRGAH) era la seguente: 26% contadini, 25,2% rappresentanti etnici e sociali, 23% intellettuali, 11,8% lavoratori, 11% esponenti religiosi, 3 % borghesia nazionale. Mentre la composizione sociale del paese era: classe operaia 420.000, artigiani e commercianti 382.000, religiosi 250.000, intellettuali 190.000, il restante erano contadini e nomadi. Il 50% della popolazione erano giovani.

Un grande ruolo in tutto ciò assunse il sindacato i cui 200.000 membri e i 1800 organismi sindacali di base contribuirono in tutto il paese alla riuscita di questo evento storico che fu anche l'ultimo. La composizione sociale del sindacato era la seguente: 38% operai, 33% impiegati, 18,5% contadini, 7,8% artigiani, 2,7% studenti. La presenza delle donne era del 10,5%.

Nel 1977 l'Afghanistan nella lista dei paesi in via di sviluppo formulata dall'ONU sulla base del reddito prò capite era al posto numero 108 su 129 paesi, con un reddito prò capite di 162 dollari.

I risultati della rivoluzione dal 1980 al 1985, nonostante la controrivoluzione:

Costruiti due impianti per l'estrazione del gas, che alla fine dell'85 avranno portato all'esportazione di gas, pari al 40% dell'affluenza di valuta del paese.

Produzione nazionale lorda: aumentata del 13%
. Produzione dell'energia elettrica: aumentata del 61%.
Produzione del settore statale: aumentata del 47%.
Produzione del settore industriale: aumentata del 25%.
Costruiti 100 impianti industriali (uguale al 70% del bilancio dell'entrate del paese) comprese dighe, centrali elettriche e 1600 Km di strade.
Artigianato, con 296.000 lavoratori: ha una produzione di 14,450 miliardi di afgani.
Produzione di pellicce Astrakan: raggiunge l'8% del volume del commercio del paese.
Produzione dell'energia elettrica: aumenta del 48%.
Produzione di gas: aumentata del 10%.
Produzione della farina: aumentata del 60%.
Produzione del cemento: aumentato dell'I 1%.
Produzione di carne: aumentata del 17%.
Alfabetizzati 1.380.000 uomini e donne.
Formazione di 80.000 operai specializzati.

All'interno della campagna per l'alfabetizzazione formati 20 corsi speciali per lavoratori nell'orario di lavoro. La fabbrica di scarpe Akho e l'azienda Melli Bass sono state le prime aziende ad avere i lavoratori completamente alfabetizzati.

Produzione di agrumi: raggiunge le 2.000 tonnellate (con un valore di valuta importata di 800.000 dollari).

Media dei salari: aumentata del 2,4%.

Nel 1978 nel paese esistevano 30 scuole materne. Nel 1985 ce n'erano 309.

Ospedali e ambulatori aumentati del 92%.

Posti letto ospedalieri: aumentati dell'80%.

Medici specialisti: aumentati del 70%.

La fabbrica tessile Ensafi raggiunge la produzione di 2500 metri di materiale al giorno (media europea).

L'84% della popolazione viveva in campagna. All'interno della riforma agraria e dell'acqua furono redistribuiti 810.000 ettari di terra a contadini senza terra o con poca terra, furono stanziati dal governo 60 milioni di dollari di crediti a tasso zero per i contadini e le cooperative, 647.000 contadini aderirono a forme cooperative. Furono cancellati tutti i debiti contratti prima della rivoluzione a 760.000 famiglie contadine.

Nel 1985:
- la produttività nelle campagne ebbe un incremento del 78%;
- solo nei primi tre mesi dell'85, 910.000 nuovi ettari furono coltivati a cotone;
- ci fu un aumento del 40% in più di famiglie che ottennero la terra;
- l'esportazione della produzione della cooperativa Busti di uva afgana raggiunse 900.000 dollari.
Realizzazioni in cooperazione con l'URSS:
- centrale idroelettrica Naglu (produzione -100.000KW);
- fabbrica di azoto Mazar I Sharif (produzione 150.000 carbammidi all'anno);
- autofficina Dzhangalk;
- stabilimento prefabbricati edilizi di Kabul;
- Politecnico di Kabul;
- 5 istituti tecnici;
- 11 scuole professionali;
- 1 stazione spaziale chiamata LOTOS per le comunicazioni satellitari;
- 1 ponte sul Amudarja;
- 2 fabbriche per la panificazione e produzione di cibi in scatola.

Nel 1985 furono costruite 5.600 case, pari a 610.000 mq abitativi, 28 scuole, 6 asili, 40 biblioteche, 19 scuole di musica (musica afgana, indiana, orientale ed europea).

1986

Sulla rivista americana "New Breed" fu pubblicatao agli inizi del 1986 un articolo di un certo D. Shannon, che raccontava le sue azioni criminali in territorio afgano. Shannon è un noto mercenario americano, con un ricco curriculum di uccisioni, attentati e incursioni, in molti paesi. Dall'Angela, al Mozambico, al Centroamerica, dove con i suoi compari ha lasciato scie di orrori, assassini e distruzioni. Secondo le sue stesse ammissioni sarebbe entrato per tre volte nell'Afghanistan unito alle bande controrivoluzionarie, con cui avrebbe svolto numerose operazioni che si sa in cosa consistessero. Questo bandito di professione ha ammesso anche come e chi assolda questi "soldati di ventura" da affiancare ai gruppi controrivolu-zionari contro paesi indipendenti.15

Ma questo è anche l'anno in cui l'allora capo della CIA W. Casey riuscì a far approvare dal Congresso degli Stati Uniti il rifornimento ai mujaheddin dei famosi missili Stinger, di fabbricazione solo americana con relativi addestratori. Fino a questo momento nessun armamento o "consigliere" era stato ammesso ufficialmente nel conflitto. Per molti analisti militari internazionali, questa fu una svolta decisiva dal punto di vista militare, nel conflitto contro la RDA. Ma Casey ideò anche una strategia di destabilizzazione delle allora repubbliche sovietiche a maggioranza islamica del Tagikistan e dell'Uzbekistan -insieme ai servizi segreti del Mi6 britannico e all'ISI pakistano - il "ventre molle musulmano" come fu definito, dello stato sovietico. Il compito di queste provocazioni fu affidato a G. Hekmatyar uno dei leader controrivoluzio-nari, il quale cominciò una serie di incursioni ed attacchi missilistici contro villaggi e postazioni sovietiche per creare instabilità e paura tra le popolazioni locali. E fu in quel periodo che Casey insieme al generale Zia, allora presidente pakistano, passò in rivista i gruppi controrivo-luzionari, dando così un senso di ufficialità e di spinta emotiva ai "combattenti della libertà".

Ma fu in quel periodo che prese l'avvio il progetto che arriva ai giorni nostri: fu quello, sotto la spinta del-l'ISI pakistano di lanciare una campagna di reclutamento in tutto il mondo arabo di volontari musulmani per la "guerra santa" contro gli infedeli rivoluzionari del PDPA afgano ed i loro alleati comunisti dell'Unione Sovietica. Ed è qui che appare la figura di uno studente saudita di famiglia miliardaria... tal Osama Bin Laden. Ma questo è un altro tassello di questa sporca storia di cui tratterò più avanti. 16

Intanto nel paese, il governo rivoluzionario...

Stanziava 115 miliardi di afgani per il piano di investimenti e sviluppo (dal 1958 al 1978, 20 anni, erano stati stanziati 104 miliardi).

A giugno si svolse il quinto anniversario della fondazione del Fronte Patriottico Nazionale. Fu fatta una relazione sullo stato e sull'attività del Fronte dalla sua fondazione: in quel momento il FPN aveva 2767 sezioni con oltre 700.000 iscritti (oltre 120.000 iscritti erano membri individuali cioè non affiliati ad altre organizzazioni sociali o politiche) e pubblicava il quotidiano "Aniss". Del FPN facevano parte: il PDPA; i sindacati; l'Organizzazione della Gioventù Democratica Afgana; l'Organizzazione delle Donne Democratiche Afgane; l'Organizzazione per la Pace, la Solidarietà e l'Amicizia; l'Unione dei Contadini Cooperativi; l'Unione dei Giornalisti; l'Unione degli Scrittori, Artisti e Poeti e l'Alto Consiglio dei Mullah e Studenti Religiosi, e altri. Uno dei compiti del Fronte era rafforzare e sviluppare una coscienza patriottica e internazionalista nelle masse popolari. Il FPN era presente in varie sfere della società con funzioni complementari e di assistenza nei problemi della società, da quelli della terra, delle abitazioni al Consiglio sulle questioni contadine e della famiglia, organizzava campagne di lavoro volontario per la ricostruzione di scuole e moschee, si occupava dell'inserimento degli orfani nelle "case dei bambini". Attraverso i programmi di lavoro volontario lanciati dal Fronte, lo Stato fu aiutato per un equivalente di oltre 14 milioni di afgani. Nel Consiglio Centrale del Fronte erano elette molte figure sociali prestigiose del paese. Due esempi: il primo era il dottor A. Zahir, già primo ministro nei governi precedenti la rivoluzione d'Aprile. Questo vecchio uomo di Stato afgano in un'intervista dichiarò: "... comprendo perfettamente che solo con un potere nazionale democratico che poggi su una larga unità nazionale patriottica, la mia patria può veramente progredire nel suo sviluppo economico- sociale. E un'importante premessa per questo suo progresso è l'amicizia con l'URSS, per la quale mi sono sempre battuto...". Questo il giudizio di un uomo senza partito, exesponente del governo monarchico, che ha contribuito alla creazione del Fronte Patriottico Nazionale. Il secondo il dottor I. Alam, noto scienziato oftalmologo, di età avanzata, ex-professore dell'Università di Kabul, operante nella clinica di Kabul, ai tempi del re per 10 anni vicepresidente del parlamento, dichiarò: "... vedo chiaramente che il nuovo potere è democratico. Aspira a migliorare ed alleviare la vita degli afgani, va sostenuto...". Il dottor Alam, senza partito ritenne suo dovere patriottico non solo sostenere il Fronte, ma anche contribuire attivamente alle sue attività. Soltantp con tutti gli uomini onesti si poteva estendere la lotta e la solidarietà per l'Afghanistan rivoluzionario. 1?

