Cari compagni, vi invio il testo della mozione conclusiva dell'assemblea nazionale tenuta a Roma il 7 ottobre [qui il testo]. Ho sottolineato la parte che riguarda lo sciopero generale del 9 novembre. Vi invio anche la lettera molto critica che Andrea Furlan (membro del direttivo regionale della Filcams-Cgil e delegato dell'azienda in cui lavora) ha deciso di scrivere a Piero Bernocchi. In realtà la lettera di Andrea (che io personalmente condivido) è una lettera pubblica, rivolta a tutte le forze politiche che aderiscono alla proposta di sciopero generale: è indirizzata a Bernocchi solo per ragioni formali, visto che di fatto è lui il portavoce dell'area che si è formata a sinistra del Prc a partire dalla manifestazione del 9 giugno.

Vi informo che tra i compagni che avevamo avuto la possibilità di consultare c'era un orientamento favorevole a sostenere e a partecipare allo sciopero del 9, se avesse avuto un carattere chiaro di sciopero generale contro il governo e contro la sua politica sociale. A partire dalle considerazioni di Andrea si rimette tutto in discussione.

Ci piacerebbe sentire anche il parere delle componenti più caratterizzate a sinistra all'interno del coordinamento che indice lo sciopero.

r.m.

Lettera aperta a Piero Bernocchi

Caro Piero, leggendo la mozione conclusiva dell'assemblea nazionale del 7 ottobre, mi sembra che, dopo aver caricato di grandi significati e grandi aspettative questa assemblea, si possa dire che riguardo al risultato politico raggiunto l'elefante ha partorito il topolino e questo dopo un'intera mattinata di discussione politica .

Certo, so che potresti rispondermi rivendicando il grande risultato di aver organizzato per la prima volta da quando Prodi è ritornato al governo uno sciopero generale contro la sua politica antisociale.  Ma poiché nella mozione conclusiva non si denuncia la vera natura di classe del governo Prodi e non la si lega ad una precisa richiesta di cacciata del governo che produce con la collaborazione delle sedicenti "sinistre" queste politiche, lo sciopero del prossimo 9 novembre rischia di essere avvertito dai lavoratori come un atto di pressione nei confronti di un governo che sbaglia.

E questo non va, perché c'è già la manifestazione del 20 ottobre a seminare illusioni sulla possibilità di fare pressioni su questo governo del grande capitale. Ed è preoccupante che nella mozione non la si nomini nemmeno la manifestazione del 20 ottobre, forse perché alcune delle forze presenti non hanno il coraggio di denunciarla apertamente (c'è stato anche chi ha detto che bisognerebbe andarci a farci sentire)

Se vogliamo dare seguito in modo coerente alle nostre analisi politiche, non possiamo limitarci a dire che il governo Prodi "si allinea totalmente al grande capitale", senza di contro avanzare la necessità politica della cacciata del governo in quanto governo borghese e imperialista.

Visto che Cremaschi ha definitivamente chiarito che non aderirà allo sciopero, mi sembra evidente che questa posizione non chiara nei confronti del governo Prodi (se vada fatto cadere o no) è dovuta all'egemonia politica che esercita nel coordinamento Sinistra critica (presente domenica con i suoi tre Forchettoni rossi, oltre a Caruso ormai completamente riabilitato). Quando in passato io sostenevo nelle riunioni del coordinamento la necessità di un'egemonia rivoluzionaria nel movimento, incontravo sempre un tuo netto rifiuto a questa mia proposta. Oggi invece, di fronte all'egemonia politica di fatto operata nel movimento dalle idee moderate di Sinistra critica, tu continui a non battere ciglio.

Il fatto di non caratterizzare chiaramente lo sciopero come strumento propedeutico per la cacciata del governo, risponde a una necessità politica molto esplicita: e cioè che Sinistra critica non vuole rompere i rapporti con Rifondazione, vuole mantenere aperta la possiblità di mantenere le poltrone al Senato e alla Camera e per questo non può permettersi di organizzare scioperi o manifestazioni politiche che chiedano apertamente la caduta del governo. Del resto, di questo governo continua a farne parte (criticamente) e nessuno domenica glielo ha rinfacciato. Non mi aspettavo che lo facessi tu, ma che perlomeno lo facesse qualcuno degli altri.

Anche le rivendicazioni inserite nella mozione, lotta alla precarietà, estensione e generalizzazione dei diritti, ritiro delle truppe sostegno alla lotta del No-Dal Molin, sono condivisibilissime, ma servono sostanzialmente a non parlare della questione centrale: come ci collochiamo rispetto al governo e se abbiamo la prospettiva politica di farlo cadere. Senza questa prospettiva, anche uno sciopero generale come quello del 9 (che sarà necessariamente simbolico in molti comparti del mondo del lavoro) rischia di apparire come una pura pressione o non servire a niente.

E con enorme preoccupazione che assisto al prodursi di una serie di iniziative politiche che poichè non sono finalizzate al raggiungimento di un obbiettivo certo, si trasformano nostro malgrado in forme di sostegno critico al governo. La fatica, l'impegno e l'abnegazione profuse da tanti militanti, finiranno ancora una volta e come più volte è avvenuto in passato, per disperdersi senza seminare nessun germoglio che, almeno per il futuro, possa far germogliare un muovo movimento politico rivoluzionario.

Prima di assumermi la responsabilità di far scioperare i miei compagni sul posto di lavoro devo pensarci bene e capire, magari da una tua risposta, perché l'obiettivo della caduta del governo non viene indicato come punto centrale dello sciopero del 9 novembre.

Saluti rivoluzionari

 

Andrea Furlan


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