La mutazione del PCF:
L'opinione dei comunisti francesi

Scritto subito dopo le elezioni europee di giugno, l'articolo che pubblichiamo è stato riprodotto in Francia da «Faits et Analyses», periodico dell'opposizione comunista nel PCF, n. 40, 28 dicembre 1999, per contribuire al dibattito che ha preceduto il 30º congresso del partito, in corso mentre andiamo in stampa.

La partecipazione al governo e la Mutazione, hanno fatto il gioco del PS, di Cohn-Bendit e dei trotskisti

La lista Hue-Fraisse-Herzog composta "per metà di non comunisti" con il 6,8% perde il 3,1%; i Verdi con il 9,7% guadagnano il 6,12%.

Continuando a partecipare al governo della guerra imperialista contro la Jugoslavia, con in lista la singora Fraisse e Herzog, sostenitori dei bombardamenti sulla Jugoslavia, rinnegando il socialismo e il comunismo con la sua Mutazione, l’attuale direzione del PCF ha fatto il gioco di Cohn-Bendit, come già da molto tempo aeva fatto per il PS. Mutanti per mutanti, coloro che la direzione attuale del PCF aveva disorientato hanno continuato a votare per il PS o, questa volta, per Cohn-Bendit che proclamava apertamente il suo allineamento col capitalismo, che pretende dal volto umano, ribattezzato liberalismo e propugnava l’intervento di terra in Jugoslavia.

D’altra parte, mantenendo il linguaggio che il PCF usava quando era veramente comunista, i trotskisti, cosa di estrema rilevanza, per la prima volta dal 1920 hanno quasi eguagliato il PCF ottenendo il 5,2% mentre il PCF si vedeva ridotto al 6,8% e 1.192.155 voti, con una perdita di 1.317.626 voti.

I trotskisti con 910.946 voti e il 5,2% contro i precedenti 552.216 voti e 2,18% hanno guadagnato 358.730 voti e più che raddoppiato la loro percentuale.

La seconda partecipazione al governo con una politica di destra e la Mutazione
hanno fatto perdere al PCF più della metà dei voti: 1.317.626 voti

Dopo il 21,3% del 1976 la scelta di fare da forza di complemento per la politica di destra del PS portata avanti dalla direzione del PCF ci aveva già portati al 16% nel 1981. Dopo tre anni di partecipazione al governo del PS che faceva già una politica di destra, il risultato elettorale del PCF era sceso all’11% nel 1984. Nonostante tutto, la direzione attuale del PCF persiste ancor oggi, dopo questa nuova catastrofe, nel riaffermare la volontà di partecipare al governo e nel voltare le spalle al socialismo e al comunismo con la Mutazione, e continua ad affermare che riesce a spostare la politica governativa in "senso positivo". I fatti dimostrano chiaramente il contrario.

Lo "zoccolo" di una politica di sinistra

A Lille il segretario nazionale del PCF aveva elencato le condizioni della sua partecipazione al governo (L’Humanité, 3 marzo 1997):

- "Riduzione della settimana lavorativa a 35 ore senza diminuzione del salario" (non si parlava della mistificazione della legge quadro Aubry, ma di una legge pura e semplice che impegnasse tutto il padronato) "con contrattazioni per ramo di attività che portino a riduzioni ancora maggiori, fino a 30 ore a settimana".
- Il salario minimo a 8.500 franchi
- L’aumento dei salari fino a 15.000 franchi nella misura di almeno 1.500 franchi.
- la creazione di un vero e proprio settore del credito che comporta la rinazionalizzazione di banche e assicurazioni.
- Nuovi diritti nei posti di lavoro: diritto di veto sulle questioni attinenti l’occupazione. Diritto di sospendere i piani di licenziamento.

Da queste misure, le sole concrete, dello"zoccolo di una politica di sinistra", erano già stati tolti altri punti precedentemente annunciati, in particolare:
-L’abrogazione del piano Juppé e delle misure sulla previdenza sociale prese dai suoi predecessori.
- Il ristabilimento della pensione al 100% dopo 37 anni e mezzo di contribuzione.
-Il quadruplicamento dell’imposta sui grandi patrimoni.

