L'organizzazione della lotta
contro l'intervento militare NATO
è compito essenziale dei comunisti

Il livello di degrado in cui versa la sinistra e il movimento antimperialista italiano è dimostrato, tra le altre cose, dalla quasi assoluta insensibilità alle questioni di politica militare del governo e all'interventismo militare europeo.

E' dalla guerra contro l'Iraq che siamo stati posti di fronte ad una logica brutale di organizzazione planetaria di interventi militari USA e NATO, senza che a questo si contrapponga un movimento organizzato e stabile contro di essi.

L'Europa in particolare è diventata, dopo gli USA, il secondo punto di forza della pianificazione dell'interventismo occidentale e la sinistra europea, compresa quella che si definisce comunista, per intendersi quella che periodicamente si riunisce nelle varie capitali con Hue, Anguita, Bertinotti, ecc., non ha trovato il modo e la voglia di misurarsi con i governi europei che spingono all'interventismo e alla guerra.

Ciò non è un caso. La lotta contro la NATO è argomento troppo forte, che fa saltare tutte le mediazioni e/o le illusioni politiche sull'unità della sinistra. La maggioranza della "sinistra" europea è per la NATO e quindi muoversi contro di essa non porta a nessuno sbocco "unitario". Meglio quindi subire, magari rintanandosi in una logica di nè aderire nè sabotare, utilizzando i distinguo tra intervento ONU e intervento NATO.

Dobbiamo dire però che anche l'area più coerentemente anti-NATO e antimperialista europea non ha brillato per la sua decisione nella lotta contro i governi militaristi. Arroccati su posizioni antimperialiste di tipo ideologico, gruppi e partitini dell'area comunista si sono dimenticati che la questione principale è e rimane la creazione di un movimento organizzato in Europa contro gli interventi militari e contro l'allargamento della NATO. Probabilmente si dà per scontato che non è facile o possibile opporsi in maniera decisiva agli eventi. E questo sicuramente è un dato di fatto. Esso è dovuto però non solamente al carattere socialimperialista della maggioranza della sinistra europea, ma anche alla debolezza della lotta che conduciamo contro di essa.

In questo contesto la ripresa di un lavoro sistematico in Italia e di collegamento con l'Europa ci sembra essenziale, recuperando settori di compagni e di gruppi antimperialisti a un lavoro serio di informazione, di intervento di massa, di iniziativa diretta contro gli interventi militari, di scontro con la sinistra socialimperialista.

La difficoltà maggiore di questo lavoro non sta solamente nella cialtroneria di una certa sinistra "rivoluzionaria", nel suo dilettantismo e opportunismo pratico, ma anche e soprattutto nella cultura di massa che l'imperialismo alimenta a favore degli interventi militari. Il nostro è dunque, per ora, un lavoro di avanguardia, ma non per questo meno utile ed efficace.

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