Convegno a Praga
Teoria e pratica del socialismo

Relazione introduttiva

L’Europa ha conosciuto negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso un’ondata di controrivoluzioni borghesi che hanno messo in evidenza la complessità del corso dello sviluppo storico e la possibilità che il progresso sociale in determinate condizioni venga sostituito da un regresso. L’epoca di transizione dal capitalismo al socialismo dopo la Rivoluzione d’Ottobre è caratterizzata, per le giravolte della storia, da ulteriori difficoltà. La quarta fase dell’epoca contemporanea, con la sconfitta del socialismo europeo e la vittoria della controrivoluzione borghese collegata alla nuova divisione imperialista del mondo, non significa però la fine della storia, come vorrebbero gli apologeti del capitalismo, ma comporta anzi l’accelerazione dei processi di crisi all’interno del mondo imperialista e l’accumulazione di forze per una nuova avanzata rivoluzionaria dell’umanità.

E’ sempre più evidente che la dinamica dello sviluppo porta il capitalismo alla barbarie. L’approfondirsi degli antagonismi interni, di cui siamo testimoni, indica chiaramente l’anacronismo storico del capitalismo. La contraddizione tra povertà e ricchezza si sta acutizzando. La monopolizzazione del capitale determina processi di integrazione ma al tempo stesso la competizione produce antagonismi crescenti tra le metropoli imperialiste. La lotta per le materie prime e per nuovi mercati produce un nuovo colonialismo. Nella spinta a impadronirsi di nuovi territori, il capitale internazionale esercita pressioni detsabilizzanti sui paesi socialisti che ancora sopravvivono. L’agressività del capitale produce nuove guerre e la politica si orienta al fascismo. I rappresentanti politici degli USA si sono autonominati gendarmi del mondo. La colossale manipolazione del pensiero di massa trasforma la vita intellettuale in un deserto caratterizzato da vuoto morale e ricerca del denaro. Lo sviluppo tecnico e scientifico non è finalizzato a soddisfare i bisogni della gente ma è subordinato agli interessi del capitale. La proprietà privata dei mezzi di produzione trascina la società in una crisi generalizzata che colpisce l’ambiente naturale e minaccia la catastrofe totale del pianeta.

Dobbiamo tenere a mente l’ammonimento delle parole del ‘Manifesto Comunista’: "La lotta di classe, a volte nascosta, a volte manifesta... è finita sempre o con la trasformazione rivoluzionaria della società o con la rovina comune delle classi in lotta". Considerando la superiorità delle forze più reazionarie dell’imperialsimo mondiale e l’esistenza di nuove generazioni "intelligenti" di armi di distruzione di massa, la situazione è estremamente pericolosa. Non essendoci più l’Unione Sovietica e i paesi socialisti europei che possano frenare l’imperialismo, la possibilità di annientamento dell’umanità intera e di tutte le forme di vita si è fatta più realistica.

Questo pericolo aveva indotto Gorbaciov e compagni, con lo slogan del "nuovo modo di pensare", all’idea errata che i valori umani in generale dovessero prevalere rispetto ai valori di classe. Il risultato è stata la sconfitta totale del socialismo in Europa e la vittoria dell’imperialismo mondiale, che ha fatto ponti d’oro al pensiero di Gorbaciov, mantenendo ben fermi i suoi interessi di classe e l’obiettivo di distruggere il socialismo.

Il capitalismo, come ultima formazione storica basata sull’antagonismo di classe con la riproduzione delle condizioni di supremaz

ia della minoranza sfruttatrice sulla maggioranza sfruttatta e sottomessa, non si arrende ma cerca invece di mantenere a qualsiasi prezzo queste condizioni anacronistiche.

La società ceca è trascinata in questo processo mondiale e presa in un gorgo economico, politico, culturale e morale. L’industria distrutta, il crollo del’agricoltura, mezzo milione di disoccupati, gente senza casa, la perdita delle garanzie sociali, criminalità, droga, mafia: questi sono i risultati concreti del governo della borghesia compradora che ha trascinato la società ceca nel patto aggressivo della NATO e ora vuole consolidare le sue posizioni subordinate con l’ingresso nell’UE. La subordinazione economica e politica dello stato ceco agli interessi del capitale internazionale nel quadro dell’UE porta necessariamente a limitare la sovranità dello stato aprendo la via alle forze revansciste della Germania imperialista. Per mantenere il proprio dominio economico e politico la nuova borghesia compradora ceca è pronta a sacrificare gli interessi nazionali.

