1. Aggiornamento e continuità nel marxismo

di Massimo Piermarini

Il pensiero di Lenin segna la superiore fase del marxismo, cioè, per dirla con l’epistemologia, una rivoluzione interna al paradigma del marxismo, diversa dalle rivoluzioni che sostituiscono ad un vecchio paradigma un nuovo paradigma.

Il marxismo non rappresenta una corrente di pensiero interna ad una disciplina, come la filosofia, o ad una scienza particolare, come l’economia o la sociologia. Il marxismo non è, in questa ristretta accezione, "scientifico". Esso è la scienza della trasformazione sociale, la scienza della rivoluzione socialista. Soltanto per questo motivo il marxismo ha un’indubbia coerenza teorica interna e le sue molteplici previsioni sono state confortate nel corso di centocinquanta anni da una solida base "empirica", dall’esperienza delle lotte di classe a livello mondiale, dalle rivoluzioni socialiste proletarie e dalla nascita degli stati socialisti. Il marxismo ha potuto mantenere una ‘presa’ sul corso del mondo e guidare rivoluzioni vittoriose in molti paesi perché si tratta di una teoria che ha una particolarità: è stato forse l’unica dottrina capace, senza mutare la struttura concettuale del suo paradigma, di complessificare attraverso le sue reiterate applicazioni, le sue rappresentazioni del mondo e delle azioni storiche, cioè è suscettibile di riordino categoriale senza liquidazione dei suoi caratteri distintivi di teoria rivoluzionaria. La coniugazione del marxismo può cambiare e moltiplicarsi, pur mantenendo il modello, nella sua struttura di base, inalterato. In altri termini è proprio perché il marxismo non si può confondere con una teoria empiristica, frutto di generalizzazioni astratte, che le sue possibilità di coniugazione si moltiplicano e la sua validità nonché la sua identificabilità restano. Il marxismo, per il modello epistemologico che presiede alla sua elaborazione teorica, riconosce che la dialettica del razionale e dello sperimentale produce continui cambiamenti e spostamenti di prospettiva, che determinano l’insussistenza delle descrizioni dei fenomeni realizzate dalle indagini precedenti e rendono instabili le relative costruzioni di concetti. Periodicamente il marxismo, come ogni pensiero scientifico, passa dal momento dell’acquisizione delle idee a quello della loro organizzazione categoriale. Ciò che accomuna in un certo senso l’uso linguistico del termine paradigma e il suo uso filosofico marxista è l’idea di modello. Così il paradigma di un verbo ha un valore di modello per altri verbi e non per una semplice analogia estrinseca ma per elementi strutturali comuni. (...)

Il «paradigma» del marxismo come strumento di riproduzione

Noi vorremmo usare in questo intervento il termine paradigma con un significato più specifico di quello di un modello che dà luogo a semplici imitazioni o parziali reiterazioni di una forma. Vorremmo indicare con il termine paradigma, riferito al marxismo, quello di un modello che si sviluppa complessificandosi.La complessificazione non è un effetto automatico della struttura epistemologica del marxismo, ma, potremmo dire, è un’amplificazione, suggerita dallo svolgimento teorico dei suoi concetti fondamentali (...). In altri termini, nel caso del marxismo la tradizione teorica non funziona da limite dell’incremento della conoscenza e della sistematizzazione della teoria: il suo modello richiede nuovi sviluppi e approfondimenti teorici. Nel corso del suo sviluppo dialettico, che procede con un movimento a spirale, il paradigma mantiene un legame con il modello di pratica scientifica che appartiene alla tradizione marxista. E’ indubbio che una tradizione come quella marxista comprende metodi di inchiesta, regole, teorie e leggi e modalità di esperienza sia ‘naturale’ che ‘artificiale’. La fisica classica e quella einsteiniana sono due eminenti esempi di paradigmi alternativi di ampia portata, cioè di eccezionali dimensioni per quanto concerne il loro campo di applicazione. Campi teorici più ristretti sono costituiti da una teoria (nell’ambito del marxismo la teoria del plusvalore o, in misura maggiore, la teoria della caduta tendenziale del saggio di profitto). A rigore ogni teoria è inserita in un paradigma e contiene un nesso con un paradigma. La teoria del valore di Marx e la distinzione tra lavoro concreto e lavoro astratto è un paradigma (basta confrontarla con la dottrina di Ricardo sul valore per comprenderlo), così come lo è, con minore estensione, e sul piano dell’esperienza storica e della sua interpretazione, la teoria della continuazione della lotta di classe nel periodo della dittatura del proletariato elaborata da Mao. Singoli elementi o aspetti delle teorie marxiste costituiscono la continuazione di tendenze di pensiero precedenti il marxismo: la filosofia idealistica tedesca, l’economia politica inglese, il socialismo francese, ma nessuna delle teorie precedenti si poneva dal punto di vista dell’interpretazione della funzione storica mondiale del proletariato come becchino del capitalismo e artefice della società socialista. Ciò grazie al concetto marxista di verità, coincidente con l’azione rivoluzionaria del proletariato, con la sua prassi rivoluzionaria. E’ l’unità di teoria-pratica, vale a dire della scienza rivoluzionaria con il movimento rivoluzionario del proletariato, che costringe il marxismo a porre in discussione e riaprire la sua struttura teorica allo scopo di riarticolarne l’elaborazione. Non si tratta di un "aggiornamento" (che sarebbe un mero incremento empirico delle conoscenze o un aggiustamento operato con la correzione di un difetto o l’impianto di una protesi) né di una "restaurazione" che, condannando la teoria all’invarianza, la allontanerebbe dalla realtà, finendo per soffocare la tattica rivoluzionaria in schemi astratti. Si tratta di una complessificazione, della necessità di un progresso della conoscenza conquistato da un paradigma i cui concetti portanti siano non "revisionati" ma riattivati, mutandone l’ordine logico, in vista di una nuova epistemologizzazione. Per usare il linguaggio dell’epistemologia di Thomas S: Kuhn il paradigma del marxismo è uno strumento di riproduzione, cioè consente e promuove per le sue idee chiave e le sue metodologie di ricerca il massimo sviluppo conoscitivo. La critica marxista applicata al marxismo lavora per rigorizzarne l’impianto all’altezza dei problemi del moderno. "Noi non consideriamo affatto la teoria di Marx come qualcosa di definitivo e di intangibile; siamo convinti, al contrario, che essa ha posto solanto le pietre angolari della scienza che i socialisti devono far progredire in tutte le direzioni, se non vogliono lasciarsi distanziare dalla vita" (Lenin, Il nostro programma, 1899) A qualsiasi marxista si possono porre domande come le seguenti: la nozione di alienazione prevale su quella di classe e la classe può essere definita a partire dal valore astratto? I cicli economici costituiscono eventi prevedibili statisticamente o risultati di lungo periodo dello sviluppo, cioè del conflitto di classe? La netta opposizione tra leninismo e trotskismo, ad esempio, deriva da due diversi paradigmi del processo rivoluzionario, dalla distinzione del processo rivoluzionario in fasi dialettiche nel leninismo e dalla confusione tra socialismo e comunismo nella cosidetta teoria della rivoluzione permanente di Trotski e c. (...)

