Questa pagina riporta i seguenti comunicati:


Messaggio di esponenti dell'area del movimento per la pace

"In democrazia il ruolo dell'opposizione è altrettanto rilevante che quello del governo. Impedire la espressione delle opinioni equivale quindi a negare la stessa democrazia. Gli esponenti politici invitati in Italia per partecipare ad una conferenza pubblica sono parte, in alcuni casi significativa, della opposizione politica irachena. In Iraq la politica di divisione ha portato prima a elezioni e poi a una costituzione non riconosciute da tutto il popolo, e criticata per questo in ogni parte del mondo. Il risultato è oggi una grave spaccatura del Paese che potrebbe degenerare in guerra civile che aggraverebbe la guerra attualmente in atto".

Alcuni degli invitati sono firmatari di un appello con il quale un largo arco di forze di opposizione irachene chiedono la fissazione di un calendario per il ritiro delle truppe straniere e proponevano al governo transitorio l'avvio di un "dialogo nazionale" per porre fine alla violenza.

Impedire di partecipare agli iracheni invitati, sotto la pressione di alcuni deputati statunitensi, non aiuta la riconciliazione nazionale, necessaria in Iraq perchè ci possa essere piena sovranità, pace e democrazia.

La costruzione della pace comprende la disponibilità al dialogo e all'ascolto ed il riconoscimento di legittimità a tutte le parti politiche.

Non è questo l'impegno che ha preso il Governo italiano?

In questa prospettiva ci auguriamo che il Governo italiano comprenda l'errore che farebbe negando il visto e riveda la sua posizione.

Primi firmatari:


Messaggio della Confederazione dei COBAS

Il Campo Antimperialista organizza per il prossimo ottobre a Chianciano un convegno pubblico contro la guerra e sulle ragioni della resistenza in Irak, cui sono invitati vari esponenti dell'opposizione irakena.

Fin dal giugno scorso 44 deputati USA chiedono al governo italiano di vietare quel convegno e impedire l'ingresso in Italia degli esponenti dell'opposizione irakena in quanto "sostenitori del terrorismo".

Il ministro degli esteri Gianfranco Fini nega il visto d'ingresso a sei invitati irakeni al convegno e a tre traduttori al loro seguito, invocando ragioni di ordine pubblico.

Ancora una volta le ragioni della guerra infinita fanno strame delle regole di una democrazia sempre più fantasma e sempre più lusso esclusivo per i potenti.

L'unica verità sulla guerra in Irak deve essere quella amerikana, di Bush, quella delle armi di distruzione di massa in mano a Saddam, o quella di Blair e della polizia inglese che ammazza un elettricista brasiliano che si reca al lavoro in quanto potenziale terrorista; o la verità delle stragi sulla popolazione di Falluja che non ci sono mai state perché così sostiene l'esercito USA.

Il governo italiano ed il (post)fascista Fini non hanno perso l'occasione per allinearsi supinamente ai voleri del padrone statunitense, mostrando, se ancora una volta ce n'era bisogno, di che pasta sia la loro democrazia, quella buona per i circoli militari e spionistici, per le lobbies finanziarie e bancarie, per le consoterie politiche che li sostengono.

Il tutto condito da un'insistente campagna contro il "terrorismo", che fa sempre più il paio con la guerra di civiltà sostenuta dalla Fallaci, da Giuliano Ferrara, dal presidente del senato, Pera.

Il tutto occultando le vere motivazioni di una guerra d'aggressione imperialista che sta producendo morte e distruzione tra la martoriata popolazione irakena, che sta conducendo l'Irak verso la spartizione del paese su base etnica e confessionale cancellando definitivamente l'impianto laico su cui si fondava lo stato irakeno.

Non c'è bisogno di condividere la linea politica complessiva del Campo Antimperialista o delle diverse articolazioni della resistenza irakena per sottolineare l'insopportabile sopruso che il governo sta compiendo nei loro confronti.

Si vuole evidentemente tappare la bocca a chi non canta nel coro e non si riconosce nelle verità ufficiali confezionate dal trio Bush-Blair-Berlusconi. Dal canto nostro, oltre ad esprimere la solidarietà ai compagni del Campo Antimperialista e ad agli esponenti dell'opposizione irakena cui viene impedito l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito, invitiamo tutto il movimento contro la guerra a far sentire alta la propria voce e ad esercitare una pressione di massa sul governo perché i divieti d'ingresso vengano ritirati, i visti vengano rilasciati ed il convegno "Lasciamo in pace l'Irak" si svolga regolarmente.

Va perciò rinvigorita in tutte le istanze sociali e politiche la lotta contro la guerra, per il ritiro immediato delle truppe italiane dall'Irak e da tutti gli altri territori di guerra, per il diritto alla resistenza del popolo irakeno come di quello palestinese.

Fin dal prossimo 10/11 settembre rilanciamo la lotta, con manifestazioni, cortei e presidi contro la presenza di basi militari e nucleari USA e NATO nel nostro Paese.

Confederazione dei COBAS


Dichiarazione del Partito della Rifondazione Comunista

Dichiarazione stampa di Alfio Nicotra, responsabile nazionale del Dipartimento Pace del Partito della Rifondazione Comunista

Le motivazioni del diniego dei visti d'ingresso in Italia degli esponenti dell'opposizione politica irachena fatte oggi sulla stampa dal Ministro Fini sono inaccettabili per uno stato democratico.

