L'importanza della resistenza di Hezbollah

Israel Shamir

Fonte: www.israelshamir.net
Prime considerazioni di Israel Shamir da "Friends true and false", 27 luglio 2006, traduzione nostra


Dopo due settimane la guerra si è comodamente sistemata in Medio Oriente come una vecchia zia che regolarmente visita i nipoti. Si è fermata per un po' e, finito il primo choc dela battaglia per il Libano, la scena diventa più chiara. Cominciamo dalle notizie. Nonostante la terribile, schiacciante forza del'attacco israeliano, nonostante la violenza e la brutalità senza precedenti i saldi combattenti dello sceicco Hasan Nasrallah tengono le posizioni. Il Blitzkrieg pianificato dagli stragisti di Tel Aviv costretto a fermarsi sulla basse colline di Maroun Ras e ad arenarsi nele strade di Bint Jbail. I carri armati ebrei che nel 1982, nella precedente invasione del Libano, avevano attraversato il fiume Litani in appena 48 ore, adesso misurano la loro avanzata in metri.

Una vecchia ma temibile arma, che porta un nome di donna, fabbricata dai russi nei giorni della lotta fatale coi tedeschi continua a inquietare il retroterra sempre così sicuro di Israele, fino a Haifa. Gli elicotteri Apache, le navi da guera Saar e i migliori carri armati Merkava sono bersagliati da razzi precisi. Gli invasori, frustrati, hanno coperto le strade e i paesi del Libano di centinaia di corpi carbonizzati di bambini libanesi, ma hanno ucciso o fatto prigionieri assai pochi combattenti Hezbollah. I combattenti hanno un'arma segreta: sono la prima ogranizzazione araba che gli ebrei non sono riusciti a infiltrare. I servizi israeliani non sapevano di che armi disponessero e che piani avessero predisposto. I combattenti di Hezbollah non hanno fatto favori agli ebrei suicidandosi al grido di "Allah è grande", ma combattono per sconfiggere il nemico e distruggere i miti gemelli dell'invulnerabilità israeliana e dell'impotenza araba.

L'importanza della loro resistenza non può essere sovrastimata: se il Libano fosse sopraffatto incontrando scarsa resistenza i carri armati israeliani arriverebbero a Damasco e i jet si alzerebbero in volo per Teheran. Questo è l'auspicio dei neocons americani. William Kristol lo dice chiaramente: "La Siria e l'Iran, nemici di Israele, sono nemici anche degli stati Uniti. Potremmo rispondere a questo atto di agressione iraniano attaccando le istallazioninucleari iraniane. Perchè attendere? C'è qualcuno che pensa che si possa venire a patti con un Iran nucleare?" E Michael Ledeen rispolvera la retorica della guera fredda: "Dai mullah non c'è scampo. Se non li sconfiggiamo dovremo sottometterci alle loro terribili idee". Larry Kudlow è certo della vittoria: "Gli Stati Uniti e Israele ci metteranno 35 minuti per neutralizzare tutta la marina e l'aereonautica iraniana... E' venuto il momento di serrare la morsa sul dittatore siriano, il giovane Assad". I neocons hanno buone ragioni per spingere per la guerra: le loro posizioni nel governo USA si stanno indebolendo e i primi segnali di ribellione dei goim si sono materializzati in una clamorosa critica della lobby ebraica. Una bella guerra li riporterebbe pienamente in auge a Washington.

Gli israeliani potrebbero ancora attaccare Damasco e Teheran, ma per ogni giorno di tenuta della resistenza libanese la possibilità di una guerra che investa tutta l'area mediorientale diminuisce.

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