Lotta antimperialista: un passo avanti?

Riportiamo qui di seguito, con commento redazionale, una parte della piattaforma approvata da oltre cento compagni a Firenze il 19 settembre nel corso di un convegno a cui ha aderito anche la Fondazione Pasti. Il convegno aveva come oggetto la costituzione di un comitato unitario antimperialista. Questo comitato si è poi costituito, dotandosi di un presidente e di un comitato esecutivo di cui fanno parte le realtà che hanno promosso il convegno.

La redazione di AGINFORM prende atto con soddisfazione che una serie di compagni, organizzati o meno, abbiano sentito il bisogno di riunirsi per rilanciare in modo unitario e organizzato la lotta antimperialista sulla base di una posizione politica netta riguardo al carattere strategico dello scontro e alla natura imperialista dell’Italia in questo contesto. Ancora nel corso dell’ultima guerra contro la Jugoslavia abbiamo vissuto il duplice dramma di una forte limitatezza nella capacità di iniziativa contro la guerra e di un coacervo di ambiguità in cui si è cercato di seppellire le responsabilità dell’imperialismo USA e del governo italiano. Il rafforzamento organizzativo del movimento antimperialista e l’incidenza politica del suo intervento diventavano perciò e diventano tuttora priorità indispensabili.

Già all’inizio della guerra contro la Jugoslavia abbiamo sentito la necessità di appellarci ai comunisti e ai compagni che mantengono una forte identità antimperialista perchè imboccassero la strada dell’unità e della lotta comune. Il fatto che un settore di compagni abbia sentito la necessità di riunirsi a Firenze per definire una piattaforma comune di lotta ci sembra dunque importante.

Perchè manteniamo il punto interrogativo sulle prospettive della iniziativa di Firenze? In primo luogo perchè aver definito una piattaforma non signiifica, come alcuni dati del dibattito interno al comitato unitario dimostrano, avere già chiaro il percorso e gli strumenti operativi. Purtroppo, come l’esperienza insegna, la maniacalità gruppettara è dura a morire, per cui si può scambiare un coordinamento antimperialista per un "supergruppo" con compiti diversi da quelli per cui esso è nato.

Prescindendo comunque da queste considerazioni, rimangono i problemi di fondo sul come impostare un lavoro unitario che sia all’altezza della situazione rispetto

1) alla capacità di attrarre forze e di allargare la cerchia dei compagni che aderiscono al comitato nazionale;

2) sviluppare a livello di massa coscienza antimperialista;

3) far pagare il più alto prezzo possibile ai vari governi nazionali le loro avventure di guerra.

Stabilire accordi su questi punti significa rompere i ghetti ideologici dove si arenano comunemente i tentativi unitari e misurarsi con questioni di fondo che la guerra imperialista pone.

Il passaggio è difficile e nuovo. Per questo siamo cauti e usiamo il punto interrogativo.

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