Dagli all'untore

A proposito degli incidenti di Genova

L’untore sarebbe il Black Block. Che lo dicano i 9/10 delle TV e dei quotidiani o esponenti del centro-destra è comprensibile: ciascuno fa il suo mestiere. Ma che si debbano sintonizzare su questa stessa lunghezza d’onda anche giornali come il Manifesto si capisce meno. La Rossanda liquida le Tute nere definendole l’altra faccia della globalizzazione: devastatori globali. Agnoletto, eroe del momento, "fa domande" alla polizia: perché non li avete arrestati?

Prospettare le cose in questi termini: tutti i pacifisti da una parte e un pugno di provocatori dall’altra, porta acqua al mulino della destra e in qualche modo legittima il comportamento della polizia la quale, invece, ha operato cariche di una violenza criminale fino all’assassinio di un giovane compagno (che certo non era una tuta nera) contro settori inermi dell’immenso corteo di venerdì e anche di sabato. Se i cosiddetti Black Block non fossero esistiti, li avrebbero inventati polizia e servizi segreti. Su Liberazione Curzi ha raccontato che all’interno della "zona rossa" (come giornalista accreditato per seguire i lavori del G8) ha visto circolare giovani che indossavano magliette con l’effige di Che Guevara. Strano, si è detto Curzi, come mai proprio nella zona proibita circolano giovani contestatori? Poi invece si è accorto che questi presunti guevaristi portavano tutti la pistola infilata nella cintola dei pantaloni, dietro la schiena.

In occasione del G8, vale a dire della prima "uscita" internazionale del governo Berlusconi-Fini, la destra era determinata a far sentire il pugno di ferro contro il popolo di Seattle (o, se si preferisce, di Porto Alegre), e lo avrebbe fatto comunque, con o senza Tute nere, soggetti autentici della contestazione o spie e infiltrati della polizia. L’azione militare di sabato notte contro il centro-stampa del Genoa Social Forum è stata di tipo "cileno", essa è il marchio infame che questo governo (che per pudicizia non siamo soliti chiamare fascista) ha voluto apporre a conclusione delle giornate di Genova. Dunque gridare dàgli all’untore equivale - ripeto - ad un trasferimento di responsabilità, dagli aggressori agli aggrediti, dai fascisti agli antifascisti. Pretendere di espungere dal movimento una parte del movimento stesso facendo appello alla polizia è una linea catastrofica. Soltanto un partito rivoluzionario organizzato, di massa (che non c’è) potrebbe determinare - con un certo grado di approssimazione - il livello dello scontro con le forze della reazione e neutralizzare le frange estreme.

Chi scrive è stato a Genova, li ha visti da vicino questi giovani: ma davvero è calata fra loro una muraglia cinese ideale e politica che li disloca in zone incomunicabili, da una parte la minoranza irresponsabile ed avventurista di devastatori globali, e dall’altra la quasi totalità dei pacifisti figli (anzi nipoti) dei fiori? Questo schema di comodo può avere un suo irresistibile fascino, ma non corrisponde alla realtà. Un Giovane comunista è sbottato: ma non rompessero i coglioni, siamo tutti Black Block…!

Il pacifismo è connaturato all’essere umano e il tempo verrà - se l’imperialismo non ci sprofonderà in una catastrofe termonucleare - del trionfo della kantiana pace perpetua fra i popoli. Ma fino a che a governare il mondo (monopolare) vi saranno i ladroni imperialisti dissipatori di ricchezze, progettatori di guerre stellari e artefici di ogni sorta di crimini contro l’umanità, ebbene, perché scandalizzarsi, oggi, se va in frantumi la vetrina di una banca?

Napoli 25.7.2001

Amedeo Curatoli


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