Un Paese incateNATO
Se settanta vi sembran pochi

«Da 3 a 400.000 vittime di guerra all'anno, per 70 anni,
il numero reale di uccisi causato dall'accoppiata USA-NATO»

Francesco Cappello
Da "Sovranità Popolare" n. 1, febbraio 2019

  Settanta anni di pace! È l'esultante slogan diffuso dalla NATO, a sintesi e bilancio del settantennale della sua fondazione. Da 3 a 400000 vittime di guerra all'anno, per settanta anni, il numero reale di uccisi causato dall'accoppiata USA-NATO; una finta pace fatta di guerre reali, colpi di stato e operazioni sovversive di varia natura, effettuate su scala globale, dal '45 ad oggi. Venti trenta milioni di uccisi, il bilancio complessivo, da moltiplicare per 10, se nel conto si volessero includere i feriti, evitando, tuttavia, di far menzione delle centinaia di milioni di vittime provocate dagli effetti indiretti delle guerre: carestie, epidemie, migrazioni forzate, schiavismo e sfruttamento, danni ambientali, sottrazione di risorse ai bisogni vitali per coprire le spese militari. Il terribile bilancio risulta dal resoconto di una circostanziata ricerca di James A. Lucas (Global Research-2018).

   All'Italia del secondo dopoguerra non è stata perdonata la volontà di forzare i vincoli imposti dal trattato di pace del '47. La classe dirigente di allora è stata fortemente ostacolata nell'esercizio di una politica autonoma e sovrana sino ai casi estremi di E. Mattei e Aldo Moro che pagarono con la vita quelle relazioni di buon vicinato che permisero la ricerca autonoma di fonti di approvvigionamento, nel rispetto dei paesi produttori, in un rapporto che agevolava il reciproco sviluppo e la pratica di una autonoma politica estera. Oltretutto, la democrazia Cristiana di Moro e il partito comunista di Berlinguer, entrambi interpreti integrali della Costituzione, stavano costruendo una forte alleanza politica. Andavano fermati.

   Ci hanno pensato organizzazioni paramilitari come Gladio, esercito clandestino, promosso e gestito dalla NATO (Camp Darby), con compiti di contrasto a ipotetiche invasioni sovietiche, più realisticamente dedito alla sovversione interna col compito di intervenire, ogni volta che il Paese minacciasse di muoversi troppo a sinistra, per rimetterlo su più giusti binari.

   Sono 114 le basi USA-NATO, tra navali, aeree e di terra, più porti e aereoporti a disposizione delle forze navali e aeree statunitensi. Un paese non nucleare che ospita 70 bombe nucleari B61 (Aviano e Ghedi) che saranno sostituite a breve dalla più moderna B61-12. Violiamo, quindi, il Trattato di Non-Proliferazione delle armi nucleari. Le spese militari italiane, ammontano a circa 70 milioni di euro al giorno da estendere a 100, a soddisfazione della richiesta NATO. Si direbbe con Milton Friedman che:
"Qualunque cosa si faccia per abbassare la spesa pubblica è ben fatta eccetto che per alcune spese molto selezionate come quelle per la difesa militare di cui abbiamo reale necessità"

   I nostri costituenti, che la guerra l'hanno conosciuta da vicino, volevano salvarci dal coinvolgimento in altri conflitti mondiali. La nostra Carta, varata nel 48, è la Costituzione di un popolo, che sentiva di ripudiare profondamente la guerra, che avrebbe accettato di aderire ad organizzazioni sovranazionali solo se caratterizzate da un ordinamento atto ad assicurare la pace e la giustizia fra le Nazioni, in condizioni di parità con gli altri Stati.

   La NATO, sorta nel 49 a scopi difensivi, è sempre stata ad esclusivo comando USA. La nascita della Ue, sorta anch'essa a garanzia di pace, fu segnata dalla prima guerra NATO, post guerra fredda, nel cuore dell'Europa, che ha disarticolato la Federazione Jugoslava e massacrato la popolazione civile. Per tale guerra è stato fonda-mentale il ruolo svolto dalle basi Usa/ Nato. Dall'Italia (governo D'Alema) decollarono la maggior parte dei mille aerei che, in 78 giorni, effettuarono 38mila sortite, sganciando 23 mila bombe e missili sulla Serbia e il Kosovo.

   Quando cadde il nemico universalmente riconosciuto, individuato nella Unione Sovietica, il complesso milita-re industriale USA ha scelto di sostituirlo col terrorismo internazionale, inaugurato l'11 settembre del 2001. È di questi giorni l'annuncio della convocazione di una Gran Jury nella procura distrettuale di New York per riaprire l'inchiesta sull'11 settembre e mettere finalmente in discussione la tragicamente ridicola versione ufficiale degli eventi che hanno cambiato il corso della storia dell'umanità.

   Oggi la NATO si è estesa ad Est, comprendendo altri paesi oltre a quelli che aderivano all'ex patto di Varsavia (1955, 1991), tutti schieranti basi NATO sino a ridosso dei confini con la Russia; un vicino di casa, quest'ultimo, che ha dato un tributo enorme di vite nella lotta al nazismo, oggi tenuto a distanza da una Europa sempre più lontana, ostile e provocatoria.