1989

II 15 febbraio 1989, in base agli accordi di Ginevra (che sancivano tra le altre cose la fine di OGNI ingerenza straniera ed esterna in Afghanistan: vedremo nelle pagine seguenti come furono rispettati... ), il contingente militare sovietico lasciò il territorio afgano, ed in quelle terre lasciò anche la vita di 15.000 dei suoi soldati, caduti per mantenere fede al patto di amicizia tra il popolo afgano e quello sovietico, stipulato nel lontano 1921. Patto che per 58 anni aveva significato buon vicinato con frontiere quasi libere, scambi economici e sociali nel pieno rispetto reciproco (con speciali clausole di facilitazioni commerciali quali, per esempio, il fatto che i cittadini o le aziende afgane non pagassero dazi o tasse per importare o vendere i propri prodotti nel territorio sovietico, che per piccoli produttori, artigiani, contadini, voleva dire poter sopravvivere... ), ma soprattutto DECENNI di PACE e serenità per TUTTI i popoli della regione. Poi arrivarono gli interessi dei "civilizzatori e normalizzatori" dell'umanità... gli Stati Uniti d'America e per decine di milioni di persone cominciò un calvario di sofferenze, morte, distruzioni, odi, tragedie umane, sociali, politiche. A noi seduti sulle poltrone occidentali, ogni tanto trapelano furtivamente, tra pubblicità di macchine, profumi, merendine, lotterie miliardarie, ben condite da tette e cosce, un concetto di donna più affine ai burka talebani che a concezioni di dignità, emancipazione ed identità culturale: le stesse donne afgane si erano DURAMENTE e FIERAMENTE conquistate in quei pochi anni il tentativo di cambiare il corso feudale della loro storia e delle loro esistenze.

Da questa data in poi la guerra diventa sempre più estesa e cruenta, i vari clan e fazioni si uniscono sotto un unico comando militare, per dare la spallata al governo rivoluzionario. Il quale, al contrario di quanti predicevano che sarebbe durato solo pochi giorni, in quanto secondo loro si reggeva solo sull'aiuto militare sovietico, tiene testa per altri tre anni sia alle sempre più forti e armate bande controrivoluzionarie, sia alla sempre più intensa e massiccia ingerenza americana, senza contare le provocazioni e intromissioni pakistane e iraniane. Mentre il governo rivoluzionario si attiene agli accordi presi a Ginevra, i cosiddetti mujaheddin rompono da subito i patti e già nella primavera del 1989 assaltano la città di Jalalabad ritenendo l'esercito afgano allo sbando e trovando invece una risposta univoca di questo con le milizie popolari della città, che, insieme, dopo una dura battaglia respingono l'assedio e cacciano gli aggressori.

Intanto, nel paese, il governo rivoluzionario...

La dirigenza del PDPA e del governo continuava a perseguire una politica di riconciliazione nazionale nella convinzione che la guerra civile non poteva essere vinta soltanto con la liquidazione militare della controrivoluzione, bensì anche attraverso una pacificazione del paese con il coinvolgimento di quelle forze sociali e religiose non favorevoli, però oneste e patriottiche e attente agli interessi del popolo afgano.

A partire dalla fine del 1989 fino al 1992 le vicende dell'Afghanistan sono più cronache di guerra civile, di attentati, di sabotaggi, di saccheggi e distruzioni. Soprattutto nelle campagne e nelle zone di montagna regnano il terrore e le intimidazioni ed il governo è, per lo più, ormai soltanto impegnato, da un lato, in una strenua difesa militare e, dall'altro, nella ricerca tra le opposizioni di interlocutori onesti per realizzare una politica di riconciliazione nazionale, per stabilire un processo di pace. In questi anni sono milioni gli afgani costretti a fuggire dal paese.

Il 28 aprile 1992 l'ultimo Presidente della RDA Naji-bullah rassegna le dimissioni e si rifugia negli uffici dell'ONU di Kabul per sfuggire alle bande controrivoluzionarie, ormai presenti anche nella capitale, che scatenano un bagno di sangue contro i militanti di sinistra, contro le donne che non hanno il velo, contro insegnanti e universitari. È un periodo di terrore di massa in cui vengono fucilati e impiccati decine di migliaia di uomini e donne, molti di loro giovani; altre decine di migliaia saranno mutilati come spregio, o internati in campi di prigionia (per esempio tutti i lavoratori dipendenti statali). Da questa data per l'Afghanistan ed il suo popolo cominciano anni in cui, fino al 1996 si formerà una specie di interregno senza alcuna autorità statale o leggi, se non quelle delle varie fazioni dei mujaheddin, che si spartiscono il paese su base tribale ed etnica e osservando soltanto il perseguimento dei propri interessi di clan. Da subito cominciano anni di faide e lotte intestine per il potere. Gli uni contro gli altri in un cambiamento continuo di alleanze e feroci scontri che nella sola capitale provocheranno nei due anni successivi la morte di circa 60.000 civili, oltre a quelle dei militanti dei clan.

Nel maggio del 1992 si costituisce un governo formato dai rappresentanti delle sei fazioni più importanti da cui resta escluso il partito di Hekmatyar, che non trova l'accordo con gli altri, e in cui viene designato come Presidente B. Rabbani. Nella realtà vi erano due blocchi di potere effettivo: uno era quello che univa la fazione di Masoud e quella di Rabbani con quella di I. Khan. L'altra era quella basata sulle fazioni del nord del paese sotto Dostum con quelle di Hekmatyar e Kahlili.

A gennaio del 1994 la fazione di Dostum si allea con quella di Hekmatyar e tenta un colpo di Stato, che finisce in un bagno di sangue tra le varie fazioni. Intanto il paese è completamente spartito tribalmente, non vi è alcuna autorità o legge riconosciuta se non quella locale di ogni provincia, sancita ed imposta da ciascuna fazione con l'unico obiettivo di perseguire i propri interessi di clan. Dal punto di vista legislativo, economico e sociale vengono solo emanati decreti che aboliscono quelli del governo rivoluzionario senza pianificare o progettare alternative nell'ottica di uno sviluppo e della costruzione di uno Stato. Di fatto sono anni in cui si forma una specie di limbo politico, economico e sociale.

In questa situazione nell'ottobre 1994 compaiono ai confini con il Pakistan le milizie islamiche dei talebani, che conquistano la città di Kandahar e scacciano i mujaheddin locali, imponendo l'introduzione di leggi fondate su una concezione rigida e pura dell'Isiam.

Nel settembre del 1995 i talebani prendono la provincia di Herat.

L'11 settembre 1996 conquistano la città di Jalala-bad e la provincia di Laghman. Il 27 settembre 1996 l'avanzata talebana occupa Kabul e istituisce per il paese la legge islamica della sharia.

Nel maggio del 1997 arrivano nella provincia di Mazar i Sharif, circondando la città. In quello stesso mese il Pakistan, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti - non l'ONU - riconoscono il regime dei talebani.

Nell'agosto del 1998 viene occupata anche la città di Mazar i Sharif. E nel settembre dello stesso anno i talebani conquistano anche la provincia centrale di Bamyan.

In soli due anni, sotto la spinta di alcune decine di migliaia di studenti islamici e nell'indifferenza di una popolazione ormai stremata, terrorizzata e affamata da 15 anni di guerre e violenza, si è sgretolato il non-governo dei mujaheddin, al quale resta il 4% del territorio più montagnoso del Nord.

"Combattenti per la libertà" e Alleanza del Nord. I nostri "alleati".

In questi giorni i mass media e i giornalisti occidentali stanno rivivendo e riproponendo, nelle solite forme enfatiche ed esaltate (già sperimentate nel 1992 in Afghanistan e poi nel 1999 in Kosovo con i degni compari dell'UCK), le gesta di questi ritrovati "combattenti della libertà". E onestamente fa un poco pensare e rende perplessi, il fatto che l'occidente abbia dichiarato guerra al fondamentalismo religioso ed ora si trovi nuovamente alleato con bande di ultra fondamentalisti radicali... Dovrebbe far pensare che per combattere contro forme culturali e storiche di antiamericanismo, l'America si ritrova socia di gruppi che da decenni sbandierano la guerra santa contro il satana americano... Dovrebbe far riflettere che nel nome della battaglia di civiltà (naturalmente è scontato che essa è quella dell'Ovest ricco, potente e opulento) contro le barbarie nuovamente si armano, ingrassano e finanziano gruppi che sono denunciati da tutte le maggiori associazioni mondiali per i diritti umani come i più ignobili violatori dei diritti umani, oltreché i maggiori produttori e trafficanti di oppio ed eroina (nel solo 2000 è stato stimato che il 95% del mercato mondiale dell'eroina è prodotto in Afghanistan e secondo denunce dell'ONU, nel solo 2001 l'Alleanza del Nord ha prodotto 150 tonnellate di oppio).18 ... Dovrebbe far pensare che per colpire Osama Bin Laden ci si unisca a coloro che ne sono stati fratelli, alleati, compiici e soci, salvo poi litigare, ammazzarsi e dividersi non per dissociazioni morali o etiche, bensì per meri motivi di spartizione del bottino:... l'Afghanistan.

Nessuno è perfetto recita un proverbio popolare ed è forse rifacendosi a questo che l'ex ufficiale CIA ed ora direttore del Centro per le Valutazioni delle Politiche Strategiche di Washington, M. Vickers ha dichiarato, riferendosi all'Alleanza del Nord: "... Essi non possono essere perfetti... ma ci sono anche buoni elementi... In realtà questa non è una vera alleanza... ma gli USA non hanno molta scelta, o usare loro o usare truppe di terra occidentali?... Noi non siamo per una guerra civile, ma io penso che qualsiasi caos è meglio di ciò cha abbiamo ora..."19

Chi erano, quali interessi rappresentavano, a chi servivano e da chi erano pagati questi "Combattenti per la libertà" è dimostrato e documentato nelle pagine precedenti. Ma ora andiamo a conoscerli più da vicino, questi nuovi amici dei nostri governi.

Il loro curriculum di 13 anni di guerre, eccidi, assassini di massa, sabotaggi, violenza terroristica è testimoniato soprattutto dalla violenza subita dal popolo afgano; anche questo provato e documentato.

Febbraio 1989.

