Sinistra plurale e unità della sinistra

La crisi dei DS è arrivata ad un punto di svolta importante. Capirne le prospettive e valutare come agire è una questione centrale per i comunisti. Finora il dibattito, dopo la sconfitta elettorale dell’Ulivo e il tracollo dei DS, si è basato su due questioni sostanzialmente fuorvianti. Difatti, da una parte c’è il richiamo all’unità per affrontare lo scontro con Berlusconi e risalire la china, e dall’altra ci si richiama al ragionamento sui motivi della sconfitta per cambiare rotta e ritrovare una unità programmatica della sinistra, convincendo i DS ad accettare la logica della sinistra plurale.

Stavolta però il vecchio schema ‘uniti si vince’ o ‘l’unione fa la forza’ non è adeguato alle circostanze. Sui DS bisogna fare una analisi vera della loro natura e delle loro prospettive. Prima domanda : i DS sono un partito di sinistra? Questa domanda non è retorica, dal momento che dire che un partito non è di sinistra non vuol dire necessariamente che sia di destra. Semplicemente vuol dire che esso è estraneo ai valori di una sinistra autentica.

E questo pensiamo sia un giudizio che calza perfettamente ai DS. Che cosa sono oggi i DS dunque? A nostro parere attualmente, in questo partito, ci sono due anime, nessuna delle quali può essere ricondotta a posizioni di sinistra. La prima di queste anime, quella maggioritaria, è costituita dalle anime nere che seguono quel cinico e triste figuro di D’Alema: un gruppo che ha come unico obiettivo gestire il potere e rendersi utile per tutte le avventure dei padroni del vapore. Il governo D’Alema ha dimostrato di che pasta sono fatti questi personaggi e quali scelte hanno compiuto. Il gruppo di D’Alema, dopo la sconfitta subita dal leader, si è riorganizzato e riesce ad imporre ancora le sue scelte nei posti chiave del partito. Possiamo definire D’Alema e i suoi seguaci uomini di sinistra? Certamente no. Esiste tra i DS una opposizione di sinistra al gruppo dalemiano? Accreditare questa tesi significa ancora una volta sbagliare l’analisi. Dal dibattito che sta emergendo in questo partito si evidenzia sì un forte disagio per la crisi che lo ha investito, ma questo è più che naturale. In tutti gli eserciti in rotta si cerca il capro espiatorio e anche questo sta avvenendo tra i DS, ma analizzando le varie posizioni emerse, da Cofferati a Salvi, passando per Bassolino, non ci è sembrato di cogliere una modificazione dell’asse strategico. Le due linee che emergono sono diverse in quanto a modi di presentare contenuti che nella sostanza sono identici. D’Alema ritiene che la gestione del sistema vada decisa nelle stanze dei bottoni contrattando con i poteri forti. I suoi avversari di partito, cogliendo un dato incontestabile che è il verticismo politicista di D’Alema, vogliono dare un volto democratico al modernismo capitalista e se è possibile cooptando i lavoratori in queste scelte.

In questo contesto, parlare di unità deIla sinistra ‘plurale’ è un errore madornale e una mistificazione. Dal contesto della crisi non bisogna aiutare i DS a una ricomposizione ma, come abbiamo detto più volte usando una metafora maoista, bisogna bastonare il cane che cade nell’acqua. Ad aiutare i DS ad uscire dalla crisi ci penseranno i padroni quando si troveranno in difficoltà, riconcedendo quel credito che è stato negato in queste elezioni. Stiano pur certi i compagni che sono in apprensione per la crisi dei DS che ai padroni serve una carta di riserva e il bipolarismo è stato creato per questo. I DS, magari nella versione ulivista, hanno quindi un futuro.

Sulla base di questo ragionamento si arriva ad una domanda finale: allora è inutile lottare per l’unità della sinistra? Certamente no. Anzi proprio in questa situazione di rafforzamento della destra bisogna unire le forze, ma questo non ha nulla a che fare con la sinistra cosiddetta plurale che prevede la stabilizzazione dei rapporti con un partito come i DS. La sinistra ha dei valori di riferimento precisi sul carattare laico dello stato, sulla difesa dei lavoratori, sulla lotta ai fautori delle guerre e dell’imperialismo, sulla solidarietà intemazionale. Non ci preoccupano le divisioni e le articolazioni organizzative della sinistra su questi temi, ci interessa il filo rosso che unisce queste posizioni e le riconduce alla unità e alla lotta contro l’avversario. In questo senso va raccolta l’esigenza all’unità della sinistra e sarebbe un grave errore sottovalutare questa esigenza anche nei confronti di aree che finora hanno seguito i DS ma che debbono essere indotte a capire fino il fondo la degenerazione di questo partito e il pericolo che rappresenta per la sinistra.

P.S. Il discorso contro i DS e per l’unità della sinistra vale anche per i partiti degli accendini che sono abituati a vedere l’albero e non la foresta riproponendo il loro ruolo insostituibile, dimenticando, come al solito, di fare i conti con il corso reale degli avvenimenti.

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