Che c’entra il terrorismo?

In un clima internazionale in cui il terrorismo è evocato come lo spettro del nuovo millennio, è facile accomunare cose di segno diametralmente opposto.

Terrorismo viene marcato l’estremo sacrificio dei martiri palestinesi che si fanno saltare in aria per contrastare il genocidio del loro popolo. Terroristi vengono definiti gli iracheni che stanno combattendo contro l’occupazione americana. Terrorismo viene definita la resistenza dei talebani. Sappiamo tutti che con queste cose il terrorismo non c’entra, a meno che le bombe americane e israeliane non vengano definite aiuti umanitari.

A nostro avviso, col terrorismo non c’entrano neppure le storie brigatiste che emergono dalle cronache di questi giorni. E’ vero che è nell’ordine delle probabilità che esistano nel calderone della sinistra ‘alternativa’ persone che possono pensare ingenuamente che lo stato, e i suoi rappresentanti, si abbattono e non si cambiano. Dare credito però alla storiella di questi inafferrabili brigatisti, che puntualmente spuntano per dar fiato al governo nei momenti di difficoltà, significa eguagliare Bush nella sua voglia di far credere all’impero del male.

Che il governo faccia il suo mestiere è cosa ovvia, anche se l’ovvietà non si è fermata neppure di fronte alle stragi.

Meno logico è che la sinistra, compresa quella ‘rivoluzionaria’, non denunci l’operazione che sta dietro alle sedicenti brigate rosse. Il perbenismo politico arriva fino al punto di mettere la testa sotto la sabbia e continuare a prendere le distanze da qualcosa che col terrorismo non ha nulla a che fare?

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