Dopo il 15 febbraio, ritiratisi i soldati sovietici, si delinea già cosa sarà il futuro dell'Afghanistan libero e democratico:

"... undici soldati dell'esercito afgano di Kabul si sono arresi l'ultimo venerdì di febbraio ai mujaheddin nella piana tra Shaga e Kama, alle porte di Jalalabad al termine di uno scontro a fuoco di due giorni. Attraverso gli altoparlanti i guerriglieri avevano promesso loro che avrebbero avuto salva la vita se avessero deposto le armi. Infatti, dopo la resa, furono rinchiusi in una stalla e rifocillati, come uso con i prigionieri di guerra. La mattina dopo erano tutti morti. Pugnalati, evirati, squartati, decapitati. Il massacro era stato compiuto nella notte, colpendo selvaggiamente nel sonno i prigionieri e infierendo poi sui loro cadaveri. Compiuta la strage, gli assassini, forse drogati, avevano poi vietato di seppellire i corpi dei soldati perché kafir, infedeli..." Non è una denuncia del governo rivoluzionario, ma sono le parole dell'inviato de "La Stampa" Tito Sansa.20

La così detta Alleanza del Nord, o Fronte Unito Islamico, nasce nel 1996 dopo quattro anni di violente e feroci faide intestine, dopo che i talebani avevano preso Kabul. Essi sostengono il governo di B. Rabbani, cacciato dall'avanzata talebana e si battono per lo stato islamico dell'Afghanistan (SIA). I gruppi più importanti che formano l'alleanza sono:

- il partito Jamiat i Islami, la cui guida è B. Rabbani, di etnia tagika, ex conferenziere alla facoltà islamica di Kabul, che già nel 1975 aveva dovuto lasciare il paese per attività fondamentaliste. La figura più rilevante di questo partito era il cosiddetto comandante Massoud, morto poche settimane fa. Partito che fa riferimento all'Iran;

- il partito Hezb i Wahdat, la cui guida è M. K. Kahlili, di etnia hazara, che riceve supporto militare ed economico anch'esso dall'Iran. È formata da un gruppo di nove sottofazioni. La sua zona di operazioni è sempre stata attorno alla città di Mazar i Sharif. Sulla base di testimonianze e denunce di giornalisti e osservatori stranieri, si è fatta la reputazione di praticare sistematicamente saccheggi, estorsioni, rapimenti e assassinii;

- il partito Junbish i Milli, la cui guida è A. R. Do-stum, fondato sull'etnia uzbeka, nato dal tradimento di Dostum, ex ufficiale dell'esercito afgano passato ai mujaheddin poco prima della caduta del governo rivoluzionario, vissuto in Turchia dal 1997 fino a pochi mesi fa.

- il partito Harakat i Islami, le cui guide sono A. M. A. Musini e H. Anwari, anch'esso supportato dall'Iran, è un piccolo gruppo legato alle bande sciite;

- il partito Ittihadi i Islami, la cui guida è A. R. Sayaf, teologo dell'Università del Cairo, sostenuto, armato e finanziato dall'Arabia Saudita. Sayaf è un signore della guerra all'americana, con più mezzi che uomini. Dispone di trivelle modernissime, che gli hanno permesso di costruire all'interno delle montagne rifugi modernissimi, illuminati e riscaldati. Sayyaf è così fondamentalista che non solo si astiene dallo stringere una mano a una donna, ma alle conferenze stampa alle domande delle giornaliste si rifiuta di rispondere, voltando la testa da un'altra parte. Quando nell'85 si unì ai "combattenti per la libertà" fu ben accolto, perché portò centinaia di migliaia di dollari; rappresenta una linea dura e violentemente antiamericana;

- il partito Hezb i Islami, la cui guida è G. Hekma-tiyar, ultrafondamentalista, feroce e senza scrupoli, figlio prediletto dei servizi Usa e Pakistani negli anni '80 (così definito da "La Stampa" 21), di etnia pashtun. G. Hekma-tiyar ha acquisito la prima notorietà perché a Kabul sfregiava le facce delle donne senza velo con acidi o sparava loro alle gambe se non avevano il burqa. Nel 1972 assassinò un rivale e fu costretto a passare alcuni mesi in prigione. Fu liberato dall'amnistia quando Daoud prese il potere. Immediatamente fuggì nel Pakistan dove si mise a disposizione dei servizi segreti del paese. Il suo partito è uno dei più temuti, responsabile di migliaia di omicidi di intellettuali e di awersari politici. Un suo luogotenente Zardad soprannominato "cane rabbioso", ancora oggi libero e residente in Gran Bretagna, è stato considerato il più sanguinario e feroce criminale conosciuto in Afghanistan. Come confermato anche dalla TV inglese BBC World TV in un suo servizio dell'agosto 2000, ha personalmente torturato e ucciso migliaia di patrioti e awersari tra cui molte donne: un boia spietato che ha commesso atrocità inimmaginabili nella sua carriera di "combattente della libertà". Ancora oggi nel paese il suo nome è solo sussurrato, quasi con un senso di timore e paura.

- due righe merita anche il "leggendario comandante A. Haq", ucciso a ottobre in uno scontro con i talebani, mandato dall'ex re Zahir a trattare una fetta del futuro assetto afgano. Conquistatesi la celebrità nella guerra contro il governo rivoluzionario, con una fama di duro, arrogante e strafottente nelle sue dichiarazioni, spregiudicato nelle sue azioni. I suoi "meriti" erano stati i sabotaggi del più grande deposito di carburante del paese a Karga nell'86, della centrale di Kabul, della diga di Sarobi, dell'aeroporto di Bagram, oltre a fucilazioni e saccheggi. Poi quando la "libertà" fu conquistata ne fece l'uso per il quale aveva combattuto: il proprio. A capo della guarnigione della Kabul liberata, ne combinò talmente tante tra traffici e contrabbando di droga, armi e prostituzione, estorsioni, corruzione, che fu costretto a scappare dalla tanto agognata "libertà", e a rifugiarsi nella dorata Dubai a fare una vita da principe, con i risparmi di una vita di lotta... disinteressata e ideale, ... condividendo la sorte dei milioni di profughi afgani costretti a scappare, ad una vita di miseria infame a causa dei 21 anni di guerra, imposta per interessi strategici americani e fatta sul territorio afgano da questi signorotti e mafiosi locali con le loro bande di tagliagole e banditi. Questi sono gli eroi dei nostri politici e intellettuali, giornalisti e soubrette che ogni sera riempiono ore e ore di supposizioni, analisi, congetture strampalate e virtuali, quando sono fatte da persone intelligenti, ma disinformanti o manipolanti. Questi eroi immortalati su carta patinata dai nostri giornali, quanta violenza, quanto sangue, quanta disperazione e sofferenza, quanto dolore, quanti lutti hanno costretto a subire milioni e milioni di afgani, donne, bambini, giovani e uomini costretti ad una vita di guerra. Perché tutti questi cervelloni nelle loro trasmissioni, invece di narrarci le eroiche gesta di una schiera di banditi e criminali, non si pongono e pongono questa domanda: a chi sono serviti questi 21 anni? Non certo a chi li ha subiti e non certo a chi ha cercato, sicuramente anche commettendo errori, di costruire in quel paese un futuro, una speranza che anche un afgano, uomo e donna, bambino e bambina, abbia diritto ad una vita dignitosa e degna di essere vissuta.

- oppure la storia del "comandante Aiubkhan", che operava nella zona di Jalalabad, nella cittadina di Kama, diventato "combattente per la libertà" e capo di una banda locale... perché essendo lui un latifondista, nel momento in cui il governo rivoluzionario sulla base della riforma della terra e dell'acqua redistribuì le terre ai contadini, tra cui le sue, fu folgorato dalla fede e dalla "libertà persa" ... di sfruttare i contadini come faceva la sua dinastia da oltre cento anni. E così si dedicò per oltre 10 anni alla distruzione dei campi, all'incendio delle case, all'avvelenamento dei pozzi, all'uccisione dei militanti rivoluzionari e dei contadini che non abbandonavano la "sua" zona... fino al ritorno della libertà e democrazia "sue". E così nel 1992 l'eroe tornò a fare il ... latifondista con buona pace dei "democratici" nostrani al caldo dei loro salotti.

Così sono descritti dall'Associazione Internazionale per i Diritti Umani (HRW):

"... durante la guerra civile nell'Afghanistan le fazioni principali del Fronte Unito (Alleanza del Nord) hanno commesso ripetutamente gli abusi dei Diritti dell'Uomo e le violazioni delle leggi umanitarie internazionali, comprese uccisioni, bombardamenti aerei indiscriminati e devastanti, attacchi diretti ai civili, esecuzioni sommarie, violenze e persecuzioni in base a religione o etnia, reclutamento e uso dei bambini come soldati e uso e utilizzo di mine antiuomo, saccheggio e incendio di case e villaggi. Molte di queste violazioni effettuate in modo "diffuso e sistematico" possono essere una base di accusa per crimini contro l'umanità. Tutti gli abusi commessi sono bene documentati. Molte violazioni delle leggi umanitarie internazionali sono state commesse nei territori da loro controllati nel periodo tra il 1992 e il 1996. Le violazioni commesse includono:

Fine 1999, inizio 2000: distretto di Sangcharak, deportazioni, esecuzioni sommarie, incendi e saccheggi di case civili diffusi. Molte delle esecuzioni sono state effettuate davanti ai membri delle famiglie delle vittime.

20-21 Settembre 1998: bombardamento di un mercato di Kabul, da parte delle forze del comandante, Massud. Bilancio tra i 76 e 180 morti. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha denunciato gli attacchi come indiscriminati e i più feroci degli ultimi anni.

Fine Maggio 1997: esecuzione sommaria di circa 3000 Ta-lebani nella città di Mazar i Sharif, da parte del partito Junbish di Dostum, comandate da A. M. Pahlawan. Una parte fucilata e altri gettati in pozzi e poi uccisi con granate.

5 Gennaio 1997: ancora le forze di Junbish bombardano ripetutamente e in modo indiscriminato quartieri civili di Kabul, anche con uso di bombe non convenzionali. Decine di morti e feriti tra i civili.

Marzo 1995: le forze comandate da Massoud si rendono responsabili nei pressi di Kabul, per il predominio su altre fazioni, di violenze e saccheggi di alcuni villaggi abbandonandosi ad atti di violenza indiscriminata e sistematica, con saccheggi e stupri contro le donne.

11 Febbraio 1993: le forze del presidente Rabbani e quelle di Sayyaf, in un incursione in un quartiere occidentale di Kabul abitato dagli hazara, hanno commesso uccisioni e violenze sui civili causando la morte di 70-100 persone.

Inoltre i partiti che costituiscono il Fronte Unito-Alleanza Nord, hanno commesso innumerevoli violazioni dei diritti umani. Negli anni tra il 1992 e 1996 questi partiti si erano spartiti il paese tra di loro, mentre si combattevano per il controllo di Kabul. Nel solo 1994 sono stati valutati in 25.000 i morti in Kabul, con la distruzione di un terzo della città e gran parte della restante seriamente danneggiata da razzi e colpi di artiglieria. Nelle zone controllate da essi non c'era nessuna norma di legge, queste forze sono interamente dedite a violenze, esecuzioni sommarie, arresti sommari, torture, rapimenti, stupri, estorsioni. Il direttore dell'area asiatica di vigilanza sui Diritti dell'Uomo Sidney Jones della HRV ha dichiarato: "Tutto il nostro paese che da sostegno all'opposizione afgana deve sapere come questo è usato. Personaggi come: A. R. Dostum, H. M. Muhaqqiq, A. R. Sayyaf e A. M. Pahlawan, responsabili di abusi, esecuzioni sommarie, incendi, saccheggi, stupri... Neanche un singolo comandante afgano, responsabile per questi abusi sui diritti dell'uomo è stato mai chiamato a rispondere di questo... È giunto il momento di rompere questo ciclo di immunità".22

Dichiarazione del Dr. Farouq Azam, ex ministro afgano ed attuale Presidente del Forum per gli Studi Afghani, rilasciata all'Agenzia AFP il 23/10/2001:

"... Può essere visto come strano questo matrimonio di convenienza con la brutalità, pensando al record di sangue versato nella guerra civile afgana da queste ritrovate "forze amiche" degli USA nella lotta contro il terrorismo. Durante gli scontri che seguirono la caduta del precedente governo dopo il '92 le varie fazioni di questa Alleanza del Nord si sono guadagnate un'impressionante record di violazioni dei diritti umani per le atrocità commesse attraverso massacri, rapimenti, torture e bombardamenti indiscriminati di aree civili. Una coalizione dominata da logiche etniche, dove ogni gruppo opera per i propri interessi e dove ognuno è nemico dell'altro ... L'Alleanza del Nord, anche conosciuta come Fronte Unito, è di fatto divisa in sette fazioni, compresi i gruppi minori... Tutte queste forze sono state generalmente accusate di aver commesso sistematici atti di rapimento e uccisioni, e distruzioni indiscriminate di aree civili.