La crisi in cui sono precipitati la società ceca e il mondo circostante richiede una soluzione urgente. Questa non può consistere che nel ritorno del socialismo. Soltanto il socialismo può determinare il cambiamento qualitativo della base economica della società, dando così avvio a trasformazioni graduali nella sfera sovrastrutturale della società e nella vita intellettuale.

Il socialismo non è certo nè un’utopia nè un errore della storia. Le sue ragioni scientifiche sono in rapporto con la comprensione dialettico-materialistica della storia formulata da Marx ed Engels negli anni quaranta del XIX secolo e sintetizzata nel Capitale di Marx. Per dirlo con Lenin: "Come Darwin ha posto fine all’idea che le forme viventi siano entità slegate le une dalle altre ... così Marx ha liquidato l’idea che la società sia solo il prodotto casuale degli individui ... e per primo ha posto la scienza sociale su basi scientifiche formulando il concetto di formazione socio-economica". Con l’analisi oggettiva del capitalismo Marx ha confermato la necessità della sua trasformazione in socialismo come prima fase della formazione comunista.

L’obiettivo strategico di lungo periodo è la creazione della società senza classi, con piena giustizia sociale, senza più antagonismo tra la voro manuale e lavoro intellettuale, in cui il lavoro è bisogno primario, fino alla realizzazione dell’idea "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni".

Se il comunismo è l’obiettivo a lungo termine, la rivoluzione socialista è l’obiettivo a breve. La rivoluzione sociale, così come è intesa dal marxismo-leninismo, è il cambiamento qualitativo generale dell’ordinamento sociale. L’antagonismo tra le forze materiali dell’industria e i rapporti nella sfera produttiva porta alla trasformazione di questi ultimi.

La rivoluzione socialista è un nuovo tipo di rivoluzione: per la prima volta l’obiettivo non è la sostituzione di una forma di sfruttamento con un’altra, bensì l’eliminazione dello sfruttamento in quanto tale e la formazione delle basi di una società senza classi.

Lenin, in rapporto alle idee di Marx ed Engels, ha compreso che per la rivoluzione socialista le condizioni oggettive non sono sufficienti. La condizione soggettiva, l’esistenza del soggetto rivoluzionario attivo, del partito politico del proletariato, consente l’organizzazione adeguata del proletariato necessaria per la rivoluzione e il progresso ulteriore della società.

Il paradigma del partito rivoluzionario come partito della classe operaia si è dimostrato valido, mentre l’accettazione del partito come conglomerato di tutto il popolo ha portato alla degenerazione e alla sconfitta del socialismo.

Anche al giorno d’oggi vediamo i seguaci di questa deformazione che vorrebbero trasformare il partito comunista in una sorta di servizio di informazione. La rinuncia al ruolo guida del partito consente facilità di manipolazione della classe operaia da parte della borghesia. E’ un ritorno al paradigma della Seconda Internazionale. Il partito comunista non è un "moderno partito di sinistra" con un programma di riforme sociali.

A proposito dela pluralità delle idee nel partito comunista, invocata dai cosiddetti marxisti creativi, è importante citare la risposta di Lenin alla richiesta di piena libertà di pensiero nel partito: "E’ uno slogan opportunista ... Consente di demoralizzare la classe operaia con l’ideologia borghese".

Il socialismo,come prima fase del comunismo, reca con sè inevitabilmente l’eredità della vecchia società. Per questo ci sono ancora differenze tra città e campagna, tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, tra operai e contadini. Le condizioni e i presupposti per la piena soddisfazione dei bisogni materiali e culturali non sono ancora tutte presenti.

