Riflessioni e bilancio di un militante comunista
sulla esperienza in Rifondazione fino al dopo referendum

Sono un compagno di Martina Franca (TA), militante comunista da quando avevo 17 anni, esattamente dal 1974. Tra i fondatori del PRC a Taranto e a Martina Franca in particolare, sono uno che voi certamente definireste "conservatore", un compagno che crede ancora in certi valori tipici della "tradizione comunista", che ha la concezione del Partito e della politica che sicuramente bollereste come vecchia, superata e "stalinista". Perché nascondermi? Sono fiero di essere così, comunista; dopo tutto sono "nato", "formato", "educato" e cresciuto nel Partito Comunista Italiano con cui ho sempre avuto un rapporto di odio - amore, travagliato, sofferto ma passionale. Sono stato sempre critico della sua deriva revisionista e riformista, ho lottato contro la sua politica socialdemocratica ( prima), e (poi) liberaldemocratica che lo ha condotto all’eutanasia.

Ma pur sempre è stato il Partito della classe operaia e dei lavoratori, sorto con la missione storica della trasformazione rivoluzionaria della società in direzione del Socialismo.

Ebbene si, lo confesso, sono "stalinista", se per stalinismo si intende considerare Stalin, al pari di altri come Marx e/o Berlinguer, Lenin e Gramsci, Mao ecc. nel bene e nel male, parte della mia storia e del mio patrimonio genetico. Non rinnego le mie origini, non rinnego la storia a cui appartengo. Mi considero erede di quella storia e continuo l’opera iniziata dai compagni che mi hanno preceduto e che hanno sacrificato la loro vita per questo. Cerco solo di analizzarla, per quello che posso, per trarne insegnamento e per non ripeterne gli errori in modo da andare avanti, tenendo fermi i princìpi e gli obiettivi, ma non posso rinnegarla ne considerarmi fuori da essa.

Ma non preoccupatevi, non dovrete più dannarvi per cercare di farmi capire che io sono l’esempio concreto e vivente di come non bisogna essere per attuare l'innovazione del partito: mi faccio da parte da solo, vi lascio campo libero, potrete attuare la politica che vorrete, cambiandola tre o quattro volte in un giorno a seconda delle convenienze, e ogni volta non dovrete più scervellarvi per trovare delle giustificazioni a questi cambiamenti repentini di linea. E anche se non ci sarò più io, quando le cose non andranno bene, potrete sempre dire che la colpa è di quei compagni che si ostinano a seguire una politica vecchia e stalinista e che bisogna innovare il Partito. Inoltre farò certamente felice il segretario del circolo di Martina Franca, (se ancora esisterà il circolo di Rifondazione a Martina o sarà solo una cosa virtuale) che non dovrà più patire per cercare di emarginarmi, da quando ha scoperto che mi sono schierato con la corrente di Grassi. Poverino, pur di non lasciare il Partito in mano agli stalinisti accentrava tutto nelle sue mani, fino a dimenticare che gli stalinisti erano coloro che mantenevano aperto il Circolo e lo facevano funzionare, facevano il lavoro di manovalanza specialmente durante le campagne elettorali, ecc. Infatti ora hanno tagliato la luce perchè il segretario non ha pagato le bollette e il Circolo è sempre chiuso.

Ma non preoccupatevi, lui faceva il rappresentante di commercio e sa come si opera per dimostrare che a Martina va tutto bene, e se dalla Federazione vorranno il tesseramento di almeno 10 compagni lui saprà convincere 10 persone a prendersi la tessera. Anche se poi tutto finirà qui. Quelle 10 persone non faranno certamente attività politica o militanza. Un po' come faceva la Democrazia Cristiana ai suoi tempi, quando pagava le persone per tesserarsi e poi far contare quelle tessere nei congressi.

Mi faccio da parte perché mi rendo conto che il PRC non è più il mio Partito, non è certamente il Partito Comunista che porterà alla costruzione di un nuovo mondo. Finora ho sempre ingoiato il rospo perché mi rendevo conto che non era facile seguire la strada che avevamo intrapreso. Ma ora questo Partito è diventato inaffidabile, il suo gruppo dirigente a livello nazionale e locale non da più garanzie. (Basta vedere il disinteresse completo della Federazione provinciale per le crisi in cui versano molti circoli della provincia di Taranto). E’ un Partito dove impera lo spontaneismo e la disorganizzazione, il carrierismo; la sua politica riformista ed eclettica si ammanta di estremismo verbale per poi ridursi ad opportunismo becero quando si tratta di salvaguardare i privilegi di un ceto istituzionalista che domina al suo interno. La mancanza di democrazia è assoluta: si emargina chi non la pensa come la maggioranza ed in particolare quelle forze e quei compagni che vorrebbero un Partito Comunista vero, dotato di una capacità d’analisi marxista e di un progetto ben definito, avanguardia politica della classe operaia e dei lavoratori, e non certo codista di movimenti piccolo-borghesi, anche se antagonisti.

In particolare, la posizione su Cuba e il referendum sull’art. 18, e le sue conseguenze politiche, sono state le gocce che hanno fatto traboccare il vaso (almeno per me); a questo poi si aggiungono i problemi locali di incompatibilità politica con il segretario di circolo.

Referendum

Come si fa a cambiare posizione più volte nel giro di pochi giorni? Come si fa a mandare allo sbaraglio il Partito in una situazione in cui esso è praticamente solo contro tutti?