   La presunta violazione russa del trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) sarà strumentale alla reintroduzione in Europa di quei missili, a testata nucleare e a gittata intermedia, analoghi ai cruise e ai pershing degli anni '80; essi raggiungono i loro bersagli in 5-11 minuti. Mosca, a sua volta, accusa Washington di aver costruito lo scudo spaziale in Polonia e Romania costituito da rampe e missili erroneamente descritti come intercettori a esclusivo scopo difensivo, in realtà, utilizzabili come arma di attacco per il lancio di euromissili.

   Se l'Europa sarà teatro di guerra, essa verrà gestita dall'intelligenza artificiale. Quando si entra in guerra, la politica ne delega la gestione ai militari, che a loro volta si affidano alla tecnologia; la guerra nucleare procederà secondo un suo fatale automatismo. I sistemi di allarme, atti a scrutare 24 ore su 24, terra, cielo e mare, a causa della riduzione dei tempi di volo dei missili a pochi minuti, sono collegati permanentemente ad un sistema automatizzato inscritto nei computer di nuova generazione che farà da sé. In tale situazione una guerra nucleare potrebbe scoppiare anche per fattori accidentali in seguito a falsi allarmi gestiti dal sistema come reali.

   L'Italia è ormai una enorme base USA/NATO nel mediterraneo. Impegnati in 33 missioni in 22 paesi, siamo stati, più che alleati, complici delle aggressioni militari, alla federazione Jugoslava, all'Iraq, alla Libia ecc. In Europa "la difesa" non è più risultato della decisione politica. La politica ha abdicato, lasciando ogni decisione su questo tema nelle mani della NATO a comando USA.

   In troppi credono che in Italia non siano schierate armi atomiche. Avere in dotazione armi di questo tipo ci espone a ritorsioni nucleari. Si potrebbe pensare che il vecchio "equilibrio del terrore" ne impedisca l'uso. Questa nuova generazione di armi nucleari è però costruita "simpaticamente" per superare questo fastidioso ostacolo, mirando a far guadagnare ai paesi NATO una supremazia di primo attacco, talmente fulminea e ben strutturata (first-strike nucleare), da aspirare alla capacità di paralizzare qualsiasi reazione del nemico. La war games americana ha previsto che lo scontro si svolga in territorio europeo, ma è difficile pensare che possa rimanervi confinato. Gli USA, ricordiamolo, hanno quasi 700 basi in più di 70 paesi.

   Una macchina bellica, coadiuvata da una complementare macchina della propaganda, una fabbrica del consenso e di alibi "umanitari", diffusi dai mezzi di informazione mainstream, capace di inventare e costruire a fini sovversivi la realtà; il tutto al fine del perseguimento di un unico, ossessivo, obiettivo: la riaffermazione, ad ogni costo, della egemonia statunitense nel mondo che oggi assume l'ulteriore forma della competizione per il controllo delle risorse del continente africano e della lotta per la riaffermazione del dollaro, quale unica valuta di riserva internazionale.

   Il progetto egemonico statunitense confligge sempre più apertamente con la necessità che si instauri un nuovo ordine internazionale che tenga conto delle realtà e delle esigenze di attori emergenti su scala globale, in particolare Russia, Cina, India. Un parto difficile, che potrebbe risolversi, a detta di troppi analisti, nello scatenamento della terza guerra mondiale. Cina e Federazione Russa ne sono consapevoli e si stanno preparando attivamente a questa drammatica eventualità. Le lancette dell'Orologio dell'Apocalisse, del Bulletin of the Atomic Scientists, rappresentanti quanto vicini siamo alla fine del mondo (la mezzanotte), sono state spostate a 2 minuti alla mezzanotte.

   Uscire dal sistema di guerra Chiediamo il rispetto dell'art. 11 della Costituzione; un'Italia neutra e fuori dalla NATO come già l'Irlanda, la Svizzera, l'Austria, la Svezia, la Finlandia.

   Che la sovranità torni ad essere esercitata dal popolo è questione di sicurezza nazionale. Nessun popolo sceglierebbe guerre di offesa miranti alla sottomissione e alla rapina di altri Paesi;

   Smantellare la NATO, in azione congiunta con altri popoli intenzionati a far ritirare la adesione dei loro Stati, potrebbe diventare un obiettivo che le tante organizzazioni, apertamente critiche nei confronti del suo operato, promuovano nei rispettivi Paesi.

   Perseguire il disarmo totale, universale e simultaneo fino alla dissoluzione dei grandi blocchi militari è condizione necessaria di un futuro per l'umanità. Sarà necessario un New Deal su scala nazionale e planetaria che affronti le crisi sociali, economiche ed ambientali che tramuti warfare in welfare. Dobbiamo farlo nel segno di una nuova alleanza tra i popoli dotati di una coscienza planetaria in grado di riconvertire la forza e la capacità organizzativa degli eserciti in strutture di intervento finalizzate alla protezione civile e ai grandi programmi di ripristino della funzionalità degli ecosistemi terrestri.