Dibattito tra comunisti il 18 e 19 novembre a Torino

Non ci illudiamo che il 18 e 19 novembre possa rappresentare una data storica per i comunisti italiani. Peraltro, abbiamo evitato scadenze come il 21 gennaio o il 7 novembre per uscire da una certa liturgia che non ha portato, a conti fatti, molta fortuna. Non ci riferiamo ovviamente agli avvenimenti storici, ma ai tentativi di voler far rivivere questi avvenimenti puntando sulle date.

Più semplicemente, come è chiarito nella lettera di convocazione che riportiamo qui accanto, l’incontro di Torino servirà a verificare se esistono le condizioni minime per far crescere un’area comunista che abbia caratteristiche teoriche e politiche legate alla tradizione del movimento comunista internazionale e proiettarla nel dibattito politico e nell’azione pratica.

Dunque, abbiamo cercato, con la convocazione dell’incontro, di rovesciare i termini tradizionali su cui si sono sempre basate iniziative di questo genere: non partiamo dalle affermazioni di principio, ma dal contenuto concreto e storicamente adeguato su cui questi principi dovrebbero rivivere e farsi proposta politica.

A due domande in particolare dovremmo dare risposta. La prima consiste nel definire su quali contenuti una proposta comunista deve esprimersi per rispondere ad esigenze storiche maturate nell’ultimo decennio, a partire dalla crisi dell’URSS, uscendo così dalle nicchie ideologiche su cui ci si illude di poter resistere agli avvenimenti. Ai compagni e alle compagne che verranno a Torino chiederemo quindi, non tanto e non solo un attestato di fedeltà al passato, ma come gestire e adeguare questo passato alla situazione presente, con quali contenuti e in quali forme.

Appunto, la questione non è solo di definizione di contenuti tra persone che la pensano allo stesso modo, ma come modificare anche la concezione minoritaria che spesso accompagna i sostenitori di questi contenuti.

Aprirsi dunque al "nuovo"? Diciamo subito che questo modo di esprimersi non ci piace affatto perchè nasconde spesso intenti liquidatori che ci portano su altre sponde. A nostro parere il dibattito tra comunisti, oggi, deve riproporre in maniera dialettica il rapporto tra principi e sviluppo della realtà storica, per ridefinire una posizione comunista, partendo da una necessaria autonomia da ciò che politicamente si definisce tale.

La seconda domanda che porremo a coloro che parteciperanno all’incontro di Torino è relativa al processo che può condurre alla aggregazione dei comunisti attorno a una piattaforma politico ideologica che diventi un riferimento nello scontro e nel dibattito a sinistra. Sappiamo che una posizione di tal genere è sostanzialmente assente e fortemente demonizzata e la causa di tale debolezza non sta solo nell’accanimento dell’avversario, ma nella nostra incapacità di reagire adeguatamente.

Ci rendiamo conto che rispondere a queste due domande significa sciogliere nodi che non possono essere sciolti col volontarismo e l’improvvisazione, ma hanno bisogno di una seria incubazione e di una relazione con gli avvenimenti. Quindi ribadiamo che non nutriamo nessuna illusione di poter passare ala storia convocando l’incontro di Torino. Nè, sia chiaro, vogliamo alimentare l’idea, tra i compagni, che si possa con qualche sotterfugio superare una condizione oggettiva.

Quello che ci sembra però un risultato da conseguire è invertire una tendenza alla disgregazione e mettere al centro del confronto la necessità di superare i luoghi comuni e riaprire una fase di approfondimento e di più alto livelo di iniziativa di quei comunisti che si richiamano al marxismo e al leninismo. Questo è il vero obiettivo che noi di AGINFORM riteniamo preliminare.

Per conseguirlo abbiamo bisogno però di creare una coscienza comune su alcuni punti essenziali che qui vogliamo indicare.

Il primo di questi punti riguarda il recupero del patrimonio comunista, fatto di esperienza storica e di posizioni teoriche, che non può esser fatto con i metodi passati caratterizzati da estremizzazioni che hanno prodotto solo divisioni e nessun passo avanti politico e scientifico. Il patrimonio storico e teorico del movimento comunista deve esser preso come base unitaria di una posizione comunista dentro la quale opera la necessaria analisi critica e il dibattito interpretativo. Ogni presunzione di verità che non sia una seria discriminante tra posizioni comuniste e posizioni che non si possono definire tali, divide e indebolisce. Accettare questo punto significa aprire anche nuovi processi organizzativi.

Un secondo punto, dal quale incominciare a discutere, è come tradurre, in concreto, un nuovo rapporto tra compagne e compagni che non ci faccia cadere in forme di intellettualismo o di orizzontalismo, che non produce crescita, ma cristallizza solo l’esistente. Unità e crescita sono un binomio essenziale per dare carattere concreto e rivoluzionario alla nostra proposta e quindi occorre confrontarsi su questo. Il che presuppone il carattere militante della partecipazione al lavoro collettivo (il rapporto tra obiettivo e partecipazione) e la valutazione del rapporto tra progetto e realizzazione.

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