A proposito del governo Draghi

  Bastonare il cane quando cade nell'acqua per evitare che morda ancora. Così diceva Mao indicando la necessità di attaccare il nemico in difficoltà. Quanto a Draghi, dopo la marcia trionfale che ha accompagnato la sua ascesa al governo, l'immagine comincia ad appannarsi e i suoi veri contorni si delineano più nettamente.

  Non c'è solamente Marco Travaglio, che sul Fatto Quotidiano gli fa puntualmente le pulci, a lui e al generale al seguito. Anche voci meno impegnate, come l'epidemiologo prof. Galli o l'economista ed ex ministro Vincenzo Visco esprimono giudizi pesanti sul suo operato. L'immagine che emerge dalle loro interviste è che l'uomo della provvidenza, non riuscendo a dare una giustificazione super partes del suo ruolo rispetto alla pandemia e alla auspicata ripresa economica che dovrebbe salvare l'Italia, si è gettato a capofitto sulla questione della chiusura di locali, discoteche, centri turistici ecc. su cui la destra, Salvini in testa, ha messo l'imprimatur, per tentare un'operazione di portata più vasta. Dietro la cortina fumogena delle proteste di piazza di ristoratori e ambulanti sta emergendo infatti la vera sostanza dell'operazione Draghi: l'apertura dei locali è accompagnata da un inno al rilancio delle politiche liberiste.

  Libertà, libertà, il grido che viene dalle piazze non è altro che un invito a riprendere la vecchia strada dello 'sviluppo', a partire dal famoso Recovery Fund che altro non è che il grosso affare delle consorterie di sempre. Si parla di apertura di cantieri e di opere pubbliche e investimenti. Ritorna l'alta velocità e alla fine si potrebbe persino rispolverare il ponte di Messina. Alla faccia dunque della pandemia e dell'equità sociale, come devono ammettere personaggi non certo rivoluzionari come Galli e Visco.

  Che la liquidazione di Conte da parte del killer Renzi fosse un delitto su commissione per riprendere il controllo della situazione era evidente fin dall'inizio. Ora, per scoprire le carte sui contenuti di questa operazione c'è voluto il combinato disposto ristoratori-Salvini che dà l'occasione al capo del governo per innestare l'acceleratore. Questo rende ancora più vergognoso il ruolo dei Cinque Stelle, di LEU e del PD che hanno fatto finta di credere all'appello di Mattarella per superare, col richiamo all'unità nazionale, le emergenze economiche e sanitarie.

  In questo governo, atlantico ed europeista, non c'è niente di sinistra. C'è solo la capitolazione di quelli che sono passati dal governo Conte a quello con Salvini e Berlusconi. E certamente, alla resa dei conti elettorale gli autori del voltafaccia ne dovranno pagare le conseguenze. Impegnamoci intanto su questo per dimostrare che il popolo italiano non è così stupido da credere a quello che dice Mattarella. La sconfitta elettorale dei 5 Stelle e del PD è una precondizione per la ripresa dell'autonomia politica della sinistra e in particolare di quella impegnata contro il liberismo.

  La navigazione di Draghi non è però tranquilla, non solo perchè dalla Val di Susa ci viene un buon segnale di lotta - che purtroppo però non ha la forza di esprimere tutta la sua potenzialità perchè la situazione della sinistra che si definisce antagonista risulta sempre a circuito chiuso e non riesce ad espandere i segnali di lotta - ma anche perchè il governo dovrà a breve rendere conto del risultato del suo operato ai settori sociali che sono stati più colpiti dalla pandemia e dalla crisi economica e con la linea liberista non si va lontano. Su questo bisogna quindi aspettarlo al guado.

  Già da ora però la battaglia è aperta, e proprio sulla questione dei vaccini e della gestione della pandemia. I segnali dati fino ad ora a sinistra sono ancora deboli se messi a confronto con l'azione di Salvini sulle riaperture. Alcuni di questi segnali vanno nella direzione giusta, ma sono espressi nel solito modo: non conta il risultato bensì quello che diciamo, i temi ci sono, sanità pubblica, liberalizzazione della proprietà dei vaccini, ma manca il retroterra politico organizzato che sappia gestire la battaglia sulla pandemia e rovesciare la logica salviniana del liberare tutti, il cavallo di Troia su cui passa il liberismo di Draghi.

  Bisogna dunque insistere e dimostrare non solo di aver capito la posta in gioco dello scontro sulla pandemia e i vaccini, ma anche di saper costruire strumenti efficaci che noi pensiamo potrebbero prendere la forma di un Tribunale permanente di difesa della salute pubblica. Uno strumento unitario che metta a frutto, senza localismi e iniziative di facciata, le esperienze fatte finora.

Aginform
20 aprile 2021