Una fazione è quella di Massoud, effettivamente importante e con grande ruolo, i cui servizi segreti sono stati accusati da Amnesty International di strappare i testicoli dei dissidenti con pinze, a quel tempo il capo di questi servizi era G. Fahim.

Un'altra fazione è quella del presidente Rabbani, riconosciuto dall'ONU è sulla carta un leader, ma nella realtà esercita scarsa influenza e all'interno dell'Alleanza ha sempre rappresentato una linea secondaria.

Un altro gruppo è quello di I. Khan, ex governatore della città di Herat fino al 1995, in passato accusato di aver fatto di quel territorio un feudo personale.

La figura dell'ex re non possiede capacità e supporti reali nel paese. Egli sarà totalmente sottomesso all'Alleanza del Nord...

Io ho seri dubbi che una stabilità possa ritornare in Afghanistan valutando queste circostanze. Il paese rischia seriamente una disgregazione etnica forse peggiore di quella che si può vedere oggi. L'Alleanza del Nord è stata al potere dal 1992 al 1996. Nessun dubbio che questa è stata la pagina più oscura nella storia dell'Afghanistan, dove la vita, l'onore, la prosperità di ciascuno erano negati. L'anarchia e il terrore hanno regnato sovrani, dove ciascuna fazione si occupava di saccheggi, rapine, assassini, rappresaglie e torture. I rapimenti erano consentiti dai leaders delle fazioni come una pratica di terrorismo verso la popolazione incutendo timore e rispetto verso i mujaheddin. L'Afghanistan era praticamente disintegrato, diviso in pezzi e il paese era tornato un inferno per tutti gli afgani. Quasi 85.000 persone furono uccise nella sola Kabul. La capitale è stata distrutta totalmente e centinaia di migliaia di afgani sono stati costretti a fuggire. I talebani non avrebbero potuto vincere se non avessero avuto il supporto della gente e la gente aveva dato il supporto ai talebani, pensando che essi li avrebbero salvati dall'Alleanza del Nord. Se l'ex re è solo un simbolo, come sembra essere, e l'Alleanza del Nord prende il potere nuovamente, sarebbe una nuova catastrofe per la nazione afgana. Se è intenzione degli USA, sostituire i talebani con queste ben conosciute bande criminali non ci sarà nessuna stabilità e futuro per l'Afghanistan e per la regione..." 2!

Già nel 1995 le Nazioni Unite denunciarono, prima quindi che arrivassero i talebani, la situazione delle donne in Afghanistan, sottolineando che ad esse veniva impedito di lavorare, di mostrarsi in pubblico e di partecipare alla vita del paese. Denunciarono inoltre le continue violenze, stupri e rapimenti a cui sono soggette da parte delle varie milizie dei mujaheddin, da cui sono anche costrette a portare il burqa... E rilevarono che da questo punto di vista, la condizione della donna era sicuramente migliore negli anni del governo comunista.214

Così denuncia RAWA (Associazione delle Donne Rivoluzionarie dell'Afghanistan), che da sempre si batte contro mujaheddin e talebani indistintamente:

"Non c'è alcuna differenza tra i fondamentalisti talebani e quelli dell'Alleanza del Nord. Sono fratelli in armi, hanno uno stesso colore perché tutti loro hanno un kalashnikov in una mano e il Corano nell'altra per uccidere, intimidire, mutilare il nostro popolo. Tutti stanno abusando violentemente dell'Isiam, interpretando il Corano secondo i loro interessi politici e usando la religione come copertura per nascondere i loro crimini atroci. Sono tutti orgogliosi di lapidare a morte uomini e donne, mutilare i loro corpi, fare esecuzioni pubbliche e punire la gente senza processo. La situazione dell'educazione durante i quattro anni di governo dei mujaheddin non era migliore di quella sotto i talebani. Tutti loro sono ugualmente ostili alla scienza e alla cultura. Se i talebani hanno chiuso le porte a tutte le scuole e chiamato Radio Sharia invece che Radio Kabul, i Rabbani e le altre bande di fondamentalisti non erano da meno. Essi chiamarono le scuole "porte dell'Inferno" e definirono la radio come "la scatola del diavolo" e la TV "lo specchio di satana"! Cerimonie per bruciare i libri furono tenute a Kabul e altrove sotto la supervisione personale di S. Chakari, cosiddetto ministro dell'informazione e della cultura del governo Rabbani. Tutti loro non sono afgani, sono dipendenti dei paesi stranieri, non possono durare a lungo senza sostegno straniero. Non sono solo incapaci di fornire sostegno economico al popolo afgano, ma rifiutano anche di compiere qualsiasi passo che possa beneficiare le masse. Le condizioni sono così disa-strose in Afghanistan che la gente è obbligata a vendere i pro-pri bambini solo per salvarli dalla morte per fame nei freddi inverni. Abusi documentati di diritti umani senza precedenti sono stati commessi in massa sotto il dominio di entrambi i tipi di fondamentalismi. Se i talebani hanno arrestato ufficiali ONU, i seguaci di Rabbani e di Massoud assalirono l'Ambasciata del Pakistan uccidendo e lasciando molti feriti, incluso l'Ambasciatore del Pakistan. Sebbene l'ostilità dei talebani contro le donne non abbia paragoni, sotto il governo Rabbani e soci, fu S. Mujaddedi che fece la campagna per l'imposizione della "hejab islamica". Fu alla luce di tale ingiunzione che cominciò l'impedimento alle donne ad apparire in TV e lavorare negli uffici. Entrambi hanno sporcato il nome dell'Afghanistan con la coltivazione e lo spaccio dell'oppio e dei suoi prodotti nel mondo. Certo, il numero di assassini, stupri, violenze e saccheggi di case da parte dei talebani sono minori di quelle dei mujaheddin; ma il livello di brutalità dei talebani contro le donne è sufficiente per capire il carattere bigotto e fanatico di questo gruppo. Loro fisicamente costringono a distruggere cassette audio e video come haram (vietate) e considerano anche solo ascoltare il suono dei passi di una donna come peccato. Ridicolmente, i capi dei mujaheddin stanno ora cercando in tutti i modi di presentarsi come più "civili" dei talebani; fecero parlare le loro donne in difesa dei loro capi, per giustificare i loro crimini contro l'umanità. Considerando quanto detto, è facile comprendere che il contrasto tra diversi tipi di fondamentalismi non è che una guerra sanguinaria di banditi islamici sopra un bottino. E poiché essi sono controllati dai loro padroni stranieri, gli interessi in conflitto di questi padroni rovinano il destino del popolo afgano."

Talebani -Bin Laden: nascita e ascesa di creature della CIA

Nel 1992 l'ultimo Presidente della RDA Najibullah si dimette e chiede protezione alla sede ONU di Kabul, ormai occupata dalle forze controrivoluzionarie. Vi resterà tra infinite trattative dper poter lasciare il paese, fino al 27 settembre 1996, quando la città fu presa dalle forze dei talebani. I quali, come primo atto, entrarono nella sede ONU, prelevarono l'ex presidente afgano e dopo avergli cavato gli occhi, tagliato i testicoli, ancora vivo, lo impiccarono insieme al fratello in una piazza della città, lasciando poi i corpi esposti fino alla putrefazione.25

Appartenenti all'etnia maggioritaria dei Pashtun, nascono nel 1994 nelle "madrasse", scuole coraniche pakistane (infatti il nome significa studente del Corano), seguaci della concezione più rigida e radicale dell'Isiam, sotto la guida del loro leader, il mullah Ornar e con il sostegno economico, politico e militare del Pakistan, dell'Arabia Saudita e degli USA. Diventano punto di riferimento di integralisti e fondamentalisti musulmani di ogni paese e si trasformano in una forza militare fanatica e determinata. Nel 1994 decidono di conquistare l'Afghanistan dei mujaheddin, in lotta tra loro per il potere, perché considerati corrotti e non persecutori del vero e puro Isiam. Partono con una forza iniziale di circa trentamila uomini, in una crociata che in soli due anni li porta al potere, rovesciando il governo di Rabbani. Ci sono tre fattori decisivi a favorire la vittoria talebana: uno è l'interesse del Pakistan e dell'Arabia Saudita di avere uno Stato, a loro uso e "somiglianzà", da utilizzare come strumento per le loro mire; il secondo, legato al cambio di attenzioni della politica americana di quella fase, probabilmente stanca delle faide intestine dei mujaheddin, infinite e irrisolvibili, dimostratisi incapaci di governare, che rendevano il paese instabile e insicuro per le strategie americane della regione. Il terzo, è anche una forma di consenso indiretto insito nella popolazione rimasta, sicuramente stanca e sfinita da una guerra ventennale, che ha solo portato morte e miseria per la gente, e che, con le faide e violenze tra fazioni, non faceva altro che reiterare solo prospettive di altra guerra e sofferenze. Probabilmente la speranza era che una nuova forza che si presentava anche come paladina di una morale più rigida, potesse essere meglio di quei signorotti della guerra che imperversavano e uccidevano, senza leggi o logiche che non fossero i loro interessi di clan. Una speranza trasfor-matasi poi in un nuovo incubo per la povera e sfiancata gente afgana.

