La posta in gioco

Appello alla sinistra del NO perchè riconsideri la sua scelta

Nella sinistra, il SÍ e il NO non devono provocare una guerra di religione, ma essere un'occasione per riflettere e discutere non solo sulle opzioni relative al referendum, ma anche sulla fase politica che stiamo attraversando e su come una sinistra concretamente legata ai problemi politici e ai passaggi della fase dovrebbe collocarsi. Questo è il problema da cui partire, non se mantenere o ridurre il numero attuale dei seggi parlamentari.

  Non che questo sia un problema da trascurare, per le motivazioni specifiche che abbiamo già illustrato in altra sede. La riduzione del numero dei senatori e dei deputati non è un attentato alla democrazia, come sarebbe una generale riforma istituzionale che consegnasse il potere all'esecutivo e non tenesse conto che l'Italia è una Repubblica parlamentare e che i governi devono rispondere al Parlamento. Ma allora perchè ridurre il numero dei parlamentari? Premesso che il numero può variare senza ledere i principi della Costituzione, come risulta chiaramente dal dibattito al riguardo in sede di Assemblea Costituente e dal fatto che quello attuale fu fissato nel 1963 con una modifica dell'art. 56 - tutto ciò premesso, bisogna tener conto della salutare battaglia che si sta combattendo nella fase storica attuale non contro la democrazia rappresentativa, bensì contro una casta di eletti, a tutti i livelli, che con la democrazia ha ben poco a che fare ma difende i suoi particolari interessi e spesso, come mostrano personaggi come Bonino, Calenda e Renzi svolge un ruolo di nicchia ricattatrice utile per condizionare le scelte politiche che una palude di corrotti è sempre disposta ad assecondare.

  Questi rischi sono evitabili con la riduzione dei parlamentari? Certamente no. Con 600 parlamentari certe cose possono benissimo ripetersi, ma almeno si fa un po' di pulizia. Soprattutto la riduzione si inserisce nel contesto dei provvedimenti di riforma in senso democratico e sociale, che i 5Stelle e i governi Conte hanno approvato su spazzacorrotti, prescrizione, reddito di cittadinanza, quota cento, pensione di cittadinanza ecc. e che ha trovato i cattivi maestri di una certa cultura 'antagonista' incapaci di cogliere le novità e di inserirsi nella dialettica e nello scontro tra destra, liberisti e tendenza antiliberista e antifascista che per noi rappresenta la linea del fronte su cui dobbiamo combattere e organizzare le forze per il futuro.

  Sappiamo che ci sono molti nella sinistra che aspirano sinceramente al cambiamento e condividono le stesse nostre esigenze di rinnovamento. Questo è il momento di uscire dai ghetti e dalle nicchie, entrare nel vivo delle contraddizioni e partecipare alla lotta, quella vera e non quella virtuale.

  D'altronde, restando in tema di Costituzione, è appena il caso di ricordare che la Resistenza, la Repubblica, la Costituente sono stati il frutto di chi ha trovato la chiave interpretativa degli avvenimenti e non si è attardato a lamentarsi per una ipotetica rivoluzione tradita.


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