Provare e riprovare

Cari compagni,

alla vostra richiesta rispondo telegraficamente: provare e riprovare, secondo il motto della secentesca Accademia del Cimento. Insistere con modestia e pazienza, ricucire, non cadere nelle provocazioni ma distinguere queste dalle croniche debolezze, infatuazioni, piccole sciocchezze a cui portano la frammentazione dei comunisti, il quarantennale guasto culturale, l’individualismo piccolo-borghese. E naturalmente andare avanti con Aginform.

Perchè una forza comunista, ovviamente all’altezza dei tempi, ma pienamente legata alla grande tradizione terzinternazionalista, è senz’altro indispensabile. Nell’attuale situazione (emblematico il non positivo risultato della riunione di Firenze, provocato però a mio parere anche da fatti contingenti, incomprensioni, impazienze), si pone certo il problema di un rapporto accorto e critico con RC, partito "revisionista di sinistra", fortemente influenzato dal trotzkismo, e soprattutto con quella parte che è più vicina alle nostre posizioni marxiste-leniniste e staliniane.

Ma quel rapporto deve realizzarsi nella chiarezza e quindi da parte di gruppi coordinati o di un’area visibile e distinta, capace di interagire dialetticamente con RC soprattutto sul piano delle iniziative di lotta anticapitalistica e sulla base della polemica teorica e di ricostruzione e interpretazione della storia del movimento comunista internazionale.

Nella situazione data, la sconfitta del centro-sinistra è stata ancora una volta più che meritata. Mi sento di confermare le analisi che in due o tre occasioni ho presentato su Aginform. Certamente, il centro-destra esprime situazioni di notevole pericolosità, soprattutto in rapporto alle forze sociali di insediamento e all’ideologia che le permea. In questo senso, il modesto riequilibrio nelle votazioni cittadine del 13 maggio può essere visto non negativamente, almeno lì dove non rischi di produrre nuova confusione. Questo rischio è, ai miei occhi, presente a Roma: continuo a valutare negativamente l’alleanza di RC con un personaggio come Veltroni e con ciò che costui rappresenta. La distinzione, sempre alquanto capziosa, tra elezioni politiche e amministrative, perde certo di senso quando vengono in gioco una città come Roma e soprattutto un candidato che è stato il segretario dei DS, cioè della forza che ha voluto il maggioritario, che ha esaltato l’aggressione contro la Jugoslavia, che è responsabile di violazioni costituzionali e di un complessivo percorso antipopolare dei governi di centro-sinistra. L’alleanza con tale forza è uno dei principali segni degli equivoci presenti in RC: anche qui, nella situazione data - e non storcano la bocca quei compagni ultrapuristi che non si adoperano fattivamente almeno per un coordinamento tra i comunisti - che questo partito abbia tenuto non è un male. Ma è sintomatico che, rispetto al 1996, RC, secondo un’analisi di Jlvo Diamanti, abbia perso il 3% nel Nord-ovest, l’l.7% nel Nord-est, il 4% nel Centro e nel Mezzogiorno. E’ vero che non vi era stata la scissione, ma comunque, sempre secondo lo stesso analista, i due partiti risultati da tale scissione perdono complessivamente, sempre rispetto al 1996, il 2%. Pure su questo punto ritengo sufficientemente valida ancora la considerazione svolta da me nel numero scorso: RC non è, nelle condizioni dette, idonea e forse neppur vuole unificare i comunisti. I quali dunque debbono finalmente "darsi una regolata’’.

Aldo Bernardini

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