La collaborazione CIA-talebani è stata svelata a Londra da S. Harrison del W. W. I. C. S. (Centro Internazionale Woodrow Wilson per Studenti) un esperto Usa dell'Asia Meridionale che ha scritto cinque libri sui problemi dell'Asia, membro di numerose istituzioni e fondazioni americane legate al Dipartimento di Stato. All'interno del Convegno "Terrorismo e sicurezza regionale: sfida in Asia" egli ha dichiarato che la CIA ha lavorato in collaborazione con il Pakistan per creare il mostro dei taleba-ni. "... Li avevo avvertiti che stavano creando un mostro ... La CIA ha fatto un errore storico incoraggiando i gruppi islamici di tutte le parti del mondo ad andare in Afghanistan ... Gli USA hanno dato tre miliardi di dollari per creare questi gruppi e hanno accettato la richiesta del Pakistan di decidere come spendere questi fondi". Harrison ha detto agli esperti della sicurezza presenti di essersi incontrato con capi della CIA al tempo in cui le forze islamiche si stavano organizzando in Afghanistan. "... Questi (riferendosi ai capi della CIA) mi riferirono che queste persone erano fanatiche, ma che più crudeli erano, più spietatamente avrebbero combattuto i sovietici. Li avvertii che stavamo creando un mostro...". Harrison, che è tuttora membro onorario della Century Foundation (una tra le più autorevoli negli Usa) ha ricordato una conversazione che ebbe con il generale Zia ul Haq del Pakistan: "II generale Zia mi parlò di espandere l'area di influenza del Pakistan per controllare l'Afghanistan e rivolgersi poi verso Uzbekistan, Tadjikistan, Iran e Turchia". Un progetto che continua ancora, ha detto Harrison. Infatti il generale M. Aziz, che era il responsabile della realizzazione di questo piano, è stato aumentato di grado e riveste nell'esercito pakistano una posizione chiave anche per conto del capo supremo attuale, il generale Musharaf. Harrison ha anche affermato, che quei fondi e quelle armi hanno dato vita ai talebani: "... I talebani non vengono solo reclutati nelle madrasse, ma sono pagati anche dall'ISI (servizi segreti pakistani). Ora i talebani sono un vero terrorismo". Harrison ha anche detto che la risoluzione 1333 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che chiedeva l'embargo per le armi ai talebani non poteva avere successo: "... Gli USA non sostengono i russi, che invece vorrebbero veder applicata la risoluzione ... La creazione dei talebani è stata attivamente sostenuta da ISI e CIA. Il Pakistan ha creato i collaboratori afgani, che avrebbero sostenuto questo disegno. La creazione dei talebani è stato un punto centrale della visione panislami-ca del Pakistan..."26

Con l'insediamento dei talebani a Kabul si concretizzò anche il progetto di sfruttamento dei giacimenti che si stavano individuando in Asia Centrale, dove, in base alle stime delle multinazionali, nel solo bacino del Mar Caspio si trova una riserva di petrolio pari a 60 miliardi di barili, abbastanza per soddisfare le esigenze di tutta l'Europa per undici anni. E la via migliore di accesso a queste risorse passa attraverso l'Afghanistan. In quest'area le multinazionali Unolocal (americana) e Delta Oil Com-pany (saudita), attraverso il consorzio CentGas (di cui azionista con il 3,5% il Crescent Group pakistano), hanno progettato di trasportare petrolio e gas da queste aree verso il sub-continente indiano, quindi attraversando quasi 1300 Km di territorio afgano e pakistano, per poter poi proseguire anche verso i mercati del Pacifico e dell'Estremo Oriente. Il vice-presidente della Unolocal e responsabile del progetto, C. Taggart dichiarò che già prima dell'insediamento dei talebani a Kabul i suoi rappresentanti avevano già avviato trattative non facili per renderli disponibili al progetto, dichiarando inoltre che la sua società aiutava i talebani con "donazioni non in denaro" in cambio della loro collaborazione all'affare e che le loro vittorie militari rappresentavano uno sviluppo positivo per il progetto.27

Il ruolo del Pakistan nei confronti dei talebani è anche confermato dal sostegno pubblico dell'alierà premier Be-nazir Bhutto, che immediatamente riconobbe il nuovo governo afgano e attivò la sua diplomazia in una vera e propria campagna nei paesi della regione, per il riconoscimento internazionale.

Alcune delle restrizioni imposte dai talebani al popolo afgano:
- completo divieto per le donne di lavorare fuori di casa;
- divieto per le donne di trattare con negozianti maschi;
- divieto per le donne di studiare;
- obbligo per le donne di indossare il burqa;
- sono previste frustate e botte per le donne vestite non secondo le regole o che hanno le caviglie scoperte;
- divieto per le donne di essere presenti in radio, televisione o momenti pubblici;
- divieto per le donne di praticare sport o andare in bicicletta;
- modificazione di tutti i nomi di luogo che includevano la parola donna (per esempio: I Giardini Delle Donne sono stati chiamati I Giardini di Primavera);
- divieto per uomini e donne di viaggiare sugli stessi autobus, che possono essere o solo per uomini o solo per donne;
- vietato a tutti di ascoltare musica, di guardare la TV o video;
- abolito il 1° Maggio, Giorno del Lavoro, perché considerato una festa comunista;
- tutti i nomi non islamici dovevano essere cambiati in islamici;
- vietato agli uomini di radersi;
- obbligatorio seguire le preghiere cinque volte al giorno;
- vietato tenere piccioni e uccelli, considerati non islamici e vietato far volare aquiloni;
- chiunque viene trovato con libri proibiti è punito con la morte;
- chiunque si converte dall'Isiam a un'altra religione è punito con la morte...

Eppure nonostante tutto questo ed altro, che era pubblico ed ufficiale, gli Stati Uniti sono rimasti fino al maggio 2001, il primo paese donatore umanitario, versando in totale, con l'ultima rata, la cifra di 124 milioni di dollari come scrive il Washington Post del 25\5\2001.

Strano... ai popoli palestinese, iracheno, jugoslavo, della Corea del Nord o cubano, solo per fare qualche esempio, della sensibilità umanitaria statunitense non ci sono tracce...

Nel 1980 tra le migliaia di volontari fondamentalisti presenti nelle basi pakistane, usate come retrovie nella guerra contro il governo rivoluzionario della RDA, arrivava periodicamente, portando con sé laute donazioni, un giovane studente saudita, Osama Bin Laden, figlio del magnate delle costruzioni yemenita Muhamad Bin Laden, intimo amico del re Faisal, in strettissimi rapporti d'affari col governo saudita, la cui impresa era divenuta favolosamente ricca con i contratti per rinnovare le moschee sacre della Mecca e di Medina. L'ISI pakistano considerava molto importante che i servizi segreti sauditi fornissero un nobile di sangue reale per guidare i reparti sauditi volontari nella jiahd contro gli infedeli afgani (della RDA) e dimostrare così al mondo mussulmano il favore della famiglia reale. Infatti, fino a quel momento vi erano soltanto sauditi dei ceti più poveri, studenti e giovani. Bin Laden, benché non di sangue reale, era esponente di una famiglia potente e sufficientemente vicina ai reali sauditi e, quindi, poteva assumere il ruolo di guida spirituale e militare nella crociata. Con questo intreccio di servizi pakistani, sauditi e con la disponibilità dello stesso Bin Laden ad assumersi questo compito, la causa fonda-mentalista fa un passaggio storico. Attraverso i punti di riferimento che avevano i volontari arabi in Pakistan per arruolarsi, che erano le sedi della Lega Mondiale Mussul-mana e dei Fratelli Mussulmani a Peshawar, giunge Bin Laden. Lì ritrova A. Azam, un palestinese giordano, già conosciuto dallo stesso Bin Laden all'Università di Ged-da e da lui stimato come figura influente dell'integralismo. Costui, fino alla sua morte avvenuta nel 1989, fu la figura centrale che gestiva gli intrecci e gli interessi sauditi in quella zona, i quali garantivano il sostegno economico attraverso vari canali, uno dei quali era l'istituto Makhtab al Khidmat creato dallo stesso Azam. Proprio questo istituto, anni dopo, risulterà essere uno dei perni centrali, di tutta la rete terroristica mondiale costruita da Bin Laden. Il quale si trasferirà definitivamente a Peshawar nel 1982, portando in dote i proventi delle aziende ereditate dal padre, consistente in introiti annuali miliardari. E fu proprio utilizzando una delle sue aziende di ingegneria e costruzioni che nell'86 partecipò alla costruzione del tunnel di Kost, che la CIA finanziò come grande deposito di armi nelle viscere delle montagne tra il Pakistan e l'Afghanistan. E fu proprio a Kost che fondò personalmente un suo campo di addestramento per mujaheddin e da cui iniziò la sua carriera militare e terroristica di leader. Fu nel 1996 che gli scenari e le alleanze tra Bin Laden e la CIA cambiarono. Come conseguenza nell'agosto 1996 egli proclamò la sua prima jihad contro gli americani, i quali, disse, stavano occupando l'Arabia Saudita. Nel 1997 egli partì e si sposto a Kan-dahar, stringendo il patto con il mullah Ornar e i talebani. Ma i sotterranei intrecci tra Bin Laden e gli americani avvenivano anche negli scenari balcanici, dove nell'Albania del 1992, paese completamente manovrato dagli Stati Uniti, insieme a fondazioni e banche islamiche, circolava anche Bin Laden. L'ICG (International Crisis Group), uno dei centri studi vicini al Dipartimento di stato americano, ha confermato rapporti avvenuti a Tirana tra personaggi del nuovo governo albanese e Bin Laden, la cui organizzazione avrebbe ottenuto quasi 100.000 passaporti albanesi. HA poi confermato l'arresto di C. Kader, un uomo di Bin Laden, che ammise di essere lì per portare aiuti e finanziamenti all'UCK del Kosovo, organizzazione creata e finanziata dalla CIA, in funzione antijugo-slava, la quale, quindi, parallelamente era sostenuta anche dalla rete di Bin Laden...

In Albania operava la Islamic Arab Bank e una serie di imprese edili, legate personalmente allo sceicco Bin Laden. Nello stesso UCK la componente maggioritaria dei mercenari stranieri era di fondamentalisti reduci dalle brigate mussulmane, che avevano combattuto in Bosnia- Erzegovina. Anche sulla rivista Limes il ricercatore K. Nokolovskji aveva previsto il rischio che, mediante la guerra in Kosovo, l'Europa avrebbe potuto trovarsi in casa contemporaneamente "l'Afghanistan dei talebani e il triangolo d'oro della droga" ... Nei mesi scorsi la DIA (agenzia per la lotta contro la droga) ha definito il Kosovo un narcostato.