Lenin e il marxismo della 3ª internazionale

Vediamo per sommi capi ora quali tipi di fenomeni hanno segnato, all’interno del paradigma del marxismo, le sue imprevedibili trasformazioni e gli sviluppi rivoluzionari.

Come ogni teoria il marxismo dopo un periodo preparadigmatico si impone con un particolare paradigma, grazie all’opera di Marx ed Engels. Segue un periodo di "scienza normale" in cui si eseguono ricerche in accordo col modello fornito dalle precedenti ricerche compiute felicemente (il periodo della II Internazionale e del consolidamento dell’ortodossia marxista, in lotta contro il revisionismo). Nel caso del marxismo il periodo di "scienza normale" è stato un periodo di sviluppo pacifico del movimento socialista, un periodo socialdemocratico. In tale periodo (...) l’attività principale dei marxisti consisteva nell’appropriazione del patrimonio scientifico delle opere di Marx e di Engels (che, per quanto riguarda la conoscenza di opere essenziali si è protratto sino agli anni ’30). In un tale contesto i problemi possono essere formulati in relazione ai concetti e agli strumenti propri del paradigma prevalente, e hanno una soluzione al suo interno. Durante la ricerca scientifica lo scienziato puo’ imbattersi in anomalie, cioe’ violazioni delle aspettative ma ignora tale anomalia oppure la tratta con ipotesi ad hoc. Quando però un paradigma e’ gravato da molte ipotesi ad hoc, si entra in un periodo di crisi nella quale si assiste alla proliferazione di varianti teoriche che cercano di salvare il vecchio paradigma. Le varianti teoriche si producono con ibridazioni tra quella dottrina e altre dottrine coeve o precedenti, nel tentativo di tappare le falle o coprire i vuoti di quella teoria. Oppure costringono il paradigma a ricostruirsi sulla base di un nuovo rapporto tra i suoi assunti o criteri categoriali. Nessuno credo possa mettere in dubbio che grazie alla rivoluzione socialista d’Ottobre il marxismo ebbe una enorme espansione: con tale termine non intendiamo la divulgazione e la diffusione in forme didascaliche del marxismo, che implica sempre un po’ di schematizzazione e una necessaria volgarizzazione, ma intendiamo l’approfondimento della teoria marxista, la costruzione di essa sulla base dei criteri direttivi di Marx ma in una forma originale da parte di Lenin. Il marxismo-leninismo riveste negli anni venti e trenta queste forme. Ma ciò non significò affatto - come vorrebbero i revisionisti, rinuncia all’impianto critico della conoscenza dell’economia e della politica alla luce del marxismo, bensì lo sviluppo dei suoi strumenti categoriali. I successi conseguiti nella nascita di uno Stato proletario e nella costruzione del socialismo in Urss non possono essere spiegati con circostanze fortuite o provvedimenti dispotici dell’economia di comando. Esse sono la conseguenza della ricostruzione del paradigma marxista da parte di Lenin e del bolscevismo. In tal senso non vi fu impoverimento, ma un arricchimento ed una dilatazione delle possibilità della teoria, che ora non si limitava ad analizzare il movimento economico della società capitalistica, le leggi di sviluppo dialettico della lotta di classe, il progetto comunista, ma si misurava con l’esperimento inedito della costruzione della società socialista sotto la dittatura del proletariato. In via generale si può affermare che Lenin e i comunisti della III Internazionale non si limitarono a restaurare il marxismo o ad applicarlo ma elaborarono una nuova fase del marxismo, per cui il leninismo, lo specifico valore torico generale delle analisi e dell’attività politica rivoluzionaria di Lenin e dei bolscevichi, divenne il marxismo della Terza Internazionale, il marxismo-leninismo. Con quale struttura teorica, originale rispetto alla precedente configurazione del marxismo, con quali cambiamenti qualitativi (e non soltanto quantitativi, cioè cumulativi) nei concetti fondamentali della teoria marxista? I contemporanei non si accorsero dell’enorme novità del leninismo e spesso lo scambiarono con il "marxismo russo" oppure la colsero ma la rifiutarono restando fedeli all’ortodossia kautskiana della II Internazionale. Resta il fatto che il leninismo, che assunse, nell’epoca succesiva alla morte di Lenin e per effetto di una sistematizzazione dottrinaria che prese il nome di marxismo-leninismo, non fu soltanto un’operazione propagandistica o una mera ideologia di partito catechizzata in formule dogmatiche. Si trattava di una nuova e superiore fase del marxismo, cioè, per dirla con l’epistemologia, di una rivoluzione interna al paradigma del marxismo, diversa dalle rivoluzioni che sostituiscono ad un vecchio paradigma un nuovo paradigma. Il leninismo in effetti declinava diversamente le categorie marxiste producendo in tal guisa un allargamento della teoria non soltanto quanto alla sua applicabilità ma anche quanto alla sua struttura interna. Il paradigma marxista risultava così non soltanto messo a punto o aggiornato sulla base dell’esperienza storica, neppure completato, ma definito in maniera originale nel quadro di una nuova articolazione dei suoi concetti fondamentali e del loro rapporto teorico. (...)

