Libro su Stalin di Ludo Martens in traduzione italiana

Stalin contro l'opportunismo

Riproduciamo un paragrafo del decimo e ultimo capitolo, intitolato "da Stalin a Chruscev"

Possiamo ora cominciare ad affrontare la questione di come il revisionismo di Chruscev abbia potuto prendere il potere subito dopo la morte di Stalin.

Molti elementi dimostrano che sin dal 1951 Stalin cominciò a essere seriamente preoccupato della situazione del Partito. Fino ad allora, tra il 1945 e il 1950, aveva dovuto concentrarsi sulla ricostruzione e sui problemi internazionali.

Le correnti borghesi degli anni Trenta

Le più importanti correnti borghesi contro cui Stalin aveva dovuto battersi tra gli anni Venti e Trenta erano state il trockijsmo (menscevismo camuffato da una verbosità “ultrasinistra”), il bucharinismo (deviazione socialdemocratica), la tendenza bonapartista (orientamento militarista in seno all’esercito) e il nazionalismo borghese. Queste quattro correnti continuarono a esercitare la loro influenza negli anni tra il 1945 e il 1953.

Diamo due esempi rivelatori.

Dopo la guerra, Abdurachman Avtorchanov, giovane funzionario di origine cecena, che lavorava al dipartimento di propaganda del Comitato Centrale, fuggì dall’Unione Sovietica verso gli Stati Uniti. Il suo itinerario dimostra la parentela che esisteva tra le correnti opportuniste degli anni Trenta e quelle sorte dopo il 1945.

«In politica - diceva Avtorchanov - sono appartenuto alla tendenza di Bucharin.»

Ma il suo libro Staline au pouvoir è anche disseminato di elogi a Trockij, “Il leone della Rivoluzione d’Ottobre” che, secondo “il testamento politico di Lenin”, avrebbe dovuto dirigere il Partito con l’aiuto di Bucharin. «Trockij (era) l’amico dei “nazionalisti georgiani”.» Avtorchanov continuava: Trockij riteneva che "il tentativo «di imporre il socialismo proletario al paese agrario più arretrato d’Europa (...) sarebbe potuto facilmente degenerare in dittatura dispotica di un pugno di socialisti anarchicheggianti".

Avtorchanov fu prima di tutto un fautore delle concezioni socialdemocratiche. «Bucharin difendeva la libera concorrenza tra i due settori, socialista e capitalista». «La grande industria socializzata eliminerà gradualmente il settore capitalista (...) attraverso il libero gioco della concorrenza». «Si doveva poter dire ai contadini delle cooperative: "arricchitevi". La piccola borghesia rurale (i kukaki), incapace di poter sostenere la concorrenza dei contadini delle cooperative, sarebbe stata destinata a scomparire.»

In definitiva, Avtorchanov difendeva anche le posizioni del nazionalismo borghese. «Le Repubbliche del Caucaso si erano da sempre mostrate le più portate al separatismo», affermava. «Quando i Sovietici, nel 1921, occuparono con la forza questo paese, i democratici e gli indipendentisti si rifugiarono nella clandestinità. (...) A più riprese nel Caucaso si verificarono movimenti di rivolta per riconquistare l’indipendenza nazionale.»

Così vediamo Avtorchanov esprimere la sua simpatia per le quattro principali correnti opportunistiche che avevano minacciato il socialismo nel corso degli anni Venti e Trenta: il trockijsmo, il bucharinismo, il nazionalismo borghese e il militarismo. Le sue posizioni a favore di quest’ultima corrente sono state trattate in un capitolo precedente.

Le posizioni prese da Avtorchanov durante la guerra e nel periodo 1945-1950 sono molto significative. Parlando dell’aggressione nazista, egli scrisse: «II 90% dei cittadini sovietici non desiderava che una cosa: la fine di Stalin, perfino al prezzo della vittoria di Hitler. (...) La guerra contro l’URSS, che i soldati tedeschi avevano vinto nel 1941, fu nuovamente perduta dalle SS». «Hitler, tiranno, non era che l’ombra di Stalin.»

Dopo aver flirtato un tempo con Hitler, Avtorchanov, fanatico anticomunista, cadde infine tra le braccia degli imperialisti angloamericani.

