Lettera redazionale

50 anni dalla morte di Stalin
Per una celebrazione non rituale

Nel prossimo marzo 2003 sono cinquanta anni che è morto Giuseppe Stalin e alcuni compagni sollecitano iniziative che siano in grado di riaprire una discussione e un interesse che sembrano seppelliti da un giudizio storico irreversibile, a destra come a sinistra. Basti ricordare lo slogan bertinottiano dell’ultimo congresso del PRC, 'stalinismo contro comunismo'.

La ferocia con cui ci si è accaniti contro la storia del movimento comunista e dell’URSS dell’epoca di Stalin ha motivazioni che più volte sono state analizzate e contrastate dai compagni che scrivono su Aginform. Nella sostanza abbiamo cercato di dimostrare che esiste una equazione tra antistalinismo e anticomunismo, rovesciando quindi l’assunto bertinottiano. L’antistalinismo come veicolo per la distruzione di una storia che ha messo a rischio l’intero sistema mondiale basato sullo sfruttamento e sulla rapina imperialista. Mentre oggi questa politica si maschera dietro il concetto di valori democratici dell’occidente, ieri, fino al crollo dell’URSS, l’antistalinismo è stata la bandiera di coloro che avevano interesse a liquidare ciò che era nato e si era consolidato con la rivoluzione d’ottobre. In questa guerra infinita contro lo stalinismo si è usato lo spauracchio dell’orso russo e gli argomenti della sinistra ‘rivoluzionaria’, trotskisti in testa, che ha svolto una funzione di punta nello sfondamento del fronte interno.

Ci rendiamo conto che queste verità, che sono le nostre, costituiscono un punto di vista assolutamente minoritario nel panorama della sinistra e nella coscienza degli uomini e delle donne che sono stati largamente influenzati dalla propaganda anticomunista. Per questo riteniamo necessario cogliere tutte le occasioni per rovesciare una tendenza che pesa sul futuro stesso dei comunisti. Il 50° anniversario della morte di Stalin può sicuramente essere una buona occasione. Essa però, a nostro parere, va utilizzata in modo giusto, evitando che diventi un momento rituale e agiografico per dare un pò di fiato a posizioni residuali che, occorre riconoscere, non hanno certamente contribuito a migliorare la situazione. Per affrontare adeguatamente una scadenza come quella del cinquantenario occorre dunque individuare i punti forti di una battaglia con cui condurre lo scontro con gli antistalinisti. Nella sinistra, come a livello di orientamento di massa.

La prima questione è di carattere storico. Tutto lo scontro su Stalin avviene su un rovesciamento logico basato non sul ruolo che l’URSS e Stalin hanno avuto rispetto alla pace e alla guerra, alla costruzione di una economia basata su nuovi paradigmi sociali, sullo sviluppo di grandiosi processi di liberazione a livello mondiale, sulla distruzione del nazismo e del fascismo, bensì sul carattere autoritario di questa esperienza rivoluzionaria, passando così dalla sostanza al metodo. Sul quale peraltro, va condotta senza complessi una discussione che sia in grado di mettere in relazione i processi rivoluzionari con i metodi rivoluzionari di gestione del partito e del potere, rivendicandone, contro il democraticismo piccolo borghese, la necessità storica. Tutto questo ovviamente non deve portarci ad evitare la corretta collocazione storica del periodo staliniano e le questioni che via via sono insorte nello sviluppo dell’esperienza socialista e del movimento comunista dopo la morte di Lenin, fino agli esiti del 1989. Affontare non coll’ottica dei reduci o, peggio, degli orfani di Stalin il cinquantenario della sua morte, significa dunque approfondire non solo le questioni poste da un’intera epoca storica, ma anche essere consapevoli della enorme responsabilità che spetta ai comunisti di rispondere adeguatamente alle campagne antistaliniste. Alla luce di quanto detto finora, una proposta di preparazione del cinquantenario potrebbe articolarsi su un convegno, della durata massima di un giorno, in cui siano evidenziati i tre aspetti essenziali che possono essere riferiti a Stalin e al periodo della sua direzione dell’URSS e del movimento comunista:

Il cinquantenario non può che essere una prima occasione per affrontare questi problemi, nella speranza che i comunisti siano in grado di farne una base per un impegno duraturo e non rituale.

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