Una cosa è negare il visto ad esponenti del disciolto partito Bath di Saddam Hussein. Altra cosa è negarlo- come in questo caso-ad esponenti dell'opposizione politica irachena che erano contro la dittatura prima e che ritengono inaccettabile l'occupazione militare straniera oggi. Non c'è alcun mandato di cattura della magistratura irachena nei loro confronti. Sono esponenti religiosi e politici che esercitano alla luce del sole la loro opposizione. Il 15 Ottobre si voterà in Iraq per il referendum sulla nuova Costituzione. Almeno che non sia un referendum farsa anche il No dovrà essere messo in grado di sostenere le proprie ragioni davanti al popolo iracheno e davanti alla comunità internazionale. Negare i visti a chi si oppone ad una Costituzione scritta sotto occupazione straniera e che piccona a fondo il tradizionale laicismo iracheno, significa ragionare da potenza occupante e non da Paese che vuole favorire in Iraq un reale processo democratico.

Che il Ministro Fini consideri dirimenti per il diniego dei visti, il giudizio negativo su queste persone espresso dall'ambasciatore iracheno a Roma è anch'esso paradossale. Significa sancire il principio che ogni oppositore ad un determinato governo debba veder precluso il suo ingresso in Italia se l'ambasciata del suo Paese non lo gradisce.

Crediamo però che le vere pressioni su Fini siano venute dagli Usa che non vogliono far conoscere all'estero le ragioni dell'opposizione irachena. Per questo chiediamo che si riveda questa decisione o in subordine si dica quali leggi della Repubblica italiana violerebbero costoro al loro ingresso in Italia.

Roma, 29 Agosto 2005


Dichiarazione di esponenti del PRC dell'area dell'Ernesto

Respingiamo le ingerenze USA nella vita del nostro Paese,
difendiamo i diritti democratici
sanciti dalla Costituzione repubblicana

Di fronte alla pesante e gravissima ingerenza di 44 esponenti del Congresso degli Stati Uniti, che hanno inviato una richiesta formale al governo italiano per impedire che si svolga in Italia una iniziativa di sostegno alla legittima Resistenza del popolo iracheno contro l'occupazione militare, diritto sancito dalla stessa Carta dell'ONU;

di fronte alla scelta subalterna e servile del Ministero degli Esteri, che ha subito tale ingerenza e ha negato i visti per l'ingresso in Italia ad alcuni esponenti della società civile irachena, espressione di quella Resistenza popolare;

sosteniamo l'appello di diverse personalità italiane e straniere e le opportune iniziative parlamentari che respingono tali ingerenze, chiedono il regolare rilascio dei visti e pretendono che siano rispettati i diritti democratici di agibilità del dibattito politico sanciti dalla nostra Costituzione.

Fosco Giannini (direttore de l'Ernesto)
Fausto Sorini (direzione nazionale PRC)
Bruno Steri (comitato politico nazionale e dipartimento esteri PRC)



Comunicato stampa del Comitato Nazionale per il ritiro dei militari italiani dall'Iraq

Il governo italiano copre i crimini di guerra statunitensi in Iraq

Revoca immediata del divieto di ingresso per la delegazione irachena

Il divieto all’ingresso di alcuni esponenti della resistenza e dell’opposizione irachena per consentirgli di partecipare ad una conferenza internazionale in Italia sulla situazione in Iraq, conferma una volta di più il servilismo del governo italiano nei confronti dell’amministrazione Bush. E’ stata sufficiente una lettera di alcuni membri del Congresso USA all’ambasciata italiana a Washington affinché il Ministro degli Esteri Fini si piegasse immediatamente alle pressioni americane.

La delegazione irachena in Italia avrebbe non solo spiegato politicamente ed ampiamente (visto che era una delegazione plurale nelle posizioni e nella rappresentanza) la situazione nel paese, ma avrebbe anche documentato i crimini di guerra commessi in questi due anni dalle truppe di occupazione della coalizione guidata dagli USA in Iraq. Il divieto apposto dal governo italiano ai visti d’ingresso intende così impedire che l’opinione pubblica – già maggioritariamente schierata contro la guerra e per il ritiro del contingente militare italiano dall’Iraq – venisse a conoscenza di una realtà che il governo italiano intende continuare a nascondere sotto al tappeto, utilizzando come una clava la mistificazione delle “ragioni di sicurezza nazionale”. La grave scelta del governo italiano contribuisce così a rafforzare l’immagine dell’Italia come di un paese complice della guerra e dell’occupazione dell’Iraq e dei crimini che lì vengono commessi dalle truppe occupanti. In questo modo il governo espone ancora di più il nostro paese ed aumenta il carico delle proprie responsabilità nelle conseguenze della guerra sul nostro paese.

Chiediamo la revoca immediata del divieto d’ingresso per la delegazione irachena.

Lo abbiamo ribadito più volte che l’unica sicurezza resta il ritiro delle truppe e la fuoriuscita dell’Italia dalle complicità con una guerra d’occupazione ingiusta ed illegale contro l’Iraq.

Su questo torneremo a mobilitarci nelle prossime settimane a cominciare dal 10 e 11 settembre prossimi.

Comitato Nazionale per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq


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