«Nei primi due anni di guerra, la popolazione dell’URSS arrivava a preferire Hitler a Stalin. (...) Gli Anglosassoni avevano la possibilità unica di poter manovrare sui due fronti - il fronte tedesco e il fronte sovietico - senza far intervenire le loro forze, e così di vincere la guerra. (...) L’operazione era diventata possibile il giorno in cui Hitler aveva deviato le sue forze contro l’Est. (...) Mentre Hitler e Stalin si battevano, gli Alleati avrebbero potuto fare in modo che al ritorno dal funerale di Hitler, la folla non potesse far altro che seguire il convoglio funebre di Stalin.»

Accolto negli Stati Uniti, Avtorchanov divenne un fervente fautore dell’egemonia americana che egli incitò alla guerra contro «l’espansione comunista».

«Fedele agli insegnamenti di Lenin, Stalin fece rotta verso la “rivoluzione mondiale”. Lo scopo perseguito dallo stalinismo è quello di instaurare nel mondo intero la dittatura terrorista di un solo partito». «Il mondo è posto di fronte a quest’alternativa: lo stalinismo o la democrazia. Per eliminarla mentre è in vita, Stalin mobilita le sue quinte colonne nel mondo intero». Ora, sosteneva Avtorchanov, le contromisure americane rendono superato questo progetto. «Allora a Stalin non resta che una soluzione: la guerra.»

Il nostro secondo esempio riguarda l’organizzazione clandestina di Tokaev, legata, negli anni Trenta, ai bonapartisti, ai buchariniani e ai nazionalisti borghesi. Questa organizzazione continuò le sue attività dopo la guerra.

Nel 1947, Tokaev si trovava in Germania, a Karlshorst. Un compagno “di livello molto alto” gli portò dei microfilm con l’aggiunta degli ultimi rapporti sul suo dossier personale.

«Sapevano anche troppo. L’apertura della caccia si avvicinava pericolosamente. E quando l’atto d’accusa fosse stato pronto, ci sarebbero stati dei documenti che risalivano sino al 1934». «Alla fine del 1947, i democratici rivoluzionari conclusero che dovevano agire: era meglio morire che trascinarsi come schiavi. Ci piaceva credere che dei partiti di tendenza liberale e quelli che facevano parte della Seconda Internazionale, all’estero, avrebbero cercato di aiutarci. Sapevamo che c’erano dei comunisti nazionalisti non solo in Jugoslavia, ma anche in Polonia, in Bulgaria, in Ungheria e negli Stati baltici, e pensavamo che anche questi ci avrebbero sostenuto come potevano, anche se non eravamo per nulla dei comunisti. Ma il MVD (la Sicurezza di Stato) ci battè sul tempo. Eravamo troppo lenti nel mobilitarci. Una volta di più fu la catastrofe. Cominciarono degli arresti e le accuse risalivano fino all’assassinio di Kirov nel 1934. Altri erano accusati delle cospirazioni bonapartiste del 1937-1940, di nazionalismo borghese e del tentativo di rovesciare il regime nel 1941. Dato che la rete intorno a noi si richiudeva, ricevetti il compito di salvare almeno una parte dei nostri archivi.»

Dopo la sua fuga in Inghilterra, Tokaev pubblicò sulla stampa occidentale una serie di articoli. Confessò di aver sabotato lo sviluppo dell’aviazione e si spiegò:

«Non tentare di frenare i miei compatrioti nella loro ricerca, sorretta da insaziabile ambizione, del dominio mondiale, sarebbe stato spingerli verso la sorte che Hitler aveva riservato ai Tedeschi». «Bisogna assolutamente che gli occidentali capiscano che Stalin ha un solo scopo: il dominio del mondo con qualsiasi mezzo».

Occorre notare che, dopo la loro fuga in Occidente, Avtorchanov e Tokaev, due importanti rappresentanti delle correnti borghesi in URSS, sostennero le posizioni più estremiste della borghesia angloamericana durante la guerra fredda.

Debolezza nella lotta contro l’opportunismo

Non c’è dunque alcun dubbio sul fatto che Stalin, negli ultimi anni di vita, abbia continuato a lottare contro le tendenze socialdemocratiche e nazionaliste borghesi e contro la sovversione condotta dall’imperialismo angloamericano.

Tuttavia, è chiaro che questa lotta non fu condotta con la necessaria profondità e ampiezza per poter rinvigorire e correggere ideologicamente e politicamente il Partito.

In effetti, dopo la guerra, che aveva comportato degli sforzi professionali straordinari da parte dei quadri tecnici, militari e scientifici, le vecchie tendenze tecnocratiche e al professionismo militare si erano notevolmente rafforzate. La burocratizzazione e la ricerca dei privilegi e della vita facile si erano ugualmente accentuate. Questa involuzione fu incoraggiata dalla «vertigine del successo»: la grande fierezza che alcuni quadri traevano dalla vittoria antifascista si trasformava sovente in presunzione e arroganza. Tutti questi fenomeni minarono la vigilanza ideologica e politica verso le correnti opportuniste.