La realizzazione pratica del socialismo scientifico da parte di Lenin iniziò nel corso della guerra civile con l’intervento di quattordici stati e fu poi continuata da Stalin raggiungendo una velocità impressionante di sviluppo. Il progresso impresso dal marxismo-leninismo allo sviluppo dell’Unione Sovietica tra le due guerre è il bersaglio costante degli ideologi borghesi e degli intellettuali della "sinistra moderna". Come si fa a parlare di erosione delle forze creative quando il paese raggiunse un incremento annuo medio della produzione industriale dell’11 % e il valore del prodotto lordo aumentò dal 1928 al 1933 da 34,8 a 75,7 e dal 1937 al 1940 da 119 a 170 miliardi di rubli? Per non parlare del progresso nella lotta contro l’analfabetismo e in altri campi. Certamente c’erano problemi in quel periodo, ma erano problemi di crescita, non di stagnazione.

La questione del terrore e dell’odio di classe nei paesi socialisti non viene mai messa in rapporto con la resistenza interna che puntava al cambiamento controrivoluzionario con l’appoggio attivo del capitalismo internazionale.

Ecco cosa scriveva Lenin agli operai ungheresi: "La definitiva abolizione delle classi è il risultato di una lunga lotta di classe, che non scompare dopo l’instaurazione del potere del proletariato ma cambia soltanto forma".

La dirigenza kruscioviana dichiarò questa tesi completamente errata e revisionò la teoria della lotta di classe. Nel periodo della coesistenza pacifica degli stati con diverso ordinamento sociale sottolineò soltanto le forme ideologiche, trascurando quelle economiche e politiche. Col XXVII Congresso del partito nel 1986 infine il "pensiero nuovo" abolì definitivamente il termine lotta di classe, con la motivazione che nel periodo della cooperazione reciproca esso sarebbe divenuto ormai obsoleto. Sono trascorsi appena tre anni da quella revisione prima che si verificasse il crollo del socialismo in Europa.

La lezione della storia è chiara: la revisione della teoria della lotta di classe ha fornito al nemico di classe armi potenti e creato le precondizioni decisve per la sconfitta del socialismo in Europa.

Per la moderna sinistra europea la teoria e la prassi della lotta di classe fa parte dell'eredità criminale dello stalinismo. Essa invece propugna la collaborazione tra le classi antagoniste nel quadro della pacifica cittadinanza contrabbandondola per socialismo moderno. In questo quadro si usa sempre l’argomento delle vittime dello stalinismo senza analizzare i fatti concreti e i milioni di vittime del capitalismo.

Nel periodo di transizione viene in primo piano la questione della dittatura del proletariato. Lenin descrive la transizione come l’epoca in cui la borghesia ha ancora la speranza di riuscire a restaurare l’ordine precedente. Il rifiuto revisionista della dittatura del proletariato ha aperto la strada alla sconfitta del socialismo.

Altre correnti della sinistra moderna considerano la dittatura del proletariato come uno slogan temporalmente limitato e di origini non marxiane e sostengono la necessità di raggiungere una società pluralista, democratica e autogestita.

Un’altra teoria identifica le ragioni dell’indebolimento del socialismo nella mancanza di democrazia. I teorici borghesi affermano che lo stato socialista non è assolutamente compatibile con la democrazia e respingono il concetto della determinazione di classe di ogni forma statale e della democrazia stessa.

La politica dei comunisti sovietici basata sull’applicazione di principio della teoria marxista-leninista ha dimostrato la sua validità tra le fiamme della seconda guerra mondiale, con l’Unione Sovietica non solo sopravvissuta ma vera vincitrice della guerra.

Quella vittoria impresse allo sviluppo mondiale un nuovo dinamismo e il sistema socialista mondiale col 35% della popolazione e il 26% del territorio raggiunse poi il 40% della produzione mondiale.

Il dissolvimento degli imperi coloniali prese il via dall’instaurazione del sistema socialista e dall’approfondimento della crisi generale del capitalismo.

La lotta per salvarsi indusse gli imperialisti a scatenare la guerra fredda, che in molte aree produsse guerre vere. Più di 250 guerre con più di 50 milioni di vittime stanno sul conto dell’imperialismo. La guerra fredda fu una forma della lotta di clase. L’imperialismo mondiale era pienamente cosciente del pericolo creato dalla teoria scientifica dello sviluppo sociale e dalle forze che ad esso si ispiravano.