Evidentemente, perseguendo obbiettivi e interessi comuni, non erano ancora grandi nemici. Tuttora vi sono indagini aperte della KFOR su trenta organizzazioni islamiche non governative che operano nel Kosovo "liberato" dalla NATO. Della serie "le menzogne hanno vita breve": sono bastati pochi anni dalla fine della guerra in Bosnia (altra guerra per la "libertà"), e ora si ammette tutto quello che i governi jugoslavi di Belgrado hanno denunciato e combattuto negli anni '90. Sempre secondo l'ICG, in Bosnia hanno combattuto tre mila volontari islamici raggruppati nell'unità El Mujahid, facente parte della Settima Brigata Islamica, che ha lasciato dietro di sé atrocità pari a quelle avvenute in Afghanistan. Alla fine della guerra, il Presidente "democratico" della Bosnia Izetbegovic concesse la naturalizzazione a molti di questi volontari e regalò oltre 12.000 passaporti bosniaci a militanti islamici, ed oggi, dopo l'il settembre, affannosamente si ricercano militanti di Bin Laden (che non servono più, avendo finito il loro sporco lavoro) nella Bosnia "liberata dalla Jugoslavia", ma completamente occupata dalla NATO.28

D'altronde, come rivelato dalla rivista Dani di Sa-rajevo già il 24/11/98, lo stesso Bin Laden era in possesso del passaporto bosniaco. Probabilmente per meriti di guerra dei suoi uomini e per i finanziamenti alla lotta contro la Jugoslavia multietnica. Quando uscì la notizia ci fu persino una crisi nel governo bosniaco, con dimissioni e avvicendamenti, forse per coprire ed eliminare le tracce che conducono a quegli emissari della rappresentanza diplomatica bosniaca a Vienna, che consegnarono il passaporto bosniaco a Bin Laden. D'altronde, nella lunga vicenda delle guerre della ex Jugoslavia, dove le identità etniche e religiose sono anche qui servite come bandiere per poter fare in realtà sporchi traffici criminali e spartizioni economiche internazionali, non può che essere scontato che anche i gruppi fondamentalisti, legati a Bin Laden, abbiano potuto trovare una loro fetta di interessi sia nella guerra combattuta, sia nella fase di postguerra. Per esempio, nel business della ricostruzione e della "islamiz-zazione" del paese, con la costruzione di centinaia e centinaia di moschee e istituti islamici vari, non dimenticando che gli interessi economici ufficiali delle imprese della famiglia Bin Laden sono tutte nel campo dell'edilizia e della costruzione.

C'è una clamorosa notizia dei giorni nostri apparsa sul quotidiano francese "Le Figaro" del 31 Ottobre 2001, in cui si rivela che lo stesso Bin Laden avrebbe incontrato agenti della CIA nel luglio 2001 a Dubai. Il quotidiano francese riporta che mentre era ricoverato nell'Ospedale Americano di Dubai per un infezione ai reni, avrebbe incontrato un alto ufficiale della CIA (probabilmente il capo zona dell'area). Questo mentre lo stesso Bin Laden era già ricercato a livello internazionale, per gli attentati alle ambasciate americane e per l'attacco alla Cole. Il 14 luglio avrebbe poi lasciato il paese arabo su un jet privato senza nessun disturbo delle forze americane presenti nella base americana locale.

Un altro tassello inquietante degli intrecci Bin La-den-Stati Uniti emerge da un articolo del quotidiani inglese Daily Mail che rivela che il Presidente americano G. W. Bush sarebbe in affari con uno dei fratelli di Osama Bin Laden. Secondo l'articolo i due avrebbero fondato nel Texas una compagnia petrolifera "Arbusto Energy". Salem Bin Laden, morto nell'83, avrebbe investito gran parte del suo capitale derivante dall'eredità del padre in compagnie petrolifere e nel 1978 nominò J. Bath, intimo di G. W. Bush, come suo rappresentante a Houston. Sempre stando al giornale britannico, Bath avrebbe investito la somma di 50.000 dollari nelle azioni della "Arbust" e, sempre per conto di Salem Bin Laden, avrebbe acquistato l'aeroporto della "Houston Gulf".29 Anche Le Monde del 26/9/01 si occupa di questo aspetto, soffermandosi sulla figura ed il ruolo di questo J. Bath, ex pilota dell'aviazione americana e membro con G. W. Bush della Guardia Nazionale dell'aviazione. Questi fu infatti indagato dall'FBI per riciclaggio di denaro sporco e per attività sospette, e ammise di lavorare per quattro miliardari sauditi, facendo il prestanome per operazioni finanziarie: fu così che emersero i collegamenti con Bush e alcune aziende della famiglia.

Donne in Afghanistan

Mai più tornerò sui miei passi


Sono una donna che si è destata
Mi sono alzata e sono diventata una tempesta
che soffia sulle ceneri dei miei bambini bruciati
Dai flutti di sangue del mio fratello morto sono nata
L'ira della mia nazione me ne ha dato la forza
I miei villaggi distrutti e bruciati mi riempiono di odio contro il nemico
Sono una donna che si è destata
La mia via ho trovato e più non tornerò indietro
Le porte chiuse dell'ignoranza ho aperto
addio ho detto a tutti i bracciali d'oro
oh compatriota, io non sono ciò che ero
Sono una donna che si è destata
La mia via ho trovato e più non tornerò indietro
Ho visto bambini a piedi nudi, smarriti e senza casa
ho visto spose con mani dipinte di henna, indossare abiti di lutto
ho visto gli enormi muri delle prigioni inghiottire la libertà
nel loro insaziabile stomaco
Sono rinata tra storie di resistenza, di coraggio
la canzone della libertà ho imparato negli ultimi respiri
nei flutti di sangue e nella vittoria
Oh compatriota, oh fratello, non considerarmi più debole e incapace
sono con te con tutta la mia forza, sulla via di liberazione della mia terra
La mia voce si è mischiata alla voce di migliala di donne rinate
i miei pugni si sono chiusi insieme ai pugni di migliata di compatrioti
Insieme a voi ho camminato sulla strada della mia nazione
per rompere tutte queste sofferenze, tutte queste catene di schiavitù
Oh compatriota,oh fratello, non sono ciò che ero sono una donna che si è destata
Ho trovato la mia via e più non tornerò indietro.

         Meena (Payam e Zan, 1-1981) fondatrice e martire di RAWA

Trattando della storia degli ultimi decenni del popolo afgano, non si può non trattare della condizione delle donne afgane, dei secolari traguardi conquistati in pochi anni e della tremenda sofferenza di cui sono state protagoniste. Una cosa è certa: esse sono state il cuore del tentativo di cambiamento rivoluzionario che aveva cercato lo sradicamento della società afgana dal medioevo. Forse per questo sono state il ceto sociale su cui, in modo feroce e barbarico, si sono scatenate le vendette e le rappresaglie più indiscriminate e violente, da parte dei "combattenti della libertà" prima e dei talebani poi. Avevano osato, appoggiate da un governo rivoluzionario e da un programma di riforme coraggiose e avanzate, mettere in discussione un ordine secolare e quindi incrinare l'intera struttura di dominio sociale, di sfruttamento e oppressione, su sui si poggiava l'intero impianto della società tribale afgana (ma non solo afgana... ). Questo era veramente RIVOLUZIONARIO, nel senso che se passava questo - la rappresentazione di donna liberata ed evoluta - chi avrebbe mai potuto fermare la presa di coscienza di milioni di contadini, di pastori, di uomini e giovani asserviti e sottomessi dalla paura e dal fatalismo? Questa io penso, fu un'altra delle terribili "colpe" di quella Rivoluzione di Aprile: aver cercato di sovvertire l'ordine esistente delle cose, aver cercato di scalzare gli oppressori (latifondisti, padroni, emiri, ulema, capitribù o semplici banditi che spesso erano un'unica cosa), non solo dal punto di vista del potere, ma anchele soprattutto nei contenuti sociali, nella presa di coscienza, nei processi di emancipazione. Non per niente un altro ceto sociale che subì angherie e assassini generalizzati, dopo la vittoria dei mujaheddin, furono gli insegnanti e i maestri. Altri terribili criminali: avevano cercato, all'interno della campagna di alfabetizzazione del governo rivoluzionario, di rompere il muro dell'ignoranza che incatenava il 90% della popolazione. Infedeli e spesso pure donne!

Dopo secoli di "chador", di proibizioni all'istruzione, di negazione ad "esistere" socialmente, arriva una Rivoluzione nell'Aprile del 1978, che proclama che un uomo e una donna hanno gli stessi diritti, sono uguali davanti alle leggi e alla società, che una donna può partecipare attivamente in tutte le sfere della società: politiche, economiche e culturali. Una donna può essere medico, giornalista, giudice, insegnante, lavoratrice, soldatessa ed anche ufficiale. Così come può essere Deputata e anche Ministro (alla fine degli anni '80 vi erano addirittura tre Ministri donne... in un paese che solo 10 anni prima era fondato su relazioni sociali feudali e prefeudali).

Una di queste era Feroza Fedaie di Gulkhana, contadina di 45 anni. Dopo la Rivoluzione d'Aprile del 1978 la sua famiglia riceve, con la Riforma della terra, un terreno appartenuto al latifondista locale (divenuto poi "combattente della libertà"... ) che cerca con minacce, violenze, sabotaggi, di intimidire i contadini locali. Questi si organizzano in un gruppo di difesa della rivoluzione armato di cui ella diventa comandante. Alle elezioni dell'Agosto 1985 viene eletta come delegata del suo villaggio alla Jirga locale (assemblea dei saggi). Nel 1986 diviene Deputata. Ella dichiarò: "... con la mia militanza rivoluzionaria voglio solo permettere al mio Stato di garantire alla mia gente un futuro di pace, serenità, educazione scolastica ai nostri figli, un lavoro dignitoso e la possibilità di vivere in fratellanza e solidarietà...". Poi vennero i "combattenti della libertà" e naturalmente una donna così era da uccidere.

D'altronde già nel 1988, M. Kaufman, un giornalista americano del "Philadelphia Inquirer" in un reportage dal Pakistan sui "combattenti della libertà", così prevedeva gli scenari futuri di un Afghanistan "liberato" dai mujaheddin: "... lo spettro del terrore dei mujaheddin contro le donne...". Nell'articolo egli infatti sottolineava come molti dei profughi scappati dall'Afghanistan non indicavano motivi religiosi, di repressioni o particolari oppressioni da parte del governo rivoluzionario, ma per esempio che i comunisti volevano mandare a scuola le loro figlie e permettere alle loro mogli di lavorare o uscire di casa.30

Previsione purtroppo confermata dagli eventi successivi: nel 1995 un rapporto di Amnesty International sulla situazione delle donne in Afghanistan era così intitolato: "Donne in Afghanistan - una catastrofe dei Diritti Umani".31

Potevano anche aderire al sindacato ed essere rappresentanti di altri lavoratori: ed in pochi anni, le donne iscritte ai sindacati furono il 10,5 %, tenendo ben presente il fatto che i sindacati non esistevano fino a pochi anni prima. Le donne afgane erano anche organizzate nell'Organizzazione Democratica delle Donne Afghane, nata nel 1965, che arrivò nel 1985 ad avere 51.000 iscritte con una presenza di circoli e sedi in 142 città e distretti. In quegli anni erano circa 3000 le donne che combattevano nelle milizie di difesa popolare, oltre a quelle nell'esercito, dove vi erano interi battaglioni formati da donne; e furono centinaia le donne che ricevettero medaglie al valore, per meriti nella difesa del potere popolare o per meriti negli ambiti di lavoro.

