La sinistra di Stato

Nel numero precedente di questo Foglio abbiamo espresso una nostra sommaria valutazione, in attesa di altri elementi che stiamo raccogliendo, sull'azione armata attribuita alle Brigate Rosse che ha portato all'uccisione di Massimo D'Antona.

Nel contempo abbiamo dovuto assistere alle solite esibizioni di regime di condanna della violenza brigatista. Stavolta, però, queste esibizioni stonavano un po' troppo e soprattutto stridevano col contesto generale. Eravamo, come tutti ben ricordano, nel pieno dell'aggressione NATO alla Jugoslavia, col suo corredo di distruzioni e di morte, e quindi parlare di non violenza da parte del governo e dei rappresentanti confederali era non solo una presa in giro, ma anche un pesante gioco al cinismo.

Quindi l'uccisione di D'Antona doveva essere riportata alla sua valenza reale di atto politico e/o di provocazione. Invocare, al contrario, la non violenza e appellarsi all'unione sacra contro i criminali da parte di coloro che stavano sostenendo la NATO, gli USA e il governo di D'Alema in una delle più feroci e criminali aggressioni è un fatto disgustoso.

Alla retorica e all'ipocrisia delle classi dominanti siamo però abituati. Ricordiamoci di piazza Fontana e di altri episodi terroristici o omicidi che portano la firma degli apparati dello Stato. Quello che ci ha più disgustato stavolta, dato il contesto di guerra, somno state le dichiarazioni di tanti esponenti dell'opposizione e dell' "antagonismo" di classe che, noncuranti di tutto, si sono lasciati intervistare per la gioia dei cronisti di regime e hanno intonato il coro della non violenza.

Riportiamo qui accanto un esempio di queste dichiarazioni di "antagonisti" che inviano lettere di cordoglio a Cofferati, a Bassolino, alla CGIL e quant'altri. A questa sinistra che potremmo definire "di Stato" sarebbe lecito chiedere: ma i destinatari di queste condoglianze non sono gli stessi che hanno pubblicamente approvato i bombardamenti sulla Jugoslavia e l'uccisione di migliaia di civili, oltre che la distruzione di una nazione multietnica? Parafrasando Lenin che sosteneva che un rapinatore di banca è nulla di fronte alle ruberie di un banchiere, dobbiamo dire che cos'è un'azione delle BR di fronte alla distruzione di una nazione? Quindi, al di là di quello che è il giudizio politico e la valutazione dei comunisti sui fatti, è vergognoso che dei sedicenti compagni si uniscano a cori pacifisti strumentali. Non è un caso che nel tempo questi cori vadano sempre più modulandosi fino ad assumere le tonalità della Bonino e di Sofri.

volantino Rappresentanze di Base


Da un giornale murale

delle RdB

in un ufficio pubblico

Non dobbiamo farci ingannare se le tonalità sono diverse. Il direttore d'orchestra è sempre lo stesso. Sia che si esibisca come soggetto della sinistra pentita, alla Paolo Liguori, alla Gad Lerner, all'Adriano Sofri, sia che assuma le vesti del genere di Socialismo Rivoluzionario e di taluni centri sociali che vanno in giro a gridare "Milosevic boia" e a strappare bandiere della Jugoslavia, sia che, come nel caso delle cosiddette Rappresentanze Sindacali di Base, si genuflettano di fronte ai sostenitori della guerra, di cui peraltro da più parti, da Cuba al Parlamento russo, si chiede l'incriminazione per violazione della Costituzione e crimini di guerra.

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