Allen Dulles elaborò i primi piani segreti per indebolire il socialismo mondiale come condizione necessaria per indebolire il movimento comunista internazionale e il movimento operaio. Questi piani stanno alla base di tutti i progetti pratici dell’imperialismo mondiale, dalla dottrina Truman al piano Marshall alla creazione di strutture politico-militari come la NATO, l’ANZUS, la SEATO, la CENTO. La guerra segreta rafforzò l’appoggio alle forze antisocialiste all’interno dei paesi socialisti.

Già Lenin agli inizi dello stato socialista aveva riconosciuto la rilevanza dell’eredità della piccola produzione individuale, dalla cui influenza psicologica non era immune neanche la classe operaia e che produceva nel movimento comunista le deviazioni di destra.

Anche le deviazioni di Krusciov nell’Unione Sovietica sono riconducibili a questa radice e non erano le prime di quel tipo. Il Comitato Centrale si era trovato di fronte a deviazioni di destra simili già nel 1929 in rapporto al gruppo di Bucharin.

La deviazione di destra minimizza il pericolo rappresentato dall’antagonista di classe, il pericolo di restaurazione del capitalismo.

Il nuovo nome del partito comunista adottato dal XIX Congresso del partito nel 1952 con l’esclusione del termine Bolscevico segnò il cambiamento di linea politica dopo la morte di Stalin nel 1953. Il cambiamento era già avviato prima del XX Congresso e fu sancito col famoso rapporto segreto di Krusciov. Il suo attacco al leninismo era pienamente in sintonia con i piani segreti di Allan Dulles.

L’anno 1956 vide la vittoria della deviazione di destra, la vittoria dei menscevichi e dell’orientamento socialdemocratico nel partito dei comunisti sovietici. I principi dell’internazionalismo furono abbandonati col risultato di distruggere l’unità del movimento comunista e operaio internazionale, di indebolire il processo rivoluzionario mondiale e di galvanizzare le forze antisocialiste facendo intravedere la possibilità di restaurare il capitalismo.

Questo processo si estese alla maggioranza dei paesi socialisti, ad eccezione di Albania, Cina, Corea popolare, Cuba e Vietnam. Tutti i paesi coinvolti in capo a 30 anni sono crollati in conseguenza di queste trasformazioni.

In luogo dell’auspicato sviluppo delle trasformazioni socialiste, iniziò l’attacco della controrivoluzione borghese. La base dell controrivoluzione fu creata dapprima nella sfera economica. Il feticismo della produzione per il consumo di massa e la questione degli incentivi incomincarono a minare i principi della remunerazione. Il socialismo smise di produrre a beneficio della società e incominciò a produrre per il mercato e il profitto. I rapporti di produzione a poco a poco rallentarono l’ulteriore sviluppo delle forze produttive.

Il blocco economico imposto dai paesi capitalisti e l'accelerazione ulteriore della corsa agli armamenti, che negli anni ’80 impegnò mille miliardi di dollari USA, bruciò gran parte delle risorse materiali e umane dei paesi socialisti.

Gli errori nella sfera economica provocarono il distacco della classe operaia dal lavoro e dall’impegno nella sfera sociale e politica. L’economia capitalista orientata al mercato bloccò le possibilità di approfondimento delle trasformazioni culturali e il lavoro cessò di trasformare la sua natura da mezzo di sussistenza a primario bisogno vitale.

Il contenuto comunista del termine ‘lavoro’ - volontario, a beneficio della collettività - scomparve gradualmente e il lavoro divenne un obbligo finalizzato solo alla soddisfazione materiale con la remunerazione. L’emulazione socialista divenne una forma vuota.