Alla vigilia della vittoria della controrivoluzione, quando le sorti della guerra volgevano verso un declino inesorabile delle forze di difesa del potere popolare, così si esprimevano alcune intervistate a Kabul: "... Cosa sarei adesso senza la Rivoluzione, mi sono laureata in Bulgaria, lavoro come impiegata alla Mezzaluna Rossa e sono una persona libera. Forse avrei dovuto passare la mia vita in casa e uscire solo con il velo, come la vita di mia madre. E per il matrimonio sarei stata comprata come una merce qualsiasi. Cercheranno di ricacciarci indietro, di metterci lo chador, lo sappiamo. Per questo tante donne afgane sono con questa rivoluzione e per questo lotteremo duramente e fino in fondo per difenderla. Noi resisteremo..." (Mina Fahim-Kabul). O le parole pronunciate a Kabul l'8 Marzo 1989, alla manifestazione per la giornata della donna, da Fatima, venticinquenne sottotenente dell'esercito popolare afgano: "... Non abbiamo altro che la nostra morte da offrire a questi criminali reazionari che vogliono solo i dollari degli Stati Uniti e la libertà di avere una mezza dozzina di donne ciascuno..."

L'Associazione era inoltre impegnata direttamente nella campagna di alfabetizzazione con 1300 corsi gestiti e 18.000 donne e uomini alfabetizzati, nell'assistenza sociale alle donne lavoratrici o con problemi familiari, nell'istituzione e gestione di nidi d'infanzia ed asili.

L'alto numero di studentesse che di anno in anno si iscrivevano nelle scuole superiori, era la garanzia in un futuro di rinnovamento e cambiamento in tutte le sfere della società. Il numero di donne che lavoravano era raddoppiato in pochi anni dopo la Rivoluzione d'Aprile, con i salari e i diritti uguali a quelli degli uomini, garantiti dalle leggi del potere popolare.

Al XX Anniversario (1985) dell'Associazione così si esprimeva il saluto del PDPA al Congresso: "... Care compagne, donne patriottiche, madri, sorelle e ragazze del nostro caro paese. Il Comitato Centrale del PDPA rinnova il patto di ferro con voi sancito 20 anni fa: quello della lotta per la pace, l'uguaglianza, la giustizia e il progresso sociale. Tutti abbiamo visto chiaramente che l'Organizzazione delle Donne Democratiche Afgane e le sue donne sono sempre state in prima fila in questa battaglia. Il partito e lo stato popolare si sforzano di garantire l'evoluzione delle condizioni di vita e sociali delle donne e delle madri dell'Afghanistan. In questo momento miglia-ia di donne sono impegnate nel mondo del lavoro, in quello culturale, in quello dell'educazione e nelle istituzioni sanitarie del paese. Migliaia di donne sono attivamente impegnate nelle jirga (consigli del popolo) e nella difesa della Patria e dei suoi confini dalle bande criminali. In questo la loro partecipazione è un fattore importante di esempio per i loro padri, fratelli, figli. Esse difendono un potere che ha dato loro libertà, possibilità di lavorare e garanzie di diritti... Care sorelle, madri e onorevoli donne della nostra Patria, voi avete la responsabilità di far crescere una generazione in un paese rivoluzionario. I bambini sono il nostro futuro e la nostra speranza. Essi potranno avere i risultati dei nostri sforzi e del nostro lavoro. Ai nostri bambini deve essere insegnata la solidarietà, la giustizia, la dignità, l'amore per il lavoro, il patriottismo, l'amicizia e la fratellanza con tutti i popoli che compongono l'Afghanistan e i popoli del mondo. Voi, donne, che date la vita ad un uomo, sapete che la prosperità delle famiglie e il futuro sereno dei bambini sono l'unica possibilità di una vita di pace. La pace è il desiderio essenziale di tutto il nostro popolo, di ogni afgano, uomo e donna... La vittoria della Rivoluzione d'Aprile ha liberato le donne da condizioni miserabili, sprezzanti e di semischiavitù. Oggi la legge rivoluzionaria del nostro paese ha garantito uguali i diritti di donne e uomini, ha sancito la donna come un essere umano... Il nostro augurio è che insieme raggiungeremo gli obiettivi della rivoluzione: la costruzione di una nuova società e la conseguente pace e prosperità per il nostro paese."

Forze e Partiti di opposizione attuali dell'Afghanistan

Prima di indicare le attuali forze e partiti che in questi anni e tutt'oggi cercano di resistere alle orde dei fondamentalisti islamici (talebani, Alleanza del Nord e nel contempo manovre e attività della CIA, tramite suoi mestatori e dipendenti), va detto che il PDPA non esiste più. Fu sciolto nel giugno 1990 in un congresso straordinario che diede vita al Partito Watan (Hizb i Watan), all'interno di un disegno politico di una riconciliazione nazionale, che, come abbiamo visto, non ha avuto successo. Di fatto, dopo il 1992 anche il Watan non è esistito più, se non per qualche anno ancora in cui partecipava o mandava relazioni ad alcuni meetings internazionali. In realtà i militanti del PDPA furono o sterminati nel 1992, o messi in campi di prigionia; molti altri scapparono dal paese, senza però più fare attività pubbliche ufficiali, considerando che tutti i dirigenti ricevettero una "fatwa" (che consiste in una condanna a morte), in qualsiasi luogo o tempo, come infedeli. Molti sono ancora oggi rifugiati in Russia e nelle ex Repubbliche sovietiche al confine con l'Afghanistan, nelle comunità di profughi mai censiti. Ma si parla, comunque, di circa due milioni, sparsi nei vari territori e di cui ovviamente nessuno ha mai parlato o si è mai commosso per le miserevoli condizioni di vita in cui vivono. Anche perché non sono considerati con alcuno status di rifugiati o di profughi dalle Nazioni Unite.

In questi giorni sui mass media sia televisivi che nei giornali, si parla molto di RAWA che è una Associazione di Donne Rivoluzionarie dell'Afghanistan, nata nel 1977, la cui fondatrice Meena è stata assassinata nel 1987 in Pakistan da sicari dei mujaheddin. Già nelle pagine precedenti si è potuto leggere le posizioni di Rawa di forte e radicale lotta contro il fondamentalismo integralista.

L'associazione è strutturata clandestinamente in Afghanistan e pubblica in Pakistan, seppure con il continuo rischio di attentati e violenze da parte delle bande mujaheddin, che spesso attaccano manifestazioni o meeting pubblici. È una organizzazione politica e sociale, nel senso che nel paese si occupa di alfabetizzare e aiutare le donne e di difendere i loro diritti ; dall'altro lato fa un'opera di informazione e denuncia continua dei crimini degli integralisti. E proprio in questi giorni ha fatto una denuncia all'ONU e alla comunità internazionale contro l'Alleanza del Nord, alleata dell'Occidente, definendole bande di criminali e stupratori, dediti da 22 anni alla violenza più brutale, al saccheggio delle popolazioni, all'uso sistematico del rapimento e dello stupro contro le donne, al commercio della droga e delle armi come attività "normali". RAWA ha anche più volte denunciato il ruolo della CIA e degli Stati Uniti nella vita dell'Afghanistan con scopi impcrialistici e distruttivi. Ha dichiarato un atto di terrore contro la gente povera e martoriata dell'Afghanistan i bombardamenti sul paese, chiedendo piuttosto di levare sostegno e aiuto ai terroristi criminali, sia talebani che Jehadi (Alleanza del Nord), in quanto entrambi sono stati aiutati dagli USA.

Esiste poi la ALO (Organizzazione per la Liberazione dell'Afghanistan), una formazione di tendenza maoista, che combatte con la lotta^ armata contro i talebani ma anche contro i mujaheddin dell'Alleanza del Nord, considerandoli entrambi due facce della stessa medaglia. In considerazione del fatto dell'isolamento e della solitudine con cui combattono, unica forza politica a fare la guerriglia nel paese, va dato onore di un grande coraggio e valore: hanno pagato in questi anni con centinaia di caduti, impiccati o assassinati, spesso dopo atroci torture e mulilazioni.

Condannando l'attacco criminale del 11 settembre, l'Alo in un comunicato del settembre 2001 così parla: "... denunciamo altrettanto fermamente la scelta di bombardare il paese come atto di vendetta contro i terroristi integralisti. Denunciamo al popolo americano il ruolo di creatori e addestratori di questi terroristi, che hanno avuto la CIA ed i governi USA, per poterli utilizzare come "cani rabbiosi", nel periodo della guerra fredda. Invece di bombardare il popolo dell'Afghanistan, popolo che è già saccheggiato, terrorizzato e impoverito dall'Alleanza Nord, dai talebani e dai vari Osama, venga spiegato quando, come, perché e da chi sono stati creati, addestrati e finanziati questi terroristi. Così la gente dell'America potrebbe capire che sono costoro che devono essere giudicati, non coloro che da sempre subiscono questi criminali fondamentalisti e cioè la povera gente afgana... L'Alo che è da sempre impegnata contro queste sporche figure di estremisti religiosi, creature degli USA, del Pakistan e di altri paesi islamici, continuerà la sua lotta contro i talebani così come contro tutti i reazionari... La cooperazione tra i popoli afgano e del mondo è l'unica possibilità per sconfiggere questo terrorismo religioso... E la solidarietà tra i movimenti proletari e rivoluzionari dell'America e degli altri paesi capitalisti, con i movimenti progressisti e rivoluzionari dei paesi sottosviluppati, in questo caso dell'Afghanistan...." ALO (26 settembre 2001).

Esiste poi, ma solo fuori dal paese, il Partito Socialdemocratico Afghano (Afghan Mellat), senza alcuna influenza. È legato all'Internazionale Socialista, ha un ruolo di denuncia della situazione, rimarca la necessità della cessazione delle ingerenze straniere e di affidare un processo di pace a esponenti o forze esclusivamente interne e non finanziate dall'esterno. Critico sul ruolo degli USA che, secondo il Mellat, avendo beneficiato della vittoria contro il comunismo, usando anche l'Afghanistan come strumento, dovrebbe avere avuto una politica diversa e di più rispetto per il popolo afgano e sostiene che quindi esiste una responsabilità morale dell'Occidente circa la situazione.

Il Mellat non ha mai riconosciuto l'autorità del governo dei mujaheddin, ritenendolo espressione faziosa e non rappresentativa del popolo. Sostiene anche il piano di pace dell'ex re Zahir Shah se questo accetta la sovranità del popolo e della repubblica, e ritiene l'ONU l'unico interlocutore valido per un piano di ripresa del paese.

