Dalla piattaforma del Coordinamento

Discriminanti

Le discriminanti del comitato che si formerà non sono numerose, ma sicuramente dovranno essere molto nette. Chiunque vorrà aderire potrà farlo anche in seguito, in qualsiasi momento, accettando in maniera chiara e sincera i principi alla base della sua costituzione. Il comitato sarà aperto al più ampio confronto politico con tutti coloro che lo richiederanno, ricordando però che la condizione fondante è il mantenimento di una posizione di classe e l’impegno a lavorare non per una generica pace, ma per la sconfitta della NATO e degli interessi borghesi imperialisti.

1. Una posizione coerente antimperialista non accetta mediazioni. La borghesia imperialista, e la sua politica di attacco alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone in tutto il mondo - prodotto inevitabile della crisi che il modo di produzione capitalista sta attraversando - sono il nostro nemico principale. I governi europei di "sinistra" e in particolare quello D’Alema-Cossiga-Cossutta, mostrano che la socialdemocrazia è la nuova veste dell’imperialismo europeo, che mentre bombarda e massacra intere popolazioni, ne fa pagare il prezzo, umano e finanziario, ai lavoratori, e ai settori popolari della società. Ciò significa essere presenti nelle mobilitazioni operaie e proletarie, sostenere e rafforzare le posizioni che molti lavoratori e proletari hanno già espresso contro la guerra, ma significa anche rifiutare con forza all’interno del comitato posizioni di equidistanza tra l’imperialismo aggressore e i Paesi o i popoli aggrediti.

2. L’Italia, al pari di altri paesi imperialisti, da tempo è impegnata in una accanita guerra economica per difendere i propri interessi. Nascondendosi dietro pretesti come quelli degli aiuti umanitari o della "pace nel mondo" partecipa ad azioni di guerra in vari paesi. In Jugoslavia, Somalia, Albania e Mozambico, con il proprio esercito, in altri paesi attraverso lo strangolamento economico, l’imperialismo italiano conduce un’opera di rapina, brigantaggio, usurpazione, premendo sempre più per soddisfare i suoi appetiti, nel tentativo di allargare la sfera d’influenza del suo capitale finanziario. Parlare quindi di antimperialismo senza mettere come primo nemico da combattere quello che abbiamo in casa nostra, è pura fraseologia opportunista.

3. La difesa dei popoli oppressi dalle aggressioni imperialiste. Questo significa innanzitutto un lavoro di inforrnazione finalizzato a far conoscere, con parole d’ordine chiare e comprensibili, ai settori proletari e ai lavoratori le vere motivazioni e il contenuto delle azioni di guerra della NATO (di cui l’Italia è parte attiva!), avendo sempre chiaro l’obiettivo di favorire la resistenza dei popoli aggrediti. Per fare ciò, noi proletari e lavoratori di uno dei paesi imperialisti dobbiamo impegnarci con determinazione nella lotta contro la borghesia imperialista, in primo luogo per impedire che nel nostro paese passino condizioni in grado di permettere e facilitare nuove aggressioni, ovvero la mobilitazione reazionaria delle masse o la pacificazione interna.

4. Il comitato rifiuta una generica opposizione contro la guerra, che mette sullo stesso piano tutte le parti in campo. Esiste un aggressore, l’imperialismo, che utilizza la NATO come strumento politico, ideologico e militare per l’affermazione del nuovo ordine mondiale a guida USA, e gli aggrediti, i popoli e i Paesi del Sud del mondo.

Ma la NATO non è l’unico strumento: tutti gli organismi cosiddetti "sovranazionali" (FMI, BM, G-8, WTO ecc.) rispondono all’esigenza da parte capitalista di regolamentare, dirigere e controllare un mercato "globale" imponendo le autorità degli Stati imperialisti guida (su tutti gli USA), cautelandosi allo stesso tempo imponendo precise "regole del gioco". Contro un aggressore di tal fatta noi dobbiamo sviluppare il nostro intervento denunciando le vere cause che portano la borghesia a lanciare le guerre.

In questa fase, per esempio, le masse lavoratrici e proletarie della Jugoslavia si sono mosse in difesa della loro indipendenza e delle loro infrastrutture (l’esempio dei lavoratori della Zastava è fondamentale per comprendere le motivazioni del popolo jugoslavo, pronto a schierarsi contro la NATO anche fisicamente). Nostro compito sarà quello di dare respiro alla loro lotta e quando si verificheranno le condizioni, sostenerla anche praticamente.

5. Nel comitato antimperialista non sarà possibile svolgere opera di proselitismo da parte di singole organizzazioni a scapito di altre. Tutti dovranno sostenere e rafforzare il lavoro comune (pur nel mantenimento della propria autonomia politico-organizzativa) in maniera chiara, ponendo sempre alla discussione collettiva eventuali perplessità rispetto all’attività che si sta svolgendo, nel rispetto di uno spirito di fiducia nei confronti delle strutture e/o dei singoli che vi partecipano e ricordando in ogni momento che il principale referente del nostro lavoro è la classe operaia e il proletariato, ovvero quei soggetti che, guidati da un partito comunista, dovranno creare nel nostro paese le condizioni per la vittoria della rivoluzione socialista.

Firenze, 19 settembre 1999


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