Olocausto, shoah, crimini nazisti contro gli ebrei e contro molti altri

Un'utile riflessione di Susanne Scheidt, da Al-Awda-Italia

Rilievo mediante il colore a opera nostra. Il testo è stato originariamente pubblicato come intervento in un dibattito di altra lista

Carissima  (amica)

Tu sostieni che "si parla di 'shoah' perché l'intento di sterminare gli ebrei fu dichiarato apertamente da Hitler." La verità è che non vi è traccia di una dichiarazione in quel senso da parte di Hitler. Il sistema nazista ha funzionato in modo molto più complesso e subdolo - molto ben descritto, nella sua struttura principale, nel "Doppio Stato" di Ernst Fraenkel e da Franz Neumann, nel suo "Behemoth". Quando i due - entrambi ebrei tedeschi - scrissero i loro libri, non sapevano nemmeno loro che il sistema di persecuzione, da loro magistralmente spiegato, avrebbe portato allo sterminio di milioni di ebrei e ciò - insisito - senza che nessuno lo avesse mai esplicitamente decretato.

La maggioranza degli incarcerati nei campi di concentramente NON furono ebrei, e questo è un fatto storico che la profusione del termine "shoah" si sforza di nascondere. Il primo campo di concentramento - quello di Dachau - non fu istituito per incarcerarvi ebrei, ma per i "nemici del popolo tedesco", prescindendo dalle loro religioni. Nel corso del regime nazista furono installati oltre 1200 campi di concentramento di cui alcuni - situati nei territori occupati - contenevano una maggioranza di ebrei, la maggior parte di questa estesa rete di lager invece no.

La "specialità" della situazione degli ebrei era consistita nel fatto che loro furono considerati "proprietà privata" delle SS -  il che permise alle SS di trasformarsi da una semplice milizia armata del partito NSDAP in uno stato nello stato, con un proprio impero economico ed una propria amministrazione capillare. Il fondamento economico di tale trasformazione - accelerata enormemente dalle invasioni belliche - era la confisca delle proprietà degli ebrei e, nell'ambito dell'economica bellica, lo sfruttamento della forza lavoro degli ebrei capaci di lavorare. Il razzismo propagandistico anti-ebraico era quindi innanzitutto finalizzato alla legittimazione dell'esproprio di un'intera categoria di popolazione. Proprio come il razzismo anti-arabo propagandistico dell'odierna Israele.  

Nel contesto dei campi di concentramento, la prospettiva di sopravvivere era maggiore per un ebreo che non per un non-ebreo comunista, intellettuale o membro della classe "media" dei paesi slavi occupati durante la seconda guerra mondiale, mentre la prospettiva di sopravvivere di un operaio o contadino non-ebreo era uguale a quella delle vittime ebree: mentre gli ebrei furono deportati nei ghetti e campi amministrati dalle SS,  la massa lavoratrice dei territori occupati, gestiti dall'amministrazione militare, fu deportata in vari campi di concentramento, per svolgere lavori forzati, con razioni di cibo che raramente eccedevano le 1500 calorie al giorno - e questo solamente nel caso di lavoratori "preziosi", perché specializzati. Lì, si era destinati a morire e la morte era calcolata.   

Ora, per mettere in chiaro ancora una volta: non mi sogno neanche di negare l'uccisione di milioni di ebrei. Ma mi rifiuto di parlare di "shoah" ed insisto sul termine di genocidio amministrato. La ricostruzione del genocidio amministrato durante il nazismo non porterà affatto alla diminuzione della tragedia ebraica - al contrario. Ma il genocidio amministrato era molto più vasto e terribile che non la persecuzione specifica degli ebrei. Ciò che ho detto e che ribadisco è che l'introduzione del termine "shoah" è servita e continua a servire ad oscurare la vista sull'ingente macello che fu l'amministrazione nazista nei territori occupati, dettata dalle cosidette "necessità" dell'economia bellica in generale e dell'industria militare, nello specifico, nell'ambito di una visione complessiva di "ridisegnare lo spazo della Nuova Grande Europa". Scartando il termine "shoah", si allarga l'orizzonte alle vere dimensioni dell'espansionimo militare tedesco dell'epoca, facendo affiorare la dinamica cui s'ispira l'odierno progetto del Nuovo Grande Medioriente. Il termine "shoah" è utile per nascondere i fatti, il termine "genocidio amministrato" invece, apre l'orizzonte e li fa vedere con chiarezza.

E' tipico sentirsi rispondere "nessuno ha mai detto che nei lager non vi fossero anche persone non ebree ..... ma ciò non toglie che la maggioranza.... fosse gente ebrea." Nelle frasi di "sì.... però", ciò che conta è sempre quello che arriva dopo il "però", mentre quello che è racchiuso tra il "sì" ed il "però", è quello che l'interlocutore ha deciso di scartare, di non considerare. E questo è il risultato dell'introduzione del termine "shoah": si parla dei treni che deportavano gli ebrei verso campi di concentramento nei territori occupati dell' Europa orientale, ma non si parla dei treni che andavano nella direzione opposta, portando milioni di polacchi, ucraini, bielorussi e russi (ed anche italiani, come avevo ricordato, ma che voi vi siete subito affrettati a scartare) nei campi di concentramento tedeschi, dove la morte era una questione di tempo.

Conclusione: il genocidio praticato dai nazisti tedeschi era molto maggiore di quanto si vuole fare ammettere al grande pubblico, ma anche molto meno giudeo-centrico. Non so in quale misura la recente conferenza di Teheran abbia contribuito a fare luce su questi fatti, ma sicuramente ogni iniziativa seria che porti in questa direzione, merita la nostra attenzione.

Susanne Scheidt
14 dicembre 2006


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