C'è ancora il Partito Socialista Nazionale Afghano, anche questo senza influenze reali nel paese e situato all'estero. Come dice il nome stesso fonda il suo programma su una concezione di socialismo popolare, molto legato al senso nazionale, ha una piattaforma populista, ma nel paese non ha praticamente legami o attività di alcun genere.

Vi sono poi alcune Associazioni tra cui le più conosciute sono:

- l'Associazione per la Pace Afghana, nata nel novembre 1989, come associazione neutrale e indipendente, per la difesa dell'unità del paese, la lotta contro i pregiudizi etnici e religiosi e per la pace contro la distruzione dell'Afghanistan. Ha nella difesa dell'unità nazionale e della pace, la sintesi del suo programma. Anche gli appartenenti all'APA, nel 1992 hanno dovuto scappare con l'avvento dei mujaheddin. All'estero ha comunque una funzione ed un ruolo costruttivo tra gli profughi afgani.

- Organizzazione per la pace Afghana, una associazione minore, che fa uscire qualche comunicato, molto attenta a sentimenti religiosi islamici. Ci sono però pochissime informazioni sia su quando sia nata e sia su quali basi si sia formata.

- Esiste anche una Associazione legata alla comunità Hazara, una etnia che da sempre, nella storia dell'Afghanistan ha subito persecuzioni e massacri, tranne nel periodo 1978-1992, quando aveva trovati riconosciuti diritti e parità con le altre nazionalità del paese. Fa un lavoro tutto rivolto alla comunità Hazara anche all'interno del paese. Dalle ultime attività conosciute sembra stia lavorando alla costruzione di un Partito degli Hazara. È ostile sia ai talebani che ai mujaheddin dell'Alleanza, da cui ha subito negli anni novanta ben due eccidi di appartenenti alle loro comunità.

- Vi è poi ancora il Partito Nazionalista Afghano (Mi-lat), di cui però si hanno pochissime notizie anche della sua esistenza all'esterno del paese.

- A titolo informativo, non essendoci ancora documenti ufficiali pubblici, è nato in questi mesi il Partito Comunista dell'Afghanistan sulla base di una unificazione di alcune figure della resistenza antifondamentalista e FALÒ. A breve saranno disponibili materiali più definiti.

Guerra contro chi e per cosa.

... La storia non è andata in questa dirczione, oggi l'Afghanistan è un paese fantasma, non ci sono più ospedali, fabbriche, dighe, scuole, università, asili, luce elettrica. In compenso dopo l'Angola è il paese più minato del mondo: 50 mine per Kmq, una mina ogni due persone. 17 Bambini su 100 non arrivano al primo anno di età, 20 bambini su 100 non arrivano al quinto anno di età, muoiono 300.000 bambini all'anno per fame, stenti, freddo, mine, violenze. In compenso si sta facendo la "guerra" ad un uomo, bombardando un paese ed un popolo già distrutti, devastati... spendendo 2.200 miliardi al mese! Per colpire case di fango, caserme già diroccate, presunti depositi di armi protetti da muri di fango e senza tetto. Si colpiscono rifugi e covi situati in grotte di montagna. Si inneggia a grandi e significativi vittorie militari: su chi? Su una popolazione ormai stremata da 22 anni di violenza e guerra, su un paese che non ha più campi coltivati o colture di alcun genere, tranne le mine? Su alcune mi-gliaia di "fanatici integralisti" oggi cattivi, che però quando ammazzavano comunisti e sovietici, erano sostenuti, armati e finanziati? Tante, troppe cose non quadrano. E tra tutto, tante ipotesi si potrebbero fare, ma preferisco seguire il bandolo della matassa, leggendo i fatti e gli avvenimenti già accaduti. A seguito del crimine feroce dell'attentato di New York, di cui tutti nel mondo stiamo ancora aspettando le prove certe della colpevolezza dell'indagato numero uno, che dovrebbero essere schiaccianti ed inequivocabili come si mormora. Sorge un dubbio, ben espresso dalla giornalista de "La Stampa" il 25\10\2001: "... quasi tutti condividono o accettano non soltanto le accuse non provate di responsabilità nell'atroce attentato di New York, ma la costruzione demonizzante organizzata dalla propaganda intorno a Bin Laden, con gli stessi metodi usati in passato per Milosevic, per Saddam Hussein, per Fidel Castro o per Gheddafi. Tutti capi di stato infinitamente più piccoli e deboli dei leader americani; tutti bersagli di chi, considerandosi detentorc di una qualche vocazione egemonica, vede come aggressione ciò che non è conforme ai suoi canoni. Pochi conversatori da talk show mostrano pietà per le vittime che non siano newyorkesi: verso gli esseri umani e le loro vite umane spezzate mostrano avere un pragmatismo cinico da comandanti militari ('è la guerra, si sa'), una dura indifferenza...". Nel frattempo scatenando un offensiva mediatica apocalittica: "o con noi o contro di noi", "guerra infinita", "giustizia infinita", "vivo o morto", "terza guerra mondiale", "diamo chance alla guerra", compilano liste di Stati, e quindi, di popoli "canaglia" da colpire da "spazzare via"... Mentre gli unici Stati su cui non ci sono dubbi che hanno finanziato e armato i fondamentalisti in quell'area (e dalle cui fila sono usciti i terroristi vari), vale a dire Pakistan, Arabia saudita, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti stessi, perché non sono messi nella lista? Un linguaggio truculento che potrebbe essere da bar, se dietro non si portasse conseguenze tragiche e di sofferenze per tutti i popoli.

... Primo dubbio: sarà mica una concezione culturale del mondo e delle genti un tantino egemonico per non dire imperialista?

Così come vengono alla mente le documentazioni precedentemente esposte relative ai giacimenti di gas e petrolio dell'Asia centrale, a multinazionali energetiche, a oleodotti, a percorsi possibili che siano i più economici possibili, dato che si tratta di investimenti da decine di migliaia di miliardi di dollari, con una portata di mercati da centinaia di milioni di persone (più vicina al miliardo che meno). Si tratta di controllo economico di un'area di risorse strategiche per scenari futuri, che va ben oltre quella delineata finora. Per questo, però, occorrono Stati e paesi stabilizzati che, se il primo dubbio fosse reale, significherebbe paesi e stati addomesticati per non dire sottomessi.

... Secondo dubbio: sarà mica tutto in qualche modo riconducibile ai soliti banali ma onnipotenti interessi economici e di profitti... di qualcuno invece che di altri?

Questo delirio di onnipotenza e bellicista spinto al-Pautoesaltazione: di un paese, di uno stato, di un governo, allargabile soltanto a chi accetta la subordinazione. Cosa porta dietro di sé, a cosa conduce, quali strategie ha e quali sono gli obbiettivi finali? Perché capendo questo si potrebbero intuire le conseguenze per il mondo.

Un dato è certo questa campagna mediatica e di guerra, ha insinuato un senso di angoscia e paura a livello mondiale, tanto quanto l'atto criminale di New York. Creando in Stati e popoli una sensazione di insicurezza e debolezza di fronte al gigante rabbioso e incattivito, facendo sentire ciascuno assolutamente impotente di fronte a ciò che sarebbe stato deciso da uno per tutti. Che poi è per altri versi la logica del terrorismo: colpire per dimostrare l'impotenza dell'avversario e creando nell'avversario un senso di insicurezza e frustrazione che alla lunga lo indebolisce. Senza preoccuparsi o tenere in considerazione gli interessi e le aspirazioni delle masse e dei popoli. Ecco perché i comunisti, i marxisti, sono awersari del terrorismo.

... Terzo dubbio, sarà mica che per poter realizzare l'obbiettivo insito nel primo come nel secondo tipo di ... dubbi - una guerra lunga, indefinita - si arriverebbe ad una destabilizzazione delle aree intorno alla Russia, con ulteriori frammentazioni delle repubbliche ex sovietiche, avendo già frantumato i Balcani e la ex Jugoslavia. La situazione risulterebbe composta di un cordone di basi militari che dal Baltico, alla Polonia, all'Ungheria, ai Balcani, alla Geòrgia e Azerbaijan a sud, l'Asia Centrale a Est...

E poi... occuparsi di Pechino?

Comunque per il popolo afgano la domanda resta:

Perché? Per chi? Per cosa? Tanta sofferenza e un prezzo così alto. Un "grande" motivo ci deve essere, ma forse gli afgani — ed anche noi - lo scopriranno solo un giorno, ancora lontano da venire...

Concludo questo lavoro con una poesia di uno dei più grandi scienziati della storia dell'Afghanistan: S. Laek che fu Ministro e Presidente dell'Accademia delle scienze della RDA, che possa suonare come un messaggio di speranza in tempi migliori per le povere genti di quel paese.

"La Rivoluzione ha detto: NO all'oppressione.
La nostra Patria antica è tornata giovane.
Sulle sue città, sui suoi villaggi sventola fiera
della Repubblica, la bandiera.
Alzati Patria! La notte passa, alzati!"


Allegati

Sono a disposizione per gli interessati:
1 Foto dell'agente CIA C. Thronton in Afghanistan;
2 Costituzione dell'Afghanistan (1987) in inglese;
3 Libro Bianco sulle ingerenze straniere nella RDA (in inglese);
4 Vasto campionario di fotografie, passate e recenti.
Rivolgersi a: posta@resistenze.org

Fonti citate

1 Jane's - febbraio 1989 (da "La Stampa" 14/2/89)
2 API (Agenzia Pakistana di Informazione, maggio 1978)
3 TV Egiziana, settembre 1981
4 R. Gates, "From thè Shadows"
5 "Le Nouvelle Observateur", 15 e 21 gennaio 1998
6 "Guerra segreta della CIA contro la RDA" ed. di Stato RDA, 1980
7 J. K. Cooley —"Una guerra empia" ed. Eleuthera, 2000
8 "New York Times", 24/8/1998
9 "De Indipendent", Londra, 17/9/2001
10 Orsini - "II Giornale", 17/9/2001
11 "La Stampa", 2/10/1981
12 J. Steel, "The Guardian", 17/3/1984
13 Washington Post", 9/91985
14 M. Chossudowsky, Ottawa University
15 "New Breed", USA, 1-1986
16 "La Stampa", 2/11/2001
17 J. Scishkov, TN 12-1982
18 AFP, 6/10/2001
19 "Toronto Star", 7/10/2001
20 "La Stampa", 9/3/1989
21 "La Stampa", 24/10/2001
22 Human Rights Watch - Report 2001 Afghanistan
23 AFP, 23/10/2001
24 "Toronto Star", 7/10/2001
25 "La Stampa", 27/10/2001
26 Indian Abroad New Service, 6/3/2001
27 CNN, 1997
28 "La Stampa", 11/11/2001
29 "La Repubblica", 24/9/2001
30 M. Kaufman, "Philadelphia Inquirer", 26/4/1988
31 Amnesty International, Londra, 11/3/199

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