Processo Milosevic

Il silenzio assordante della sinistra

Sono stato presente all’Aja il 12 febbraio per l’inizio del formale ‘’processo" contro Slobodan Milosevic insieme a rappresentanti di vari Paesi del Comitato internazionale per la difesa di Milosevic e del Tribunale Clark La sera precedente si era tenuto ad Amsterdam un incontro pubblico sul tema e, nel pomeriggio del 12, una conferenza-stampa. Televisione e stampa italiani (compresi i giornali cosiddetti antagonisti) hanno sostanzialmente taciuto su queste iniziative, manifestando in tal modo l’usuale faziosità pregiudiziale nei confronti del Presidente Milosevic, la cui vera colpa storica, anche agli occhi dei movimentisti e buonisti pure di sinistra e "comunisti", è quella di non aver imitato il rinnegato Gorbaciov.

Milosevic ha fatto pure compromessi per la pace, per i quali taluni lo rimproverano, ma ha opposto nella sostanza una resistenza sino agli estremi limiti del possibile. Tutti i buonisti, pacifisti, antagonisti dai buoni sentimenti e dalle mobilitazioni parolaie, oltre che i fautori liberisti e "progressisti" delle aggressioni occidentali, sono rimasti spiazzati di fronte alle solide argomentazioni sulla illegittimità dello pseudo-Tribunale dell’Aja, fondato da un Consiglio di sicurezza che non ha tale potere, e sulla totale mancanza di imparzialità nonché sulla scorrettezza nel suo procedere. Ma soprattutto dalla dignitosa, strenua, elevata, competente e abilissima condotta di autodifesa di Milosevic, che ne ha rivelato le doti di grande e coraggioso dirigente contro l’imperialismo e la cosiddetta globalizzazione: di ciò avevo avuto un saggio preciso nella visita che gli avevo reso il 16 agosto 2001 nel suo ingiusto carcere.

La resistenza di Milosevic galvanizza quella jugoslava e di tutti i popoli contro l’imperialismo e pone a nudo la farsa di un processo e di "magistrati" che stanno disonorando la giustizia ponendosi al servizio dei potenti. Come ha dimostrato l’archiviazione delle denunce contro i crimini NATO in Jugoslavia e la "dimenticanza"’ delle responsabilità primarie e dei crimini occidentali nella crisi jugoslava da parte del procuratore Carla Dal Ponte e del suo vice Nice in una "requisitoria" che ha mostrato chiaramente il carattere precostituito e di teorema di tutto l’impianto dell’accusa: Milosevic sarebbe colpevole di tutto perchè, anche prima di assumere le cariche, avrebbe controllato tutto e non avrebbe potuto non sapere tutto.

Siamo in presenza di una farsa giudiziaria che rivela la natura e il modo di agire dell’imperialismo e al tempo stesso, la fragilità - quando non almeno oggettiva complicità, di una sinistra e di "comunisti" che rifiutano pilatescamente la solidarietà dovuta ad un eroico combattente antimperialista e al popolo jugoslavo. Non dimentichiamo certo l’incosciente e obbrobriosa esultanza di costoro dopo il colpo di stato contro Milosevic (da qualche parte abbiamo letto ‘’Belgrado ride"). Sono i frutti velenosi del distacco dalla storia reale, l’opportunismo, e forse peggio, di teorizzazioni di "rifondazione" che, lungi dal costruire, distruggono un grande patrimonio storico del movimento comunista internazionale e si staccano da partiti e popoli che lottano - da quello jugoslavo a quello russo, ad es. - invece di cercare più ampie unità anche con questi elementi fondamentali della battaglia antimperialista.

Aldo Bernardini

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