Le stragi: la responsabilità è di un segreto criminale

E' stato l'uso criminale del segreto a rendere possibile che solo dopo un quarto di secolo sia emerso uno spraglio di verità sulla strage del 1973. Infatti è stato da sempre concesso impunemente ai Servizi Segreti di coprire la verità in quella vicenda, come in tutti gli altri "misteri" d'Italia.

Anche le carte di Gladio sono state distrutte per impedire che si conosca la verità sugli addestramenti e quindi sulle reali finalità dell'organizzazione. Dell'attività di Gladio si è salvata miracolosamente solo la pianificazione dell'operazione Delfino del 1966 che ha costituito, dopo la famosa riunione del Parco dei Principi del '65, il primo tentativo di sperimentazione della strategia della tensione con il lancio di 8 bombe incendiarie sulla sede del PCI a Trieste.

E' l'uso del segreto che ha permesso di nascondere quanto accaduto basandosi sul Regio Decreto Legge 1161 del 1941, emanato nell'epoca di guerra e in regime fascista. Tale R.D.L. è stato peraltro convalidato e reso ancor più restrittivo con il D.M. n. 519 del 14/6/1995, beffardamente chiamato "Legge sulla trasparenza militare", che consente di apporre il segreto per 50 anni praticamente su ogni fatto in base a decisioni dei Servizi, a cui si consente di operare come uno Stato nello Stato e perfino di compiere fatti eversivi dell'ordine costituzionale, come si legge in una sentenza della 2ª Corte di Assise di Roma del 21 dicembre 1996.

Fino ad oggi non è mai stato torto un capello a chi si è servito del segreto in questo modo aberrante e c'è da dubitare che i 16 ani di carcere richiesti per il generale Maletti possano costituire un monito e che vengano confermati nei passi succesivi dell'iter processuale.

Falco Accame
13 marzo 2000

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