La dichiarazione comune

Il 29 aprile 1997 le direzioni del PS e del PCF firmavano una "dichiarazione comune" in vista della partecipazione al governo. Questa "dichiarazione" in un quadro generale evanescente prevedeva tuttavia alcuni impegni.

"Un aumento sensibile dei salari" (non più quantificato).
"Settecentomila posti di lavoro per i giovani" (non meglio specificati).
"Che all’inizio della legislatura previa consultazione delle parti sociali si adotti una legge quadro che diminuisca, senza diminuzione del salario, l’orario di lavoro settimanale a 35 ore" (con tutta la carica di mistificazione, che sarebbe stata poi introdotta dalla legge Aubry, del termine "legge quadro" invece di un provvedimento puro e semplice avente forza di legge per tutto il padronato).
"Il blocco del processo di privatizzazione di France Telecom, Thomson ed Air France".
"Sostituire le leggi Pasqua e Debré con una vera politica sull’immigrazione, ristabilire il diritto di cittadinanza per chi è nato in Francia e garantire il diritto d’asilo".

Non una di queste promesse è stata mantenuta.

Il governo della sinistra plurale ha fatto la stessa politica della destra. I profitti dei capitalisti hanno raggiunto livelli record: l’indice CAC 40 ha guadagnato il 38% nel 1998, ma in Francia ci sono cinque milioni di disoccupati, sei milioni di persone sono al di sotto della soglia della povertà, il lavoro precario si sta generalizzando. I salari tanto del settore privato che di quello pubblico sono bloccati. Juppé se lo sognava, Jospin l’ha fatto: ha privatizzato più di quanto abbiano fatto Balladur e Juppé messi insieme.

La legge Aubry, chiamata a sproposito "delle 35 ore", crea meno posti di lavoro di quelli che sopprime con la flessibilità degli orari di lavoro e l’aumento dei ritmi.

I "posti di lavoro per i giovani", precari, sottopagati, "rimpiazzano" i lavoratori che mancano nelle piante organiche degli insegnanti, degli ospedali, dei trasporti pubblici, delle poste, di tutti i servizi pubblici.

Il governo diminuisce le prestazioni della Previdenza Sociale e attacca le pensioni.

Non cè stata nessuna riforma democratica del fisco. I capitalisti che licenziano per aumentare i profitti sono sovvenzionati quanto mai in passato. Il bilancio subordinato al trattato di Maastricht riduce le spese civili ma mantiene le spese militari di Juppé-Chirac: 200 miliardi all’anno e 100 miliardi in 5 anni per nuove armi nucleari!

La lista Hue-Fraisse-Herzog "composta per metà di non comunisti" è stata presentata in nome di un "riorientamento della costruzione europea in senso progressista". Ma la direzine attuale del PCF ha continuato a partecipare al governo Jospin-Chirac della guerra imperialista contro la Jugoslavia. Fin dal primo giorno la signora Fraisse e Herzog si sono pronunciati a favore dei bombardamenti della Jugoslavia. E anche l’attuale direzione del PCF ha giustificato l’aggressione imperialista e colonialista nei Balcani in nome dell’ "etica" (resoconto del Comitato nazionale del PCF, l’Humanité, venerdì 28 maggio 1999) come Clinton, Chirac e Jospin che hanno "giustificato" la guerra "in nome della libertà e della giustizia, del diritto, della giustizia e della morale"!

Aprendo la campagna per le europee, Hue si è pronunciato perchè "in avvenire le nazioni dell’Europa adottino una politica di sicurezza" (l’Humanitè, 8 aprile 1999) e poi "per un coordinamento delle politiche di difesa europea" (l’Humanité, 12 aprile 1999).

Esplicitamente la direzione attuale del PCF si pronuncia dunque per la "politica estera e di sicurezza comune (PESC)" del trattato di Maastricht, per la partecipazione della Francia a un’Europa militare al servizio dell’imperialismo europeo, a dominanza tedesca e strettamente legato alla NATO, liquidando l’indipendenza nazionale. Per fare cosa? Per nuove aggressioni imperialiste e colonialiste, dopo quelle nei Balcani, nell’Europa dell’est, in Africa, in Medio Oriente!

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