Comprendere bene che cosa è avvenuto

Cari compagni di Aginform,

Ho seguito con una certa apprensione il dibattito di Firenze, risoltosi, mi sembra, con un nulla di fatto. Non avevo partecipato al precedente incontro di Torino, ma la lettura di alcuni interventi tenuti in quella sede mi aveva lasciato una buona impressione. Appena giunto a Firenze, ho dovuto prendere atto, invece, di una serie di impedimenti. Nonostante tutto, ritengo che non ci sia motivo di scoraggiarsi per l’evoluzione della vicenda, purchè si analizzi e si comprenda bene che cosa è avvenuto, in modo da trarne lezioni per il futuro prossimo. A Firenze ho notato l’emergere di tre posizioni:

- la prima (vostra) non mirava ancora alla creazione di una organizzazione qualsivoglia, ma solo alla aggregazione di una area di marxisti-leninisti che iniziassero a lavorare alla creazione di un ambito politico-culturale con una identità forte. E’ una posizione realistica, che personalmente ho condiviso, anche sulla base della necessità di promuovere il confronto con una più vasta area di compagni.

- La seconda posizione (quella di Nuova Unità) chiedeva - sulla base di un documento da loro presentato - che si costruisse una sigla, espressione di un cartello di forze, da "gettare" immediatamente nell’arena politica ad esempio attraverso la promozione di alcune scadenze (si è parlato del 25 aprile), pur senza porre come imminente la costituzione del Partito. Questa posizione, che, nonostante i distinguo e le specificazioni, poteva suonare come la riproposizione di esperienze già fallimentari, mi ha sorpreso e credo abbia spiazzato molti.

- Infine c’è stata una sfilata di piccole realtà che hanno enunciato le loro formule, più o meno convincenti, più o meno affrettate, per arrivare in tempi medi alla costruzione del Partito.

E’ per me assodato che la costruzione del Partito rimane l’esigenza primaria, da tutti avvertita - e sempre di più in una fase che sembra preludere alla disgregazione o scioglimento del PRC. Tuttavia i "pronunciamenti" di chi ha sostenuto la terza delle posizioni che ho descritto non servono, poichè prescindono da una serie di difficoltà riscontrate in questi anni, e non aiutano a superarle. Forse si sarebbe potuta accogliere la formula di "Nuova Unità" come compromesso transitorio, ma ho l’impressione che essa sia stata posta male. Soprattutto, credo che ad essa si sarebbe dovuti arrivare dopo un confronto costruttivo, che si sarebbe potuto portare avanti unitariamente in questi tre mesi, tra i promotori. Viceversa la presidenza è apparsa impreparata; la discussione nel merito delle proposte operative è iniziata solamente un’ora (più o meno) prima dello scioglimento della riunione; molti dei presenti si sono chiesti come sia stato possibile tutto ciò.

Chiudo con una nota in merito alla pubblicistica. Preso atto che non c’è la volontà di unificare le testate, ritengo però inutile e rischioso voler sovrapporre alle esistenti un trimestrale teorico: sarebbe un impegno eccessivo, forse foriero di ulteriore disgregazione. Viceversa la pubblicazione di un inserto comune a tutte le testate aderenti al progetto avrebbe dato un segnale estremamente positivo. La formazione di un comitato redazionale per questo inserto sarebbe forse potuta essere la soluzione-sintesi realistica tra le posizioni vostra e di "Nuova Unità".

Queste mie note sono purtroppo il frutto di impressioni e valutazioni del tutto soggettive, e di questo mi scuso, ma spero possano comunque servire.

Italo Slavo


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