Il distacco nel processo lavorativo si accompagnò al distacco dal potere politico reale. Con la fine dei processi di autopurificazione nel partito e la fine della lotta contro le idee reazionarie, la creazione di sostanziali differenze nei livelli di vita portò corruzione, nepotismo e parassitismo in tutti gli strati sociali. I principi ben noti volti a evitare fenomeni di questo tipo erano stati formulati già da Marx ed Engels dopo l’esperienza della Comune di Parigi:

- la possibilità di eleggere i propri rappresentanti e di revocarli in qualsiasi momento
- salari al livello di quelli operai
- possibilità di ispezione e controllo da parte di tutti in qualsiasi momento.

La mancata osservanza pratica di questi principi consentì la nascita di un'aristocrazia socialista che divenne intoccabile. Questo nucleo di nuova borghesia cercò di consolidare le proprie posizioni e in assenza di reazioni adeguate del partito ci riuscì. Di conseguenza il prestigio del partito crollò agli occhi della classe operaia e il nemico di classe ne approfittò.

Lenin aveva sottolineato già molto prima della Rivoluzione di Ottobre che senza l’iniziativa e l’attività degli operai non si poteva raggiungere progresso alcuno, ma le deviazioni di destra all’interno del partito comunista aprirono la strada al distacco dal processo lavorativo e dal potere, finendo cos’ per eliminare le difese di fronte alla controrivoluzione e alla restaurazione del capitalismo.

In questo quadro possiamo vedere più chiaramente il vero fondamento della teoria del socialismo autogestito, la cui base economica sta nel ruolo fondamentale della proprietà sociale autogestita nel quadro di una pluralità di forme di proprietà. Il cosiddetto socialismo autogestito per sua natura non può eliminare l’economia di mercato e non è altro che capitalismo modificato. Ai propugnatori di questa teoria non piace l’obiettivo posto dal Manifesto Comunista, e cioè la distruzione della proprietà privata, obiettivo che rifiutano perchè dogmatico sostituendogli i rattoppi di un socialismo distorto.

La differenza qualitativa della rivoluzione socialista non consente di classificare la Rivoluzione di Ottobre tra le rivoluzioni cosiddette del "primo tipo", cioè quelle premature, senza possibilità di pieno successo. Questa distorsione della realtà ha fatto la sua apparizione non casualmente subito dopo la controrivoluzione in Europa negli anni ’80 e ’90. Il nemico di classe ha l’esigenza di fare piazza pulita di tutto quello che ha a che fare con la fuoruscita rivoluzionaria dal capitalismo.

La tesi della rivoluzione prematura consente di riportare in vita l’ipotesi kautskiana dell’ultraimperialismo, per cui la rivoluzione socialista sarebbe possibile solo quando il mondo fosse dominato da un unico imperialismo (ultraimperialismo), e su un altro piano consente di negare la necessità dela dittatura del proletariato come elemento fondamentale della rivoluzione socialista e della costruzione del socialismo.

Conseguentemente viene rifiutata la teoria leninista, a cui si nega il carattere di marxismo dell’epoca della transizione rivoluzionaria dal capitalismo al socialismo. Viene negato il ruolo positivo dell’Internazionale comunista e del movimento comunista internazionale, mentre la politica socialdemocratica viene glorificata come l’unica realistica e possibile. Gli oppositori affermano che il leninismo era storicamente limitato alla sola Russia arretrata e sarebbe stato imposto agli altri artificialmente dall’Internazionale così come agli altri paesi socialisti sarebbe stato imposto il modello di socialismo burocratico stalinista, determinando alla fine un esito disastroso per il socialismo.

La realtà ci insegna l’opposto: la sconfitta del socialismo in Europa non è nè conseguenza della Rivoluzione d’Ottobre nè conseguenza della bolscevizzazione dei partiti comunisti. Al contrario sta in rapporto con l’Anti- Ottobre del 1956 e le trasformazioni conseguenti nei partiti comunisti. Ogni deviazione dalla pratica leninista a quella socialdemocratica porta alla sconfitta della rivoluzione.

I processi di disintegrazione dei menscevichi hanno dato avvio a tutte le crisi politiche - in Polonia e Ungheria nel 1956, in Cecoslovacchia nel 1968, in Polonia nel 1980-81 - e sono sfociati nella controrivoluzione in Europa negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso.