Stalin lottò contro alcune manifestazioni particolari dell’opportunismo e del revisionismo. Egli era del parere che la lotta di classe nel campo ideologico sarebbe continuata ancora a lungo. Ma non fu in grado di formulare una teoria comprensiva della sua origine e delle sue basi sociali. Più concretamente, non arrivò a formulare una teoria coerente sulla persistenza delle classi e delle lotte di classe nella società socialista.

Stalin non colse con chiarezza che, dopo il dissolvimento delle basi economiche dello sfruttamento capitalista e feudale, esisteva ancora, in Unione Sovietica, un terreno in cui potevano sorgere elementi borghesi. Il burocratismo, le tendenze tecnocratiche, le disuguaglianze sociali e i privilegi introdussero, all’interno di alcuni strati della società sovietica, uno stile di vita borghese e delle aspirazioni a ripristinare certe forme di capitalismo. La persistenza dell’ideologia borghese in seno alle masse e tra i quadri fu un fattore supplementare che fece deviare interi strati sociali verso posizioni antisocialiste. Gli avversari del socialismo trovarono sempre importanti risorse e riserve ideologiche e materiali presso l’imperialismo. E questo imperialismo non smise mai di infiltrare degli agenti segreti e di comprare dei rinnegati che, insieme, si sforzarono di sfruttare e di amplificare ogni forma di opportunismo esistente in URSS. La tesi di Stalin secondo cui «non c’è una base di classe per il dominio dell’ideologia borghese» è unilaterale e non dialettica. Essa ha introdotto delle debolezze e degli errori nella linea politica.

In effetti, Stalin non fu in grado di definire forme adeguate di mobilitazione delle masse operaie e kolchoziane per combattere il pericolo della restaurazione. Si sarebbe dovuta sviluppare la democrazia popolare nell’intento, chiaramente concepito, di eliminare il burocratismo, le tendenze tecnocratiche, l’arrivismo e i privilegi. Orbene, la partecipazione popolare alla difesa della dittatura del proletariato non fu assicurata come si sarebbe dovuto. Stalin sottolineò sempre che l’influenza della borghesia e dell’imperialismo si rifletteva nel Partito sotto forma di correnti opportuniste. Ma non fu in grado di formulare una teoria sulla lotta tra le due linee in seno al Partito. Nel 1939, facendo il bilancio delle “grandi purghe”, Stalin mise unicamente l’accento sullo «spionaggio e l’attività cospirativa dei mestatori trockijsti e buchariniani» e sul modo in cui «gli Stati borghesi... approfittano delle debolezze degli uomini, della loro vanità, della loro ignavia». Stalin sottovalutava visibilmente le cause interne che avevano dato origine alle correnti opportuniste che, in seguito, attraverso l’infiltrazione di agenti segreti, si erano collegate in un modo o nell’altro con l’imperialismo. Stalin non comprese che i pericoli del burocratismo, delle tendenze tecnocratiche, della ricerca dei privilegi esistevano in modo permanente e su larga scala e che inevitabilmente producevano delle concezioni socialdemocratiche concilianti nei confronti dell’imperialismo. Di conseguenza, Stalin non ritenne necessario mobilitare l’insieme dei membri del Partito per combattere le linee opportuniste e per eliminare le tendenze malsane; durante queste lotte ideologiche e politiche, tutti i quadri e i membri del Partito avrebbero dovuto educarsi e trasformarsi. Dopo il 1945, la lotta contro l’opportunismo rimase confinata nelle sfere dirigenti e non servì alla trasformazione rivoluzionaria dell’insieme del Partito.

È analizzando queste debolezze che Mao Zedong formulò la sua teoria sulla continuazione della rivoluzione:

«La società socialista si prolunga per un lungo periodo, nel corso del quale continuano a esistere le classi, le contraddizioni di classe e la lotta di classe, come pure la lotta tra la via socialista e quella capitalista, e anche il pericolo di una restaurazione del capitalismo. Bisogna capire che questa lotta sarà lunga e complessa, raddoppiare la vigilanza e continuare l’educazione socialista... Altrimenti, un paese socialista come il nostro si trasformerà nel suo contrario; cambierà natura e avverrà la restaurazione del capitalismo.»

Ritorna alla prima pagina