Ciò dimostra il carattere dinamico, non statico del paradigma marxista, che governa la massima espansione delle potenzialità conoscitive delle sue metodologie di analisi. La scienza marxista della rivoluzione ne risultava così incrementata e rafforzata nel suo impianto metodologico. Era la fine del marxismo normale e l’inizio di una nuova fase di sviluppo del paradigma marxista. In altri termini il processo rivoluzionario dell’Ottobre fu il banco di prova della dialettica marxista e dette inizio ad una nuova fase di oggettivazione della sua struttura epistemologica. E’ noto che l’imperialismo era il problema non risolto dal marxismo della II Internazionale, malgrado i contributi di Marx ed Engels per una corretta impostazione del problema. In un certo senso l’imperialismo e la fine del capitalismo della libera concorrenza segnavano un distacco epocale rispetto al modello del Capitale di Marx. Si richiedeva dunque l’elaborazione di un nuovo modello, di un mutamento di paradigma del marxismo che non significasse una sostituzione di paradigma, ovvero la liquidazione del marxismo come tale. Insomma urgeva una svolta teorica (e pratica) che facesse transitare il marxismo nella nuova epoca, l’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie. Gli effetti di lunga durata testimoniano la veridicità dell’assunto secondo il quale il leninismo o "marxismo-leninismo" ha mutato, attraverso la Rivoluzione d’Ottobre e la costruzione del socialismo in URSS e in altri paesi, il corso della storia dell’umanità nel suo complesso e anche il sistema di norme comportamentali e di atteggiamenti della "sinistra" per un’intera epoca storica.

Secondo Franco Andreucci la struttura del marxismo della Terza Internazionale si presenta ben delineata nei suoi caratteri distintivi."Rispetto all’ideologia marxista di alcuni partiti socialdemocratici, tuttavia, coagulata attorno ai tre poli della teoria del valore, della concezione materialistica della storia e della teoria della lotta di classe, non c’è dubbio che il marxismo-leninismo presenti alcune notevoli novità: in primo luogo la teoria dell’imperialismo, poi la teoria della rivoluzione e dello stato, con una serie di sottoteorie riguardanti l’Unione Sovietica, poi ancora il diamat e infine una nuova impostazione dei problemi dell’etica". Si tratta dunque di fondamentali concetti teorici nuovi e che assumono un ruolo fondante nella nuova configurazione del marxismo novecentesco (...) grazie ai quali emerge finalmente, nella struttura del marxismo, il primato della politica, gravemente occultato nel periodo della II Internazionale.

Massimo Piermarini

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