György Lukács

Sul parlamentarismo

Da «Scritti Politici giovanili»

1. Oggigiorno si afferma comunemente che la questione del parlamentarismo non è una questione di principio, ma semplicemente una questione di tattica. Nella sua indubbia esattezza quest’affermazione presenta però non poche oscurità. A prescindere dal fatto che essa è quasi sempre pronunciata da coloro che - praticamente - sono a favore del parlamentarismo, per cui quell’affermazione significa quasi sempre una presa di posizione a favore del parlamentarismo, la mera constatazione che si tratta di una questione non di principio, ma solamente tattica, è poverissima di contenuto. Lo è soprattutto perché, mancando una effettiva teoria della conoscenza del socialismo, il rapporto in cui si trova una questione tattica rispetto ai principi è completamente oscuro.

Pur non potendo approfondire in questa sede tale problema, dobbiamo però sottolineare quanto segue: tattica significa applicazione pratica di principi stabiliti teoricamente. Tattica, cioè, è la congiunzione tra l’obbiettivo finale e la realtà immediata data. Essa, dunque, è determinata in modo bilaterale: da una parte, mediante i principi e obiettivi finali del comunismo immutabilmente fissati; dall’altra, mediante la costantemente mutevole realtà storica effettiva. Sebbene ripetutamente si sia parlato della grande agilità della tattica comunista (almeno per quanto riguarda ciò che essa dovrebbe essere), non va dimenticato per l’esatta comprensione di quest’assunto che la flessibilità della tattica comunista è la diretta conseguenza della rigidità dei principi del comunismo. Gli immutabili principi del comunismo possono avere questa flessibilità solo per il fatto di essere qualificati a rimodellare in maniera viva e feconda la realtà perpetuamente mutevole. Invece ogni Realpolitik, ogni azione senza principi, diventa rigida e schematica quanto più ostinatamente viene sottolineato che essa è libera da principi (la politica imperialistica tedesca ad esempio). Gli elementi che nel mutamento restano costanti e imprimono una norma alla molteplicità, non possono venire emarginati da nessuna Realpolitik. Se questa funzione non viene espletata da una teoria capace d’influire fecondamente sui fatti e di fecondarsi in essi, al suo posto subentra l’abitudine, lo schema fisso, la routine, che sono incapaci di adattarsi alle esigenze del momento. Proprio per questo suo saldo ancorarsi alla teoria e ai principi, la tattica comunista si distingue da ogni tattica "realistica" borghese o socialdcmocratica piccolo borghese. Se dunque per il partito comunista una questione è posta come questione tattica, occorre chiedersi: 1) da quali principi dipenda il problema tattico considerato; 2) a quale situazione storica è applicabilc questa tattica, in conformità a tale dipendenza; 3) di che natura, sempre in dipendenza della teoria, debba essere la tattica; 4) in quale modo sia da concepire la connessione di una singola questione tattica con altre questioni tattiche, intese ancora una volta conformemente alla loro connessione con le questioni di principio.

2. Per meglio definire il parlamentarismo come problema tattico del comunismo, bisogna sempre prendere le mosse tanto dal principio della lotta di classe, quanto dall’analisi concreta dell’attuale situazione oggettiva dei rapporti di forza, materiali e ideologici, tra le classi antagoniste. Da ciò discendono i due modi decisivi di porre il problema, ossia di stabilire: 1) quando in generale il parlamentarismo vada usato come arma, come strumento tattico del proletariato, e 2) come occorra utilizzare quest’arma nell’interesse della lotta di classe del proletariato.

La lotta di classe del prolatariato nega, per sua natura, la società borghese. Ciò però non implica affatto quell’indifferenza politica nei suoi confronti già derisa a ragione da Marx, bensì un tipo di lotta in cui il proletariato non si lasci assolutamente condizionare dalle forme e dai mezzi che la società borghese ha creato per i propri fini: un tipo di lotta in cui l’iniziativa rimanga in ogni caso dalla parte del proletariato. Ma non bisogna dimenticare che questo tipo assolutamente puro di lotta di classe proletaria può dispiegarsi solo raramente in forma pura. Prima di tutto perchè il proletariato, sebbene in base alla missione impostagli dalla filosofia della storia combatta senza sosta contro l’esistenza della società borghese, nelle situazioni storiche date si trova invece molto spesso sulla difensiva nei confronti della borghesia. La posizione tattica in cui il proletariato viene a trovarsi di volta in volta si può analizzare in maniera semplicissima in base alla sua caratterizzazione offensiva o difensiva, sicchè da quanto abbiamo testè detto si deduce che nelle situazioni difensive si è costretti ad usare quei mezzi tattici che, nella loro più intima essenza, contrastano con l’idea della lotta di classe del proletariato. L’impiego indubbiamente necessario di tali mezzi è connesso perciò sempre con il pericolo di compromettere lo scopo per il quale essi vengono utilizzati, vale a dire le lotte di classe del proletariato.

Il parlamento, che è lo strumento originariamente più consono alla borghesia, può essere solamente un’arma difensiva del proletariato. Il problema del "quando" usare quest’arma si chiarisce ora da sè: la si usa in quella fase della lotta di classe in cui al proletariato, in conseguenza dei rapporti di forza esterni e anche della propria immaturità ideologica, non è possibile dar battaglia alla borghesia con i propri mezzi di assalto. L’impegnarsi nell’attività parlamentare comporta quindi per ogni partito comunista la coscienza e 1’ammissione che la rivoluzione è impensabile a breve scadenza. Il proletariato, costretto sulla difensiva, può servirsi della tribuna del parlamento per l’agitazione e la propaganda politica, può utilizzare in sostituzione di forme di lotta esterna non attuabili le possibilità che la "libertà" borghese assicura ai membri del parlamento; può servirsi delle lotte parlamentari contro la borghesia per raccogliere le proprie forze, come preparazione alla vera, autentica battaglia contro la borghesia. Che una tale fase possa anche durare un lasso di tempo considerevolmente lungo si comprende da sè, ma ciò non toglie nulla al fatto che per un partito comunista l’attività parlamentare non può mai essere altro che una preparazione alla lotta autentica, e mai essere concepita come se fosse essa da sola la vera lotta.

[Ristampa, Edizioni Laboratorio Politico, Napoli, 1993]

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