Un passo sbagliato

Cari Compagni

penso che ogni riunione di discussione politica sia un momento delicato se il fine è quello di costruire organizzazione. Per questo la sbagliata conduzione della riunione di Firenze si farà sentire su ogni ulteriore tentativo che voglia riprendere un decente terreno di dibattito politico. Un passo sbagliato, come quello a cui mi sto riferendo, fa arretrare e/o annullare ogni sforzo sin qui fatto. Con che faccia e perchè ritrovarci? Per dirci cosa? Le questioni erano e sono chiare. Se si deve costruire una decenza comunista sul piano dell’organizzazione occorre mettere insieme un partito classista. Quando farlo? Quando le idee e le volontà di chi lo vuole fare sono arrivate a maturazione, sono funzionali ad un buon lavoro sul campo. Quando sarà? Noi siamo già in ritardo, siamo sempre in ritardo, ma è possibile capire questo e lavorare bene. Non voglio ripetere i luoghi comuni dei limiti di decenza che non sono stati rispettati a Firenze. Le sbrodolate dei piccoli gruppetti servono solo alla loro autoreferenzialità. La democraticità del comportamento iniziale - facciamoli parlare tutti - non aveva senso. Chi ha buone idee le deve offrire alla discussione per vedere chi ci sta. Il resto non conta. L’analisi sullo stato del mondo per di più in un’ottica maniacale non serve. Il partito sullo sfondo deve guidare un’azione di preparazione culturale e politica che vada in quel senso. Ma è ancora tutto da costruire. Occorre scendere nello specifico, sul piano delle cose da fare, ad un livello non localistico. Chi non capisce questo e chi crede che il mondo aspetti solo lui e la sua microbica organizzazione che mette le braghe al mondo da Forlimpopoli non serve allo scopo. Questi sciocchi gruppi e tutti quelli che si comportano come loro giustificano e rinforzano la presenza in Italia di Rifondazione Comunista. Tre imbecillità sulle altre: - il comunismo o lo si vive o non lo si capisce. Quindi Marx, Engels, Hoxha, Mao, Lenin ecc. ecc. dato che non erano "economicamente" dei proletari non avrebbero potuto partecipare alla lotta di Laboratorio Politico. Un’altra questione indicata a Firenze è che non si possono fare attività politiche se per caso "in piazza" si vede anche un solo DS o similare. Esaltazione della classe operaia in assenza di operai presenti. Come se l’operaio oggi fosse la stessa cosa dell’operaio della metà del 1800. Come se il tempo non fosse passato per "la centralità della classe operaia". Ed allora, per esempio gli insegnanti, non sono ancora diventati economicamente dei proletari? E gli operai sono rimasti culturalmente dei rivoluzionari? Vedete voi cosa fare ma c’è anche un problema di omogeneità. A Firenze non c’erano quelli che c’erano a Torino e viceversa. Un caro saluto.

Tiziano Tussi


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