Si era possibilisti sulla vittoria del referendum; fino all’ultimo si è affermato che c’erano le possibilità di superare il quorum; non so su quali basi si affermava ciò, considerando che non solo non c’è stata alcuna mobilitazione straordinaria del Partito durante la campagna elettorale, pur in presenza di un oscuramento totale da parte dei mass media che comunque era preventivabile, ma è arrivato pochissimo materiale per di più negli ultimi giorni. Veramente si pensava che il centro sinistra non avrebbe boicottato? Persino la CGIL, con la presa di posizione favorevole, resa pubblica a campagna elettorale già iniziata, ha di fatto boicottato. Nonostante ciò si è affermato poi che si pensava di raggiungere almeno il 40% dei votanti e si è parlato di sconfitta perché si è raggiunto solo il 25%. Tale sconfitta, col passare dei giorni, si è tramutata in mezza vittoria perché comunque hanno votato oltre 10 milioni di persone.

Non si è opportunisti quando si valuta bene la possibilità di vittoria prima di intraprendere un'azione, al contrario si è avventuristi se non si fa una tale valutazione esponendo il partito e i lavoratori ad una sconfitta inutile.

Linea politica

Il giorno prima si afferma che la strada dei rapporti con il centrosinistra, dopo il risultato referendario, è in salita. Dopo 24 ore d’incanto tali difficoltà non esistono più, anzi il centro sinistra è cambiato per cui la linea politica del PRC diventa l’alleanza con esso per le prossime elezioni politiche. Ma dov'è questo cambiamento del centro sinistra? A che è servito allora far cadere Prodi e subire una scissione se poi a distanza di tempo siamo ritornati all'alleanza con esso? In realtà non ce ne siamo mai distaccati considerando la desistenza, la non belligeranza e gli accordi delle elezioni amministrative. Allora perchè non parlare chiaramente e fare autocritica, perchè non dire che consideriamo il centro sinistra un insieme di partiti certamente non di sinistra, al cui interno tuttavia ci sono forze che possono essere nostre alleate, che comunque le nostre classi di riferimento sono là e che occorre un'alleanza tattica con esso anche in considerazione del sistema elettorale? Perchè questa virata di 360 gradi quando, partendo dalle forze che si sono schierate con noi al referendum, si poteva prima pensare alla costruzione di una sinistra alternativa che poi si sarebbe dovuta confrontare col resto del centro sinistra?

I Cossuttiani sono stati più lungimiranti di noi?

Lo stalinismo e la democrazia nel partito

All’interno del nostro Partito non si è mai discusso della linea politica se non durante i congressi. Apprendiamo la linea del Partito dalle interviste che Bertinotti rilascia in TV e alla stampa. Dobbiamo ringraziare anche Bruno Vespa per questo. Ogni giorno compito dei militanti di Rifondazione è quello di seguire i TG perché la linea del Partito potrebbe essere cambiata.

Questo vuol dire militare in un Partito non stalinista?

All’interno del PCI, partito di derivazione stalinista, la linea veniva discussa all’interno di ogni sezione prima di divenire ufficiale e pubblica. Vi era molta più democrazia lì che da noi.

Fulvio Grimaldi è un noto giornalista del TG3 di Curzi, è un compagno con cui si è intrapreso un rapporto di collaborazione su Liberazione con una rubrica tra le più seguite. Quando ha scritto un articolo su Cuba che non collimava proprio con le posizioni ufficiali del Partito è stato troncato ogni rapporto di collaborazione senza manco avvisarlo.

Nel Partito di Stalin, prima di censurare, lo avrebbero attaccato pubblicamente. In ogni caso non avrebbero mai troncato di colpo il rapporto di collaborazione senza manco avvisarlo. E poi chi ha stabilito che i compagni di base di Rifondazione la pensano come Bertinotti su Cuba? Quando se ne è discusso nei circoli?

Lo dimostrano i fischi che hanno ricevuto i nostri dirigenti nazionali alla manifestazione pro Cuba tenutasi a Roma. Si pensa forse che nel momento in cui un partito comunista al potere si accinge ad intaccare il dominio delle classi dominanti queste ringrazieranno con tanti complimenti? Si pensa forse di attuare una rivoluzione con i fiorellini? Anch'io, come il compagno Mao, penso che la rivoluzione, per quanto possa essere pacifica, non sarà mai un pranzo di gala.

Ma siamo sicuri che il nostro Partito voglia attuare una rivoluzione e prendere il potere? Più volte ho sentito delle dichiarazioni del segretario nazionale che non mi sembravano tanto propense, visto che ogni volta che si parla in un certo modo e con certi termini egli afferma che ciò gli fa venire in mente un periodo "buio" della nostra storia e un modo vecchio di far politica che ha condotto a tragedie inenarrabili (a ridagli con lo stalinismo!).

Forse l’ho fatta lunga, ma tanto sono sicuro che questa lettera non verrà presa in considerazione; mi è servito scriverla anche per esprimere il mio parere, visto che non ho occasione di farlo in altre sedi. La invierò al compagno Curzi, direttore di Liberazione, alla Direzione Nazionale del Partito, a compagni di mia conoscenza, a riviste della sinistra. Voglio concludere con una considerazione personale: Se con un partito siffatto pensate di combattere il sistema e cambiare il mondo è evidente che il sistema ha già cambiato voi e quel partito serve solo per riprodurre un ceto dirigente asservito e istituzionale che pensa solo a salvaguardare le proprie posizioni di potere e i propri privilegi. Ai comunisti tocca rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo per cercare di ridare ai lavoratori un vero partito comunista.

Martina Franca 10/07/2003
Mauro Cipriano

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