Contrapporsi a questi cambiamenti interni nel movimento comunista è risultato assai difficile, sia perchè le trasformazioni si sono dapprima mascherate come sviluppi ulteriori del marxismo-leninismo, sia perchè i processi hanno avuto inizio nel primo paese socialista, che era visto da tutti gli altri come modello del progresso. Ciononostante la resistenza contro questi processi ha annullato per molto tempo le conseguenze negative e consentito l’ulteriore sviluppo del socialismo. Non è stato più possibile però controbattere il tradimento aperto della perestroika gorbacioviana.

Dobbiamo apprendere la lezione che viene da questi processi. Uno degli errori più frequenti è la mancata distinzione tra le diverse fasi e la loro interpretazione volontaristica. Da un lato i sintomi negativi dell’eredità capitalista sono visti come inerenti al socialismo, dall’altro il socialismo viene misurato sulla base di caratteristiche comuniste che sono al di fuori delle sue possibilità.

La capacità di riconoscere lo stadio effettivo in cui il socialismo si trova è molto importante per il futuro. Il socialismo è la formazione di transizione e reca in sè elementi di entrambe le formazioni, la vecchia e la nuova.

I principi universali per la costruzione del socialismo furono formulati nella Dichiarazzione dei rappresentanti dei partiti comunisti e operai del 1957:

- la classe operaia, diretta dal partito marxista-leninista, guida le masse alla rivoluzione proletaria, quali che ne siano le forme, e alla instaurazione della dittatura del proletariato;
- alleanza della classe operaia con i contadini e altri strati sociali;
- liquidazione della forma di proprietà capitalista e instaurazione della proprietà comune dei mezzi di produzione fondamentali;
- conseguente trasformazione socialista dell’agricoltura;
- sviluppo pianificato dell’economia nazionale;
- rivoluzione socialista nell’ideologia e nella cultura;
- eliminazione dell’oppressione nazionale;
- difesa contro i nemici esterni e interni;
- internazionalismo proletario.

Questi principi trovano specifica applicazione pratica nelle condizioni storiche determinate di ciascun paese.

Bisogna che l’analisi del passato prenda in considerazione l’unità dialettica di tutti questi fattori. Sono convinto che un’analisi di questo tipo metterebbe chiaramente in luce la violazione di questi principi.

Il periodo che va dalla formulazione di questi principi fino al momento della affermazione della controrivoluzione in Europa è stato caratterizzato dalla continuazione della lotta ideologica sulla validità dei principi, lotta diretta sia contro idee di estrema destra sia contro oppositori più moderati.

Il socialismo è stato rovesciato in una serie di paesi con più di 400 milioni di abitanti e tuttavia continua ad esistere e a svilupparsi in altre aree con più di 1,3 miliardi.

Un’analisi approfondita della sconfitta in Europa non è ancora stata fatta e noi auspichiamo che la nostra conferenza odierna possa dare un contributo in questo senso.

Nonostante tutti i problemi e gli ostacoli, l’Unione Sovietica e gli altri paesi socialisti hanno ottenuto formidabili conquiste. Il periodo del 1948-49 in Cecoslovacchia è stato dal punto di vista economico il periodo di maggior successo di tutta la sua storia. Il PIL è cresciuto di sette volte, la produzione industriale ed edilizia di quattordici volte, l’agricoltura è più che raddoppiata, il consumo privato più che quintuplicato, quello sociale cresciuto di otto volte, sono stati costruiti più di 3 milioni e mezzo di nuovi appartamenti.

Sulla base dei metodi statistici dell’ONU, la Cecoslovacchia figurava al 14º posto nel 1989 tra i paesi sviluppati considerando anche il vasto sviluppo della cultura e della scienza. La sicurezza sociale, i diritti sociali e i livelli di vita erano generalmente molto elevati. Sfruttamento, disoccupazione, povertà, contrasti sociali, paura del futuro non esistevano.

La nostra situazione odierna è totalmente differente. Viviamo in un periodo non facile ma sappiamo che la prospettiva socialista dell’umanità non può essere eliminata e noi possiamo contribuirvi.

Organizzazione di Praga del Partito Comunista di Boemia e Moravia

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